Ercolano e il Vesuvio |
Per poter comprendere quali
siano state le logiche scientifiche e amministrative che sono state tenute fin
qui in debito conto per tracciare i confini della zona rossa Vesuvio, dobbiamo
partire da alcune premesse:
·
La zona rossa deve identificare il
territorio vulcanico dove le fenomenologie che possono scaturire da un’eruzione
rappresentano una grave minaccia per la popolazione esposta.
· ll territorio ad alta pericolosità
vulcanica è quello che convenzionalmente viene indicato come suscettibile ad essere invaso dai flussi piroclastici.
· I flussi
piroclastici sono la manifestazione più temibile di un’eruzione esplosiva.
Trattasi di una sorta di valanga composta dai prodotti magmatici espulsi dal
vulcano, che si accompagnano a un miscuglio di gas e vapore acqueo. I flussi piroclastici hanno temperature molto
elevate che possono raggiungere finanche i 1000° Celsius. Durante le eruzioni
esplosive del Vesuvio, le temperature dei flussi piroclastici al termine della
loro corsa hanno lasciato segnare tra, Pompei,
Pollena ed Ercolano, valori oscillanti tra i 300° e i 600° C. Anche la velocità di queste colate è
notevole, al punto che è stato determinato in pochi minuti il tempo necessario
a un flusso piroclastico per percorrere i pendii vulcanici fino al mare.
· La capacità di percorrenza dei flussi piroclastici
in senso orizzontale, una volta che questi hanno raggiunto il mare o la parte pianeggiante
della plaga vesuviana, è legata a una serie di fattori, tra cui l’altezza
della colonna eruttiva che ha certamente una sua correlazione con l’indice
di esplosività vulcanica (Volcanic Explosivity Index).
Avendo a disposizione il
dato di partenza, cioè l’eruzione massima di riferimento che nel nostro caso le
autorità hanno stabilito in linea con le intensità sub pliniane (VEI4), la
Commissione Grandi Rischi ha trovato utili elementi nella relazione scientifica
della Dott. Lucia Gurioli, ad
oggetto i limiti di deposito dei flussi piroclastici nel vesuviano. Il
compendio è stato analizzato, adattato e adottato.
Il lavoro campale della ricercatrice
consiste nell’aver fissato sulla carta i limiti di corsa dei flussi
piroclastici geo referenziandoli. Unendo questi punti sono venute fuori delle
linee che rappresentano graficamente il massimo scorrimento delle correnti
piroclastiche, distinte per frequenza eruttiva. Nel nostro caso la linea nera
identifica le massime distanze raggiunte dai flussi in seno a eruzioni a media
frequenza come quelle d’intensità VEI 4.
Vesuvio - La linea nera Gurioli è una linea chiusa che indica la zona ad alta pericolosità vulcanica,cioè quella soggetta ai flussi piroclastici. |
La commissione grandi
rischi, dicevamo, ha ritenuto idonea la linea nera Gurioli per determinare i
confini della zona rossa ad alta pericolosità vulcanica, valutando poi, che lo stesso segmento possa essere considerato anche quale limite d’invasione dei lahar,
ulteriore fenomeno vulcanico consistente in colate di fango travolgenti. Occorre precisare, per chiarezza informativa,
che il lavoro della Dott. Gurioli era finalizzato a stabilire dei limiti di deposito
e non dei limiti di pericolo…
Comunque, il Dipartimento della
Protezione Civile mettendo insieme l’eruzione di riferimento (VEI4) e la
congruità della linea nera Gurioli come limite d’invasione dei flussi
piroclastici, ha poi analizzato un’ulteriore rapporto scientifico ad oggetto il
fenomeno di ricaduta dei prodotti piroclastici espulsi dal vulcano. Questi
ultimi, consistenti in cenere e lapilli, oltre a martellare la zona Gurioli e
circondario, avrebbero una particolare incidenza anche a distanza da questo
settore, secondo un’intensità
di deposito dipendente oltre che dall’eruzione, dalla direzione e dall’intensità
dei venti dominanti in quel momento.
Il
rapido appesantimento dei tetti non strutturati per i sovraccarichi
accidentali, comporterebbe lo sprofondamento dei medesimi con effetto domino
sui solai sottostanti. Purtroppo il problema della pioggia di cenere e lapillo che
afflisse immediatamente le popolazioni di Pompei nel 79 d.C., alla stregua determinerebbe
anche oggi gravi problemi alla respirazione. Da tener presente inoltre, lo
spegnimento dei motori e l’impercorribilità delle strade dove si vedrebbe
crescere a vista d'occhio il livello dei depositi al suolo e di
contro calare rapidamente la visibilità .
