Il sorvolo del Vesuvio |
In moltissime pagine
istituzionali diffuse sul web, ce ne sono quasi sempre alcune dedicate alle Frequently Asked Question (FAQ), cioè un
elenco di risposte preconfezionate che soddisfano i quesiti maggiormente posti all’autore
o al titolare del servizio o all’articolista che pubblica sul web. Diversamente
le risposte possono essere anche frutto della previsione delle domande, in modo
da soddisfare in anteprima e già all’atto della pubblicazione le curiosità o le
perplessità dei lettori.
Il rischio Vesuvio è un
fattore talmente di rilievo e talmente complicato e con tante inadempienze, che
ben difficilmente troverete FAQ che vanno nella direzione della verità e della comprensione
dell’argomento in tutte le sue sfaccettature. Per dare un contributo alla
corretta informazione allora, indichiamo noi stessi delle domande e, quindi,
delle risposte che si rifanno all’ufficialità degli enti amministrativi e delle
istituzioni tecniche e scientifiche pertinenti, senza tralasciare le nostre
considerazioni, in modo che il lettore abbia dalla sua elementi di comparazione
su cui riflettere.
·
Che
cos’è lo scenario eruttivo di riferimento?
Nel nostro caso lo
scenario di riferimento è la tipologia eruttiva che la scienza,
attraverso studi di vario genere, individua come l’evento vulcanico da cui
bisognerà presumibilmente difendersi per il futuro.
Secondo
alcuni scienziati dell’INGV che
hanno trattato il problema, per i prossimi 128
anni e in assenza di novità scientifiche, l’eruzione di riferimento per il
Vesuvio dovrebbe essere di stile stromboliano violento (VEI 3), o al massimo d’intensità
similmente sub pliniana, ovvero con un indice di esplosività vulcanica
pari a VEI 4. Sarà proprio
quest’ultima tipologia eruttiva ad
essere stata indicata, e quindi adottata per fissare gli scenari eruttivi su cui è stata poi incentrata la
pianificazione nazionale d’emergenza per l’area vesuviana.
Per
i meno esperti, un indice di esplosività vulcanica VEI 4, corrisponde grosso modo come tipologia all’eruzione del
Vesuvio del 1631. Evento
particolarmente violento, che sconvolse la plaga vesuviana, ma che non cagionò grossi
danni alla città di Napoli.
Lo
scenario di riferimento è importantissimo perché partendo dal tipo di eruzione è
possibile stabilire le fenomenologie vulcaniche da cui bisognerà difendersi e i
territori probabilmente coinvolti e, quindi, quanti abitanti bisognerà preventivamente
mettere in salvo.
Gli
esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), per
individuare lo scenario eruttivo di riferimento hanno operato su basi
statistiche probabilistiche. Potevano accettare i principi della
distribuzione poissoniana che stabilisce stessa probabilità di accadimento ad
eventi rari, invece si sono valutate due tabelle statistiche che prendono in
esame fenomeni eruttivi su due diversi intervalli, analizzando
rispettivamente un periodo di tempo tarato da 60 anni
in su, senza un limite superiore, e una finestra temporale con un range da 60 a 200 anni (vedi schema sottostante).
Tabella Ae B delle probabilità eruttive in chiave percentuale. |
Da
notare che sia l’approccio concettuale della logica poissoniana che il
compendio statistico con alla base i primi 60 anni di quiescenza e senza limiti
in salita, includono l’eruzione pliniana come eruzione tutt’altro che da
sottovalutare come evento possibile. Alla fine gli esperti hanno invece optato per
la tabella B che vi mostriamo e che contiene anche le percentuali statistiche assegnate ad ogni
tipologia eruttiva, con quella pliniana scartata per il suo 1% di probabilità…
Ovviamente
il lettore avrà intuito che non esistono calcoli matematici ben definiti o
strumenti particolari di analisi e di indagini per poter dire con certezza
quale sarà la tipologia eruttiva della prossima eruzione del Vesuvio: il dubbio
è un elemento comune anche ad altre pianificazioni d’emergenza. Per abbattere
ogni incertezza, la prassi tecnica consolidata prevede a scopo precauzionale l’adozione
dell’evento massimo conosciuto come
effettivo scenario d’emergenza. Nel nostro caso questo evento è facilmente
individuabile nell’eruzione più famosa del mondo: quella pliniana del 79 d.C. che, con il suo indice di esplosività
classificato VEI 5, sconquassò completamente l’area
vesuviana, circa 2000 anni fa e ancora circa 4000 anni fa, seppellendo intere città e villaggi che scomparirono letteralmente dalla
geografia dei luoghi.
