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lunedì 27 maggio 2013

Vesuvio:un rischio da votare



Il Vesuvio visto da sud ovest
" Vesuvio: un rischio da votare?" di Malko

Il Vesuvio tra le meraviglie mondiali? Non si sa. Intanto il nostro amato vulcano figura nell’elenco delle ventotto bellezze  naturali più apprezzate nel mondo. Addirittura potrebbe classificarsi nelle primissime posizioni (votazione online). Chi abita nei pressi della discarica di Terzigno, lì alle falde sud orientali del Vesuvio, stenta a crederci. Intanto il vulcano nonostante i depositi di spazzatura della cava sari, serba ancora spunti paesaggistici di straordinaria bellezza. Neanche questo governo con Bertolaso in testa è riuscito a intaccare le peculiarità del vulcano, tutte fatte di magica commistione del panorama arso, montano e marittimo, con luoghi pregni di storia come Pompei, Ercolano, Oplonti e la vicina partenope.
 
Lo spettacolo che si gode da quota mille è di una mediterraneità esemplare, con il giallo delle ginestre elegantemente stagliato sul grigio scuro della cenere e del lapillo. Le virtù dell’antico e focoso monte sono ancora intatte, anche se è accerchiato da un edificato stringente e soffocante. La conurbazione è smodata e la città di Napoli oramai assurge a metropoli spalmata sull’intero territorio provinciale. Il vulcano è quindi l’unico polmone di verde centrale. Un vulcano che più che parco naturale si configura come parco cittadino, col pregio e la differenza di svettare anche sul più alto dei grattacieli napoletani.
Un premio il Vesuvio lo meriterebbe non solo per il panorama e la sua indiscutibile bellezza, ma anche per la sua potenziale pericolosità che crea un fascino adrenalinico. Il vulcano è oggi orgoglio e maestà, ma potrebbe un dì essere causa di rovina. L’apnea magmatica, infatti, che dura da sessantasette anni, non potrà essere eterna, anche se per tutti, scaramantici in testa, l’auspicio è quello.
Al dipartimento della protezione civile di Roma continuano a rovistare nei cassetti in cerca del piano Vesuvio che ancora non salta fuori. Il responsabile della protezione civile regionale campana non batte moneta su questi argomenti. Dal canto suo avrà pure escogitato iniziative per mitigare il rischio Vesuvio, ma sono tutte drammaticamente ermetiche, almeno così sembra, perché non ci sono spunti in tal senso, a parte un segnale di segno opposto che implica un’erosione del divieto assoluto di edificare nella zona rossa.
La tragedia della Thyssen con le sue condanne iniziali, per la prima volta ha messo in campo un concetto di responsabilità molto logico che forse potrà essere applicato per intero anche all’affaire Vesuvio, nella malaugurata ipotesi di un’eruzione. Gli enti responsabili della mancata pianificazione d’emergenza, infatti, potrebbero essere chiamati a rispondere di dolo eventuale e colpa cosciente. In pratica, la formulazione di colpa consisterebbe nel concetto che gli “attori” inadempienti, dirigenti di enti e istituzioni competenti, pur conoscendo i pericoli dettati dalla quiescenza del vulcano attivo (Vesuvio), sanciti dal mondo scientifico e accademico, non producono adeguati sistemi di tutela (piani d’emergenza). In questo modo accettano, di fatto, la responsabilità di considerare il rischio Vesuvio non meritevole di atti concreti; cioè, per loro il rischio non ha reali possibilità di  tramutarsi  in danno per la vita umana, almeno nei limiti del loro personalissimo arco temporale lavorativo di comando (è qui il punto!), e, quindi, dedicano attenzioni e risorse  altrove.
Sui media però, gli stessi attori inadempienti, tentano di far passare il concetto che i piani esistono e sono efficacissimi. In realtà, e non ci stancheremo di dirlo e ripeterlo, questi piani non solo non esistono, ma dire che sono in vigore  inducono un’incauta sicurezza nella popolazione che, molto verosimilmente e alla stregua della rassicurazioni che precedettero il funesto terremoto dell’Aquila, lasciano calare  la guardia anche in termini di prevenzione sul  rischio in esame.
Ci siamo chiesti spesso come mai gli allarmi lanciati dai media italiani e stranieri sul rischio Vesuvio non abbiano sortito effetti e preoccupazioni a carico dei responsabili della sicurezza civile. La risposta non è che una: in un sistema in perenne allarme sociale, prendere coscienza del rischio significherebbe muoversi con un ordine e un metodo che non si concilierebbe  con le esigenze spicciole e caotiche di una popolazione comprensiva di amministrazioni  e istituzioni, che vivono  secondo la regola del giorno dopo giorno… Ecco! La sopravvivenza sociale è ritenuta prioritaria e improcrastinabile rispetto alla vita umana minacciata da un rischio solo ipotizzato. Ovviamente finché il pericolo non è manifesto, perché in tal caso si sovvertirebbero le priorità ma in modo nettamente tardivo per porvi rimedio con efficacia. Lo scaricabarile sarebbe in questi casi  la prassi successiva…
Con l’avvento di De Magistris sindaco, speriamo che sia messo mano anche alla questione Vesuvio e Campi Flegrei. In termini concreti sperando che non si urbanizzi in senso residenziale l’area orientale di Napoli, e che la colmata di Bagnoli rimanga libera da opere strutturali assurgendo a imponente area polifunzionale di protezione civile. Forse è chiedere troppo in questo deserto di idee dove le superfici contano più degli spessori e gli interessi più delle tutele…

 

1 commento:

  1. articolo pubblicato su hyde park il 17 agosto 2011.
    http://www.rivistahydepark.org/rischio-vesuvio-campania/%E2%80%9Cvesuvio-un-rischio-da-votare%E2%80%9D-di-malko/

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malkohydepark@gmail.com