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giovedì 31 agosto 2023

Rischio eruttivo ai Campi Flegrei: calma… di MalKo

 



I recenti e plurimi eventi sismici a bassa magnitudo che hanno martellato i Campi Flegrei e segnatamente i territori di Pozzuoli, hanno contribuito a rendere particolarmente apprensiva la permanenza nel puteolano, perché non si sa se i sussulti crostali possano essere prodromi pre eruttivi o i sintomi di un’effervescenza del vapore acqueo surriscaldato formatosi nel sottosuolo. In quest’ultimo caso, la spinta del prodotto espanso riuscirebbe a rigonfiare e in qualche caso a spaccare gli strati litoidei superficiali, generando sismi che si sono mantenuti nella maggior parte dei casi sotto la soglia energetica del lieve o moderato. I sommovimenti poi, in questo caso, non necessariamente devono per forza di cose inquadrarsi come sintomi d’instradamento del magma verso la superficie.  

Gli eventi sismici in questione, vengono quindi e per lo più associati al bradisismo, che in tutti i casi è un fenomeno che alla sua radice richiede energia, assicurata dal calore del magma che nel flegreo staziona o forse si stira orizzontalmente o ascende molto lentamente da alcuni chilometri di profondità, secondo processi pulsanti di spinta che deformano e poi rompono le rocce. Dilungarsi su quello che realmente sta succedendo nel sottosuolo dei Campi Flegrei, comporta la necessità di mettere mano a tutto il repertorio dei forse, perché ad oggi nessuno è in grado di dare una spiegazione definitiva sulla natura del bradisismo e sulle dinamiche in atto nel sottosuolo flegreo, che potrebbero essere diverse e convergenti.

Una sorta di effetto elastico sembra caratterizzare gli strati superficiali crostali, soprattutto perché all’innalzamento del terreno corrisponde a volte e a distanza di tempo (inquantificabile), un bradisismo positivo. Se il rigonfiamento fosse prodotto da un’intrusione magmatica, al finire della spinta intrusiva è da pensare che difficilmente si ripristinerebbero i valori di quota precedenti, perché nel sottosuolo ci sarebbero volumi nuovi che in linea di principio non tornano indietro. Per giustificare il bradisismo allora, molti pensano che il fenomeno sia addebitabile all’acqua che circola abbondantemente negli strati del sottosuolo flegreo. Si ritiene infatti, che il vitale liquido incontrando una superficie arroventata come può essere il fronte magmatico o i fluidi ardenti rilasciati dalla massa incandescente, si trasformerebbe in vapore surriscaldato che genererebbe una forza di tutto rispetto capace di incidere sugli spessori crostali superficiale che gli gravano addosso  deformandoli (bradisismo). Diversamente, le pressioni generate dal vapore surriscaldato potrebbero rimanere ingabbiate in sacche a temperatura di gran lunga superiore a quella di ebollizione, pronte a generare fenomeni dirompenti simili al Bleve.  

A guardarci intorno, l’archeologia ci conferma che lo sprofondamento dell’abitato di Baia in mare, iniziato alla fine del III secolo dopo Cristo, non sembra che abbia dato luogo con il tempo a un’inversione di tendenza riemergendo. Le vestigia romane infatti, sono tutt’ora lì e si lasciano ammirare solo utilizzando barche dal fondo trasparente. Il mare rimane il livello medio di riferimento per capire l’andamento del bradisismo.  Manufatti sprofondati si osservano pure nella zona costiera di Posillipo. In controtendenza, quindi tra Baia e Posillipo, nell’area portuale della cittadina di Pozzuoli, c’è il Rione Terra, geologicamente noto per essere il punto focale del bradisismo ascendente.  



La popolazione della calderopoli flegrea è alquanto perplessa, pervasa a permanenza dal dubbio se andarsene o rimanere nei campi ardenti… Tra l’altro nessuna entità politica vuole assumersi l’onere di porre fine all’urbanizzazione residenziale, consentendo con una buona dose di accidia, che si aumenti oltre misura il valore esposto al rischio bradieruttivo. In questo modo però, si svilisce qualsiasi politica preventiva ma anche operativa, atteso che il piano di evacuazione ha una sua efficacia rapportata ai numeri in gioco che, senza misure di contenimento sull’edilizia residenziale, determineranno col tempo un aumento tanto del numero dei residenti quanto degli autoveicoli.  

