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martedì 23 aprile 2024

Rischio eruttivo ai Campi Flegrei: i politici del super vulcano...di MalKo

 

Campi Flegrei: Capo Miseno dal Monte Nuovo


L’11 aprile 2024, presso la sede della protezione civile del comune di Pozzuoli, si è tenuto un incontro pubblico per fornire informazioni sul rischio bradisismico ai cittadini convenuti, seguendo per argomentare, i disposti contenuti nel decreto legge 12 ottobre 2023, n. 140. I relatori  del dipartimento della protezione civile, dell’ufficio regionale Campania della sicurezza, dell’ufficio regionale protezione civile, dell’osservatorio vesuviano INGV, così come alcuni membri dei centri di competenza e il sindaco del comune di Pozzuoli, si sono alternati al microfono per aggiornare i cittadini sulle iniziative in corso anche di taglio operativo, senza lesinare appelli sulla necessità di accedere solo all'informazione controllata.

Il bradisismo è quel lento fenomeno di deformazione del suolo che può cagionare sollevamento o subsidenza delle zone interessate. Il processo richiede importanti energie per la parte ascendente, che vengono tratte dalla natura vulcanica del sottosuolo dei Campi Flegrei. Trattandosi della sede di un super vulcano, purtroppo ai disagi e ai pericoli insiti nel bradisismo, spesso accompagnato da attività sismica a bassissima, bassa e moderata magnitudo, bisogna contemplare anche il pericolo eruttivo, il più temuto, amplificato da non poche incognite, tra cui i limiti previsionali d'insorgenza del fenomeno. 

Nel discorso complessivo che riguarda il governo di questo territorio ardente, prima ancora che sismico, ci sono molti che si sbracciano per far passare il concetto che il bradisismo è una cosa, e il vulcanismo un'altra... L'affermazione corretta è che uno non esclude l'altro... Che siano due fenomeni separati è un concetto sostenuto con veemenza da alcuni protagonisti amministrativi locali inseriti nel più ampio comitato partenoflegreo,  per indirizzare la politica affinché l'azione e gli aiuti statali vadano nella sola direzione della prevenzione del rischio sismico. Il motivo di questa scelta del pericolo à la carte, è semplicemente racchiusa nelle diverse modalità di prevenzione dei rischi che racchiudono importanti dissimilitudini e qualche interesse: quello sismico infatti, si avvale di fondi mirati per l'adeguamento anti sismico dei fabbricati. Quello vulcanico invece, prevede innanzitutto il varo di una legge che vieti una ulteriore urbanizzazione a scopo residenziale e ogni altro intervento sull'edificato esistente capace di aumentare il numero dei residenti nel flegreo. Purtroppo né la classe scientifica e neanche quella tecnica nel suo insieme, si sono spesi per contestare o giustificare questa decisa presa di posizione dei politici.

La prevenzione anti sismica e bradisismica da operare sui fabbricati della zona rossa, richiede innanzitutto un'analisi delle condizioni statiche dell'edificato, individuando quello maggiormente bisognevole di interventi strutturali, e quindi stilare elenchi di priorità in ragione delle criticità individuate,  presentando allo Stato, secondo gli orientamenti attuali, il relativo fabbisogno di spesa. 

Per quei palazzi che dovessero risultare antieconomici da ristrutturare o da adeguare sismicamente perché magari tarati alle fondamenta, probabilmente si andrebbe a prevedere l'abbattimento e la ricostruzione ex novo: nella migliore delle ipotesi fuori dalla zona rossa, ma non è affatto scontato, perché non c'è appunto una legge limitativa in tal senso. Bisognerà capire poi, atteso che il diritto alla sicurezza vale per tutti, come si procederebbe per quelle costruzioni che sono abusive o con sigilli o difformi dai progetti iniziali. Con questi orizzonti un po' confusionari, probabilmente bisognerà avvisare anche i magistrati antiabusivismo edilizio, che quel palazzo o quelle case fuori regola, sono state oggetto magari di bonus, sisma bonus o altri sostegni economici, e quindi sarebbe preferibile evitare decreti di abbattimento per non aggiungere al danno la beffa.

