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sabato 13 aprile 2024

Rischio eruttivo ai Campi Flegrei: cittadini come sismografi?...di MalKo

 


Pozzuoli: Chiesa dell'Assunta a mare


Un articolo di stampa recita che a Pozzuoli è stata chiusa la chiesa della Madonna Assunta alla Darsena, perché il bradisismo coi suoi sussulti sismici di fatto l’ha resa pericolante. In un altro giornale invece, si riporta la storia di questa chiesetta dedicata alla purificazione di Maria, che fu costruita nel 1621 in una posizione prospiciente il mare. La collocazione particolarmente esposta ai marosi fu causa di problemi, perché le mareggiate invernali spesso la rendevano inaccessibile. Allora, i fedeli nel 1743 si adoperarono per costruirne un’altra. A opera ultimata e senza abbandonare la prima struttura, le due chiese vennero utilizzate alternativamente dai fedeli in ragione delle stagioni meteorologiche. In tutti i casi  la vecchia chiesa fu distrutta da una violenta mareggiata nel 1872, e ricostruita quattro anni dopo in una posizione un po’ più riparata dalle onde che s’infrangevano con veemenza nel primo entroterra, favorite nel loro incedere anche dall’abbassamento della costa ad opera del bradisismo positivo. Nell’attualità, il parroco ha segnalato che nel luogo di culto che caratterizza la darsena pescatori, piovono calcinacci, e quindi si è reso necessario chiudere la parrocchia. Durante le ultime piogge infatti, sembra si sia verificato un allagamento della chiesa originatosi dal tetto della sacrestia, già da anni puntellata per le condizioni del solaio, impedendo l’uso dell’unico servizio igienico già mal ridotto.

Provando a disquisire, diremmo che a un esame a vista e dalle notizie pregresse sulle condizioni della chiesa,  la struttura si presenta soprattutto in uno stato di pessima conservazione, dovuto alla posizione particolarmente esposta alle inclemenze meteorologiche e meteo marine. La mancata manutenzione ordinaria e straordinaria del manufatto, ci sembra di tutta evidenza, e con molta probabilità è il motivo principale delle condizioni di inabitabilità attuale.  

Aggiungiamo che dal punto di vista del bradisismo e della sismicità areale, non ci sembrano evidenti spaccature o fenditure o quadri fessurativi neanche sullo sbalzo campanario o nei perimetri murali dei serramenti, che possano avvalorare una severa inagibilità strutturale dovuta alla sismicità locale, obiettivamente persistente ma contenuta. Se una siffatta costruzione vecchissima è ancora in piedi nonostante sia esposta agli elementi di erosione esogeni e alle sollecitazioni dettate dal bradisismo che qui raggiunge il suo apice, c’è buona speranza che il restante edificato puteolano in larga misura e generalizzando, non dovrebbe essere particolarmente compromesso, almeno per le energie in gioco irradiate fin qui dal sottosuolo.

Intanto, dando seguito ai disposti previsti dal decreto sul bradisismo (DL 140/2023), è iniziata la campagna di valutazione delle condizioni dell’edificato nella già menzionata zona rossa bradisismica, attraverso l’analisi speditiva esterna dei fabbricati. Questo modus operandi consentirà di ottenere un quadro d’insieme necessariamente generale e generalizzato, circa lo stato di salute statica dell’edificato esistente. In un secondo momento, e anche su richiesta diretta di quei residenti che dovessero ritenere il loro fabbricato portatore di danno sismico,  si procederà a un esame approfondito dell’edificio in questione, tramite verifiche da parte di tecnici specializzati nell’analisi strutturale e infrastrutturale dei fabbricati. Presumibilmente sarà necessario, nelle logiche complessive, discriminare i danni derivanti da vetustà e incuria da quelli realmente indotti dalle sollecitazioni sismiche… La condizione delle casse pubbliche della nostra repubblica infatti, richiedono estrema parsimonia se non vogliamo allungare le liste della miseria, caratterizzate da alcuni milioni di cittadini che hanno smesso di curarsi per mancanza di disponibilità economica.

Le tre zone flegree

Nella zona bradisismica la deformazione del suolo che accompagna le fasi ascendenti del terreno, genera sismicità prevalentemente a bassissima e bassa magnitudo, che raramente ha raggiunto livelli moderati, intendendo con questo magnitudo superiori al quarto grado Richter. In tutti i casi e per superficialità degli ipocentri, purtuttavia tali energie potrebbero creare problemi a strutture vetuste, poco solide  o fondate male o soggette a difformità edilizie come la costruzione di altri piani sovrapposti o apertura di porte e finestre in muri portanti.

La frequenza degli eventi è alla base della comprensibile apprensione dei cittadini, soprattutto perché non si vede una fenomenologia bradisismica limitata nel tempo, e quindi non si intravede un orizzonte di pace geologica, perché in tutti i casi i piedi e i palazzi poggiano o affondano sulla sommità di una camera magmatica che ha un tempo di vita inquantificabile, ma in ogni caso nell'ordine delle migliaia di anni. 

Nel mese di marzo 2024 si sono contati nei Campi Flegrei 461 terremoti: nel 99% circa dei casi, con Magnitudo Md < a 2; nel vesuviano se ne sono contati 109, di cui nel 99% dei casi con Md< a 2 (fonte INGV). Per la storia geologica dei luoghi, si ipotizza che le scosse di terremoto qualora dovessero incrementarsi per numero e magnitudo, potrebbero segnare una condizione del sottosuolo flegreo sicuramente da indagare e decifrare con grande attenzione, come tra l’atro suggerì la commissione grandi rischi chiamata ad esprimersi pochi mesi fa sulla pericolosità vulcanica (livelli di allerta) ai Campi Flegrei, confermando dopo un po' lo stato di attenzione, ma tra le riga fornendo indicazioni per procedere con una spiccata azione di prospezione del profondo, così da individuare la minima profondità raggiunta dal magma nel sottosuolo.

Livelli di allerta vulcanica

Continuando, se le cause dei terremoti bradisismici sono da ricondurre esclusivamente ai fluidi che, per temperatura e pressione si ritrovano a circolare in uno stato super critico nel sottosuolo, rigonfiandolo e fratturandolo, gli elementi di rischio zonale dovrebbero essere prevalentemente i terremoti, e con minore incidenza le eruzioni freatiche con annessa dispersione di gas come l’anidride carbonica, che è un asfissiante, e che in tutti i casi già si disperde in atmosfera in più punti del flegreo come la Solfatara e Pisciarelli, a livelli di alcune migliaia di tonnellate al giorno, risultando uno degli otto siti a maggiore emissione naturale di CO2 nel mondo. Se invece protagonista dei sommovimenti è il magma che ascende verso la superficie, i pericoli già insiti nel bradisismo permarrebbero e si sovrapporrebbero  alla minaccia eruttiva, che rimarrebbe senza ombra di dubbio il pericolo principale da cui occorrerà difendersi attraverso la prevenzione territoriale (riduzione del valore esposto) e la previsione di eruzione che purtroppo è ancora lontana dall'essere una tecnica predittiva deterministica. La prevenzione legata al rischio eruttivo può essere solo di mitigazione, e si otterrebbe prevalentemente attraverso provvedimenti legislativi che vietino l’ulteriore conurbazione della zona rossa flegrea, favorendo la politica degli spazi per limitare il consumo del terreno e con esso la lievitazione della densità abitativa che è una variabile tutt'altro che secondaria nel calcolo del rischio e nelle misure operative di evacuazione. 