Come sempre succede a ridosso degli sciami sismici, la domanda clou che si pongono soprattutto i puteolani è sempre la stessa: a cosa stiamo andando incontro… Quale previsione? Cosa dobbiamo aspettarci da questi continui sommovimenti del terreno? Il quesito viene lanciato direttamente o indirettamente e prevalentemente all’osservatorio vesuviano, che è l’istituzione preposta non ad avvisare, ma a monitorare i parametri geofisici e geochimici del super vulcano flegreo, e ancora del Vesuvio e dell'isola d'Ischia, attraverso l'utilizzo di strumentazioni ad altissima precisione. Nella fattispecie parliamo delle stazioni multi parametriche, che in verità sono diventate discorsivamente un mantra, tant’è che nelle intenzioni dei celebranti di questa tecnologia cumulativa più che innovativa, potrebbe esserci la volontà di tranquillizzare con le chiacchiere le popolazioni perplesse, magnificando queste attrezzature oltre misura. Questi apparati elettronici multi parametrici, in realtà garantiscono l’acquisizione di più dati da un unico sito o pozzo di rilevamento. I dati di monitoraggio dell’infuocata depressione calderica, vengono poi rilanciati in via esclusiva e confidenziale al dipartimento della protezione civile che, a sua volta, li sottopone alle valutazioni scientifiche della commissione grandi rischi per il rischio vulcanico, che ha il compito finale di leggere, sentire ed esprimere a porte chiuse (Dellino memoria), nella forma tassativamente scritta, un parere che certamente potrebbe avere un peso nelle decisioni ultime che andrebbe ad adottare la presidenza del consiglio dei ministri, come risposta dello Stato al pericolo immanente.

Diciamo pure che una buona strumentazione riesce a tenere sotto stretto monitoraggio scientifico il distretto vulcanico in esame, ma mai sotto controllo, termine che a volte è stato utilizzato impropriamente. Infatti, nessuna organizzazione tecnica o scientifica è in grado di controllare, spegnendo o mitigando o influenzando  il cammino delle lampe astenosferiche. Nessuna strumentazione è in grado di produrre una previsione vulcanica deterministica, neanche se fosse elaborata da mega calcolatori gestiti dall’intelligenza artificiale. La previsione dell’evento vulcanico rimane quindi tassativamente di taglio probabilistico, le cui percentuali sono fissate da una commissione scientifica di alto livello come la commissione grandi rischi, che è l’unico organo consultivo del dipartimento della protezione civile deputato ad elaborare una relazione finale di pericolosità dei distretti vulcanici napoletani. Questo spiega perché il prudente direttore dell’osservatorio vesuviano, Dott. Mauro Di Vito, correttamente all’incalzare delle domande su che cosa c’è da attendersi dai sommovimenti bradisismici, ha chiarito in controtendenza coi suoi predecessori, che: “Non facciamo previsioni, non è il nostro compito».

Alcuni esperti ipotizzano che in realtà non si può escludere che intanto possa materializzarsi una eruzione freatomagmatica, dettata dall’interazione tra il calore magmatico e l’acqua: un connubio che genererebbe vapore surriscaldato e acqua a pressione e temperatura critica, insaccata tra gli spessori litoidei. Il cedimento del contenitore roccioso genererebbe una esplosione dirompente, che aspergerebbe gas, vapori, acqua e rocce a diverse centinaia di metri dal cratere di deflagrazione, tanto in orizzontale che in verticale con traiettorie balistiche.  Nelle zone poco aperte alla circolazione dei venti così come in quelle depresse, in una siffatta ipotesi occorrerebbe fare attenzione sia all’anidride carbonica che all’idrogeno solforato. Il primo è un gas asfissiante e il secondo un tossico: in entrambi i casi sono sicuramente elementi gassosi da temere. L’installazione di stazioni fisse a poche decine di centimetri dal suolo, magari nei pressi della Solfatara - Pisciarelli e altri punti a rischio, potrebbero essere d’aiuto per monitorare l’anidride carbonica zonale, che tra l’altro è inodore, magari sfruttando apparecchiature che emettono segnali di allarme sonori. Va ricordato che le mascherine chirurgiche non proteggono dai gas.

L’attenzione dell’opinione pubblica nel puteolano, anche e soprattutto con il contributo del sindaco, è dirottata prevalentemente sulla resistenza degli edifici alle sollecitazioni microsismiche e sismiche, tant’è che il Mayor vuole chiamare in causa il governo, affinché vengano garantiti interventi investigativi sui fabbricati e poi manutentivi e poi di adeguamento sismico: richieste che ricordano neppure vagamente il superbonus edilizio, classificato dal premier Meloni una forzatura ai danni dello Stato. Probabilmente il medesimo primo cittadino dovrebbe iniziare a preferire le politiche dei piccoli passi, magari iniziando a non firmare più permessi a costruire in sanatoria (condono edilizio). D'altra parte Pozzuoli ricade in una zona classificata ad alta pericolosità vulcanica e a media sismicità, e quindi rispetto ai comuni classificati ad alta sismicità ubicati sugli appennini, le richieste d'intervento allo Stato, dovrebbero essere particolarmente motivati e mirati, e in prima battuta da riservare agli edifici pubblici. 