Viceversa, se passa il concetto che il bradisismo è la diretta conseguenza del magma ubicato a profondità non ancora esplorabili ma non lontano dalla superficie, le cose obtorto collo dovrebbero cambiare completamente, innescando quei veri e auspicati processi di prevenzione della catastrofe vulcanica oggi inesistenti. Si tenga presente purtroppo, che difficilmente si riuscirà a monitorare la quota del magma: c'è chi lo stima a 3 - 4 chilometri e chi a 8 - 10 chilometri. Poco tempo fa, il Dipartimento, probabilmente allarmato dalla sismicità generata dal bradisismo che in tutti i casi è un fenomeno da ambito vulcanico, incaricò la commissione grandi rischi di esprimere un parere sul livello di allerta ai Campi Flegrei. Le conclusioni degli accademici furono piuttosto allarmanti, con grave disappunto dei sindaci, che pretendevano di essere informati in anteprima assoluta rispetto alla popolazione evidentemente per concordare il comunicato finale. Tra le polemiche e i fenomeni sismici che fortunatamente rientrarono, la commissione con qualche retromarcia decise una vigile attesa, nel mentre non si approfondisse con tutti i mezzi a disposizione a che profondità stazionasse il fatidico magma. 

Le politiche di prevenzione in questa zona classificata dallo Stato ad alta pericolosità vulcanica, dovrebbero  andare tutte nella direzione di congelare il livello antropico fin qui raggiunto con 500.000 residenti, cifra da metropoli nella metropoli, e procedere urgentemente con leggi capaci di bloccare l'edilizia residenziale, alla stregua di quanto è stato fatto per la zona rossa Vesuvio con la legge regionale  21/2003. 

Per pretendere sisma bonus e altri aiuti simili per agire di prevenzione sul rischio sismico fin qui moderato, bisogna avere la capacità politica e il coraggio istituzionale di dare innanzitutto segnali forti di buon senso, bloccando in primis l'abusivismo e il rilascio di nuove licenze edilizie soprattutto nella zona rossa bradisismica, secondo logiche da periculum in mora. Cristallizzando lo stato dei fatti, subito dopo si dovrebbe passare a un'analisi della zona rossa vulcanica nel suo complesso, e  valutare d'appieno in consessi multidisciplinari, le misure protettive e preventive da adottare per rendere più sicuro questo territorio, tenendo in debito conto la necessità morale di non lasciare eredità scomode ancorché pericolose ai posteri. 


La zona rossa vulcanica dei Campi Flegrei con
le due zone rosse bradisismiche a diversa pericolosità


Il già menzionato decreto legge n. 140, ha previsto all’art. 4 alcune misure di salvaguardia per fronteggiare il pericolo bradisismico attraverso una pianificazione speditiva d'emergenza. Le autorità dipartimentali nel merito hanno riferito che sono stati redatti i piani d'intervento che prevedono diversi scenari di pericolo: scenario 1, 2 e 3, che non fanno capo a un colore o a un livello di allerta, bensì a una situazione che dovrà essere oggettivamente valutata sul momento, dopo forti sussulti sismici o sciami perduranti o deformazioni talmente accentuate da minare in qualche caso i servizi essenziali e quelli tecnologici.

Diciamo pure che gli scenari bradisismici e sismici possono aggravarsi anche velocemente, in una misura che porterebbe la cosiddetta zona rossa ristretta, a una evacuazione degli oltre 33.000 residenti, che verrebbero allontanati e sistemati fuori dalla zona rossa flegrea, secondo le direttive della Direzione Comando e Controllo che s'insedierebbe poco a nord nella provincia di Caserta, probabilmente per essere pronta a coordinare pure le attività evacuative legate a una eventuale emergenza vulcanica. Spostare la popolazione per sismicità zonale, in ogni caso sarebbe problematico, e sarebbero in tanti in assenza del pericolo vulcanico dichiarato, a ritenere eccessiva la misura di abbandonare le case recandosi altrove. Il rischio eruttivo insito in questa zona, è orfano di prevenzione, e tutte le aspettative di tutela sono indirizzate sulla previsione del pericolo eruttivo, che sussurrano sia alla portata dell'ente preposto al monitoraggio. Non è così per la previsione dell'evento sismico, che ormai anche i più sprovveduti sanno che non è prevedibile. Su queste certezze, probabilmente si stanno basando i comitati che giustificano certe illogiche decisioni...

