Il 4 giugno 2015 dovrebbe
esserci un interessante dibattito innanzi al Consiglio di Stato tra il Comune
di Boscoreale e la Regione Campania ad oggetto la zona rossa Vesuvio. Alla base
della diatriba c’è la sentenza emessa dal Tribunale Amministrativo Regionale
(TAR), che ha dato ragione al Comune di Boscoreale circa il diritto ad
estrapolare dalla classificazione di zona ad alto rischio, quella parte di
territorio boschese che va oltre la linea nera Gurioli. In questo modo il comune vesuviano sfuggirebbe parzialmente alla morsa della legge regionale campana n° 21 del 2003. Questa legge infatti,
vieta di edificare per uso residenziale nella plaga ad alto rischio
vulcanico.
La Regione Campania ha proposto ricorso al Consiglio di Stato che a sua volta ha ritenuto necessario sospendere la sentenza (periculum in mora), indicendo un dibattito pubblico per approfondire aspetti giudicati di tutto rispetto per la sicurezza delle popolazioni esposte.
La Regione Campania ha proposto ricorso al Consiglio di Stato che a sua volta ha ritenuto necessario sospendere la sentenza (periculum in mora), indicendo un dibattito pubblico per approfondire aspetti giudicati di tutto rispetto per la sicurezza delle popolazioni esposte.
Siamo stati facili profeti nell’ipotizzare questa querelle, perché riteniamo di conoscere in buona parte i cui prodest che regolano le azioni di alcuni politici e amministratori pubblici, particolarmente protesi nella corsa alla cementificazione del territorio e al condono edilizio che racchiude aspettative da barattare col consenso elettorale.
Per spiegare che cosa si
andrà a dibattere, dobbiamo procedere con una piccola cronistoria degli eventi
scientifici, tecnici e politici, che hanno portato il Dipartimento della Protezione
Civile, la Regione Campania, l’INGV e la Commissione Grandi Rischi, a produrre
una serie di documenti poi sfociati nelle nuove direttive ad oggetto scenari
eruttivi e nuova zona rossa.
La "vecchia" zona rossa Vesuvio |
La zona rossa Vesuvio, cioè
quella a massima pericolosità vulcanica, negli anni 90’ era composta dai 18
comuni riportati nella figura a lato. Una conformazione scarlatta molto
criticata perché utilizzava i confini amministrativi come limite alle
dirompenze vulcaniche.
Nel 2003 l’assessore Marco
di Lello propose e ottenne il varo della legge n° 21 che bloccava e blocca di
fatto l’edilizia ad uso residenziale nei territori vesuviani a maggior rischio.
L’articolo 1 del disposto recita testualmente così: << La presente legge
si applica ai comuni rientranti nella zona rossa ad alto rischio vulcanico
della pianificazione nazionale d’emergenza dell’area vesuviana del dipartimento
della protezione civile – prefettura di Napoli – osservatorio
vesuviano>>.
Il Dipartimento della
Protezione Civile (DPC), come abbiamo più volte segnalato, è uno degli attori
principali di questa storia, ed è anche il soggetto giuridico su cui grava la
responsabilità del piano nazionale d’emergenza Vesuvio.
Per definire i territori a
rischio vulcanico, e, quindi, la zona rossa, il dipartimento si è avvalso di
un’apposita commissione legata al piano d’emergenza (Gruppo A), che ha prodotto
un elaborato tecnico scientifico posto poi al vaglio della Commissione Grandi
Rischi per il rischio vulcanico (CGR - SRV). A quest’ultimo consesso di esperti
infatti, è demandato l’ultimo autorevole parere sugli argomenti di
particolare rilevanza per la sicurezza.
La Commissione Grandi Rischi
ha concluso che la zona a massima pericolosità vulcanica, cioè quella
invadibile dalle colate piroclastiche, nel nostro caso (Vesuvio) poteva
ritenersi congrua a quella circoscritta dalla linea nera Gurioli. Il
Dipartimento della Protezione Civile ha quindi fatto sue queste conclusioni,
assegnando a questo segmento a tratti curvilineo, la funzione fondamentale per
quanto discutibile di limite di pericolo.
La linea nera Gurioli: in rosa la vecchia zona rossa.In tratteggio rosso i nuovi comuni "toccati" dalla linea nera Gurioli. |
La linea nera Gurioli che
vedete nella figura soprastante, è un segmento geo referenziato nato da indagini
campali e segna i limiti di scorrimento dei flussi piroclastici per eruzioni di
energia VEI 4.
Quasi contemporaneamente, alcuni
ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, hanno
effettuato specifiche elaborazioni statistiche indicando da qui a un secolo un’eruzioni ultra stromboliana (VEI 3) come quella più probabile, mentre una sub pliniana di energia VEI 4 come quella massima di riferimento. Il
Dipartimento ha quindi accettato questa proiezione statistica e anche la linea
Gurioli che da limite di deposito si è trasformata incredibilmente in un limite
di pericolo. In conclusione possiamo dire con certezza che si è assegnato con
qualche azzardo un valore deterministico al pericolo eruttivo.
