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lunedì 27 maggio 2013

Rischio Vesuvio e piani di emergenza nel cassetto.

Prefetto Gabrielli - Capo Dipartimento Protezione Civile
"Rischio Vesuvio: i piani nel cassetto" di MalKo

Il Prefetto Franco Gabrielli, come tutti sanno, da novembre 2010 occupa lo scranno di capo dipartimento della protezione civile. Sostituisce un personaggio scomodo e inviso a molti: Guido Bertolaso. Quest’ultimo, nel suo commiato pseudo pensionistico, scrisse che scendeva dalla nave e che il suo successore (Gabrielli), era salito a bordo già dalle prime ore del terremoto all’Aquila, senza neanche rendersene conto: << gli lascio due medaglie d’oro, bofonchia, e il sacrosanto diritto di reclamarne una terza>>. E ancora: gli lascio un servizio nazionale che ha dato il meglio di se in Abruzzo …siamo riusciti per la prima volta nelle grandi tragedie italiane a non far scrivere a nessuno che i soccorsi erano in ritardo, che qualcuno non aveva ricevuto subito aiuto>>.
Franco Gabrielli, leggiamo, è entrato in polizia nel 1985, ed è stato impegnato tantissimo nell’antiterrorismo. A Dicembre del 2006 viene nominato direttore del SISDE. Poi, su indicazioni di Bertolaso, nel 2009 assume l’incarico di Prefetto dell’Aquila fino a quando non sostituirà alla guida del dipartimento il suo chiacchierato predecessore.
 
Del Prefetto Gabrielli sappiamo ben poco e il tempo ci dirà se la sua nomina è stata oculata per riportare onore e competenza a una struttura “sporcata” da non pochi scandali e zavorrata all’inverosimile dalla politica. Gli imbarazzi però non sono solo quelli del malaffare fatti di appalti, sprechi, affitti e donnine. Gli scandali sono anche altri. Un po’ più profondi e che attingono direttamente ai compiti istituzionali del dipartimento stesso. Il riferimento è tutto rivolto al piano nazionale per l’emergenza Vesuvio che ancora una volta è in cima alle nostre attenzioni.
 
Il capo dipartimento Gabrielli si è recato a Napoli il 18 febbraio 2011 per incontrare le autorità regionali e le istituzioni competenti in tema di rischio, con un occhio di riguardo a quello vulcanico. Nelle prime battute il prefetto esordisce chiarendo subito che:<< Il rischio si misura sull’antropizzazione del territorio e questo è uno dei territori più antropizzati>>. Gli astanti annuivano tutti. Parole sante! La missione napoletana comprendeva visita e rilancio dei piani d’emergenza, soprattutto quelli a maggior… polemica; quindi, in primis quello per il rischio Vesuvio; in secundis Campi Flegrei e a seguire Ischia e qualcun altro a minore pericolosità.  Nel merito, il prefetto ha affermato che molto spesso questi piani sono semplicemente chiusi nei cassetti e, quindi afferma << Si dice abbiamo i piani: ma i cittadini di questi piani cosa sanno?
 
Non vorremmo ovviamente contraddire il capo dipartimento della protezione civile, il prefetto Gabrielli, che è di recente nomina e deve ancora “guardarsi intorno”. Vorremmo però, che prima di affermare che i piani d’emergenza sono chiusi nei cassetti, li verificasse questi piani. Perché i cassetti potrebbero anche contenere tante carte accuratamente rilegate che non costituiscono in se un piano d’emergenza. Un piano quando è pronto e collaudato, si semplifica e si condensa per la parte che interessa la popolazione, con linguaggio semplice che non lascia arbitrii interpretativi: disegni e carte tematiche da questo punto di vista aiutano molto. Dopodiché, il piano si distribuisce in forma cartacea ai possibili utenti da salvaguardare, con tanto di firma del sindaco (autorità locale di protezione civile), avvisando che è fatta salva la possibilità di aggiornamenti che vanno segnati a tergo e in apposite pagine lasciate intenzionalmente in bianco.
 
Certamente la regione Campania rappresentata dal governatore e soprattutto dall’assessore alla protezione civile Edoardo Cosenza, vigilerà acchè i cassetti siano effettivamente aperti, pratica questa che sarebbe dovuta iniziare, se diamo un peso alle parole, il 19 febbraio 2011,  garantendo così alla popolazione vesuviana, in verità ottimista e poco vigile, quell’imprescindibile diritto alla sicurezza che un po’ sembra manchi, quando si toccano i tasti del rischio Vesuvio, Flegreo e, grazie alla famosa frase del colpo in canna dell’isola d’Ischia.
 
Purtroppo pensiamo che ci siano delle incongruenze fondamentali nelle affermazioni che rilasciano i nostri rappresentanti istituzionali e amministrativi. Gabrielli ha detto una cosa giustissima all’inizio del confronto con le autorità campane, tra l’altro condivisa dal presidente Caldoro e dall’assessore Cosenza: l’antropizzazione mina in termini di rischio il territorio!  Che cosa fa quindi il sindaco di Napoli il 4 marzo 2011? Leggiamolo dal Mattino di Napoli: … oggi per lei normale pomeriggio di lavoro. Il primo cittadino ha presieduto una giunta durante la quale è stata approvata la variante PUA di Bagnoli e sono stati prorogati i termini del condono. Nel primo caso è previsto un aumento di 600 case a uso residenziale, mentre per il condono i termini sono stati prorogati al 31 dicembre 2011.
 