In
realtà solo la politica può cancellare dall’elenco dei possibili scenari
eruttivi un’eruzione pliniana, ma non la scienza, che in questo caso si è
pronunciata attraverso un’esposizione analitica della commissione incaricata
del piano d’emergenza denominata Gruppo
A, che ha proposto nel 2012 uno
scenario eruttivo (VEI4),
praticamente identico a quello che propose nel 1995 la precedente commissione, che già a suo tempo indicò una sub
pliniana quale eruzione massima attesa (EMA).
La
proposta attuale è stata poi adottata con il placet definitivo della Commissione Grandi Rischi Settore Rischio
Vulcanico, a cui spetta l’ultima parola. E’ a questa commissione, è bene
ricordarlo, che competono tutte le decisioni scientifiche che hanno ad oggetto i
vulcani.
La
cosa che lascia alquanto perplessi, come vedremo nella prossima FAQ che
riguarda la perimetrazione della zona
rossa, è un certo fare deterministico delle istituzioni, rispetto a una
situazione assolutamente di incertezza statistica.
Intanto
risulta interessante un’annotazione del Prof. Giuseppe De Natale, ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano, a
proposito dei tempi di ritorno delle eruzioni pliniane:<< non è
possibile definire i tempi di ritorno di qualsivoglia tipologia di eruzione,
per tutti i vulcani in generale ma in particolare per le eruzioni pliniane del
Vesuvio. Il concetto stesso di tempo di ritorno presuppone una regolarità
(periodicità) che non sussiste in generale per alcuna eruzione vulcanica. Per
quanto riguarda poi le eruzioni pliniane del Vesuvio, quelle a noi note sono in
numero talmente esiguo, che qualunque analisi statistica ha una significatività
estremamente bassa>>. Affermazione piena di buon senso e alquanto
in controtendenza alle decisioni del gruppo incaricato e alle conclusione della
commissione grandi rischi…
Su
questo argomento si sono spesi diversi esperti, tra cui l’ex assessore alla
protezione civile regionale, Prof.
Edoardo Cosenza, che ribatteva a chi contestava come Il Prof. Giuseppe Mastrolorenzo, l’esclusione
di una pliniana dalla rosa delle possibilità di accadimento, che se volessimo
prendere sempre le catastrofi peggiori per pianificare le emergenze, per le alluvioni dovremmo allora tenere conto del diluvio universale…
specialmente se non ci si chiama Noè!
Nel
caso del Vesuvio, ripeteva, le matrici di possibilità sono 4 :
·
Eruzione senza evacuazione;
·
Eruzione con evacuazione;
·
Evacuazione senza eruzione;
·
Evacuazione con eruzione.
In
realtà l’accademico professore perseguendo un fare assolutamente deterministico in luogo dello statistico, non ha considerato altre due possibilità,
al netto della politica, che sono:
·
Eruzione VEI 5 con evacuazione VEI 4;
·
Eruzione VEI 5 senza evacuazione.
In
entrambi i casi, una catastrofe immane, da cigno nero…
Per
poter offrire ai lettori comparazioni che aiutano a riflettere, proponiamo l'esempio del terribile terremoto che sconquassò il
Giappone l’11 marzo del 2011. Una scossa di magnitudo 9 Richter diede origine a
uno tsunami che s’infranse contro la centrale di Fukushima creando un incidente
nucleare di tutto rispetto.
I
sistemi d’emergenza anti tsunami infatti, erano tarati per altezza delle acque
non superiore ai 6,5 metri, mentre in questo caso le onde raggiunsero i 14 metri
di altezza. C’è da dire che una scossa così forte non era mai stata
registrata prima nel paese del Sol Levante. Nella ricostruzione della centrale nucleare,
e quindi nei sistemi di difesa, si terrà conto di questi valori estremi seppur singolari o si
manterranno i parametri di sicurezza preesistenti ?
Ovviamente se è possibile si terrà in debito conto un evento 9 Richter e onde alte 15 metri…
Quello
che desta disappunto e quindi generalizzando si contesta, è
che i cittadini non possono essere trattati come sudditi non partecipativi delle scelte e quindi non informati su quello che succede e sulle decisioni che si adottano a cura della politica in un ordinamento rappresentativo. I cittadini sono titolari di qualche diritto, ma qui sembra che in questo mondo globalizzato ad avere ragione è sempre e solo il biglietto verde...
Sì, Signor Malko,
RispondiEliminachi ha compreso l'ombra del Vesuvio, sa quello che deve fare.
Il ritardo di 10 minuti sismogrammi dell'Osservatorio Vesuviano è critica:
Come proprio è , situazioni di rischio identificati, per le vittime di ritardare in 10 minuti?
E un'altra cosa:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/05/napoli-commissariato-losservatorio-vesuviano-dellingv-gravissime-criticita-nella-direzione/2519707/
Cordiali saluti!
Cordiali saluti!
"Hans-Hermann Uffrecht" o "Vesuvio dove andiamo" o "Vesumboli"
PS:Mi scuso per la cattiva traduzione!