“Rischio Vesuvio:
un vulcano da incubo..." di MalKo
Recitano
i giornali che il capo della protezione civile Franco Gabrielli ha raccontato che il Vesuvio e un possibile
terremoto in Calabria sono le due condizioni di rischio che gli tolgono il
sonno… L’analisi è assolutamente da condividere con qualche precisazione che
riguarda il suo dicastero a proposito del piano di evacuazione che ancora non
salta fuori dai famosi cassetti.
In
molte pubblicazioni ad oggetto il rischio vulcanico si evidenziano come i danni
subiti dalle popolazioni sarebbero generalmente rapportati all’energia che
sprizzerebbe fuori dal sottosuolo, secondo alcune logiche che evidenziano uno
stretto collegamento tra l’energia liberata sotto forma di eruzione, le
fenomenologie vulcaniche e la superficie territoriale coinvolta.
Tutti
dati che non è possibile reperire a priori perché l’incognita sul quando
e con quanta energia si verificherà la prossima eruzione del Vesuvio,
rimane un’irrisolvibile equazione matematica che grava sull’agglomerato urbano vesuviano.
Almeno oggi…domani chissà!
Alcuni
ricercatori per rispondere al duplice interrogativo appena prospettato, e
soprattutto per fornire elementi di valutazione alla parte politica e
istituzionale che ha responsabilità dirette nella gestione del territorio a
rischio, hanno elaborato studi statistici pubblicando alla fine percentuali
probabilistiche sull’eruzione che verrà. Una sorta di proiezioni con la differenza che qui il campione rappresentativo
(eruzioni) è numericamente irrisorio e oltremodo datato. Diciamo che ci provano
a ipotizzare le energie che verrebbero messe in gioco per capire quanto
territorio verrebbe interessato dalle varie fenomenologie… ma sul quando
avverrà nessuna proiezione al mondo potrebbe avere un minimo di utilità
pratica. Lo stesso dicasi per il rischio sismico che è ancora più imprevedibile
e meno puntiforme della bocca di un vulcano. Di contro però, strategie
costruttive antisismiche possono ridurre significativamente le conseguenze per
le popolazioni esposte. Di fronte a un flusso piroclastico invece, non c’è
difesa di superficie che tenga.
Una
ripresa eruttiva con eruzione di tipo VEI
3 viene data quantitativamente parlando probabile, semmai il Vesuvio
dovesse interrompere il suo stato di quiete nell’arco dei prossimi 130 anni. Nella peggiore delle ipotesi
assisteremmo a una VEI 4 dicono gli
esperti analisti, cioè a una eruzione di tipo sub pliniana simile a quella che
flagellò l’area vesuviana nel 1631. L’eruzione pliniana (VEI 5), quella famosa di Pompei e Avellino, è stata letteralmente
esclusa negli scenari di rischio elaborati dall’insonne capo Dipartimento della
Protezione Civile.
Il Prefetto Gabrielli sa perfettamente che in Italia
il rischio lo si vuole maneggiare senza rinunce e senza scontentare gli
amministratori regionali e comunali che hanno dalla loro il disinteresse di non
poca parte della popolazione vesuviana che affronta il problema Vesuvio con una
semplice alzata di spalle.
C’è
poi la minoranza silenziosa che vive con ansia la sua condizione di promiscuità
con il vulcano, e se non va via dalla plaga a rischio è solo perché
l’informazione gli propina un quadro di iniziative rassicuranti, edulcorate e
senza approfondimenti. Le notizie date in un certo modo implicitamente
diffondono fiducia nello Stato di diritto che dovrebbe garantire ad ogni
cittadino il bisogno sociale di sicurezza. Purtroppo non è così e la storia
dell’Aquila, del terremoto e della
commissione grandi rischi che poi non era commissione, così dicono in quel
contesto generatosi il 31 marzo 2009, dovrebbe far riflettere sulle necessità di
indipendenza della scienza dal mondo dei gatti e delle volpi. La
sicurezza e le tutele non possono essere di apparenza…
Al
Capo Dipartimento manca l’arma della prevenzione, e forse pure quella
dell’interventistica perché non siamo sicuri che prima della sua prossima
destinazione funzionale il prefetto Gabrielli riuscirà a battezzare un serio piano di evacuazione per l’area vesuviana di
cui auspichiamo di avere presto notizie in rete. Un piano tra l’altro, che al
Prefetto compete direttamente e istituzionalmente (piano di livello nazionale),
anche se condivide il fardello con la Regione Campania rappresentata
dall’assessore Edoardo Cosenza. Il
vulcanico amministratore a tal proposito pubblicizza la carta strategica evacuativa con la fine dei lavori per la
realizzazione della terza corsia sull’autostrada A3 Napoli – Salerno, senza
dare enfasi al fatto che da Pompei a Salerno le corsie sono e saranno
tombalmente due e senza corsia di emergenza…
Lo
spigoloso capo dipartimento ha dimostrato zelo da vendere, intimando ai parenti
di alcune delle vittime del terremoto dell’Aquila la restituzione delle somme
percepite in anticipo quali danni dovuti dalle rassicurazioni ricevute da un ex
dirigente della protezione civile. Tecnicamente parlando avrebbe dovuto
profondere pari piglio nel campo della prevenzione, magari valutando bene i contorni
della nuova zona rossa e le complicanze tecniche e amministrative che tale
scelta ha determinato.
