“Rischio
Vesuvio: un vademecum per ogni famiglia...” di MalKo
Con
la pubblicazione di molti articoli a tema il Vesuvio e il rischio vulcanico,
riteniamo di aver fornito ai nostri lettori strumenti informativi sufficientemente
ampi per la conoscenza del rischio vulcanico che sovrasta la metropoli
partenopea. E’ necessario precisare che non sussistono segnali allarmanti
per il Vesuvio che continua imperterrito la sua quiescenza, così come ai
Campi Flegrei permane un prudenziale stato di attenzione vulcanica
dettato qualche anno fa dalla ripresa del bradisismo, che già caratterizzò l’area
puteolana negli anni ’70 e ’80, e che lascia sempre un po’ perplessi per la difficile
interpretazione da dare al fenomeno.
Vogliamo
poi ricordare che l’Osservatorio
Vesuviano ha la responsabilità del monitoraggio dei vulcani campani, ma non quella di lanciare direttamente allarmi.
Questo significa che eventuali variazioni dei parametri controllati dei vulcani
devono essere trasmesse al Dipartimento
della Protezione Civile, oggi retto dal Prefetto Franco Gabrielli, che consulterebbe la Commissione Grandi Rischi per un parere e la Presidenza del Consiglio dei Ministri per le direttive. Se dovessero
presentarsi gli estremi, al termine dell’iter procedurale il Dipartimento
emetterebbe il bollettino di variazione nello stato di allerta vulcanica, o verrebbe
dichiarata una situazione di preallarme o allarme direttamente dalla Presidenza
del Consiglio dei Ministri. Tutte le decisioni sarebbero comunque oggetto di
consulto con gli uffici campani della presidenza regionale.
Dopo queste formalità tecniche
e politiche necessarie per assicurare a una ipotetica emergenza da fronteggiare
l’impegno dello Stato centrale e periferico ai massimi livelli, l’informazione sul
da farsi giungerebbe ai cittadini tramite l’autorità comunale di protezione
civile, ovvero dal sindaco, che ha
il compito di attivare tutti i canali di diffusione più idonei per far giungere
notizie in ogni contrada e quartiere del territorio amministrato.
I sindaci, è bene
ricordarlo, proprio perché usufruiscono del titolo di autorità locale di protezione civile, hanno l’onere ben preciso
e ben prima che si presenti un’emergenza, di impegnarsi nel campo della
previsione e della prevenzione delle
catastrofi, attraverso l’individuazione di strumenti di difesa attivi e passivi
che contemplino anche una organizzazione comunale di gestione delle emergenze (COC – COM).
Il piano di protezione civile comunale per il quale tutti i comuni
campani volente o nolente hanno ricevuto un finanziamento per realizzarlo, deve
contenere nelle premesse tutte le ipotesi di rischio che caratterizzano il
territorio di pertinenza a fronte di ogni pericolo naturale o antropico
conosciuto. Il piano d’emergenza dovrebbe essere un compendio di pubblica
utilità visionabile pure online con spazi previsti per le osservazioni a cura
degli utenti cittadini, secondo
logiche di amministrazione condivisa.
Nel caso del rischio Vesuvio
e Campi Flegrei, ad ogni famiglia dovrebbe essere distribuito un vademecum contenente i percorsi di
allontanamento e l’ubicazione delle aree strategiche. Ed ancora istruzioni dettagliate
da osservare a cura di chi si allontana con mezzo di trasporto personale verso dimore
alternative; oppure e viceversa, se dovesse sussistere la necessità di dover
ricorrere all’assistenza per il viaggio (mezzi collettivi) o per l’alloggio o
per entrambe le esigenze.
Su ogni copertina del
vademecum, dovrebbe essere stampigliato o incollato il codice a barre che
identifica quella famiglia, onde consentire rapide procedure di identificazione
lungo il percorso o alle varie destinazioni finali attraverso lettori ottici.
Le istruzioni dovrebbero contenere, in caso di emergenza vulcanica, le eventuali limitazioni di transito ai mezzi
pesanti e indicazioni precise sul come lasciare e sigillare l’appartamento
da evacuare. Non è detto infatti, che i prodromi preeruttivi diano sempre e
come risultato finale l’eruzione, o che vada sicuramente distrutta la casa che
si abbandona. L’allarme vulcanico, nessuno lo può escludere, è anche possibile
che rientri… Da questo punto di vista è necessario che la popolazione
acquisisca la necessaria conoscenza dei fenomeni vulcanici e la necessaria
maturità per affrontare secondo logica l’emergenza che potrebbe presentarsi. Si
ritenga sempre preferibile un falso allarme piuttosto che un allarme
lanciato in ritardo; avremo poi l’intelligenza di lasciare in momenti
successivi spazio per le polemiche, partendo dalle disquisizioni sull’operato personale
prima ancora di esaminare quello degli altri.
La nostra scienza è bene
dirlo è all’avanguardia e i limiti nella previsione dei fenomeni vulcanici sono
limiti planetari. Il nostro contributo alla sicurezza dovrà essere innanzitutto
quello di rinunciare a piccole e grandi furbizie in nome di un bene più grande
che è quello della comunità di cui facciamo parte. Occorre quindi consapevolezza
e onestà per eleggere una classe dirigente e amministrativa che ci porti con le
regole della prevenzione e della buona amministrazione fuori dalle grandi
catastrofi e non dentro ai piccoli e personalissimi interessi.
La metropoli vulcanica c’era
già ieri anche se la scopriamo solo oggi. L’informazione che vi ha sempre
accompagnato in questi anni allora non sempre è stata super partes e molto
spesso, generalizzando, non è stata altro che una diramazione delle segreterie
istituzionali e politiche di riferimento e una rinuncia al giornalismo
investigativo.
Per
riuscire a vivere sui fertili terreni tufacei o cinerei, è necessario che si
giunga a un certo equilibrio in termini di densità abitativa e numero di
abitanti, attraverso una deconcentrazione della popolazione da spalmare con
incentivi su tutte le province campane. Sono poi necessarie strade a
scorrimento veloce e ad alta capacità ricettiva con multi accessi e aree
polifunzionali da attivare nell’emergenza. I porti vanno dragati e non più
lasciati in balia delle maestranze locali, così come sarebbero necessarie
banchine ad attracco rapido perché è sui litorali la maggiore concentrazione di
abitanti da allontanare.
Se
tutto andrà bene, sul finire del 2015 o forse 2016 sapremo anche cosa fare se
dovessero attivarsi le fasi 2 (preallarme) e 3 (allarme) dei piani di emergenza
Vesuvio e Campi Flegrei. Nel frattempo bisogna incominciare a tracciare gli
scenari di rischio vulcanico per l’Isola d’Ischia.
In tutto questo incominciano
a segnalarsi sui blog e sulle riviste la profezia di Nostradamus ad oggetto il
Vesuvio e una catastrofica eruzione che si manifesterebbe nel 2015. E’ quasi
superfluo aggiungervi che non crediamo nelle profezie…
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