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domenica 6 marzo 2016

Rischio Vesuvio: le FAQ... di MalKo



Il sorvolo del Vesuvio


In moltissime pagine istituzionali diffuse sul web, ce ne sono quasi sempre alcune dedicate alle Frequently Asked Question (FAQ), cioè un elenco di risposte preconfezionate che soddisfano i quesiti maggiormente posti all’autore o al titolare del servizio o all’articolista che pubblica sul web. Diversamente le risposte possono essere anche frutto della previsione delle domande, in modo da soddisfare in anteprima e già all’atto della pubblicazione le curiosità o le perplessità dei lettori.
Il rischio Vesuvio è un fattore talmente di rilievo e talmente complicato e con tante inadempienze, che ben difficilmente troverete FAQ che vanno nella direzione della verità e della comprensione dell’argomento in tutte le sue sfaccettature. Per dare un contributo alla corretta informazione allora, indichiamo noi stessi delle domande e, quindi, delle risposte che si rifanno all’ufficialità degli enti amministrativi e delle istituzioni tecniche e scientifiche pertinenti, senza tralasciare le nostre considerazioni, in modo che il lettore abbia dalla sua elementi di comparazione su cui riflettere.

·        Che cos’è lo scenario eruttivo di riferimento?
Nel nostro caso lo scenario di riferimento è la tipologia eruttiva che la scienza, attraverso studi di vario genere, individua come l’evento vulcanico da cui bisognerà presumibilmente difendersi per il futuro.
Secondo alcuni scienziati dell’INGV che hanno trattato il problema, per i prossimi 128 anni e in assenza di novità scientifiche, l’eruzione di riferimento per il Vesuvio dovrebbe essere di stile stromboliano violento (VEI 3), o al massimo d’intensità similmente sub pliniana, ovvero con un indice di esplosività vulcanica pari a VEI 4. Sarà proprio quest’ultima tipologia eruttiva ad essere stata indicata, e quindi adottata per fissare gli scenari eruttivi su cui è stata poi incentrata la pianificazione nazionale d’emergenza per l’area vesuviana.

Per i meno esperti, un indice di esplosività vulcanica VEI 4, corrisponde grosso modo come tipologia all’eruzione del Vesuvio del 1631. Evento particolarmente violento, che sconvolse la plaga vesuviana, ma che non cagionò grossi  danni alla città di Napoli.

Lo scenario di riferimento è importantissimo perché partendo dal tipo di eruzione è possibile stabilire le fenomenologie vulcaniche da cui bisognerà difendersi e i territori probabilmente coinvolti e, quindi, quanti abitanti bisognerà preventivamente mettere in salvo.

Gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), per individuare lo scenario eruttivo di riferimento hanno operato su basi statistiche probabilistiche. Potevano accettare i principi della distribuzione poissoniana che stabilisce stessa probabilità di accadimento ad eventi rari, invece si sono valutate due tabelle statistiche che prendono in esame fenomeni eruttivi su due diversi intervalli, analizzando rispettivamente un periodo di tempo tarato da 60 anni in su, senza un limite superiore, e una finestra temporale con un range da 60 a 200 anni (vedi schema sottostante).

Tabella Ae B delle probabilità eruttive in chiave percentuale.
Da notare che sia l’approccio concettuale della logica poissoniana che il compendio statistico con alla base i primi 60 anni di quiescenza e senza limiti in salita, includono l’eruzione pliniana come eruzione tutt’altro che da sottovalutare come evento possibile. Alla fine gli esperti hanno invece optato per la tabella B che vi mostriamo e  che contiene anche le percentuali statistiche assegnate ad ogni tipologia eruttiva, con quella pliniana scartata  per il suo 1% di probabilità…
Ovviamente il lettore avrà intuito che non esistono calcoli matematici ben definiti o strumenti particolari di analisi e di indagini per poter dire con certezza quale sarà la tipologia eruttiva della prossima eruzione del Vesuvio: il dubbio è un elemento comune anche ad altre pianificazioni d’emergenza. Per abbattere ogni incertezza, la prassi tecnica consolidata prevede a scopo precauzionale l’adozione  dell’evento massimo conosciuto come effettivo scenario d’emergenza. Nel nostro caso questo evento è facilmente individuabile nell’eruzione più famosa del mondo: quella pliniana del 79 d.C. che, con il suo indice di esplosività classificato VEI 5, sconquassò completamente l’area vesuviana, circa 2000 anni fa e ancora circa 4000 anni fa,  seppellendo intere città e villaggi che scomparirono letteralmente dalla geografia dei luoghi.

In realtà solo la politica può cancellare dall’elenco dei possibili scenari eruttivi un’eruzione pliniana, ma non la scienza, che in questo caso si è pronunciata attraverso un’esposizione analitica della commissione incaricata del piano d’emergenza denominata Gruppo A, che ha proposto nel 2012 uno scenario eruttivo (VEI4), praticamente identico a quello che propose nel 1995 la precedente commissione, che già a suo tempo indicò una sub pliniana quale eruzione massima attesa (EMA).