Sorge forte il dubbio che se fosse solo rischio sismico quello da fronteggiare nella zona rossa bradisismica, in linea generale non avrebbe tanto senso all'occorrenza l’evacuazione per quanto ristretta di questa zona, dopo eventi sussultori che si andrebbero a caratterizzare per intensità e centimetri di sollevamento e danni rilevati. Nella pratica si sa che a fronte del pericolo sismico, si può permanere anche a pochi passi dall’edificio purché non sovrastati da altri fabbricati e muri e cavi dell’alta tensione. Se questo piano bradisismico fosse finalizzato alla sola problematica sismica, col tempo bisognerebbe aspettarsi  a maggior ragione e per le energie in gioco, pure per la città dell’Aquila una pianificazione simile, visto che tempo fa questo capoluogo di regione fu tartassato per alcuni mesi e quotidianamente da continui terremoti di origine tettonica,  sempre più incalzanti e fino alla drammatica scossa del 6 Aprile del 2009. 

Diciamo che mettendo assieme alcuni tasselli, c’è da pensare che il sistema di protezione civile abbia prodotto col decreto 140 un piano d’emergenza bivalente, in modo da fronteggiare all’occorrenza sia le problematiche sismiche che quelle di bassa potenzialità eruttiva anche di taglio freatico, con un unico provvedimento prudenziale, basato sull'evacuazione preventiva della zona rossa ristretta bradisismica.  

Non sono pochi quelli del mondo scientifico accomunati al sistema di protezione civile, a ritenere un’eruzione simile a quella che accompagnò la nascita del Monte Nuovo nel 1538 come la più probabile. Per completezza informativa, occorre aggiungere che pochi mesi fa sempre l'organo scientifico riferì dell'impossibilità di determinare il punto di debolezza nella crosta terrestre flegrea, che possa suggerire ai sorveglianti un potenziale sito o siti di eruzione. Gli strumenti multi parametrici si dichiarò allora, per il momento non sono d’aiuto in questa direzione esplorativa. Quindi, il piano bradisismico apparentemente sembra che racchiuda senza pubblicità ed enfasi, anche una misura cautelativa per fronteggiare una possibile eruzione a bassa energia che potrebbe presentarsi in coda al bradisismo acuto. Rimane il fatto che, se il sistema ha varato norme di prevenzione sismica per fronteggiare il bradisismo, non si capisce per quale motivo la stessa organizzazione della protezione civile non si adoperi per divulgare i criteri di prevenzione del rischio vulcanico. Eppure la commissione grandi rischi, interlocutrice privilegiata del dipartimento della protezione civile, tra le sue competenze annovera anche quelle di dare indicazioni su come migliorare la capacità di valutazione e previsione e prevenzione dei diversi rischi.

Il bradisismo è un fenomeno ultra secolare di manifestazione del vulcanismo flegreo, quindi, nessuno può escludere che il bradisismo possa a un certo momento essere un prodromo pre eruttivo importante, come lo è stato nell'eruzione di Monte Nuovo nel 1538.  E' auspicabile allora, che il sistema della protezione civile dovrebbe prevedere all'occorrenza e alla dichiarazione d’ingresso nello scenario 3 del bradisismo, la contemporanea dichiarazione almeno dello stato di preallarme arancione nell’intera zona rossa vulcanica dei Campi Flegrei.

È interessante notare che nel vesuviano si stanno attrezzando politicamente e amministrativamente per chiedere modifiche alla legge 21 del 2003 che blocca l’edilizia residenziale e altre misure affini. Questi disposti sono ritenuti oppressivi dello sviluppo areale. I vesuviani vogliono allora mettersi alla pari con i vicini dei Campi Flegrei, ambendo a un vivere in un territorio senza regole edilizie speciali, salvo reclamare efficaci piani di evacuazione e super controlli da parte dell'autorità scientifica, per non essere colti di sorpresa da una eruzione esplosiva. 

L'ultima nota importantissima, è un invito, ai massimi organi di governo, a partire dal ministro Nello Musumeci, acché nelle prossime sessioni del sistema di protezione civile sul bradisismo ai Campi Flegrei, si presenti e ci metta la faccia pure il politico dirigente dell’ufficio governo del territorio e urbanistica della regione Campania. Non è possibile infatti, che nelle adunanze pubbliche che riguardano la sicurezza, non si possa trattare il tema della prevenzione della catastrofe vulcanica, perché i relatori ordinari si scrollano di dosso il problema, rimandandolo puntualmente alla politica che a sua volta è puntualmente e permanentemente assente a questi dibattiti. 




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