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domenica 23 febbraio 2014

Rischio Vesuvio:i comuni della zona rossa e i gemellaggi con le regioni.


Arbusto prospiciente la Valle dell'Inferno (Vesuvio) e sullo sfondo l'orlo calderico del Mt. Somma



Rischio Vesuvio: il film Pompeii e i gemellaggi comuni-regioni innescano ansie nella zona rossa” di MalKo

Il governo Letta prima di chiudere i battenti ha firmato gli atti necessari per rendere operativi i gemellaggi tra i venticinque comuni della zona rossa Vesuvio con le Regioni italiane. In caso di necessità, infatti, i circa settecentomila abitanti del vesuviano dovranno essere ospitati dalle diciannove Regioni chiamate in causa da un atto di solidarietà che, probabilmente,dovrà essere foraggiato dallo Stato centrale.
La novità, in effetti, consiste nella firma del decreto e non nei gemellaggi che sono una vecchia argomentazione operativa. Ricordiamo ad esempio che nel 2001 il comune di Portici concepì l’esercitazione di protezione civile (Vesuvio 2001) consistente in una simulazione di evacuazione a fronte appunto del rischio vulcanico.
Si testarono in quell’occasione tutte le vie di allontanamento compreso quella ferroviaria e autostradale per raggiungere il comune di Bellaria, in Emilia Romagna. Infatti, era quella la Regione gemellata con Portici. Oggi hanno scelto il Piemonte: in tutti i casi l’associazione nazionale dei comuni (ANCI) ha chiesto di conoscere le logiche che hanno caratterizzato gli attuali abbinamenti comuni-regioni.
L’esercitazione di Portici tenutasi nel 2001 fu molto formativa e interessante e ricca di aneddoti. Il treno che doveva arrivare alle nove nella stazione di Portici, arrivò con circa un’ora di ritardo perché a Torre Annunziata, luogo di sosta notturna del convoglio, all’ispezione mattutina furono scoperte un certo numero di persone senza fissa dimora che stanziavano nei vagoni. Costoro dormivano placidamente negli scompartimenti con tutte le loro cose sparpagliate in gran disordine sui sedili. Nella ridente cittadina di Bellaria poi, si costatò, e solo all’arrivo, che il treno era più lungo della banchina di stazione…

Ritornando all’odierno, se gli allarmismi che si registrano in giro circa la possibilità di una prossima eruzione del Vesuvio sono frutto degli accordi sui gemellaggi appena sanciti, si risparmino pure ansie: l’argomento gemellaggi è decisamente vecchio e non è scaturito da allarme geologico. Per quanto riguarda il film Pompei, gustatevelo, soprattutto per il romantico finale senza lavorare di fantasia. Un accostamento lo si potrebbe fare tra film e realtà soprattutto per la parte politica relativa alla voglia di cemento...
Come successe con il terremoto dell’Aquila, occorre però, e ancora una volta ricordare, che una possibile eruzione non può essere predetta con largo anticipo (pena falsi allarmi) e neanche può essere esclusa. Gli esperti intanto prevedono di prevedere la risalita del fuoco astenosferico dal profondo in tempi comunque utili. Anche questa teoria o affermazione è un po’ vacua, perché per sostenere il concetto di tempo utile, è necessario conoscere prima i tempi d’evacuazione occorrenti ai settecentomila abitanti del vesuviano, soprattutto per darsela a gambe levate da quel misurato e affollato contesto territoriale litoraneo, stretto tra mare e monte e ricadente per intero nella  zona nera Gurioli.  
Oggi, la nuova zona rossa, quella da evacuare all’occorrenza, comprende l’area sotto riportata: come si vede i soli comuni di Nola e Napoli e Pomigliano d’Arco hanno ricevuto uno “sconto” sulla quantità di territorio soggetto ad evacuazione preventiva completa.
Ultima (?) riperimetrazione della zona rossa Vesuvio

La nostra impressione è che ci sia sempre qualche piccola furberia che regola la prevenzione in area vesuviana. Ad esempio, il territorio di Poggiomarino alla fine è stato deciso che dovrà essere evacuato in toto in caso di allarme: le statistiche, come anche per Scafati, gli sono sfavorevoli per quanto riguarda la pioggia di piroclastiti (cenere e lapilli). Buona parte dello stesso territorio non è sottoposto però ai limiti previsti dalla legge regionale 21/2003, per intenderci, quella che non consente più di edificare in termini residenziali. In altre parole, Poggiomarino non ha limiti nell’edilizia pur permanendo in zona rossa. A dire il vero non si capisce un granché…qualcosa non quadra. Dovremmo chiedere lumi all’assessore regionale Professor Edoardo Cosenza o al Dipartimento della Protezione Civile che sembra abbia ratificato il tutto.
La nostra teoria è che finché non si confeziona e si vara il piano di evacuazione della zona rossa Vesuvio, tutti i piani di fabbrica dovrebbero essere sospesi. Il baricentro dell’edilizia nel frattempo dovrebbe essere spostato sulle opere di pubblica utilità e sulle arterie stradali da farsi soprattutto in senso radiale al vulcano, senza narcotizzare la pubblica opinione con la sola strada statale 268 che non è per niente la risoluzione di tutti i problemi di viabilità evacuativa del vesuviano. Vorremmo poi capire quali sono i limiti dei 100 Km2 della zona blu: nessuno ne parla se non con propositi futuri. Eppure in questa zona gli scenari previsti avvertono che nella conca di Nola si debbano prevedere, soprattutto in seno ad eruzioni esplosive (portatrici d’acqua e di cenere impermeabilizzante), importanti fenomeni di alluvionamento. Durante l’eruzione del 1631 (EMA), infatti, i paesi di Marigliano e Cicciano furono sommersi da circa 2-3 metri d’acqua con fenomeni di dilagamento che cagionarono numerose vittime.
Prima di mettere mano a qualsiasi decisione operativa, dovremmo incominciare a lavorare di prevenzione, senza macchiavellismi e tour comunali a cura della Regione Campania per assicurare ai sindaci e non solo a quelli, che tutto sommato qualche pietra si può ancora mettere. Che ipocrisia…

TAVOLA DEI GEMELLAGGI COMUNI-REGIONI



BOSCOREALE
CALABRIA
BOSCOTRECASE
BASILICATA
CERCOLA
LIGURIA
ENCLAVE POMIGLIANO D’ARCO
VENETO
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MOLISE
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LAZIO
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LAZIO
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LAZIO
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TOSCANA
SAN SEBASTIANO AL VESUVIO
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SANT’ANASTASIA
VENETO
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SOMMA VESUVIANA
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PUGLIA
TORRE DEL GRECO
LOMBARDIA
TRECASE
SICILIA