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venerdì 22 aprile 2016

Rischio Vesuvio: impianti a rischio rilevante... di MalKo




Come sanno i nostri lettori, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che non ci sembra stia vivendo un periodo di massimo fulgore istituzionale, ha fornito gli scenari eruttivi su cui basare le pianificazioni di emergenza per il Vesuvio e per i Campi Flegrei, con il placet della famosa commissione grandi rischi.  Per l’isola d’Ischia invece, questi scenari sono praticamente inesistenti…


Nonostante la lacuna conoscitiva del sottosuolo isolano che pure comprende energie sismiche e vulcaniche sopite, intanto è stato presentato un progetto di sfruttamento geotermico da realizzarsi attraverso un impianto pilota che prevede la trivellazione dei contrafforti del Monte Epomeo a Serrara Fontana. Questo sito è nelle vicinanze di una zona dove non di rado si odono boati imputabili in qualche caso a un repentino degassamento di vapore in superficie. Su questo versante del Montagnone poi, non pochi massi in bilico caratterizzano e costellano pericolosamente pendii particolarmente scoscesi…
Il Monte Epomeo visto da sud


Non meno rassicurante è l’altro progetto geotermico da realizzarsi sui suoli di Scarfoglio (Campi Flegrei), dove l’anidride carbonica già oggi balza in superficie a tonnellate da un sottosuolo nervoso e in enigmatica ascesa. Il Ministero dell’Ambiente ha ancora in esame i due progetti, e forse ha temporeggiato in attesa degli esiti del referendum del 17 aprile 2016. Infatti, al di là della domanda specifica sui termini di scadenza delle attività di estrazione degli idrocarburi nelle acque territoriali, tutto sommato il referendum poteva considerarsi come un sondaggio su quanto erano invise alle popolazioni queste attività invasive a mezzo trivelle. Una tecnica quella della perforazione, certamente pervasiva e per niente esente dal rischio inquinamento, soprattutto perché al seguito degli idrocarburi o dei liquidi geotermici si emungono anche sostanze imbarazzanti per la salute pubblica e che molto spesso vengono reiniettate nel sottosuolo con la speranza che non si sia nel frattempo innescata una inter comunicabilità tra gli strati crostali perforati e le superfici di falda. Un fattore che le società dedite agli scalpelli litosferici puntualmente escludono, come se la loro attività fosse eseguita col laser chirurgico...

Comunque, né ad Ischia e né nei comuni flegrei, la partecipazione al referendum ha lasciato registrare un afflusso massivo, anzi: la Campania è stata la regione che ha annoverato il minor numero di votanti. Dicono che gli scrutatori si siano annoiati a morte in quelle strutture scolastiche deputate a consentire al popolo sovrano di esprimere il proprio parere nei seggi; ma locali e cortili erano praticamente e malinconicamente vuoti con grave nocumento per la democrazia diretta... 
Il Ministero dell’Ambiente avrà capito da questa défaillance elettorale che le trivelle non sono poi viste come il male assoluto, soprattutto se la propaganda governativa pronostica il miracolo economico foriera di una massiccia occupazione lavorativa soprattutto nei comprensori perforati, tanto in mare quanto in terra.

A questo punto i due progetti geotermici, quello ischitano e flegreo, visto questa tollerabilità pubblica alle torri perforanti, saranno valutati in base alla valutazione di pericolosità dettata dal territorio vulcanico quale luogo di scavo, e non da altre logiche come la preservazione dei suoli, dell'aria e dell'acqua. Le valutazioni  verranno fatte allora secondo logiche da costi benefici: un concetto in auge nelle politiche e nel modus operandi della nostra società consumistica la cui bandiera è il biglietto verde.  In sintesi significa che potremmo anche correre un po' di rischio in più, purchè l’economia respiri a pieni polmoni anche se con mascherina protettiva ffP3...

Diversamente, invece, se il geotermico vulcanico sarà bocciato, il motivo dovrà ricercarsi probabilmente in fattori di insostenibilità del rischio dettato dalla particolarità delle zone dove s’intende trivellare. Il giudizio della commissione che dovrà pronunciarsi sulla valutazione d’impatto ambientale (VIA) quindi, sarà particolarmente interessante, perché lascia spazio a congetture e collegamenti di non poco conto.
Anche sul rischio Vesuvio le logiche che si portano avanti sono quelle sui costi benefici acclarati dall’adozione di uno scenario eruttivo a bassa-media intensità invece del massimo conosciuto come da prassi ordinaria nelle pianificazioni d’emergenza. Purtroppo l’orientamento politico dicevamo, verte su questa filosofia meno garantista (costi-benefici) che si è fatta legge non scritta.

Diversamente, lasciatecelo dire,  non si sarebbe mai collocata una mega discarica di rifiuti solidi urbani (cava Sari), con impianto di valorizzazione del biogas in quel di Terzigno in piena e totale zona rossa Vesuvio. Infatti, come molti sanno, le discariche producono oltre alla frazione liquida (percolato), anche gas metano a volte da purificare, che non può essere immesso in atmosfera, perché oltre ad essere un gas altamente infiammabile, è anche un potente inquinante annoverato tra i maggiori responsabili dell’effetto serra e del riscaldamento globale. In sintesi, deve essere bruciato o in un motore termico o attraverso una torcia in sommità di una condotta.
Una mega discarica sepolta da lava, colata piroclastica o lahar, avrà lo stesso effetto sull'ambiente di quello che oggi si riscontra nella terra dei fuochi coi rifiuti interrati...
Non molti sanno invece, che durante la fase di preallarme vulcanico, occorre mettere in sicurezza gli impianti a rischio che potrebbero essere abbandonati dalla popolazione. Ebbene, questa discarica (ex Sari) non ha una pianificazione di emergenza a fronte del rischio Vesuvio…  Gli uffici preposti della Città Metropolitana di Napoli che abbiamo interpellato nel merito, visto il mancato adempimento ha dato disposizione alla società di gestione dell’impianto di stoccaggio e valorizzazione dei rifiuti (Sapna), di provvedere a stilare tale documento in accordo con il comune di Terzigno. Abbiamo ricordato alla medesima che quell’impianto è stato dichiarato strategico, e quindi potrebbe rientrare nelle competenze dei militari a cui dovrebbe spettare questo compito di sorveglianza.

La stessa cosa vale per altri impianti come quelli di imbottigliamento del GPL (Gas Petrolio Liquefatto), ubicati in alcuni comuni anche della zona rossa, come Terzigno, Boscotrecase, Torre Annunziata, Pompei, Ottaviano, ecc.… compreso Napoli che lascia registrare la massima concentrazione industriale a rischio rilevante e anche alcune strutture non meno pericolose come la darsena petroli e l’oleodotto, tutte ubicate proprio nella parte orientale della città ai confini col Vesuvio.

Comuni su cui gravano impianti a rischio rilevante


Ebbene, queste industrie e aziende, devono indicare le procedure d’emergenza ovvero di messa in sicurezza degli impianti durante la fase di preallarme eruttivo. Indicazioni che dovrebbero far parte del piano di dettaglio del famoso piano d’emergenza nazionale Vesuvio, e prim’ancora delle attività di prevenzione che ogni singolo comune dovrebbe ordinariamente attendere in nome dell’imprescindibile diritto alla sicurezza...pardon! In nome della sicurezza sostenibile