Villa Favorita (Ercolano) con il Vesuvio di spalle. |
Nel documento (2012) prodotto dal
Gruppo di lavoro A ad oggetto “scenari e livelli di allerta”
della - Commissione nazionale incaricata
di provvedere all’aggiornamento dei piani di emergenza dell’area vesuviana e
flegrea per il rischio vulcanico -, viene ritenuto ragionevole assumere come eruzione massima di riferimento (Vesuvio),
un evento con un indice di esplosività vulcanica (VEI) di tipo 4. Sostanzialmente in una tale portata eruttiva rientrano
gli eventi sub pliniani…
La Commissione Grandi Rischi,
sezione rischio vulcanico (CGR-SRV), chiamata dal Dipartimento (DPC) ad
esprimere un parere sulle conclusioni raggiunte dal Gruppo di lavoro A, ebbe a condividere
e avallare le risultanze scientifiche sottoscritte da due ex direttori dell’Osservatorio Vesuviano (INGV).
Si concordava quindi sull’eruzione
di riferimento, una VEI 4, quale scenario calamitoso da tener presente anche ai
fini della determinazione dei territori invadibili dalle fenomenologie
vulcaniche più deleterie, classificati poi quale zona rossa Vesuvio.
A tal proposito, I vulcanologi
della commissione grandi rischi, aggiunsero che i limiti della zona rossa ad
alta pericolosità vulcanica, potevano ritenersi congrui con quelli già definiti dalla
linea nera Gurioli, quale segmento curvilineo
indicante i limiti di deposito dei flussi piroclastici delle passate eruzioni sub
pliniane (VEI 4).
Linea nera Gurioli: segmento curvilineo chiuso che circoscrive i limiti di deposito delle colate piroclastiche prodottesi nelle passate eruzioni VEI 4 (sub pliniane). |
Il Gruppo di lavoro A, a sostegno
della tesi sub pliniana, cita uno studio statistico (Marzocchi), che indica una probabilità
condizionata di accadimento sub pliniano di circa il 30% nell’arco dei
prossimi 130 anni.
La scelta dell’eruzione di
riferimento (VEI 4), viene quindi indicata come una scelta di rischio
accettabile, poiché, dicono gli scienziati appellandosi a questa
tabella, la possibilità che le energie in gioco possano eccedere
il valore VEI 4, viene
valutato statisticamente in appena l’1%.
Stromboliana violenta
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Sub pliniana I
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Pliniana
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VEI 3
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VEI 4
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VEI 5
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Ipotesi A
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Vesuvio: tempo di riposo tra i 60 e i 200
anni.
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72%
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27%
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1%
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Ipotesi B
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Vesuvio: tempo di riposo superiore ai 60 anni
ma senza un tetto massimo.
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65%
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24%
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11%
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Il terzo elemento, che viene offerto sempre a sostegno della teoria statistica della VEI 4 e che ci lascia maggiormente perplessi, è dato dalla precisazione dei direttori Macedonio e Martini, che i dati geofisici non rilevano la presenza di
una camera magmatica superficiale con volume sufficiente a generare
un’eruzione di tipo pliniana (VEI5). E’ appena il caso di ricordare per
quelli che non masticano vulcanologia, che una delle eruzione pliniana (VEI5)
più famose, è senza ombra di dubbio quella che nel 79 d. C. sconquassò e seppellì
le città di Ercolano, Stabia e Pompei.
L’affermazione contenuta nel
terzo elemento da un punto di vista tecnico pianificatorio è un’affermazione forte; secondo alcune analogie è come
dire non c’è polvere a sufficienza
nella cartuccia per un’eruzione calibro
VEI5. Nel dubbio abbiamo provato a riformulare questo quesito sulla quantità di magma
esistente nella camera magmatica superficiale del Vesuvio all’attuale
commissario dell’Osservatorio Vesuviano, Marcello Martini. Nonostante il richiamo
alla legge sul diritto d’accesso agli atti amministrativi, l’ex direttore non
ha avuto tempo per rispondere…
La determinazione dell’eruzione
di riferimento formulata dalla commissione incaricata (Gruppo A), col placet
della CGR-SRV e l’accettazione definitiva da parte del Dipartimento della Protezione
Civile, apre a dubbi perché a ben riflettere sussiste un controsenso di fondo.
Infatti, se si afferma che i dati geofisici, quindi elementi concreti,
escludono che ci sia magma a sufficienza per un’eruzione pliniana, non si capisce
per quale motivo non si sia lavorato nel senso opposto, cioè precisando
quanto magma attualmente è accumulato nelle viscere del vulcano, indicando poi e
al franco delle statistiche, a quale tipologia eruttiva
corrisponderebbe una siffatta quantità di materia incandescente a disposizione oggi nel
serbatoio magmatico vesuviano.
Si poteva andare anche oltre: visto che
Marzocchi ritiene probabile che la prossima eruzione sia addirittura di taglia
VEI 3 (72%), ebbene, il commissario Martini può valutare se la quantità di magma a disposizione nel sottosuolo, lì al Vesuvio,
si sposa bene con la proiezione statistica offertaci in senso deterministico
dall’esperto matematico. In altre parole, sarebbe stato interessante valutare
scientificamente la validità del dato statistico previsionale, comparandolo con
quello deterministico geofisico a disposizione.