Tavola di sintesi. Nel caso del rischio bradisismico e sismico e vulcanico,
succede che le filosofie di prevenzione siano divergenti

Tali politiche di prevenzione dal carattere rinunciatario, sarebbero utili nel contenere il numero dei residenti a un livello tale da rendere per quanto possibile efficace un piano di evacuazione rapida, capace di assicurare l’allontanamento della popolazione dalla zona rossa nel momento in cui le probabilità eruttive aumenterebbero pericolosamente. Ogni 42 abitanti occorre un bus o una corsa di bus dedicata all'evacuazione… 

In tutti i casi  e nella migliore delle ipotesi organizzative, rimane pur sempre l’incognita previsionale dell’evento vulcanico,  che permane sui piani di emergenza come un macigno, perché se il piano di evacuazione necessita di tre giorni per la sua completa attuazione, una predizione dell’eruzione con almeno 72 ore di anticipo sarebbe non un auspicio, bensì una necessità operativa di vitale importanza. Purtroppo, anche se l’osservatorio vesuviano ha introdotto nella zona rossa importanti stazioni di rilevamento multi parametriche, i dubbi predittivi non sono dissipati e permangono più o meno le stesse possibilità percentuali di accadimento che riportiamo di seguito, e che tra l’altro sono da anni una costante, in assenza di una vera svolta della ricerca scientifica sulla previsione dell'evento eruttivo. Tecnicamente parlando, queste sono le probabilità su cui gli strateghi della protezione civile avranno riflettuto o dovrebbero riflettere:

1.    Mancato allarme eruttivo (33%);

2.    Successo previsionale d’eruzione (33%);

3.    Falso allarme (33%).

Con questi numeri (arrotondati), sussiste la possibilità che nel 66% dei casi si uscirebbe indenni dalla minaccia vera o presunta d’eruzione. Nel 33% dei casi invece, il mancato allarme eruttivo comporterebbe non già la catastrofe totale, ma una evacuazione con eruzione in corso, purtroppo non indenne da seri e inquantificabili danni collaterali legati a numerosissime variabili, come il punto d'apertura del cratere e lo stile eruttivo così come il numero di ore di ritardo nell'allertamento ecc. Con l'evacuazione a piedi, non è da escludere che molti cittadini, anche se in una condizione di esagitazione, potrebbero raggiungere un luogo sicuro, qualora si trovassero di fronte alla paralisi della circolazione veicolare.  Sempre tecnicamente parlando, l'opzione a piedi non sarebbe altro che un piano di emergenza d'emergenza.  

Se dovesse concretizzarsi remotamente e malauguratamente la necessità di evacuare il flegreo con eruzione in corso, in linea di principio e secondo le mappe di pericolosità (statistiche) esistenti, occorrerebbe dirigersi, soprattutto a cura dei puteolani, in una direzione opposta alla zona gialla, che è quella di ricaduta dei prodotti piroclastici: un fenomeno che si presenterebbe da subito con l'insorgere dell'eruzione. Se la statistica sui venti dovesse rivelarsi fallace, ci si muoverebbe in ogni caso in direzione di sopravvento o lateralmente alla colonna eruttiva. Le persone con difficoltà di deambulazione in questo caso sarebbero le più vulnerabili e svantaggiate. Per costoro la fase di preallarme (arancione) potrebbe essere di fondamentale importanza per allontanarsi dalla zona rossa in anticipo sulla massa e sul pericolo, sempreché si riesca a cogliere per tempo questo stato geologico auspicato ma imponderabile da tutti i punti di vista, e su cui contano moltissimo le autorità di protezione civile a tutti i livelli...

Zona rossa e gialla Campi Flegrei


A fronte di queste constatazioni, occorre rilevare che la classe degli amministratori  è  poca o per niente propensa a varare disposti che vadano nella direzione della prevenzione del rischio vulcanico, attraverso il blocco dell'edilizia residenziale ritenuta misura inutile e anti progresso.  Di contro si registra uno spiccato interesse per la parte bradisismica che porta seco e a strascico  richieste di bonus e superbonus e altre importanti agevolazioni per riassestare i condomini che saranno dichiarati staticamente compromessi dall’azione sismica locale. In futuro se sarà previsto un siffatto intervento pubblico per la riqualificazione sismica dei fabbricati, in nome della trasparenza sarà necessario prevedere la pubblicazione della lista degli edifici eventualmente assegnatari di bonus, in modo che anche i cittadini che conoscono la realtà di dove vivono, possano esercitare il loro diritto di valutazione dell'operato pubblico, anche attraverso l'accesso civico ai documenti. 

Ai discorsi legati alla resilienza in quella che è una terra bradisismica e vulcanica, recentemente si è aggiunta pure la disquisizione, forse estemporanea, se fare o non fare uno stadio a Bagnoli… L’idea di edificare un’arena calcistica in un luogo classificato come zona rossa bradisismica è molto rischioso. Che siano i tifosi coi loro salti a generare i terremoti non è fattore oltremodo preoccupante, ma se a far vibrare lo stadio a tifosi fermi sono i sussulti crostali, potrebbero innescarsi problemi di sicurezza e di ingestibilità della folla. Un evento sismico di livello moderato durante la partita potrebbe generare panico, con susseguente corsa alle uscite che inevitabilmente genererebbe una ressa poco salutare. La realizzazione di un nuovo stadio quindi, da un punto di vista della prevenzione e della sicurezza in ambienti confinati, è meglio costruirlo  altrove o riqualificare quello esistente che in tutti i casi sembra non abbia risentito negli anni di particolari problemi e in ogni caso è fuori dalla zona rossa bradisismica.

Oltre a valutazioni di ordine  tecnico e scientifico, occorre aggiungere un'ulteriore riflessione legata ai comportamenti della cittadinanza. La condizione di pericolo nell'area flegrea è assolutamente innegabile che sia immanente da un punto di vista vulcanico, così come non è un gran bel vivere la quotidianità accompagnati dalle vibrazioni bradisismiche. Come è inevitabile che sia in questi casi, si è aggiunto l’elemento personale alla quantificazione del rischio areale. I cittadini infatti, tendono a mettere insieme le notizie scientifiche acquisite da diverse fonti, sommandole a convinzioni personali formatesi secondo cultura, a cui si aggiungono altri tipi di considerazioni: economiche, lavorative, familiari, ancorché caratteriale e di visione prospettica del futuro. Alla fine ognuno elabora una propria valutazione complessiva del livello di rischio a cui si sente esposto, che può essere accettabile o inaccettabile ma verosimilmente difficilmente quantificabile. Tutti elementi di valutazione questi menzionati, capaci di spostare lecitamente la percezione del rischio sismico e vulcanico da un valore oggettivo a uno soggettivo. A parità di condizioni infatti, c’è chi dorme beatamente nella zona rossa vulcanica e bradisismica, scosse comprese, e chi nell’appartamento a fianco non riesce a farlo se non con un occhio solo e con le orecchie allertate. L’unica misura che sembra confortare le sofferenze di chi è costretto a permanere in questa zona bella ma geologicamente ansiogena, è la condivisione del pericolo con altri concittadini, generando così gruppo non necessariamente allineato alla sobrietà scientifica, che in questo campo naviga senza colpe nell'incertezza predittiva. 

