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martedì 23 aprile 2024

Rischio eruttivo ai Campi Flegrei: i politici del super vulcano...di MalKo

 

Campi Flegrei: Capo Miseno dal Monte Nuovo


L’11 aprile 2024, presso la sede della protezione civile del comune di Pozzuoli, si è tenuto un incontro pubblico per fornire informazioni sul rischio bradisismico ai cittadini convenuti, seguendo per argomentare, i disposti contenuti nel decreto legge 12 ottobre 2023, n. 140. I relatori  del dipartimento della protezione civile, dell’ufficio regionale Campania della sicurezza, dell’ufficio regionale protezione civile, dell’osservatorio vesuviano INGV, così come alcuni membri dei centri di competenza e il sindaco del comune di Pozzuoli, si sono alternati al microfono per aggiornare i cittadini sulle iniziative in corso anche di taglio operativo, senza lesinare appelli sulla necessità di accedere solo all'informazione controllata.

Il bradisismo è quel lento fenomeno di deformazione del suolo che può cagionare sollevamento o subsidenza delle zone interessate. Il processo richiede importanti energie per la parte ascendente, che vengono tratte dalla natura vulcanica del sottosuolo dei Campi Flegrei. Trattandosi della sede di un super vulcano, purtroppo ai disagi e ai pericoli insiti nel bradisismo, spesso accompagnato da attività sismica a bassissima, bassa e moderata magnitudo, bisogna contemplare anche il pericolo eruttivo, il più temuto, amplificato da non poche incognite, tra cui i limiti previsionali d'insorgenza del fenomeno. 

Nel discorso complessivo che riguarda il governo di questo territorio ardente, prima ancora che sismico, ci sono molti che si sbracciano per far passare il concetto che il bradisismo è una cosa, e il vulcanismo un'altra... L'affermazione corretta è che uno non esclude l'altro... Che siano due fenomeni separati è un concetto sostenuto con veemenza da alcuni protagonisti amministrativi locali inseriti nel più ampio comitato partenoflegreo,  per indirizzare la politica affinché l'azione e gli aiuti statali vadano nella sola direzione della prevenzione del rischio sismico. Il motivo di questa scelta del pericolo à la carte, è semplicemente racchiusa nelle diverse modalità di prevenzione dei rischi che racchiudono importanti dissimilitudini e qualche interesse: quello sismico infatti, si avvale di fondi mirati per l'adeguamento anti sismico dei fabbricati. Quello vulcanico invece, prevede innanzitutto il varo di una legge che vieti una ulteriore urbanizzazione a scopo residenziale e ogni altro intervento sull'edificato esistente capace di aumentare il numero dei residenti nel flegreo. Purtroppo né la classe scientifica e neanche quella tecnica nel suo insieme, si sono spesi per contestare o giustificare questa decisa presa di posizione dei politici.

La prevenzione anti sismica e bradisismica da operare sui fabbricati della zona rossa, richiede innanzitutto un'analisi delle condizioni statiche dell'edificato, individuando quello maggiormente bisognevole di interventi strutturali, e quindi stilare elenchi di priorità in ragione delle criticità individuate,  presentando allo Stato, secondo gli orientamenti attuali, il relativo fabbisogno di spesa. 

Per quei palazzi che dovessero risultare antieconomici da ristrutturare o da adeguare sismicamente perché magari tarati alle fondamenta, probabilmente si andrebbe a prevedere l'abbattimento e la ricostruzione ex novo: nella migliore delle ipotesi fuori dalla zona rossa, ma non è affatto scontato, perché non c'è appunto una legge limitativa in tal senso. Bisognerà capire poi, atteso che il diritto alla sicurezza vale per tutti, come si procederebbe per quelle costruzioni che sono abusive o con sigilli o difformi dai progetti iniziali. Con questi orizzonti un po' confusionari, probabilmente bisognerà avvisare anche i magistrati antiabusivismo edilizio, che quel palazzo o quelle case fuori regola, sono state oggetto magari di bonus, sisma bonus o altri sostegni economici, e quindi sarebbe preferibile evitare decreti di abbattimento per non aggiungere al danno la beffa.