Bagnoli per chi non lo sa, è un quartiere della città di Napoli ricadente nella zona rossa a maggior rischio vulcanico dettato dalla caldera Flegrea, in un settore dove è maggiore la probabilità che si riversino flussi piroclastici in caso d’eruzione o super eruzione. Bagnoli è anche il sito dell’esperimento internazionale di perforazione profonda (Deep drilling Project), progettato e finalizzato al sondaggio per carpire dati fisici e chimici dal sottosuolo pieno zeppo di magma sotterraneo. Una perforazione che potrebbe innescare terremoti o eruzioni, affermano alcuni autorevoli scienziati nazionali e internazionali. Il sindaco di Napoli quindi, prudentemente ha sospeso l’esperimento giudicandolo troppo pericoloso per un simile territorio (Bagnoli), rimandando ogni responsabilità decisionale al dipartimento della protezione civile che potrebbe non essere super partes in questa faccenda. E le case?
 
La legge regionale n° 21 del 2003, era molto importante perché prevedeva l’inedificabilità assoluta nell’area rossa a maggior rischio vulcanico, rappresentato in questo caso dal temibile Vesuvio. Il 5 gennaio 2011, presso la regione Campania succede che passa un emendamento che modifica il comma 2 articolo 5 della succitata legge del 2003. La postilla in questione caldeggiata da una consigliera regionale di Somma Vesuviana, consentirà interventi di ristrutturazione, anche mediante demolizione e ricostruzione in altro sito, in coerenza con le previsioni urbanistiche vigenti, a condizione che almeno il cinquanta per cento della volumetria originaria dell’immobile sia destinata a uso diverso dalla residenza.
L’assessore regionale alla protezione civile, prof. Edoardo Cosenza, esattamente quello che ha incontrato Gabrielli, dice che vigilerà su questa piccola postilla. La nostra preoccupazione è che la modifica citata possa essere un primo passo per favorire i tanti cittadini che premono per dar mano al cemento, oppure che sperano attraverso questa prima opportunità e come atto successivo, che si aprano anche i termini per richiedere provvidenziali condoni edilizi che sanino decenni di abusi che si perpetrerebbero con fiducia.
 
Intanto il sindaco di Somma Vesuviana e quello di Sant’Anastasia si scaldano perché la perimetrazione della zona rossa gli va troppo stretta. Anzi strettissima. Il sindaco di Boscoreale concorda e plaude. Bisogna restringerla questa maledetta zona rossa! Un esponente regionale però, di lungo corso, dice che non bisogna restringerla anzi: sarebbe opportuno allargarla. Allarghiamola. Ovviamente senza queste limitazioni all’edificazione così fiscali…
 
Leggiamo poi che un partito politico si sta organizzando per presentare il numero di firme necessarie per varare un referendum abrogativo della zona rossa. Siano i cittadini a decidere è lo slogan… Qualcun altro parla di zona arancio, mentre da San Sebastiano si alza il grido: resti pure la zona rossa: ma almeno dateci soldi in cambio. Anche in questo caso dobbiamo precisare che la zona rossa non va bene a nessun arco politico. La par condicio in questo caso è perfettamente rispettata. Se gli togli il cemento, affogano tutti, generalizzando, nella mediocrità che li caratterizza…
 
Intanto bisognerebbe capire perché le autostrade meridionali hanno ingabbiato la popolazione di Portici, vincolandola a un unico casello d’ingresso in autostrada da condividere con Ercolano e da raggiungere attraverso un po’ di incroci e qualche galleria realizzata per sotto passare un … giardino. Eppure l’autostrada è la via di fuga per i comuni litorali… Al danno la beffa! Per fare questo magnifico tracciato hanno dovuto pure utilizzare lo spazio vincolato nel piano di urbanizzazione quale area atterraggio elicotteri per esigenze di protezione civile… che dire. Se non lasciano qualche rampa praticabile almeno nelle emergenze, i porticesi saranno come topi in gabbia. Il progetto ovviamente, è stato cofinanziato dalla regione Campania.
 
Tra pochi giorni sarà un mese che si aprono cassetti al dipartimento. Bisogna saper aspettare…Vorremmo essere i primi a dare la notizia del piano d’emergenza Vesuvio che vede la luce.  Intanto vorremmo sottolineare che il Vesuvio sarà anche il più grande problema di protezione civile che abbiamo in Italia, ma è anche il più inestricabile problema politico.
Forse siamo pessimisti. Ovviamente possiamo anche resettare le nostre apprensioni e dire così, tutti insieme cittadini e politici, che abbiamo consapevolezza e giudizio sufficiente per accettare il giochino del cerino acceso…


 


1 commento:

  1. articolo pubblicato su hyde park il 10 marzo 2011.
    http://www.rivistahydepark.org/rischio-vesuvio-campania/%E2%80%9Crischio-vesuvio-i-piani-nel-cassetto%E2%80%9D-di-malko/

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