Vesuvio: la pineta di Terzigno in fiamme |
Per difendersi da un vulcano è
innanzitutto necessario determinare l’area di ricaduta o di scorrimento dei
prodotti vulcanici venuti alla luce dalle profondità del sottosuolo nel corso
di tutte le eruzioni conosciute. La natura dei prodotti piroclastici che si
rinvengono generalmente a strati, consente ai geologi di risalire oltre che alla
data dell’eruzione, alla tipologia eruttiva e alle superfici territoriali su
cui si sono abbattute le varie fenomenologie vulcaniche.
L’uomo dell’età dei metalli,
se avesse avuto la conoscenza dei fenomeni naturali e dei principi fondamentali
della prevenzione, si sarebbe dovuto insediare più o meno ai limiti dei
prodotti piroclastici di un certo spessore. Avremmo così evitato la situazione
attuale, dove l’ardente monte Vesuvio spicca tra una miriade di palazzi che gli
pestano i piedi e lo sormontano e lo circondano. Il Vesuvio col tempo è stato
assoggettato al titolo di vulcano metropolitano, come quello dei
Campi Flegrei: quest’ultimo pur essendo strutturalmente diverso dal primo,
presenta una vasta caldera alla stregua riempita
immancabilmente e irrimediabilmente di case. Con l’urbanizzazione attuale,
anche l’incendio che ha interessata in questi giorni la vegetazione vesuviana,
ha creato non pochi disagi per il fumo che soprattutto di notte calava e
stagnava sulle case.
I due vulcani dicevamo, ricadono così
sotto la giurisdizione amministrativa metropolitana del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che da ex
magistrato prima o poi dovrà chiedersi, ovvero chiedere al Dipartimento della
Protezione Civile e ai comuni, come mai mancano ancora i piani di evacuazione a
tutela delle popolazioni esposte al rischio eruttivo. Un pericolo quello
vulcanico forse remoto, ma indubbiamente particolarmente devastante e
soprattutto con dei tempi di crisi pre e post eruzione che possono essere anche
molto lunghi, come ci suggerisce lo schema sottostante prodotto dall’USGS.
Tavola USGS |
Da quale eruzione dobbiamo allora
difenderci? La commissione grandi rischi per il rischio vulcanico (CGR-SRV),
prendendo in esame il lavoro della commissione incaricata di prefigurare gli
scenari eruttivi quale premessa ai piani d’emergenza, ha sancito che le
risultanze scientifiche raggiunte possono considerarsi in linea con l’attualità anche
statistica e con il parterre scientifico precedente (1995), e che l’eruzione VEI 4 (sub
pliniana), può quindi essere assunta come massima prefigurabile da qui ai prossimi 130 anni di quiescenza del Vesuvio (vedi tabella).
Tipologia eruttiva
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VEI corrispondente
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Probabilità condizionata di
accadimento: quiescenza da 60 anni in su…
|
Probabilità condizionata di
accadimento: quiescenza da 60 a 200 anni…
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STROMBOLIANA VIOLENTA
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VEI 3
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65%
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72%
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SUB PLINIANA
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VEI 4
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24%
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27%
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PLINIANA
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VEI 5
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11%
|
1%
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Vesuvio e area vesuviana: linea nera Gurioli |
Non tutto è lineare però. In
figura la zona “rosata” corrisponde alla vecchia classificazione della zona
rossa. La linea nera invece, come detto circoscrive il perimetro scientifico dell’attuale
zona rossa. La prima cosa che si nota è che tale zona di fatto è più
stretta della precedente. Una notizia di questo genere sarebbe stata un tantino
destabilizzante, soprattutto per i vecchi comuni costretti per anni all’astinenza
cementizia.
Per ovviare a questo deliquio d’immagine
garantista, la Regione Campania in accordo con il Dipartimento della Protezione
Civile, ha deciso comunque di classificare con atto amministrativo, zona rossa (R1)
anche le parti di territorio rosato che
si trovano al di là della linea nera. Con questa trovata tutta politica, si è
consentito alla precedente nomenclatura regionale e dipartimentale, di
fregiarsi del titolo di più realisti del
re, aumentando artificiosamente la zona ad alta pericolosità vulcanica, soprassedendo
al conseguenziale vulnus giuridico,
perché il principio di precauzione che poteva giustificare l'imposizione amministrativa, non ha trovato equa applicazione…
Infatti, il Comune di Boscoreale in
ragione di queste discrepanze di trattamento,
non accettò l’artificioso ingrandimento del perimetro ad alta pericolosità
vulcanica (R1) che gli bloccava il cemento a uso residenziale, ricorrendo quindi al
tribunale amministrativo regionale (TAR) che inevitabilmente, e non poteva fare
altro, gli diede ragione. Il Consiglio di Stato invocato dalla soccombente e allarmatissima
Regione Campania, bloccò ad horas la favorevole
sentenza TAR sulla scorta del principio di pericolo
in mora, ribaltandola poi e completamente dopo alcuni mesi, con citazioni
di prudenza a sostegno dell’allargamento non in linea con le risultanze scientifiche….