Viceversa, se passa il concetto che il bradisismo è la diretta conseguenza del magma ubicato a profondità non ancora esplorabili ma non lontano dalla superficie, le cose obtorto collo dovrebbero cambiare completamente, innescando quei veri e auspicati processi di prevenzione della catastrofe vulcanica oggi inesistenti. Si tenga presente purtroppo, che difficilmente si riuscirà a monitorare la quota del magma: c'è chi lo stima a 3 - 4 chilometri e chi a 8 - 10 chilometri. Poco tempo fa, il Dipartimento, probabilmente allarmato dalla sismicità generata dal bradisismo che in tutti i casi è un fenomeno da ambito vulcanico, incaricò la commissione grandi rischi di esprimere un parere sul livello di allerta ai Campi Flegrei. Le conclusioni degli accademici furono piuttosto allarmanti, con grave disappunto dei sindaci, che pretendevano di essere informati in anteprima assoluta rispetto alla popolazione evidentemente per concordare il comunicato finale. Tra le polemiche e i fenomeni sismici che fortunatamente rientrarono, la commissione con qualche retromarcia decise una vigile attesa, nel mentre non si approfondisse con tutti i mezzi a disposizione a che profondità stazionasse il fatidico magma. 

Le politiche di prevenzione in questa zona classificata dallo Stato ad alta pericolosità vulcanica, dovrebbero  andare tutte nella direzione di congelare il livello antropico fin qui raggiunto con 500.000 residenti, cifra da metropoli nella metropoli, e procedere urgentemente con leggi capaci di bloccare l'edilizia residenziale, alla stregua di quanto è stato fatto per la zona rossa Vesuvio con la legge regionale  21/2003. 

Per pretendere sisma bonus e altri aiuti simili per agire di prevenzione sul rischio sismico fin qui moderato, bisogna avere la capacità politica e il coraggio istituzionale di dare innanzitutto segnali forti di buon senso, bloccando in primis l'abusivismo e il rilascio di nuove licenze edilizie soprattutto nella zona rossa bradisismica, secondo logiche da periculum in mora. Cristallizzando lo stato dei fatti, subito dopo si dovrebbe passare a un'analisi della zona rossa vulcanica nel suo complesso, e  valutare d'appieno in consessi multidisciplinari, le misure protettive e preventive da adottare per rendere più sicuro questo territorio, tenendo in debito conto la necessità morale di non lasciare eredità scomode ancorché pericolose ai posteri. 


La zona rossa vulcanica dei Campi Flegrei con
le due zone rosse bradisismiche a diversa pericolosità


Il già menzionato decreto legge n. 140, ha previsto all’art. 4 alcune misure di salvaguardia per fronteggiare il pericolo bradisismico attraverso una pianificazione speditiva d'emergenza. Le autorità dipartimentali nel merito hanno riferito che sono stati redatti i piani d'intervento che prevedono diversi scenari di pericolo: scenario 1, 2 e 3, che non fanno capo a un colore o a un livello di allerta, bensì a una situazione che dovrà essere oggettivamente valutata sul momento, dopo forti sussulti sismici o sciami perduranti o deformazioni talmente accentuate da minare in qualche caso i servizi essenziali e quelli tecnologici.

Diciamo pure che gli scenari bradisismici e sismici possono aggravarsi anche velocemente, in una misura che porterebbe la cosiddetta zona rossa ristretta, a una evacuazione degli oltre 33.000 residenti, che verrebbero allontanati e sistemati fuori dalla zona rossa flegrea, secondo le direttive della Direzione Comando e Controllo che s'insedierebbe poco a nord nella provincia di Caserta, probabilmente per essere pronta a coordinare pure le attività evacuative legate a una eventuale emergenza vulcanica. Spostare la popolazione per sismicità zonale, in ogni caso sarebbe problematico, e sarebbero in tanti in assenza del pericolo vulcanico dichiarato, a ritenere eccessiva la misura di abbandonare le case recandosi altrove. Il rischio eruttivo insito in questa zona, è orfano di prevenzione, e tutte le aspettative di tutela sono indirizzate sulla previsione del pericolo eruttivo, che sussurrano sia alla portata dell'ente preposto al monitoraggio. Non è così per la previsione dell'evento sismico, che ormai anche i più sprovveduti sanno che non è prevedibile. Su queste certezze, probabilmente si stanno basando i comitati che giustificano certe illogiche decisioni...

