Eruzione Vesuvio 1944. Bombardieri americani B25 schierati a Terzigno vengono flagellati dalla pioggia di cenere e lapilli. |
“Rischio Vesuvio 2015: la zona gialla, quella della pioggia
di cenere e lapilli…” di MalKo
di cenere e lapilli…” di MalKo
La zona gialla nelle mappe
di pericolosità dettate dal rischio Vesuvio, identifica quella parte del
territorio campano dove la ricaduta di cenere e lapillo potrebbe assumere
intensità tali da costituire un serio problema per la tenuta statica delle
coperture dei fabbricati che, a causa degli accumuli, potrebbero cedere con
gravi conseguenze per gli abitanti ricoverati negli ambienti sottostanti.
Lo scenario massimo (VEI 4 -
eruzione sub pliniana) adottato dal dipartimento della protezione civile su input dell'INGV, può considerarsi deterministico e prevede per il Vesuvio una colonna eruttiva di 10 - 15
chilometri che verrebbe imbrigliata dal vento soprattutto nella parte alta composta
da materiali più leggeri e oramai con scarsa energia cinetica da contrapporre
ai refoli. I lapilli, ma soprattutto la cenere, verrebbe così spinta e aspersa pure
a notevole distanza dal cratere, con la conseguenza che si andrebbe a
depositare anche sulle case in una misura influenzabile dalla direzione e
dall’intensità del vento, dalla distanza degli agglomerati urbani dal cratere e
dalla posizione dei fabbricati rispetto alla direttrice del vento passante per
il cono sommitale (nell’esempio la linea celeste).
In siffatte condizioni e
abbastanza velocemente (ore), si accumulerebbe tanto materiale piroclastico sui
tetti, da costituire soprattutto se imbibito, un peso sufficientemente grande da
compromettere seriamente la statica delle coperture in piano e delle terrazze.
Nelle zone sottovento, in
ragione dell’intensità del vento e dell’altezza raggiunta dalla colonna
eruttiva (nelle pliniane anche oltre 30 Km. di quota), si avrebbero precipitazioni
intense di cenere ed altro particolato, che determinerebbero nelle aree
maggiormente esposte un innaturale calare della notte. Si avrebbero poi difficoltà
nell’orientamento a causa della coltre sottile che tutto ricoprirebbe, ma i danni
da tenere in debito conto sarebbero soprattutto fisici laddove dovessero
sprofondare i solai, e quelli all’apparato respiratorio e agli occhi, in
assenza di protezione, con arrossamenti e lacrimazioni già nelle prime fasi
eruttive a causa delle fini ceneri che potrebbero contenere a percentuali
variabili prodotti nocivi di tutto rispetto come la silice e il fluoro.
I danni fisici per le
popolazioni esposte sarebbero quindi commisurati alla concentrazione e al
diametro delle particelle rocciose diffuse nell’aria, e al tempo di esposizione
alla polvere vulcanica e alla sua
composizione che è un dato forse stimabile per il Vesuvio. Certamente i danni alla
salute avrebbero un’incidenza dipendente anche dalle condizioni fisiche iniziali
degli esposti, con una platea più vulnerabile laddove composta da asmatici e
allergici, vecchi e bambini.
Le istruzioni dettate dalle
autorità dipartimentali e regionali indicano per la popolazione della zona gialla esposta all’eventuale
problema della massiccia ricaduta di cenere e lapilli, la necessità di
permanere in luoghi riparati e chiusi, che abbiano però coperture capaci di
sopportare il sovraccarico innaturale dettato dall’accumulo delle ceneri sui
tetti. A tal proposito le indicazioni dipartimentali invitano i comuni a
inquadrare e classificare finanche ogni singolo fabbricato, in ragione della
resistenza delle coperture. Inoltre, e sempre a cura delle autorità locali, sarà
necessario individuare edifici che, per caratteristiche costruttive, non temano
i sovraccarichi e consentano ripari collettivi alle popolazioni da proteggere. Le
avvertenze poi, consigliano di individuare luoghi dove poter ammassare i
prodotti piroclastici rimossi dalle strade presumibilmente in un momento
successivo all’evento.
Mappa 2015 - Zona Gialla a cura del Dipartimento della Protezione Civile |
Sempre nella minuta che
accompagna la cartografia tematica della zona gialla, si evidenzia in caso di
eruzione la probabilità di black out elettrici, interruzione dei collegamenti
telefonici, intasamento delle fogne, spegnimento dei motori e impercorribilità
delle strade.
Da queste prime considerazioni
dovrebbe risultare alquanto problematica l’attuazione dinamica del piano di
evacuazione per alcuni settori della zona gialla con eruzione in corso. Il
grosso problema che si presenterebbe in caso di ripresa eruttiva, è che già a
distanza di alcune ore dal risveglio del vulcano, il settore sottovento
potrebbe essere gravemente compromesso in termini strutturali, di viabilità e
di impianti tecnologici che diverrebbero inutilizzabili, senza contare
possibili scuotimenti sismici che minerebbero ulteriormente la resistenza dei
fabbricati, laddove il tetto risulterebbe inusualmente appesantito.
Non si capisce bene quindi in
un cotale inferno e in assenza di collegamenti anche radio che potrebbero essere
compromessi, in che modo si fornirebbero precise e vitali informazioni alle
popolazioni arroccate nei fabbricati. E in caso di situazione insostenibile, in
che modo si porterebbero via le persone dai settori maggiormente colpiti della
zona gialla, posti all’interno della curva di isocarico da 300 kg a metro
quadro di cenere, cioè con spessori al suolo superiori ai 30 centimetri in una
condizione operativa ambientale tra l’altro proibitiva pure per gli elicotteri.
Nell’immagine d’apertura
risalente al mese di marzo 1944, si vedono i bombardieri americani B-25 schierati sul campo d’aviazione ubicato tra Terzigno e Poggiomarino,
danneggiati e bloccati da cenere e lapilli per un improvviso cambiamento dello
stile eruttivo del Vesuvio che diede luogo a una colonna sostenuta di circa 5
chilometri che asperse in quella direzione il suo gravame piroclastico.
I nostri lettori sanno che dopo
la zona rossa e la zona gialla manca
all’appello ancora un tassello del mosaico a tema il rischio Vesuvio: la zona blu.
Ubicata a nord – est del Vesuvio, comprende
una serie di comuni che potrebbero subire intensi allagamenti, dovuti alla
posizione areale depressa che pare tocchi un massimo nella conca di Nola,
proprio nei pressi del vulcano buono….
Nola - Il vulcano buono |
Si stimano altezza delle acque
di circa due metri… Il comune di Nola ha una particolarità: il suo territorio
comprende la zona rossa, quella gialla e quella blu. Ai piani terra? Solo garage all’ombra
di tetti spioventi…
Caro Malko,
RispondiEliminahanno scritto un grande articolo qui!
Basti pensare cosa succederebbe se il Vesuvio erutta improvvisamente
la sera alle 23:00!
E il "Beautiful vulcano di Nola" è solo
un brillante blu sogno ultima speranza,
Piede stampa ci mostrano ancora oggi.
Con i migliori auguri e saluti
Hans-Hermann Uffrecht