Eruzione Vesuvio 1944 - Il campo di volo di Terzigno fu preda della pioggia di cenere e lapilli che oltre a distruggere gli aerei americani rese la pista inservibile. |
L’aereo americano che vedete in figura (1944), come altri, per un rapido mutamento della direzione dei venti non fece in tempo a decollare dal campo di volo di Terzigno, rimanendo bloccato e bombardato dalla pioggia di lapilli.
Le precipitazioni di cenere e lapillo e i lahar, sono un pericolo con cui bisognerà confrontarsi anche in caso di eruzione stromboliana violenta (VEI 3). Al di fuori della zona rossa, i territori ubicati ad est del Vesuvio, ovvero, i comuni di Poggiomarino, Palma Campania, San Gennaro Vesuviano e Scafati, sono stati ricompresi nella zona rossa da evacuare, così come sancisce una direttiva governativa comprensiva di mappa (sottostante), a firma del presidente Letta.
La zona rossa da evacuare comprendente i comuni e le municipalità indicate nell'allegato 1 della direttiva del presidente del consiglio del 14.02.2014 |
Sentite cosa dice questo documento al primo punto:<< L’area da sottoporre ad evacuazione cautelativa per salvaguardare le vite umane dagli effetti di una possibile eruzione, soggetta ad alta probabilità d’invasione di flussi piroclastici (zona rossa 1) e di crollo delle coperture degli edifici per importanti accumuli di depositi di materiali piroclastico (zona rossa 2), ed individuata complessivamente quale zona rossa, comprende i territori dell’allegato 1 che costituisce parte integrante del presente provvedimento.
In linea di massima l’impressione che se ne ricava induce a pensare che sia stato fatto un buon lavoro di pianificazione alquanto garantista. Purtroppo non è così, perché ci sono delle incomprensioni e soprattutto delle alchimie della politica e anche della scienza che tentiamo con grosse difficoltà di spiegare.
La mappa che vedete appena in alto a colori è identica a quella precedente in grigio. Mentre nel documento presidenziale si parla nella sostanza di una zona rossa complessiva, i documenti più di dettaglio, evidenziano come la zona rossa in realtà comprenda l’unione di due distinte zone rosse: rispettivamente la zona rossa 1 (R1) e la zona rossa 2 (R2). Le due zone come recita la direttiva Letta, in caso di allarme vulcanico devono essere evacuate.
Vesuvio - Nella figura soprastante a colori, vedete la zona gialla, la curva di isocarico dei 300 Kg/mq. ,la zona rossa 1 e la zona rossa 2. |
Sulla zona rossa ad alta pericolosità vulcanica (R1), cioè quella invadibile dai flussi piroclastici, grava la legge regionale Campania n°21 del 2003 che vieta qualsiasi tipo di edificazione a uso residenziale. Per non rendere tutta la zona rossa oggetto di questa legge anti cemento, la Regione accogliendo le proteste dei sindaci super allarmati, non per il Vesuvio, no…no… ma per la legge 21/2003, ha operato una diversa classificazione della zona rossa 2 che è stata semplicemente appellata zona vulcanica pericolosa. L’assenza dell’aggettivo alta consente di non applicare al settore R2 i disposti della legge 21/2003 sull’inedificabilità totale, nonostante si tratti di comuni ubicati in zona rossa da evacuare in caso di allarme vulcanico ancorché zone che con il tempo saranno fagocitate dalla zona rossa ad alta pericolosità vulcanica ( pliniana), destinata implacabilmente ad allargarsi.
Per farla breve, nelle zone classificate R2, anche a un metro dalla linea nera Gurioli, si continuano a costruire allegramente fabbricati ad uso residenziale in barba a qualsiasi elementare regola di prevenzione.
Area vesuviana - le zone dove è possibile costruire residenze abitative. |
La mappa che vedete sopra, rappresenta il Vesuvio e il percorso della linea nera che identifica appunto la nuova zona rossa ad alta pericolosità vulcanica. Le casette in verde chiariscono dove si costruisce con licenza edilizia R2 compresa. Le casette di colore rosso invece, indicano i territori dove si applica totalmente la legge regionale 21/2003 (niente cemento) con qualche forzatura interpretativa, perché, come vedremo più avanti, il disposto legislativo regionale dovrebbe trovare applicazione unicamente nei territori all’interno della linea nera (alta pericolosità) e non fuori da essa.
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