Sorge forte il dubbio che se fosse solo rischio sismico quello da fronteggiare nella zona rossa bradisismica, in linea generale non avrebbe tanto senso all'occorrenza l’evacuazione per quanto ristretta di questa zona, dopo eventi sussultori che si andrebbero a caratterizzare per intensità e centimetri di sollevamento e danni rilevati. Nella pratica si sa che a fronte del pericolo sismico, si può permanere anche a pochi passi dall’edificio purché non sovrastati da altri fabbricati e muri e cavi dell’alta tensione. Se questo piano bradisismico fosse finalizzato alla sola problematica sismica, col tempo bisognerebbe aspettarsi  a maggior ragione e per le energie in gioco, pure per la città dell’Aquila una pianificazione simile, visto che tempo fa questo capoluogo di regione fu tartassato per alcuni mesi e quotidianamente da continui terremoti di origine tettonica,  sempre più incalzanti e fino alla drammatica scossa del 6 Aprile del 2009. 

Diciamo che mettendo assieme alcuni tasselli, c’è da pensare che il sistema di protezione civile abbia prodotto col decreto 140 un piano d’emergenza bivalente, in modo da fronteggiare all’occorrenza sia le problematiche sismiche che quelle di bassa potenzialità eruttiva anche di taglio freatico, con un unico provvedimento prudenziale, basato sull'evacuazione preventiva della zona rossa ristretta bradisismica.  

Non sono pochi quelli del mondo scientifico accomunati al sistema di protezione civile, a ritenere un’eruzione simile a quella che accompagnò la nascita del Monte Nuovo nel 1538 come la più probabile. Per completezza informativa, occorre aggiungere che pochi mesi fa sempre l'organo scientifico riferì dell'impossibilità di determinare il punto di debolezza nella crosta terrestre flegrea, che possa suggerire ai sorveglianti un potenziale sito o siti di eruzione. Gli strumenti multi parametrici si dichiarò allora, per il momento non sono d’aiuto in questa direzione esplorativa. Quindi, il piano bradisismico apparentemente sembra che racchiuda senza pubblicità ed enfasi, anche una misura cautelativa per fronteggiare una possibile eruzione a bassa energia che potrebbe presentarsi in coda al bradisismo acuto. Rimane il fatto che, se il sistema ha varato norme di prevenzione sismica per fronteggiare il bradisismo, non si capisce per quale motivo la stessa organizzazione della protezione civile non si adoperi per divulgare i criteri di prevenzione del rischio vulcanico. Eppure la commissione grandi rischi, interlocutrice privilegiata del dipartimento della protezione civile, tra le sue competenze annovera anche quelle di dare indicazioni su come migliorare la capacità di valutazione e previsione e prevenzione dei diversi rischi.

Il bradisismo è un fenomeno ultra secolare di manifestazione del vulcanismo flegreo, quindi, nessuno può escludere che il bradisismo possa a un certo momento essere un prodromo pre eruttivo importante, come lo è stato nell'eruzione di Monte Nuovo nel 1538.  E' auspicabile allora, che il sistema della protezione civile dovrebbe prevedere all'occorrenza e alla dichiarazione d’ingresso nello scenario 3 del bradisismo, la contemporanea dichiarazione almeno dello stato di preallarme arancione nell’intera zona rossa vulcanica dei Campi Flegrei.

È interessante notare che nel vesuviano si stanno attrezzando politicamente e amministrativamente per chiedere modifiche alla legge 21 del 2003 che blocca l’edilizia residenziale e altre misure affini. Questi disposti sono ritenuti oppressivi dello sviluppo areale. I vesuviani vogliono allora mettersi alla pari con i vicini dei Campi Flegrei, ambendo a un vivere in un territorio senza regole edilizie speciali, salvo reclamare efficaci piani di evacuazione e super controlli da parte dell'autorità scientifica, per non essere colti di sorpresa da una eruzione esplosiva. 