La commissione grandi rischi
nell’inviare le proprie conclusioni al dipartimento della protezione civile,
auspica un certo dinamismo nell’elaborazione dello scenario di riferimento,
perché questo può cambiare nel tempo sulla scorta di nuove ricerche campali e
di laboratorio.
Purtroppo, il tecnico esperto di
sicurezza cerca di evitare proprio quello che invece altri propongono, cioè modificare
lo scenario ogni volta che si aggiunge un tassello sulla conoscenza del
vulcano. Cambiare lo scenario eruttivo anche di poco, significa ritoccare i
territori coinvolti e, quindi, il numero di persone da allontanare variando così il piano di emergenza e poi quello di evacuazione, con il risultato finale di
ricominciare la querelle delle responsabilità con nomine e riunioni ed
elaborazioni e commissioni che ad oggi ci sono costate 20 anni e non pochi
soldi investiti...
Questo spiega perché nei piani di
emergenza si assume l’evento massimo conosciuto e non quello medio che non
garantisce nessuno. Il tecnico vuole lavorare sull’eruzione massima
storicamente conosciuta, non solo perché così garantirebbe il garantibile, ma
soprattutto perché si riuscirebbero a varare politiche di prevenzione che sono
le uniche veramente efficaci in un contesta dove la previsione del fenomeno eruttivo
è ancora pervasa da notevoli incertezze. D'altra parte il sottosuolo profondo è un illustre sconosciuto...
Nel precedente articolo abbiamo
anche chiarito che le eruzioni non sono mai uguali l'una all'altra, esattamente come i livelli
energetici in gioco che non possono essere nettamente VEI4 o nettamente VEI5, ma possono avere una
scala di interpolazione che ad esempio metterebbero fuori gioco il comune di
Scafati, i cui confini gravano ad occidente sovrapponendosi alla linea nera
Gurioli. Un punto dove si costruisce ancora con licenza edilizia, in barba a qualsiasi principio di
prevenzione del rischio vulcanico.
Forse non è azzardato ritenere,
giuridicamente parlando, che escludere la possibilità che un’eruzione del
Vesuvio possa assumere toni ed energie diverse da una VEI4, abbia lo stesso
peso scientifico previsionale dell’affermazione che ancora grava nel recente
passato (terremoto L’Aquila), dove qualcuno escluse la possibilità di
accadimento di un terremoto a forte intensità, in una condizione di perdurante
crisi sismica …
Quello che gli scienziati non
hanno intuito a fondo, è che certa politica fa tesoro delle parole e degli
scritti prodotti dalla scienza, al punto da consentire come detto, al comune di
Scafati, di dedicarsi ancora all’incremento demografico attraverso l’edilizia
residenziale.
Anche nel documento del gruppo di
lavoro A, alla stregua di quanto suggerito dalla commissione grandi rischi, si
auspica che la pianificazione d’emergenza si aggiorni in ragione delle
innovazioni scientifiche che porteranno nuove conoscenza sui vulcani.
Promulgando tesi statistiche e rinunciando
ad assumere l’eruzione massima e storicamente conosciuta come eruzione di
riferimento, abbiamo rinunciato contemporaneamente a qualsiasi politica di
prevenzione, perché intorno al vulcano si edifica ancora e si espone nuova
gente al rischio eruttivo pliniano.
Secondo il principio di
precauzione, qualora una valutazione scientifica evidenzi la presenza di rischi
e l’insufficienza o la contraddittorietà dei dati scientifici a disposizione, o
che gli stessi non possono essere interamente dimostrati, né può essere
precisata con esattezza la loro portata, il principio di precauzione impone
nondimeno di adottare tutte le misure necessarie per azzerare o contenere la
minaccia in questione, soprattutto se la minaccia è portata a un bene primario
come la tutela della vita umana. L’assenza di certezza scientifica insomma, non
può costituire un pretesto per la mancata o la tardiva adozione delle misure
adeguate al contenimento del rischio…
Per i motivi anzidetti, riteniamo
che ci sia più di qualche elemento su cui riflettere. Il dato che bisogna
verificare innanzitutto è se nel sistema di protezione civile a fronte del
rischio Vesuvio siano state adottate all’insaputa dei cittadini politiche
derivanti dall’analisi costi benefici… Per quanto ci riguarda, avremmo
preferito una volta scelta la statistica afferente all’ipotesi A riportata in
tabella, che si fosse poi proceduto con il paradosso
delle due buste, cambiando quindi busta, cioè preferendo l'ipotesi (B)...
Grazie Signor MalKo!
RispondiEliminaPenso:
L'INGV / OV ha pubblicato i sismogrammi attuali di monitoraggio vulcanico complesso CampiFlegrei-Epomeo-Vesuvio apparentemente paralizzato.
BKEV e STHV con GAIN solo da 8,
SGGV con GAIN di soli 16,
OC9V ha fallito totalmente in giorni!
L'INGV / OV trascurato monitoraggio ruvida,
o qualcuno sta giocando Dio
e mantiene sismogrammi
e culla al pubblico una coscienza?
Perché è OC9V (Ischia) ancora disturbato?
Questo dovrebbe essere un segnale per le autorità d'Italia!
I migliori auguri!
"Hans-Hermann Uffrecht" o "Vesuvio Dove Andiamo" o "Vesumboli"
P.S.Chiedo scusa per la cattiva traduzione! Grazie!