Infatti,
contrariamente al battiage pubblicitario, il diametro della zona rossa a
maggior rischio vulcanico in realtà si è ristretto rispetto alla vecchia
perimetrazione, mentre si è allargato il diametro dei territori da evacuare
all’occorrenza, attraverso un piano di evacuazione che ricordiamo a noi e alla corte di Strasburgo e alla Procura di Torre Annunziata, ancora non c’è.
Non
è semplice spiegare bene questo concetto della zona rossa per chi non segue
l’argomento da tempo e con attenzione, ma è necessario cercare di comprendere astuzie
e ingenuità, visto che in gioco ci sono le vite dei burattini vesuviani odierni e futuri.
Il
Comune di Boscoreale con sentenza del tribunale amministrativo regionale (TAR)
n° 02561/del 05.08.2014 si è visto
riconoscere il diritto ad estrapolare la parte di territorio comunale eccedente
la linea nera Gurioli, in modo da
uscire dalla tenaglia regionale che vieta l’edificato residenziale e i condoni
edilizi nella zona vulcanica a maggior rischio (Rossa 1). La sentenza del TAR
infatti, ha accolto il ricorso del Comune di Boscoreale e per tale motivo la
Regione Campania nonostante il grande impegno dell'assessore Edoardo Cosenza,
dovrà procedere alla ridefinizione della zona rossa 1 che sarà, in assenza di
volontà specifiche dei comuni o decreti governativi, coincidente totalmente con
l’area definita dalla linea nera Gurioli. La sentenza infatti, sostanzialmente
lascia intendere che la Regione non può sostituirsi alla commissione grandi
rischi (consesso scientifico) nella definizione della zona a maggior pericolo
identificata appunto col perimetro Gurioli.
Boscoreale prima della sentenza TAR: intero territorio in rossa1 |
La
mappa a sinistra mostra il comune di Boscoreale prima della sentenza del TAR. Tutto il comprensorio è in zona rossa 1 e quindi come detto soggetto alla legge
regionale 21 del 2003 che vieta l’edilizia residenziale. La cartina sottostante invece,mostra il Comune di Boscoreale dopo la sentenza del TAR del 2014. Come vedete la parte eccedente la linea nera Gurioli deve
Boscoreale dopo la sentenza TAR: territorio suddiviso dalla linea nera in rossa 1 e rossa 2 |
intendersi amministrativamente in zona rossa 2. Cos’è la zona rossa 2? Una
parte di territorio dove si dovrà scappare a gambe levate in caso di allarme
vulcanico ma nel contempo è ancora possibile costruire con tanto di licenza
edilizia e condonare gli abusi edilizi… Ovviamente le sentenza fanno
giurisprudenza e,quindi, ciò che vale per Boscoreale vale pure per gli altri
comuni attraversati dal segmento Gurioli, tra cui Pompei, Torre Annunziata e altri..
Con
la sentenza del TAR tutte le casette in rosso nella mappa sottostante si
trasformeranno in verde. La linea Gurioli sarà quindi destinata ad avere una
crescente importanza al catasto quale limite di inedificabilità totale
piuttosto che un limite scientifico di pericolo, tra l’altro di taglio deterministico…
Difficile
dormire con queste schizofrenie amministrative… alla fine rimane solo l'amarezza nel constatare che lo stesso Stato è produttore di rischio in un mondo
che pare quello di Collodi e
l’informazione che dovrebbe puntare su un giornalismo investigativo quale
valore della democrazia, si riduce invece alla pubblicazione in serie delle
veline passate dalle varie segreterie...
Incredibile!
RispondiEliminaForse il numero di A320 sarebbe la fine?
... 4000 ..... 10000 ...?
Ma il rischio di sconosciuta grande eruzione del Vesuvio resta vero in tutti i casi!
Hans-Hermann Uffrecht
Oggi è il Venerdì Santo:
RispondiEliminaMa molte, molte persone,
forti, deboli e dei bambini,
... e non possiamo fare nulla?
Hans-Hermann Uffrecht
Seguire le vicende del Vesuvio e di quello che rappresenta in termini di rischio anche dalla lontana ma non lontanissima Germania aiuta molto... MalKo
RispondiEliminahttp://www.rivistahydepark.org/rischio-vesuvio-campania/rischio-vesuvio-un-vulcano-da-incubo-di-malko/
RispondiEliminaIn questa pagina ci sono due commenti interessanti per chi segue le vicende del rischio Vesuvio.