L'ultima nota importantissima, è un invito, ai massimi organi di governo, a partire dal ministro Nello Musumeci, acché nelle prossime sessioni del sistema di protezione civile sul bradisismo ai Campi Flegrei, si presenti e ci metta la faccia pure il politico dirigente dell’ufficio governo del territorio e urbanistica della regione Campania. Non è possibile infatti, che nelle adunanze pubbliche che riguardano la sicurezza, non si possa trattare il tema della prevenzione della catastrofe vulcanica, perché i relatori ordinari si scrollano di dosso il problema, rimandandolo puntualmente alla politica che a sua volta è puntualmente e permanentemente assente a questi dibattiti. 




sabato 13 aprile 2024

Rischio eruttivo ai Campi Flegrei: cittadini come sismografi?...di MalKo

 


Pozzuoli: Chiesa dell'Assunta a mare


Un articolo di stampa recita che a Pozzuoli è stata chiusa la chiesa della Madonna Assunta alla Darsena, perché il bradisismo coi suoi sussulti sismici di fatto l’ha resa pericolante. In un altro giornale invece, si riporta la storia di questa chiesetta dedicata alla purificazione di Maria, che fu costruita nel 1621 in una posizione prospiciente il mare. La collocazione particolarmente esposta ai marosi fu causa di problemi, perché le mareggiate invernali spesso la rendevano inaccessibile. Allora, i fedeli nel 1743 si adoperarono per costruirne un’altra. A opera ultimata e senza abbandonare la prima struttura, le due chiese vennero utilizzate alternativamente dai fedeli in ragione delle stagioni meteorologiche. In tutti i casi  la vecchia chiesa fu distrutta da una violenta mareggiata nel 1872, e ricostruita quattro anni dopo in una posizione un po’ più riparata dalle onde che s’infrangevano con veemenza nel primo entroterra, favorite nel loro incedere anche dall’abbassamento della costa ad opera del bradisismo positivo. Nell’attualità, il parroco ha segnalato che nel luogo di culto che caratterizza la darsena pescatori, piovono calcinacci, e quindi si è reso necessario chiudere la parrocchia. Durante le ultime piogge infatti, sembra si sia verificato un allagamento della chiesa originatosi dal tetto della sacrestia, già da anni puntellata per le condizioni del solaio, impedendo l’uso dell’unico servizio igienico già mal ridotto.

Provando a disquisire, diremmo che a un esame a vista e dalle notizie pregresse sulle condizioni della chiesa,  la struttura si presenta soprattutto in uno stato di pessima conservazione, dovuto alla posizione particolarmente esposta alle inclemenze meteorologiche e meteo marine. La mancata manutenzione ordinaria e straordinaria del manufatto, ci sembra di tutta evidenza, e con molta probabilità è il motivo principale delle condizioni di inabitabilità attuale.  

Aggiungiamo che dal punto di vista del bradisismo e della sismicità areale, non ci sembrano evidenti spaccature o fenditure o quadri fessurativi neanche sullo sbalzo campanario o nei perimetri murali dei serramenti, che possano avvalorare una severa inagibilità strutturale dovuta alla sismicità locale, obiettivamente persistente ma contenuta. Se una siffatta costruzione vecchissima è ancora in piedi nonostante sia esposta agli elementi di erosione esogeni e alle sollecitazioni dettate dal bradisismo che qui raggiunge il suo apice, c’è buona speranza che il restante edificato puteolano in larga misura e generalizzando, non dovrebbe essere particolarmente compromesso, almeno per le energie in gioco irradiate fin qui dal sottosuolo.