Sui social network allora, ci si chiama, ci si confronta e si riportano costantemente i dati di  vigilanza geologica, così come giungono nell’immediatezza del fenomeno  le segnalazioni puntuali dei terremoti percepiti dai residenti in ogni quartiere della zona rossa flegrea, soprattutto nel puteolano, arricchite da sensazioni personali. Attività queste ultime che hanno generato il disappunto del sindaco di Pozzuoli, che ha lamentato un proliferare di vulcanologi e di sismografi umani sui social... 





sabato 23 dicembre 2023

Rischio eruzione ai Campi Flegrei: la somma delle zone a rischio... di MalKo

 

Il famoso Rione Terra di Pozzuoli: apice del bradisismo.

Di recente è stata realizzata la mappa (in basso) di quella che oggi viene chiamata zona rossa bradisismica. Si nota un settore circolare a colori su campo bianco, che sembra rimarcare anche visivamente una sostanziale differenza con la classica zona rossa vulcanica, molto più ampia, che vedremo più innanzi. L’osservatore potrebbe essere portato a ritenere per la novità del prodotto mappale e per i clamori mediatici, che il sollevamento del suolo e la sismicità zonale lieve e moderata, siano i principali pericoli della plaga flegrea, e da cui è possibile difendersi.


Zona rossa bradisismica

Secondo gli amministratori locali infatti, la zona rossa bradisismica ha potenzialità di resilienza se si investe nel recupero antisismico dei fabbricati, magari attraverso finanziamenti e altre agevolazioni statali. Ovviamente la convinzione che la resilienza nel flegreo possa basarsi sull’efficacia delle difese passive dei fabbricati vulnerabili ai sussulti è un falso scientifico, perché queste eventuali misure d’irrobustimento edilizio degli edifici, avrebbero una valenza che cesserebbe di essere tale, qualora nella plaga flegrea dovesse manifestarsi un’eruzione magmatica con la produzione di nubi ardenti. Non bisogna dimenticare infatti, il dato scientifico inoppugnabile, che la zona rossa bradisismica non è una zona a sé stante della plaga flegrea come racconta la propaganda pro bonus, bensì è una zona a rischio suppletivo circoscritta dal rigonfiamento dei suoli, ma ben all’interno della più ampia zona rossa a rischio vulcanico. Il bradisismo ricordiamolo, non è un problema tettonico... 

Zona rossa Campi Flegrei e zona rossa bradisismica circoscritta dal semicerchio rosso.


A rendere pericolose queste due zone che si sovrappongono infatti, è il famigerato magma, ubicato ad alcuni chilometri di profondità. Se il magma fisicamente dovesse spingersi in superficie dirompendo, genererebbe una eruzione che, secondo gli scenari di piano, potrebbe anche raggiungere livelli energetici da sub pliniana (VEI4), con colonna eruttiva, nubi ardenti e altri fenomeni deleteri come la pioggia di piroclastiti, che investirebbero i territori ubicati in un raggio di oltre 10 chilometri e più. Se invece il magma dovesse permanere nel sottosuolo senza avanzare, e quindi limitandosi a rilasciare sotto varie forme quel calore responsabile di trasformare i fluidi in vapore surriscaldato, permarrebbe il fenomeno del bradisismo, dei sismi e comunque rimarrebbe il rischio delle eruzioni freatiche. In quest’ultimo caso, l’eruzione freatica potrebbe generare un boato dirompente che aspergerebbe in un raggio di alcune centinaia di metri tutto quello che era contenuto nella sacca rocciosa  in sovrapressione: vapore, gas, acqua e fango. 

Il bradisismo puteolano non è chiaro in che misura possa essere inquadrato come un precursore preeruttivo piuttosto che un fenomeno legato esclusivamente alla degassazione della massa magmatica. Gli attuali promotori della resilienza però, pensavano di dribblare questa incognita cruciale, magnificando le potenzialità di monitoraggio dell’osservatorio vesuviano. L’INGV infatti, ha sentenziato che gli strumenti multi parametrici che utilizzano per sorvegliare il super vulcano, ad  oggi non evidenziano  magma in ascesa nel sottosuolo flegreo, ed eventuali e future ascensioni del prodotto incandescente, dicono che verrebbe colto con largo anticipo. La commissione grandi rischi invece, insieme ad altri accademici, pare che abbia manifestato dubbi sulla velocità di risalita del magma, che a loro dire potrebbe materializzarsi in superficie nel giro di poche ore o qualche giorno, inficiando le premesse operativa dei piani di emergenza. Saggiamente, la commissione  ha quindi ritenuto necessario che vengano effettuate tutte le indagini necessarie per stabilire concretamente a che profondità staziona il magma, probabilmente meravigliandosi pure che un siffatto e importantissimo approfondimento non sia già agli atti, atteso clamori e paure della popolazione, che hanno accompagnato negli ultimi mesi sommovimenti e innalzamenti dei suoli.

Intanto per definire i confini esterni del settore bradisismico cartografato  e riportato in figura, sono state utilizzate le isolinee di sollevamento dei suoli ai 10 centimetri. L’equidistanza tra le curve di livello presenta un andamento piuttosto regolare all'inizio, fino a raggiungere il picco altimetrico di oltre un metro con collocazione apicale a ridosso del Rione Terra. 

Il fenomeno del bradisismo che cagiona sismi di lieve e moderata magnitudo, è dovuto a spinte che si generano nel sottosuolo e che deformano gli strati superficiali crostali verso la parte più cedevole che è quella confinante con l’atmosfera. Questo dimostrerebbe che la problematica bradisismica e sismica è insita soprattutto nei primissimi chilometri. Che ci sia una pressione vigorosa e compulsiva nel puteolano è abbastanza certo, ma non è altrettanto chiaro il processo termico e poi meccanico che genera queste forze ascendenti responsabili della curvatura a campana dei terreni, che si registra circolarmente da qualche chilometro dal porto di Pozzuoli, e fino all’apice del Rione Terra.

Le principali teorie formulate per spiegare i fenomeni geo vulcanici che avvengono nei Campi Flegrei, rimandano a un sistema idrotermale diffuso che circola e si dirama nel sottosuolo, con l’acqua che si surriscalda per il contatto con altrettanti fluidi e gas ardenti che vengono rilasciati dal magma sottostante attraverso le numerose fratture presenti negli strati rocciosi: un magma che in tutti i casi non può essere lontanissimo. L’effetto conseguenziale dei fluidi surriscaldati a centinaia di gradi Celsius, è quello della trasformazione di stato e della forte espansione, similmente a quanto si osserva in un cilindro dopo la fase di scoppio col repentino spostamento del pistone. La dilatazione del vapore surriscaldato spinge gli strati litoidi che si gonfiano, e a volte si spaccano rilasciando energia sismica che, per masse implicate, difficilmente dovrebbe raggiungere magnitudo elevate, anche se la superficialità del fenomeno può determinare effetti sui fabbricati di un certo rilievo.

La spinta però, potrebbe provenire direttamente dal magma, così come suggerisce la commissione grandi rischi; un magma che potrebbe essersi insinuato negli strati di roccia con un andamento intrusivo irregolare, che più fonti lo attestano a circa 3 chilometri dalla superficie se non a una profondità minore. Atteso che c’è acqua e magma nel sottosuolo flegreo, non è neanche da scartare l’ipotesi che il bradisismo sia un processo combinato dei due elementi, talora con prevalenza dell’uno sull’altro e viceversa.