L’iniquità di
questa sentenza è data dalla piccola
discrepanza offerta dal comune di Scafati, la cui parte territoriale di nord
ovest, pur incuneandosi tra i territori di Boscoreale e Pompei sovrapponendosi alla
linea nera, si è chiamato completamente fuori dalla prima fascia ad altissimo
rischio vulcanico (R1). Nella zona R2 scafatese e poggiomarinese, si sfornano quindi
palazzi e villette e case e fabbricati con regolare licenza edilizia. Un
principio di cautela allora applicato per Boscoreale e Pompei ma disatteso per
Scafati e Poggiomarino… La figura sottostante è sufficientemente e graficamente
indicativa ed esplicativa.
Per tentare di uscire da questo
pantano amministrativo che potrebbe essere arricchito da alcune disquisizioni
sull’abusivismo edilizio, piaga
apertissima e infetta, ritorniamo al discorso principale per capire da quale eruzione
dobbiamo difenderci.
Per avere un metro di paragone, la nostra attenzione si è concentrata
sul vulcano Mount St. Helens, nello
stato di Washington, negli USA, per alcune caratteristiche simili al Vesuvio.
Abbiamo chiesto all’U.S. Geological Survey quale statistica
eruttiva è stata applicata al vulcano St. Helens per stabilire l’eruzione di
riferimento circa la stesura dei piani d’emergenza. L’USGS ha risposto che <<non pubblicano statistiche e non usano le
statistiche per l’elaborazione dei piani d’emergenza>>. Le nostre mappe di
pericolo, hanno precisato, si basano sul mapping geologico delle precedenti
eruzioni… Come dire: vanno sul concreto, sul tangibile… Guardate lo schema sottostante:
Schematizzazione non in scala ad uso didattico |
gli esperti dell’INGV hanno
dichiarato con una probabilità condizionata di accadimento, che la prossima
eruzione del Vesuvio, almeno per i prossimi 130 anni, sarà al massimo un evento
dall’indice di esplosività VEI 4. I passi successivi però, hanno trasformato una probabilità in valore deterministico, tant’è che la linea nera
Gurioli da limite di deposito ha assunto innaturalmente una funzione di limite di
pericolo.
Fra 130 anni l’ottimistica scelta
eruttiva operata dall’INGV e dal dipartimento della protezione civile, circa la
zonazione R1 di altissimo rischio vulcanico,
girerà l’angolo dei 200 anni... Una soglia indiscutibile che segnerà
inevitabilmente la necessità di prendere giocoforza e seriamente in esame,
anche statisticamente parlando (11%), la possibilità che una eruzione del
Vesuvio possa avere uno stile pliniano (VEI 5).
I futuri territori invadibili dai
flussi piroclastici di una pliniana (VEI5), sono quelli oltre la linea nera Gurioli
per circa 10 chilometri. Una bella fetta di terreno dove continuano alacremente
a erigere case e palazzi. In questo caso, lo Stato paradossalmente si ritrova
in una condizione di produttore di rischio, magari proiettato nel futuro, ma
pur sempre rischio con il quale bisognerà prima o poi misurarsi…
Il rischio vulcanico mediato su
una VEI4, dovrebbe essere innanzitutto oggetto di informazione dettagliata per i
cittadini. Il nostro parere è che in tal modo si consentirebbe in tempo di pace
geologica a chiunque di esercitare il libero arbitrio circa l’accettazione
o meno della residenza in area vulcanica. Intanto la classe politica dovrebbe elaborare
piani di riordino territoriale e di costruzione di grandi assi viari a
scorrimento veloce che consentano alla popolazione di allontanarsi in caso di
pericolo vulcanico. Progetti che interessino e impegnino i prossimi 130 anni.
Solo con queste premesse e promesse di opere mitiganti a vantaggio dei nostri
figli, e nipoti e pronipoti, è moralmente proponibile l’accettazione del rischio
pliniano.
La funzione principale della Commissione
Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi, è quella di fornire pareri di carattere tecnico scientifico al Capo Dipartimento della Protezione Civile, come quello sull’eruzione di
riferimento. Questa commissione però, molti non lo sanno, dovrebbe parimenti indicare anche come
migliorare la prevenzione del rischio vulcanico, senza badare al
consenso della politica. Compito arduo, che risulterebbe maggiormente agevole se si affiancasse nell'opera divulgativa e propositiva, anche qualche autorevole alleato come il pregevole Osservatorio Vesuviano
(INGV). L'importante struttura di ricerca e sorveglianza dei vulcani, sembra un po' schiva a puntare il dito sull'assenza delle politiche di prevenzione areali, dando l'impressione invece, che preferisce cimentarsi sulle più neutre politiche energetiche e di sfruttamento del sottosuolo... Con la nomina del nuovo direttore dell'Osservatorio Vesuviano, la sismologa Francesca Bianco, si spera in un cambiamento di passo che sia innanzitutto utile per la prevenzione delle catastrofi.
Grazie Signor MalKo!
RispondiEliminaQuesta prospettiva dovrebbe darci speranza,
ma prima vorrei con tutto il cuore il nuovo direttore del OV
il coraggio e la forza della loro amministrazione,
in modo che la prevenzione prende la sua parte.
Forse sarà ancora,
il mostro di origine vulcanica per placare qualcosa ...
E con la conoscenza,
che un'eruzione vulcanica può essere molto improvviso.
- Si tratta di una grande scatola bianca nella ricerca. -
I migliori auguri!
"Hans-Hermann Uffrecht" o "Vesuvio dove andiamo" o "Vesumboli"
P.S.Chiedo scusa per la cattiva traduzione! Grazie!