Intanto, dando seguito ai disposti previsti dal decreto sul bradisismo (DL 140/2023), è iniziata la campagna di valutazione delle condizioni dell’edificato nella già menzionata zona rossa bradisismica, attraverso l’analisi speditiva esterna dei fabbricati. Questo modus operandi consentirà di ottenere un quadro d’insieme necessariamente generale e generalizzato, circa lo stato di salute statica dell’edificato esistente. In un secondo momento, e anche su richiesta diretta di quei residenti che dovessero ritenere il loro fabbricato portatore di danno sismico,  si procederà a un esame approfondito dell’edificio in questione, tramite verifiche da parte di tecnici specializzati nell’analisi strutturale e infrastrutturale dei fabbricati. Presumibilmente sarà necessario, nelle logiche complessive, discriminare i danni derivanti da vetustà e incuria da quelli realmente indotti dalle sollecitazioni sismiche… La condizione delle casse pubbliche della nostra repubblica infatti, richiedono estrema parsimonia se non vogliamo allungare le liste della miseria, caratterizzate da alcuni milioni di cittadini che hanno smesso di curarsi per mancanza di disponibilità economica.

Le tre zone flegree

Nella zona bradisismica la deformazione del suolo che accompagna le fasi ascendenti del terreno, genera sismicità prevalentemente a bassissima e bassa magnitudo, che raramente ha raggiunto livelli moderati, intendendo con questo magnitudo superiori al quarto grado Richter. In tutti i casi e per superficialità degli ipocentri, purtuttavia tali energie potrebbero creare problemi a strutture vetuste, poco solide  o fondate male o soggette a difformità edilizie come la costruzione di altri piani sovrapposti o apertura di porte e finestre in muri portanti.

La frequenza degli eventi è alla base della comprensibile apprensione dei cittadini, soprattutto perché non si vede una fenomenologia bradisismica limitata nel tempo, e quindi non si intravede un orizzonte di pace geologica, perché in tutti i casi i piedi e i palazzi poggiano o affondano sulla sommità di una camera magmatica che ha un tempo di vita inquantificabile, ma in ogni caso nell'ordine delle migliaia di anni. 

Nel mese di marzo 2024 si sono contati nei Campi Flegrei 461 terremoti: nel 99% circa dei casi, con Magnitudo Md < a 2; nel vesuviano se ne sono contati 109, di cui nel 99% dei casi con Md< a 2 (fonte INGV). Per la storia geologica dei luoghi, si ipotizza che le scosse di terremoto qualora dovessero incrementarsi per numero e magnitudo, potrebbero segnare una condizione del sottosuolo flegreo sicuramente da indagare e decifrare con grande attenzione, come tra l’atro suggerì la commissione grandi rischi chiamata ad esprimersi pochi mesi fa sulla pericolosità vulcanica (livelli di allerta) ai Campi Flegrei, confermando dopo un po' lo stato di attenzione, ma tra le riga fornendo indicazioni per procedere con una spiccata azione di prospezione del profondo, così da individuare la minima profondità raggiunta dal magma nel sottosuolo.

Livelli di allerta vulcanica

Continuando, se le cause dei terremoti bradisismici sono da ricondurre esclusivamente ai fluidi che, per temperatura e pressione si ritrovano a circolare in uno stato super critico nel sottosuolo, rigonfiandolo e fratturandolo, gli elementi di rischio zonale dovrebbero essere prevalentemente i terremoti, e con minore incidenza le eruzioni freatiche con annessa dispersione di gas come l’anidride carbonica, che è un asfissiante, e che in tutti i casi già si disperde in atmosfera in più punti del flegreo come la Solfatara e Pisciarelli, a livelli di alcune migliaia di tonnellate al giorno, risultando uno degli otto siti a maggiore emissione naturale di CO2 nel mondo. Se invece protagonista dei sommovimenti è il magma che ascende verso la superficie, i pericoli già insiti nel bradisismo permarrebbero e si sovrapporrebbero  alla minaccia eruttiva, che rimarrebbe senza ombra di dubbio il pericolo principale da cui occorrerà difendersi attraverso la prevenzione territoriale (riduzione del valore esposto) e la previsione di eruzione che purtroppo è ancora lontana dall'essere una tecnica predittiva deterministica. La prevenzione legata al rischio eruttivo può essere solo di mitigazione, e si otterrebbe prevalentemente attraverso provvedimenti legislativi che vietino l’ulteriore conurbazione della zona rossa flegrea, favorendo la politica degli spazi per limitare il consumo del terreno e con esso la lievitazione della densità abitativa che è una variabile tutt'altro che secondaria nel calcolo del rischio e nelle misure operative di evacuazione. 