In ogni cittadina si ritrovano palazzi nuovi e vecchiotti. Nel caso delle zone soggette al bradisismo, forse una certa importanza la rivestono le fondamenta degli edifici di cui bisognerebbe conoscere la tecnica di realizzazione utilizzata. In generale i plinti isolati e non collegati tra loro necessiterebbero di qualche attenzione in più. Fabbricati gettati su trave rovescia o platea armata invece, dovrebbero dare maggiore sicurezza di stabilità e resistenza, fermo restante la qualità dello spiccato verticale che è quello soggetto alle oscillazioni. La robustezza di un edificio dovrebbe comportare la caratteristica di poter subire anche lesioni e dissesti, ma mai in una misura capace di inficiare l’incolumità degli abitanti per rischio di crollo strutturale parziale o totale. Ovviamente il discorso non può che essere generico, necessariamente generico, perché ogni singolo fabbricato ha caratteristiche singolari rispetto al resto dell’edificato cittadino e oltre. In assenza di una cartografia topografica che rimandi con molta precisione le curve di livello e l'equidistanza per la parte afferente il rigonfiamento bradisismico, l’applicazione di clinometri elettronici su edifici campione, forse potrebbe aiutare a valutare il fenomeno bradisismico nella sua evoluzione, che nell'immediato non ci sembra inficiare nel profondo le esigenze di sicurezza dei cittadini di Pozzuoli. 

Nel flegreo le scosse sismiche pur numerose non dovrebbero raggiungere magnitudo molto preoccupanti, ancor più se consideriamo che le stime probabilistiche indicano in area vulcanica sussulti di magnitudo moderata o media: il problema è nella superficialità degli ipocentri, che generano intensità non sempre trascurabili e non sempre esenti da danneggiamenti. In tutti i casi gli eventi fin qui avvertiti, generalmente non dovrebbero creare problemi di crolli se non per quelle parti di fabbricato già in bilico e per altri motivi. Discorso diverso sarebbe quello di dover affrontare terremoti che anticipano e poi accompagnano un’eruzione, che si presenterebbero con magnitudo e intensità per niente trascurabili. Possibilità remota diremmo, atteso che gli esperti statali hanno previsto ottimisticamente che l’evacuazione della zona rossa flegrea avverrebbe all'occorrenza decisamente in anticipo sulle dirompenze magmatiche, e quindi le medesime fonti raccomandano di sgombrare la mente da un contesto evacuativo  col fuoco alle spalle.

Interessante la rielaborazione dei piani di evacuazione prodotti dai giapponesi a fronte del rischio eruttivo del vulcano Fuji. Nella nuova edizione si prevede l’allontanamento a piedi dalla zona rossa… Seguendo alcune logiche di sicurezza, nella fase di pre allarme i cittadini della zona rossa flegrea forse dovrebbero mettere in sicurezza fuori dall’area a rischio i propri familiari che per età e patologie non possono facilmente deambulare. Ovviamente occorre stimare anche per chi rimane, un percorso pedonale evacuativo adeguato, nella malaugurata ipotesi che il traffico possa bloccarsi in modo perdurante senza soluzione alcuna di districazione degli autoveicoli. 

Per avere contezza del livello di pericolosità che si raggiunge nei Campi Flegrei, i dati di monitoraggio vulcanico sono cruciali, ma occorrerebbe pure che la commissione grandi rischi, l'unica deputata a valutarli scientificamente, sia componibile in brevissimo tempo. Nei momenti topici addirittura stanziando a permanenza nella sede dipartimentale, per dare per tramite del dipartimento della protezione civile, una corretta e continua informazione ai cittadini, che saranno raggiunti con vari mezzi dalle diramazioni amministrative competenti (Regione; Comune). Le risposte in questo caso proverrebbero da quello che il nostro ordinamento classifica come fonte scientifica autorevole (CGR), che si assume anche la responsabilità di quello che dice. Una responsabilità che non può essere demandata in capo all’INGV, all’Osservatorio Vesuviano (INGV), al CNR-IREA, al centro Plinivs e agli organi amministrativi regionali e comunali con motu proprio. In sintesi, la commissione grandi rischi è preposta ad esprimersi sulla pericolosità vulcanica, mentre a decidere sulle misure di protezione da adottare, piano di evacuazione compreso, sarà sempre e solo la presidenza del consiglio dei ministri...