Per imbastire soluzioni capaci di calmare le preoccupazioni della popolazione  i cui animi si acchetano in tempo di pace geologica e si ridestano soprattutto a cavallo della sismicità frequente, le autorità dipartimentali trascinate dal comitato partenoflegreo, hanno alfine focalizzato il loro interesse preventivo sul fenomeno bradisismico e sismico, tralasciando il rischio eruttivo che nessuno evoca, probabilmente in attesa che vengano eseguiti accertamenti scientifici sulla localizzazione del magma. Nella fase acuta del bradisismo, era stata ventilata dal ministro Musumeci la possibilità di un passaggio di allerta vulcanica da giallo ad arancione (preallarme) poi rientrata.

Il pericolo preso in esame dalle autorità, è stato ridimensionato a quello bradisismico e sismico zonale, contemplando pure  il rischio potenziale di eruzioni freatiche e nella peggiore delle ipotesi a un’eruzione di taglia simile a quella del 1538. Anche sulla scorta di pressioni politiche con qualche reprimenda, si è quindi tralasciato alquanto il pericolo eruttivo vero e proprio, perché dicono dal comitato e dal dipartimento della protezione civile, che è già stato processato con l’elaborazione di scenari e piani e procedure operative dedicate. Appena saranno pronti anche in questo caso scenari e piani di evacuazione per la zona rossa bradisismica, il quadro delle tutele nei Campi Flegrei, a parere degli esperti dovrebbe essere completo.

Le problematiche bradisismiche sono insite maggiormente nel sottosuolo della zona rossa bradisismica, soprattutto a ridosso e nelle vicinanze delle zone che acquistano quota o degassano significativamente come quelle della Solfatara – Pisciarelli e dintorni. In tutti i casi però, trattandosi di fenomeni dinamici e quindi in itinere nel  sottosuolo flegreo, in tutta la zona rossa dei  Campi Flegrei  il rischio sismico e freatico e freatomagmatico ed eruttivo dovrebbe essere una costante immanente e generalizzata in tutta la plaga. 

Le eruzioni magmatiche possono manifestarsi pure con brevissimo anticipo, con dirompenze violente che espellerebbero prodotti piroclastici solidi, liquidi e gassosi che, nelle loro varie forme distruttive, possono raggiungere ogni punto della zona rossa vulcanica, soprattutto se dovessero aprirsi più bocche eruttive. Il fenomeno maggiormente temuto è quello dei flussi piroclastici: ammassi semi incandescenti che possono  scorrere velocemente sul terreno per non pochi chilometri, ad una temperatura di diverse centinaia di gradi Celsius, con una altissima capacità travolgente e distruttiva. Durante l’eruzione al Vesuvio del 79 d.C., le nubi ardenti che si formarono dai pendii del vulcano, raggiunsero con la parte più gassosa Capo Miseno, che fu avvolta dall’oscurità: fenomeno che creò grande spavento, e che fu puntualmente registrato da Plinio il Giovane nelle famose epistole...

I disposti legislativi che sono stati formalizzati dal dipartimento della protezione civile e dal comitato partenoflegreo, a brevissimo saranno resi operativi dall'elaborazione del piano di evacuazione della zona rossa bradisismica. Questo piano servirà a fronteggiare crisi bradisismiche gravi o super crisi bradisismiche come specificato dal sindaco ingegnere Manfredi. Le misure orientativamente dovrebbero essere simili a quelle adottate nell’ultima crisi bradisismica degli  anni 80’, e in ogni caso limitate alla sola zona a rischio bradisismico, in assenza del pericolo magmatico che qualcuno dovrà necessariamente escludere assumendosene la responsabilità. Anche per un piano evacuativo dettato dal bradisismo infatti, occorre  che l’autorità scientifica elabori scenari di pericolo con indicazione delle soglie numeriche strumentali di cui tener conto per far scattare all'occorrenza il piano dei trasferimenti. Non è da escludere che si tireranno in ballo i centimetri di sollevamento, la velocità di sollevamento o il numero e l’intensità dei terremoti o tutti questi elementi messi insieme e che possono mettere a rischio la pubblica incolumità. La risposta operativa potrebbe essere una evacuazione zonale che coinvolgerebbe circa  85.000 persone. Riteniamo che in ogni caso sarà all’occorrenza la commissione grandi rischi per il rischio vulcanico e sismico a dover offrire argomenti e notizie utili sullo stato delle cose, affinchè la parte politica con tutti gli elementi a disposizione, possa decidere o meno di dichiarare il massimo allarme nella zona rossa bradisismica.

In caso di accelerazione del fenomeno bradisismico a livello di decine di centimetri al mese e con la conta di migliaia di eventi sismici, probabile che scatterebbe l’evacuazione della zona rossa bradisismica. Il non coinvolgere nelle dinamiche di salvaguardia evacuativa tutti i comuni della zona rossa a rischio eruttivo però, sarebbe una procedura ardita in antitesi con i disposti dettati dal principio di precauzione. A meno che l’osservatorio vesuviano o altra autorità scientifica, non si assuma la responsabilità di certificare che nella zona rossa bradisismica le uniche eruzioni ipotizzabili sono quelle freatiche senza code magmatiche.

Qualora la zona rossa bradisismica dovesse gonfiarsi come un palloncino e il terreno fortemente shakerato dai terremoti, si sfollerebbero come detto  gli 85.000 residenti nei comuni extra flegrei. Gli altri 415.000 residenti della zona rossa flegrea invece, sarebbero spettatori e dovrebbero attendere gli sviluppi della situazione, sperando che la crisi acuta  bradisismica e sismica produca solo effetti locali, e non sia foriera di una grande eruzione.  

Non sono pochi gli esperti  che stimano che il rischio eruttivo insito nella zona rossa bradisismica, difficilmente possa superare la tipologia eruttiva che caratterizzò e accompagnò la nascita di Monte Nuovo nel 1538. Diciamo pure che le statistiche INGV riportano che l'eruzione più probabile in zona flegrea sia quella VEI3. L'impressione che se ne ricava però, è che senza dichiararlo, si voglia connotare una tipologia eruttiva tipo Monte Nuovo appunto, come un effetto collaterale del bradisismo, piuttosto che un'eruzione vulcanica vera e propria.

D’altra parte la sfera di incertezza che permarrebbe in ogni caso nella più ampia zona rossa vulcanica dopo un eventuale allarme evacuativo dalla zona rossa bradisismica, è probabile che non possa esimere le autorità dalla necessità di dichiarare in tutti i Campi Flegrei almeno la fase di preallarme vulcanico (arancione). Tale misura di tutela, soprattutto per le categorie fragili, consentirebbe di alleggerire il carico operativo massimo areale (numero di abitanti), ma anche di consentire a chi dovesse sentirne la necessità per vari motivi, di allontanarsi in prima battuta dal confine del perimetro bradisismico, e magari anche da quello più ampio vulcanico, utilizzando aiuti statali.

Il dato che emerge dalle disquisizioni fin qui fatte, è che probabilmente anche in vista delle prossime elezioni, nessun politico, anche tra i più puri e duri, ritiene il caso di proporre misure di vera prevenzione della catastrofe vulcanica,  partecipando attivamente a dibattiti sulla necessità di bloccare l'ulteriore urbanizzazione residenziale nella zona rossa vulcanica dei Campi Flegrei, a iniziare proprio dalla zona rossa bradisismica, che si connota come settore rosso sismico nel rosso vulcanico. Il comitato partenoflegreo raggruppante i sindaci del flegreo compreso quello metropolitano, ebbe a chiedere qualche mese fa, alla camera e al senato della Repubblica, l'elargizione del superbonus edilizio 110%: proposta bocciata. Mancò la logica operativa in questa richiesta economica: se si vuole che quel fabbricato sia destinatario di aiuti statali perchè lesionato dalla sismicità zonale,  occorre che il terreno a fianco di questo palazzo sia dichiarato inedificabile, altrimenti daremo corso a un sistema di aiuti sine die, e non a una soluzione a termine, senza contare il fatto tutt'altro trascurabile, che in ogni caso si andrebbe ad elevare il valore esposto al rischio vulcanico. 