Tavola di sintesi. Nel caso del rischio bradisismico e sismico e vulcanico,
succede che le filosofie di prevenzione siano divergenti

Tali politiche di prevenzione dal carattere rinunciatario, sarebbero utili nel contenere il numero dei residenti a un livello tale da rendere per quanto possibile efficace un piano di evacuazione rapida, capace di assicurare l’allontanamento della popolazione dalla zona rossa nel momento in cui le probabilità eruttive aumenterebbero pericolosamente. Ogni 42 abitanti occorre un bus o una corsa di bus dedicata all'evacuazione… 

In tutti i casi  e nella migliore delle ipotesi organizzative, rimane pur sempre l’incognita previsionale dell’evento vulcanico,  che permane sui piani di emergenza come un macigno, perché se il piano di evacuazione necessita di tre giorni per la sua completa attuazione, una predizione dell’eruzione con almeno 72 ore di anticipo sarebbe non un auspicio, bensì una necessità operativa di vitale importanza. Purtroppo, anche se l’osservatorio vesuviano ha introdotto nella zona rossa importanti stazioni di rilevamento multi parametriche, i dubbi predittivi non sono dissipati e permangono più o meno le stesse possibilità percentuali di accadimento che riportiamo di seguito, e che tra l’altro sono da anni una costante, in assenza di una vera svolta della ricerca scientifica sulla previsione dell'evento eruttivo. Tecnicamente parlando, queste sono le probabilità su cui gli strateghi della protezione civile avranno riflettuto o dovrebbero riflettere:

1.    Mancato allarme eruttivo (33%);

2.    Successo previsionale d’eruzione (33%);

3.    Falso allarme (33%).

Con questi numeri (arrotondati), sussiste la possibilità che nel 66% dei casi si uscirebbe indenni dalla minaccia vera o presunta d’eruzione. Nel 33% dei casi invece, il mancato allarme eruttivo comporterebbe non già la catastrofe totale, ma una evacuazione con eruzione in corso, purtroppo non indenne da seri e inquantificabili danni collaterali legati a numerosissime variabili, come il punto d'apertura del cratere e lo stile eruttivo così come il numero di ore di ritardo nell'allertamento ecc. Con l'evacuazione a piedi, non è da escludere che molti cittadini, anche se in una condizione di esagitazione, potrebbero raggiungere un luogo sicuro, qualora si trovassero di fronte alla paralisi della circolazione veicolare.  Sempre tecnicamente parlando, l'opzione a piedi non sarebbe altro che un piano di emergenza d'emergenza.  

Se dovesse concretizzarsi remotamente e malauguratamente la necessità di evacuare il flegreo con eruzione in corso, in linea di principio e secondo le mappe di pericolosità (statistiche) esistenti, occorrerebbe dirigersi, soprattutto a cura dei puteolani, in una direzione opposta alla zona gialla, che è quella di ricaduta dei prodotti piroclastici: un fenomeno che si presenterebbe da subito con l'insorgere dell'eruzione. Se la statistica sui venti dovesse rivelarsi fallace, ci si muoverebbe in ogni caso in direzione di sopravvento o lateralmente alla colonna eruttiva. Le persone con difficoltà di deambulazione in questo caso sarebbero le più vulnerabili e svantaggiate. Per costoro la fase di preallarme (arancione) potrebbe essere di fondamentale importanza per allontanarsi dalla zona rossa in anticipo sulla massa e sul pericolo, sempreché si riesca a cogliere per tempo questo stato geologico auspicato ma imponderabile da tutti i punti di vista, e su cui contano moltissimo le autorità di protezione civile a tutti i livelli...