La proposta attuale è stata poi adottata con il placet definitivo della Commissione Grandi Rischi Settore Rischio Vulcanico, a cui spetta l’ultima parola. E’ a questa commissione, è bene ricordarlo, che competono tutte le decisioni scientifiche che hanno ad oggetto i vulcani.

La cosa che lascia alquanto perplessi, come vedremo nella prossima FAQ che riguarda la perimetrazione della zona rossa, è un certo fare deterministico delle istituzioni, rispetto a una situazione assolutamente di incertezza statistica.

Intanto risulta interessante un’annotazione del Prof. Giuseppe De Natale, ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano, a proposito dei tempi di ritorno delle eruzioni pliniane:<< non è possibile definire i tempi di ritorno di qualsivoglia tipologia di eruzione, per tutti i vulcani in generale ma in particolare per le eruzioni pliniane del Vesuvio. Il concetto stesso di tempo di ritorno presuppone una regolarità (periodicità) che non sussiste in generale per alcuna eruzione vulcanica. Per quanto riguarda poi le eruzioni pliniane del Vesuvio, quelle a noi note sono in numero talmente esiguo, che qualunque analisi statistica ha una significatività estremamente bassa>>. Affermazione piena di buon senso e alquanto in controtendenza alle decisioni del gruppo incaricato e alle conclusione della commissione grandi rischi…

Su questo argomento si sono spesi diversi esperti, tra cui l’ex assessore alla protezione civile regionale, Prof. Edoardo Cosenza, che ribatteva a chi contestava come Il Prof. Giuseppe Mastrolorenzo, l’esclusione di una pliniana dalla rosa delle possibilità di accadimento, che se volessimo prendere sempre le catastrofi peggiori per pianificare le emergenze, per le alluvioni dovremmo allora tenere conto del diluvio universale… specialmente se non ci si chiama Noè!

Nel caso del Vesuvio, ripeteva, le matrici di possibilità sono 4 :

·        Eruzione senza evacuazione;

·        Eruzione con evacuazione;

·        Evacuazione senza eruzione;

·        Evacuazione con eruzione.

In realtà l’accademico professore perseguendo un fare assolutamente deterministico in luogo dello statistico, non ha considerato altre due possibilità, al netto della politica, che sono:

·        Eruzione VEI 5 con evacuazione VEI 4;

·        Eruzione VEI 5 senza evacuazione.

In entrambi i casi, una catastrofe immane, da cigno nero…

Per poter offrire ai lettori comparazioni che aiutano a riflettere, proponiamo l'esempio del terribile terremoto che sconquassò il Giappone l’11 marzo del 2011. Una scossa di magnitudo 9 Richter diede origine a uno tsunami che s’infranse contro la centrale di Fukushima creando un incidente nucleare di tutto rispetto.

I sistemi d’emergenza anti tsunami infatti, erano tarati per altezza delle acque non superiore ai 6,5 metri, mentre in questo caso le onde raggiunsero i 14 metri di altezza. C’è da dire che una scossa così forte non era mai stata registrata prima nel paese del Sol Levante. Nella ricostruzione della centrale nucleare, e quindi nei sistemi di difesa, si terrà conto di questi valori estremi seppur singolari o si manterranno i parametri di sicurezza preesistenti ? Ovviamente se è possibile si terrà in debito conto un evento 9 Richter e onde alte 15 metri…

Lo scenario VEI 4 è uno scenario di media mediata dalla politica in ragione dello stato dei luoghi e anche dell’economia che tiene in debito conto i parametri costi - benefici finanche nella difesa delle catastrofi. Tutte cose che intuiremo meglio nella prossima FAQ ad oggetto la famosa zona rossa Vesuvio...

Quello che desta disappunto e quindi generalizzando si contesta, è che i cittadini non possono essere trattati come sudditi non partecipativi delle scelte e quindi non informati su quello che succede e sulle decisioni che si adottano a cura della politica in un ordinamento rappresentativo. I cittadini sono titolari di qualche diritto, ma qui sembra che in questo mondo globalizzato ad avere  ragione è sempre e solo il biglietto verde...








1 commento:

  1. Sì, Signor Malko,

    chi ha compreso l'ombra del Vesuvio, sa quello che deve fare.

    Il ritardo di 10 minuti sismogrammi dell'Osservatorio Vesuviano è critica:
    Come proprio è , situazioni di rischio identificati, per le vittime di ritardare in 10 minuti?

    E un'altra cosa:

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/05/napoli-commissariato-losservatorio-vesuviano-dellingv-gravissime-criticita-nella-direzione/2519707/

    Cordiali saluti!

    Cordiali saluti!

    "Hans-Hermann Uffrecht" o "Vesuvio dove andiamo" o "Vesumboli"
    PS:Mi scuso per la cattiva traduzione!

    RispondiElimina

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