Il bradisismo e i sismi oggi sono in una fase di stanca, ma i potenziali energetici sono ancora tutti lì nel sottosuolo flegreo, e quindi crisi e pace geologica si alterneranno ancora per mesi, decenni e secoli, così come resterà immutato e immanente l'indecifrabile e imprevedibile pericolo vulcanico...  




venerdì 1 dicembre 2023

Rischio eruttivo ai Campi Flegrei: il bradisismo e l'assalto alla diligenza... di Malko

 





Pozzuoli. La darsena pescatori.



In data il 27 e il 28 ottobre 2023, la commissione grandi rischi per il rischio vulcanico (CGR-SRV), su invito del dipartimento della protezione civile, si è riunita per valutare gli elementi di pericolosità vulcanica presenti ai Campi Flegrei, visto che in questa particolare area provinciale di Napoli, sussistono fenomeni di non poco conto, riconducibili al magma stipato non si sa con quali volumi e a quali profondità nei primi 8 chilometri calderici.

Nelle ultime settimane sembra che le manifestazioni geo dinamiche come i sismi e il bradisismo, siano scemate significativamente, contribuendo a calmare gli animi furenti accesi dalle preoccupazioni espresse dal ministro Musumeci. Infatti, sulla scorta del documento redatto dalla CGR-SRV, il ministro della protezione civile e delle politiche del mare, riferì in sintesi  e con chiarezza e gravità, che poteva rendersi necessario dichiarare in zona rossa flegrea, un passaggio del livello di allerta vulcanica da attenzione a preallarme, senza escludere del tutto la possibilità che la situazione potesse ulteriormente evolvere e peggiorare.

Alle apprensioni del ministro la risposta del territorio è stata di stupore iniziale confluito in una risentita replica dello pseudo comitato partenoflegreo, composto dai primi cittadini della zona rossa dei Campi Flegrei, capitanati dal sindaco metropolitano di Napoli, nonché ingegnere, Gaetano Manfredi. Un sostanziale supporto al comitato è giunto pure indirettamente dall’osservatorio vesuviano, che ha voluto essere della partita prendendo le distanze dalle valutazioni di pericolosità espresse dalla commissione grandi rischi.

Il sindaco di Bacoli, Della Ragione, qualche giorno fa ha dichiarato che c’è una cattiva comunicazione che sta facendo molti più danni del bradisismo. Il primo cittadino bacolese non molla la presa sul sisma bonus edilizio, in favore di quella parte del suo territorio che ricade nella zona rossa bradisismica di nuovissima ed esclusiva determinazione. 


zona rossa bradisismica con refuso tintometrico bianco all'altezza della spianata di Bagnoli


I fondi già stanziati infatti, potrebbero non essere sufficienti per rinforzare quei  fabbricati che verranno eventualmente dichiarati staticamente inadeguati, a causa della microsismicità zonale dovuta al bradisismo. Una condizione tutta da verificare, e ad assumersi l’onere delle verifiche dovrebbe essere un’apposita commissione. La discriminazione tecnica che riguarderà lo stato dei fabbricati sarà ardua, innanzitutto perchè si dovrà accertare e discriminare che le deformazioni o i quadri micro fessurativi ove riscontrati, siano ascrivibili agli effetti sismici di lievissima, lieve e raramente di moderata energia, e non riconducibili a una genesi deteriorativa dovuta alle inclemenze meteorologiche o ai normali assestamenti gravitativi.

Un’analisi generale segnala a priori che la multi fratturazione del sottosuolo infra calderico, difficilmente  consentirà accumuli di energia e quindi il manifestarsi di eventi sismici ad elevata magnitudo. Ovviamente è fatta salva l’insorgenza di una fenomenologia grave a ridosso di un’eruzione, che in realtà sarebbe poco da temere, perché corrisponderebbe a un momento in cui il valore esposto rappresentato dalla vita umana, per effetto dell’evacuazione preventiva dovrebbe essere pari a zero.

Il verbale della commissione grandi rischi pubblicato il 25 novembre 2023, venne anticipato nelle conclusioni dal  ministro Musumeci, che, in nome del principio di precauzione, intese alzare la guardia scientifica e operativa sulla zona rossa dei Campi Flegrei, rimarcando pure il dato che sono 40 anni che non si fa niente di concreto per la sicurezza dei cittadini. C'è anche da dire che negli ultimi 40 non si registrano neanche effetti rovinosi da bradisismo e sisma. In tutti i casi la pericolosità vulcanica è immanente nel sottosuolo flegreo.

Il comitato partenoflegreo ha reputato allarmista l’intervento del ministro, criticando pure il parere degli esperti della grandi rischi, tutti rei di far scappare i turisti, di far crollare il commercio, di favorire la svalutazione delle case e di far avvizzire l’economia… D’altro canto difficile invocare  pragmatismo, quando l’osservatorio vesuviano, l’ente preposto al monitoraggio vulcanico, è il primo a mostrarsi scettico circa il pericolo sancito da altri scienziati, in nome di una capacità auto attribuitasi di  predire un’eruzione in tempi utili, grazie all’utilizzo di strumenti multi parametrici con cui, dicono, è possibile monitorare il magma, qualora dovesse ascendere verso la superficie. Un dato che emerge pure dalle pagine FAQ dell’osservatorio vesuviano, dove si legge:

È possibile prevedere la prossima eruzione del Vesuvio o dei Campi Flegrei?

Non è possibile prevedere a lungo termine quando ci sarà la prossima eruzione. Tuttavia, grazie alla sorveglianza del vulcano è possibile rilevare con ampio anticipo l'insorgenza di fenomeni precursori, che generalmente precedono un'eruzione, e procedere all'evacuazione prima che avvenga l'eruzione.

Una congettura questa dell'osservatorio, certamente auspicabile che invitiamo a rivedere anche sulla scorta delle dichiarazioni della commissione e di altre disquisizioni di seguito riportate estratte dai bollettini settimanali emessi per i Campi Flegrei dove si legge:

L'INGV fornisce informazioni scientifiche utilizzando le migliori conoscenze scientifiche disponibili; tuttavia, in conseguenza della complessità dei fenomeni naturali in oggetto, nulla può essere imputato all'INGV circa l'eventuale incompletezza ed incertezza dei dati riportati e circa accadimenti futuri che differiscano da eventuali affermazioni a carattere previsionale presenti in questo documento. Tali affermazioni, infatti, sono per loro natura affette da intrinseca incertezza.

L'INGV non è responsabile dell’utilizzo, anche parziale, dei contenuti di questo documento da parte di terzi, e/o delle decisioni assunte dal Dipartimento della Protezione Civile, dagli organi di consulenza dello stesso Dipartimento, da altri Centri di Competenza, dai membri del Sistema Nazionale di Protezione Civile o da altre autorità preposte alla tutela del territorio e della popolazione, sulla base delle informazioni contenute in questo documento. L'INGV non è altresì responsabile di eventuali danni arrecati a terzi derivanti dalle stesse decisioni.

Quest’ultimo paragrafo lo giudichiamo negativamente interessante, perché sembra un modo per prendere nettamente le distanze dalla scienza  “residuale”, così come dal sistema della protezione civile, e certe precisazioni ci sembrano una ridondanza inutile.