Zona rossa e gialla Campi Flegrei


A fronte di queste constatazioni, occorre rilevare che la classe degli amministratori  è  poca o per niente propensa a varare disposti che vadano nella direzione della prevenzione del rischio vulcanico, attraverso il blocco dell'edilizia residenziale ritenuta misura inutile e anti progresso.  Di contro si registra uno spiccato interesse per la parte bradisismica che porta seco e a strascico  richieste di bonus e superbonus e altre importanti agevolazioni per riassestare i condomini che saranno dichiarati staticamente compromessi dall’azione sismica locale. In futuro se sarà previsto un siffatto intervento pubblico per la riqualificazione sismica dei fabbricati, in nome della trasparenza sarà necessario prevedere la pubblicazione della lista degli edifici eventualmente assegnatari di bonus, in modo che anche i cittadini che conoscono la realtà di dove vivono, possano esercitare il loro diritto di valutazione dell'operato pubblico, anche attraverso l'accesso civico ai documenti. 

Ai discorsi legati alla resilienza in quella che è una terra bradisismica e vulcanica, recentemente si è aggiunta pure la disquisizione, forse estemporanea, se fare o non fare uno stadio a Bagnoli… L’idea di edificare un’arena calcistica in un luogo classificato come zona rossa bradisismica è molto rischioso. Che siano i tifosi coi loro salti a generare i terremoti non è fattore oltremodo preoccupante, ma se a far vibrare lo stadio a tifosi fermi sono i sussulti crostali, potrebbero innescarsi problemi di sicurezza e di ingestibilità della folla. Un evento sismico di livello moderato durante la partita potrebbe generare panico, con susseguente corsa alle uscite che inevitabilmente genererebbe una ressa poco salutare. La realizzazione di un nuovo stadio quindi, da un punto di vista della prevenzione e della sicurezza in ambienti confinati, è meglio costruirlo  altrove o riqualificare quello esistente che in tutti i casi sembra non abbia risentito negli anni di particolari problemi e in ogni caso è fuori dalla zona rossa bradisismica.

Oltre a valutazioni di ordine  tecnico e scientifico, occorre aggiungere un'ulteriore riflessione legata ai comportamenti della cittadinanza. La condizione di pericolo nell'area flegrea è assolutamente innegabile che sia immanente da un punto di vista vulcanico, così come non è un gran bel vivere la quotidianità accompagnati dalle vibrazioni bradisismiche. Come è inevitabile che sia in questi casi, si è aggiunto l’elemento personale alla quantificazione del rischio areale. I cittadini infatti, tendono a mettere insieme le notizie scientifiche acquisite da diverse fonti, sommandole a convinzioni personali formatesi secondo cultura, a cui si aggiungono altri tipi di considerazioni: economiche, lavorative, familiari, ancorché caratteriale e di visione prospettica del futuro. Alla fine ognuno elabora una propria valutazione complessiva del livello di rischio a cui si sente esposto, che può essere accettabile o inaccettabile ma verosimilmente difficilmente quantificabile. Tutti elementi di valutazione questi menzionati, capaci di spostare lecitamente la percezione del rischio sismico e vulcanico da un valore oggettivo a uno soggettivo. A parità di condizioni infatti, c’è chi dorme beatamente nella zona rossa vulcanica e bradisismica, scosse comprese, e chi nell’appartamento a fianco non riesce a farlo se non con un occhio solo e con le orecchie allertate. L’unica misura che sembra confortare le sofferenze di chi è costretto a permanere in questa zona bella ma geologicamente ansiogena, è la condivisione del pericolo con altri concittadini, generando così gruppo non necessariamente allineato alla sobrietà scientifica, che in questo campo naviga senza colpe nell'incertezza predittiva. 

Sui social network allora, ci si chiama, ci si confronta e si riportano costantemente i dati di  vigilanza geologica, così come giungono nell’immediatezza del fenomeno  le segnalazioni puntuali dei terremoti percepiti dai residenti in ogni quartiere della zona rossa flegrea, soprattutto nel puteolano, arricchite da sensazioni personali. Attività queste ultime che hanno generato il disappunto del sindaco di Pozzuoli, che ha lamentato un proliferare di vulcanologi e di sismografi umani sui social...