D’altra parte nel momento in
cui è stata rivisitata la zona rossa ad alto rischio vulcanico, il risultato
immediatamente apprezzabile che si evince dalle mappe fin qui pubblicate, è
quello di un restringimento del settore a maggior rischio vulcanico, perché le
superfici inglobate dalla linea nera Gurioli sono nettamente inferiori alle
superfici eccedenti la stessa linea. Infatti, guardando la figura sottostante, si
identifica immediatamente la nuova zona rossa che, come abbiamo più volte
chiarito, è quella circoscritta proprio dalla linea Gurioli. All’interno del
segmento asimmetrico, si apprezzano delle piccole aree rosse che sono porzioni di territorio entrate recentemente
nella classificazione ad alto rischio vulcanico (Ponticelli, Barra, San
Giovanni a Teduccio, Nola, San Gennaro Vesuviano, Palma Campania e
Poggiomarino). Di contro, le aree color testa di moro sono quelle uscite dalla
classificazione scientifica di alto rischio.
L'area vesuviana commentata. |
Il 4 giugno 2015 il Comune
di Boscoreale chiederà il rispetto della sentenza che gli ha riconosciuto il diritto
di estrapolare quella parte del proprio territorio eccedente la linea nera,
dalla nuova zona rossa che classifica, lo ribadiamo ancora una volta, il
territorio ad alto rischio vulcanico. Con la favorevole sentenza emessa dal TAR
Campania, questo settore boschese acquisirebbe alla stregua di Poggiomarino e
Scafati, lo status di zona rossa 2 (R2). Nulla cambierebbe ai fini dell’evacuazione
preventiva in caso di allarme vulcanico, ma crollerebbero i vincoli di
inedificabilità previsti dai disposti della legge regionale 21 del 2003.
La Regione Campania a cui
spetta in aula confutare le tesi avverse, dovrebbe innanzitutto spiegare,
atteso una certa linearità distanziale dei tre comuni dalla bocca eruttiva del
Vesuvio (fig. Y), come mai alle municipalità di Poggiomarino e Scafati non vengono
assegnati gli stessi criteri di iper garantismo che invece vengono invocati per
Boscoreale e comuni similari, indicati (abnormità) come già avvezzi alle rinunce nel
campo dell’edilizia... Ancora più assurda è la situazione di Pompei, che
dovrebbe essere quasi per intero fuori dalla nuova zona rossa; lo stesso vale
anche per Torre Annunziata e poi Somma Vesuviana e Sant’Anastasia. Su questi
comuni infatti, grava una palese discriminazione che a torto o a ragione, ha
avuto negli anni delle notevoli implicazioni economiche.
Per decisione regionale alcuni comuni oltre linea Gurioli permangono in zona rossa. Quelli colorati in giallo no. Nei comuni a colorazione gialla si può costruire in quelli rossi no. |
Qualche giorno fa
nell’ambito di un convegno ad oggetto il rischio vulcanico napoletano,
l’assessore Edoardo Cosenza nel rispondere a una domanda proveniente dal
pubblico in sala, ci sembra che ebbe a chiarire succintamente che sui suoli di Bagnoli
(caldera del super vulcano Campi Flegrei), si potrà costruire anche nel senso
residenziale perché la legge 21 del 2003 che vieta l’edificazione nella zona ad
alto rischio vulcanico, vale per il Vesuvio ma non per il vulcano flegreo…
La legge non può essere semplicemente estesa ad altri distretti vulcanici per
logica, ha affermato… Questa puntualizzazione non depone a favore della
Regione. Infatti, proprio perché la legge è legge, i disposti della norma
sull’inedificabilità nella zona ad alto rischio vulcanico, devono applicarsi solo
ai territori compresi all’interno della linea nera Gurioli, che non può essere allargata
per logica politica, soprattutto se non c’è equità di trattamento delle municipalità
limitrofe, ovvero supporto scientifico di riferimento.
Certamente il nostro
atteggiamento sulla faccenda non è motivato da ripensamenti sui danni prodotti
dal cemento ristoratore: anzi… Con queste precisazioni pedisseque vogliamo
semplicemente dimostrare che sul rischio Vesuvio pesa la politica del
guazzabuglio e dei colpevoli silenzi anche della carta stampata usuale e
specializzata. Sull’area vesuviana bisogna sciogliere molti nodi scientifici,
tecnici, politici e informativi. La gente sappia che si sta dando molto spazio
alla strategia della previsione dell’evento vulcanico come misura di tutela
assoluta, abbandonando completamente la prevenzione delle catastrofi: una
complessa multidisciplinarietà che richiede tempo e rinunce e poca visibilità.
La linea nera deve
trasformarsi in un cerchio e passare da segmento puntiforme a fascia di
rispetto come suggerisce la stessa Lucia Gurioli. Una fascia circolare e ampia in una
misura che dovrà essere stabilita a cura di un consesso di scienziati
nazionali, internazionali e preferibilmente senza particolare dipendenze
finanziarie sui progetti di ricerca.
Per quanto riguarda il
restringimento della zona rossa non si faccia confusione con l'allargamento
della zona da evacuare che sono due cose completamente diverse che nascondono
una ipocrisia di fondo che tratteremo presto.
Il principio appellante potrebbe essere proprio quello del periculum in mora, o se volete semplicemente di precauzione che difficilmente sarà richiamato dalle parti in causa.
Nessun commento:
Posta un commento
malkohydepark@gmail.com