Di recente (27/novembre 2023),  il direttore dell’osservatorio vesuviano Di Vito ha riferito che :<< artatamente se noi parliamo di risalita del magma da 8 a 4 chilometri, noi vediamo questo serbatoio che si avvicina. Ma noi non abbiamo evidenze di questo; ma soprattutto io direi che quello che deve preoccuparci di più, eventualmente, e se il magma dai 4 chilometri incomincia a risalire verso la superficie: ma su questo non ci sono evidenze>>.

Il comitato partenoflegreo si è espresso pure col sindaco ingegnere  Gaetano Manfredi che, in audizione alla camera dei deputati (4/10/2023), ebbe ad affermare: <<… il sistema di monitoraggio da parte dell’INGV e dell’osservatorio vesuviano, è uno dei più sofisticati al mondo e ci dice oggi, almeno da quello che ci riferiscono gli esperti del settore, che movimenti magmatici in profondità non ci sono e quindi questa è un’attività di degassamento che è un’attività sicuramente significativa ma che non è un precursore di un’eventuale potenziale eruzione…>>.

Di parere diverso quello del presidente dell’INGV, Carlo Doglioni, che, in collegamento con la camera dei deputati (28 settembre 2023) disse:<<…sappiamo che il magma si trova a una profondità di oltre 5/6 chilometri, e quindi non è in vicinanza della superficie, anche se  è bene sapere che, nel caso riuscisse a trovare vie di fuga per la risalita, i tempi sarebbero estremamente rapidi, nell’ordine di qualche ora, massimo qualche giorno...>>. 

D'altra parte visto le varie ipotesi sulle tempistiche di un'eruzione, il principio di precauzione converge bene su quanto espresso dal Prof. Giuseppe Mastrolorenzo in numerose interviste, cioè la possibilità che si possa verificare la condizione di una evacuazione della popolazione flegrea con eruzione in corso.  Non è un paradosso, bensì una delle 3 condizioni possibili che sono: 

1. mancato allarme;

2. falso allarme;

3. allarme con successo evacuativo.

Ognuna di queste circostanze allo stato delle conoscenze ha un 33.33% di probabilità di accadimento. Si tenga presente che col mancato allarme non poche persone troverebbero la salvezza attraverso l'evacuazione a piedi, soprattutto se avranno ben chiaro il da farsi all'occorrenza. 

Il verbale della commissione grandi rischi è stato pubblicato qualche giorno fa (25/11/2023), scatenando ancora una volta l’ira del comitato partenoflegreo, che ritiene che una siffatta pubblicazione doveva prima passare al vaglio dei sindaci senza che fosse resa pubblica sui media. Vediamo cosa dicono in forma rapida le conclusioni di questo importante e criticato documento della CGR-RSV:

-        La commissione rileva che l’insieme dei dati scientifici rafforza l’evidenza di un coinvolgimento di magma nel processo di sollevamento;

-        L’analisi modellistica dei dati InSaR, limitati a una finestra temporale che si chiude al 2022, indica una sorgente di pressione ad una profondità di 4 chilometri, come la principale responsabile del sollevamento osservato; si segnala l’urgenza di estendere l’analisi al 2023…

-        Le osservazioni geochimiche confermano quanto emerso nella riunione del 3 ottobre riguardo a un significativo aumento dal 2018 ad oggi, delle concentrazioni di gas riducenti nelle fumarole;

-        La modellistica proposta indica che, a partire dal 2021/2022 il sistema idrotermale sta evolvendo verso condizioni più ossidanti e di alta temperatura (T>450°C.) ovvero più magmatiche.

-        La presentazione dei dati magnetotellurici…evidenzia la presenza a bassa profondità (100/200 mt.) di strutture a media resistività, interpretate come livelli argillosi impermeabili che potrebbero fungere da confinamento a fluidi in pressione. Tali strutture confermano la centralità del sistema Solfatara – Pisciarelli nel possibile accadimento di un’esplosione freatica il cui scenario d’impatto sarebbe da approfondire in dettaglio a breve termine dalla commissione grandi rischi per il rischio vulcanico. Al tempo stesso appare importante promuovere con urgenza una discussione critica sui possibili segnali premonitori di tale attività e sulla capacità dell’attuale sistema di monitoraggio di rilevarli, evidenziando la necessità di eventuali implementazioni.

-        La presentazione di Neri e di Kilburn, sono state dedicate alla illustrazione di modelli improntati all’analisi temporale dei parametri di sismicità e deformazione anche al fine di formulare previsioni sull’evoluzione del processo di fratturazione… Pur non essendo state chiarite quali potrebbero essere le implicazioni fenomenologiche di tale processo di frattura della crosta superficiale, non si può al momento escludere che lo stesso possa favorire o innescare processi quali sismicità significativa, manifestazioni freatiche e risalita di magma verso la superficie.

-        Alla luce della recente evoluzione del processo bradisismico, e del possibile/probabile coinvolgimento del magma nel sollevamento, la CGR-SRV rileva che non può essere esclusa una rapida progressione verso la risalita del magma in forma di dicco, che possa raggiungere la superficie.

-        Conclusioni. In base a quanto emerso, la CGR-SRV ritiene che il quadro complessivo non sia di univoca interpretazione, ed esprime comunque la preoccupazione che i processi in atto possano evolvere ulteriormente anche in tempi brevi se confrontati con quelli della pianificazione di emergenza vulcanica...

Gli unici tempi previsti dalla pianificazione emergenziale stilata a protezione degli oltre 500.000 abitanti della calderopoli flegrea, cioè quelli della zona rossa vulcanica per intenderci, sono le 72 ore necessarie per allontanare l’intera popolazione in caso di allarme eruttivo. Non ci sono altri tempi con cui confondersi o confrontarsi. Così come non ci sono tempi certi che possano cadenzare i diversi livelli di allerta vulcanica, tant’è che poche ore di anticipo che possono pure inquadrarsi come un successo previsionale, in termini di salvaguardia della popolazione sarebbero un catastrofico insuccesso. Resta inteso che semmai il magma dovesse inoltrarsi verso la superficie, il livello di preallarme sarebbe difficilmente dichiarabile. Non è un caso che nella pianificazione di emergenza si è preferito lavorare su una ipotesi di contemporaneo allontanamento di tutta la popolazione (allarme generalizzato).

Occorre ricordare a tutti,  che il verbale della commissione grandi rischi è un documento scientifico che non implica iniziative operative da parte dei sindaci. Quindi, premesso e tra l’altro che non è cambiato il livello di allerta vulcanica che è rimasto su attenzione anche come fase, non è chiaro per quale motivo le autorità locali dovevano avere l’esclusiva del verbale conclusivo stilato dalla commissione grandi rischi, se non in un’ottica di protervia amministrativa. La pubblicazione di contro del verbale, è stato un atto di civile e condivisa democrazia, col duplice effetto di risvegliare le coscienze.

Opportunamente l’INGV osservatorio vesuviano ha specificato che loro nulla hanno a che vedere con le decisioni assumibili dal dipartimento della protezione civile e dagli organi consultivi (CGR?) di ogni ordine e grado. Innanzitutto perché è bene ricordare che la normativa prevede che l’ente addetto al monitoraggio fornisca dati, relazioni e suggerimenti, esaurendo così il proprio ruolo all’interno del sistema nazionale di protezione civile.  Sul da farsi operativo ai livelli di preallarme e allarme è una prerogativa tutta politica. 

La commissione grandi rischi ha indicato in quale direzione bisogna indagare nel flegreo, soprattutto per verificare la presenza di magma nei primi chilometri. Una raccomandazione che potrebbe suonare come un richiamo su quello che si poteva fare in termini di indagini. Da quest'ultimo punto di vista, ci viene in mente un articolo che stilammo con la collaborazione del dott. Luca D'Auria dell'osservatorio vesuviano (INGV). Ricercatore che oggi pare operante all'estero.

Il dott. Luca D’Auria, su questi argomenti ci rilasciò una interessantissima intervista, riepilogativa di un lavoro scientifico pubblicato il 17 agosto 2015 sulla rivista Scientific Report, dove si ritiene che il magma soprattutto a cavallo degli anni 2012 e 2013 abbia raggiunto in forma di intrusione, quasi i tremila metri di profondità. L’abstract recita:<< Abbiamo trovato le prime prove, negli ultimi 30 anni, di una rinnovata attività magmatica nella caldera dei Campi Flegrei da gennaio 2012 a giugno 2013. La deformazione del suolo, osservata attraverso interferometria satellitare e misurazioni GPS, è stata interpretata come l'effetto dell'intrusione a profondità ridotta (3090 ± 138 m) di 0,0042 ± 0,0002 km 3 di magma all'interno di un davanzale. Ciò interrompe circa 28 anni di attività idrotermale dominante e avviene nel contesto di una fase di disordini iniziata nel 2005 e all’interno di un più generale sollevamento del suolo che va avanti dal 1950. Questa scoperta ha implicazioni nella valutazione del rischio vulcanico e nell’attività vulcanica>>. 

disegno indicativo non in scala


Nell’introduzione all'articolo poi si legge:<< Comprendere le dinamiche dei disordini nelle caldere è ancora una questione scientifica aperta. I segnali geofisici e geochimici mostrano spesso schemi sconcertanti che rendono la corretta interpretazione dei disordini vulcanici un compito difficile. Questo problema ha importanti implicazioni nella gestione del rischio vulcanico poiché le caldere sono generalmente densamente popolate a causa della loro topografia relativamente piatta e del terreno fertile. Un problema scientifico particolarmente rilevante è quello di discriminare se i disordini della caldera sono legati a perturbazioni di un sistema idrotermale poco profondo o guidati da autentiche intrusioni magmatiche>> . Considerazioni attualissime...


Una raffica di emendamenti ha interessato l'iter della legge 12 ottobre 2023, n. 140  recante “Misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell’area dei Campi Flegrei". Le principali richieste hanno riguardato l'inserimento di alcuni organi istituzionali nel disegno complessivo della legge, così come si è battuto cassa al rialzo per la copertura economica delle varie iniziative previste da ogni singolo articolo. La legge emendata alla camera è passata al senato.

Qualcuno si chiederà poi, se tra gli emendamenti e discussione sia stato accennato alla necessità per noi e per i posteri di introdurre alla stregua di quanto fatto per il Vesuvio, il divieto ad urbanizzare nel senso residenziale nella zona rossa flegrea, quale prima e fondamentale misura di prevenzione della catastrofe vulcanica. Tranquilli! Rubando il titolo a un libro di Orsini: l'argomento stop al cemento non è stato evocato perchè porta miseria: se il bradisismo è la diligenza da assalire, il rischio vulcanico è il carro del letame...

Non pensate neanche per un secondo che se dovesse gonfiarsi come un palloncino la zona rossa bradisismica evacuerebbero solo i residenti. Manifestazioni di rottura dei suoli e di sommovimenti e rigonfiamenti pur se localizzati nella zona rossa bradisismica, fenomeno quest'ultimo che vogliono non collegabile col rischio vulcanico, sarebbero intesi come crisi pre eruttiva dell'intero distretto flegreo.  Anche se la situazione geo vulcanologica dovesse migliorare, il rischio vulcanico sarà una costante fissa per il flegreo. Programmare il futuro altrove potrebbe essere da saggi, per non essere inseguiti dai dubbi amletici se restare o non restare. A tal proposito nell'attualità non ci sono risposte da dare. Nessuno le può dare se non in una forma di ipotesi. Ciò che succede nel sottosuolo flegreo è di difficile prospezione, rimane quindi solo il conforto che per il 66,66% dei casi all'occorrenza dovremmo cavarcela...

domenica 12 novembre 2023

Rischio eruttivo ai Campi Flegrei: le due commissioni... di Malko

 



C’è ancora una grande attenzione mediatica sul problematico distretto vulcanico dei Campi Flegrei, soprattutto all’indomani della nota rilasciata dal ministro Musumeci, circa la possibilità che possa rendersi necessario dichiarare nella zona rossa flegrea (mappa in basso), il passaggio del livello di allerta vulcanica da attenzione (giallo) a preallarme (arancione). A prospettare una evoluzione del pericolo vulcanico in tal senso, sono stati alcuni membri della commissione grandi rischi, dopo la lettura di recenti lavori scientifici,  ma anche dopo aver rivisto i dati in possesso delle stazioni di monitoraggio e aver audito alcuni esperti nazionali e stranieri.  Una delle pubblicazioni che è stata visionata nell’ambito del consesso scientifico, ipotizza sacche di magma nei primissimi chilometri del sottosuolo flegreo, mai prima censite, e che potrebbero essere foriere di un indice di pericolosità di non poco conto.



Dopo il clamore suscitato dalla notizia del possibile cambio del livello di allerta vulcanica, ecco che le autorità competenti non hanno più insistito sulle posizioni allarmistiche precedenti, perché i sindaci hanno rumoreggiato, e anche perché l'attualità sta regalando una stasi del bradisismo, che rimane il fenomeno su cui si registra la massima e interessata convergenza dei primi cittadini flegrei. 

A fare pace con gli imbufaliti amministratori che lamentavano il crollo del mercato immobiliare e un forte calo di presenze degli ignari turisti, ci ha pensato il ministro Musumeci, che ha promesso ristori da distribuire sulla ex novo zona rossa bradisismica (mappa in basso), comprendente una popolazione di 85.000 abitanti e 15.000 edifici, alcuni dei quali da irrobustire, magari utilizzando tra gli altri benefici, pure il bonus sismico richiestissimo ad alta voce da tutti i sindaci.



Il comitato grandi rischi partenoflegreo, quello che fa capo al sindaco di Napoli Manfredi, è rimasto molto soddisfatto che la fase allarmistica sia stata lasciata cadere, e si sia tornati tutti alla normalità, addirittura con una chance in più per chi per posizione del fabbricato dove abita, rientra nella nuova zona rossa bradisismica, con diritto a vedersi riqualificata strutturalmente la magione se cedevole, magari per poi rivendersela dopo qualche anno, e uscirsene in ogni caso dalla zona rossa.

La notizia del magma che forse è ad alcuni chilometri nel sottosuolo flegreo, non ha impressionato un granché gli amministratori, anche perché l’osservatorio vesuviano da tempo si assegna, e magari avrà pure ragione, la capacità scientifica di individuare e monitorare il magma, qualora dovesse veramente spingersi verso la superficie, scoprendolo in tempo utile.

In tutti i casi, l’opinione pubblica è risultata un poco disorientata, forse perché non erano ben chiari i presupposti che accompagnano l’eventuale dichiarazione dello stato di preallarme vulcanico. Un siffatto ingresso in una fase in ogni caso problematica, non avrebbe previsto per i 500.000 abitanti del flegreo un obbligo di evacuazione generalizzato. L’allontanamento col preallarme è a carico della sola platea penitenziaria e ospedaliera. I cittadini invece, possono in piena libertà scegliere se andare via o permanere ancora in zona rossa. Nel caso decidessero per l’allontanamento, lo Stato gli riconoscerebbe un contributo economico di autonoma sistemazione, ma non potrebbero rientrare in zona rossa fino al ripristino del livello di allerta precedente. Purtroppo la fase di preallarme non ha una tempistica prevedibile, e quindi l’attesa potrebbe protrarsi per mesi o anni o per ore se dovessero precipitare gli eventi verso l’allarme rosso: condizione che nessuno può escludere.



Il passaggio alla fase operativa di preallarme, doveva essere la risposta governativa al mutamento del livello di pericolosità vulcanica: in realtà tale condizione è stata annunciata come prospettiva dal ministro Musumeci ma non dichiarata con atti ufficiali. In tutti i casi il preallarme scientifico a leggere tra le righe di fatto sussiste, non in termini di fase, ma di livello di allerta, perché è stato previsto come risposta un ulteriore incremento del monitoraggio del vulcano, con tecnici e scienziati che opereranno nella direzione proposta dalla stessa commissione grandi rischi, magari incrementando attività campali e strumentali e satellitari e in mare e in terra. Si andranno quindi a cercare e valutare e comprovare, quegli elementi che hanno condizionato il parere dei componenti della commissione grandi rischi. Soprattutto si cerca il magma…

Con l’innalzamento, ripetiamo, verbale del livello di pericolosità vulcanica, tutti gli organi operativi e amministrativi legati alle attività di protezione civile centrali e periferici, si sono sentiti chiamati in causa e per questo hanno ritenuto di adottare misure preventive di protezione dei cittadini, preparandosi innanzitutto alla fase successiva di allarme, anche se si dovrà contare all’occorrenza,  su un piano di evacuazione francamente aritmetico più che operativo. Ogni passaggio di fase, per quanto non ufficializzato, in automatico comporta la preparazione alla fase successiva a prescindere da ogni altra iniziativa. Teoricamente i livelli di allerta dovrebbero essere cosa diversa dalle fasi. Ma una tale distinzione non è stata fatta.



Nell’ambito dell’audizione della commissione grandi rischi, il responsabile del rischio vulcanico, prof. Rosi, ha chiarito che l’osservatorio vesuviano lavora molto sulla previsione probabilistica a livello giornaliero, ovvero sul breve termine. La commissione invece, in questo caso è scesa in profondità analizzando carte e relazioni e pareri, rilanciando poi valutazioni di pericolosità sul lungo termine. Nell’attualità allora, è stato precisato che le posizioni dell’osservatorio vesuviano e della commissione grandi rischi non sono molto distanti l’uno dall’altro, almeno sull’analisi nel breve periodo che si giova della frenata del bradisismo. Continuando, il responsabile del settore vulcanico della commissione grandi rischi, chiarisce pure che non ci sono nel mondo casi di metropoli costruite su un vulcano attivo, sottintendendo una necessaria prudenza suppletiva. Per finire, Mauro Rosi ha ricordato a tutti che i Campi Flegrei sono insidiosi e ingannevoli...

Occorre riflettere un attimo sulla zona rossa bradisismica, area ex novo all’interno della zona rossa flegrea. In realtà questa zonazione è stata prevista per focalizzare la vulnerabilità dei fabbricati ricadenti nelle zone maggiormente soggette alla sismicità bradisismica. La delimitazione della zona rossa, servirà pure per mettere a punto un piano d’emergenza qualora dovessero esserci manifestazioni plateali del bradisismo e dei terremoti a  esso associato, con necessità di allocare altrove la popolazione a rischio.

Il problema di fondo è che il bradisismo e la sismicità bradisismica, sono da rapportare ai movimenti di rigonfiamento del sottosuolo, dovuti ai fluidi surriscaldati a distanza dal magma; oppure dal magma che staziona nel sottosuolo dopo essersi insinuato nei bassi strati; oppure a una combinazione delle due cause appena citate. Quindi, senza girarci intorno, la causa del bradisismo è il magma, in una forma diretta o indiretta. Tant'è che se si solleva il suolo repentinamente dando origine a una caterva di terremoti, si arriverà a dover evacuare tutta la zona rossa e non la sola zona rossa bradisismica, perché se si forma una colonna eruttiva, gli effetti si sentirebbero pesantemente pure a distanza.

Con questo si vuole dire che i sindaci che si stanno facendo in quattro per pretendere che lo Stato metta mano al portafoglio per rinforzare gli edifici vetusti e consentire di assumere personale per la polizia municipale e per gli uffici tecnici, non possono pretendere di continuare a rilasciare licenze edilizie o permessi in sanatoria o condoni, in una zona a rischio, esigendo poi che lo Stato attenzioni e ristori i cittadini. Ricordiamoci che la zona rossa bradisismica, ricade e si somma alla zona rossa ad alta pericolosità vulcanica. Insomma: zona rossa su zona rossa...

Nella zona rossa Vesuvio, plaga con pari caratteristiche di alta pericolosità vulcanica, entrò in vigore grazie a una legge regionale, la 21/2003, il divieto di edificare nel senso residenziale nell’intera zona rossa. Vietati pure cambi di destinazioni d’uso o frazionamenti che avrebbero inciso sul numero di residenti nel vesuviano. Ebbene, non si capisce per quale motivo con la determinazione della zona rossa dei Campi Flegrei, non si sia varata in automatico diremmo, una identica legge per inibire qualsiasi ulteriore insediamento residenziale nella caldera. L’assessore regionale dell’epoca, ing. Cosenza, attuale assessore metropolitano, a domanda rispose che non potevano esserci automatismi inibitori residenziali per il flegreo, perché occorre una legge ad hoc per quella specifica area vulcanica. Era l’anno 2014, e il presidente della commissione grandi rischi per il rischio vulcanico, ha appena detto nove anni dopo, che nel mondo non c’è un altro caso di metropoli in un vulcano… Allora è forte la sensazione che non si presti particolare attenzione al denaro pubblico. In alcune zone della Penisola italica, esistono politiche da modesto quartiere più che metropolitane, che non tengono in debito conto la programmazione del futuro: ovvero quella capacità tutta umana che ci distingue dagli animali. Se si continua ad ampliare la calderopoli flegrea, ai nostri posteri lasceremo, sulla falsa riga dell’esistente, una situazione di invivibilità territoriale con gli stessi identici rischi e problemi di adesso, e con il medesimo dubbio amletico se andarsene o non andarsene dalla zona rossa...cinismo politico e accidia istituzionale, ad oggi non hanno favorito soluzioni.

La logica vorrebbe che si instauri, alla stregua di quanto fatto per il Vesuvio, una legge che impedisca di edificare nel senso residenziale nei Campi Flegrei, per non aumentare il numero di abitanti e con esso il valore esposto a un rischio che non offre difese passive. Come lo Stato ha fatto sentire la sua fondamentale presenza per spezzare il malaffare in quel di Caivano, anche qui lo Stato deve materializzarsi fornendo strumenti di tutela dal rischio vulcanico, da ricercarsi innanzitutto nell'organizzazione del territorio. Il problema di fondo, è che il rischio eruttivo con le inibizioni che dovrebbero inevitabilmente accompagnarlo, nessuno lo vuole evocare, e il territorio in talune parti come la spianata di Bagnoli, enigmatica col suo colore bianco in mappa, attende che le acque si calmino, magari per poi procedere alla stesa a colpi di sacchi di cemento...