“Il
vulcano sottomarino Marsili e il deepwater drilling” di MalKo
Il Marsili è un seamount vulcanico dalle mastodontiche
dimensioni che riposa disteso sui fondali tirrenici meridionali, ad alcune
migliaia di metri di profondità e a circa 45 miglia a Nord Ovest delle isole
Eolie. Il dorso del vulcano si spinge verso l’alto mantenendosi comunque al di
sotto del livello del mare a una profondità di circa cinquecento metri. Bastava
veramente poco per svettare in superficie come i suoi confratelli Eoliani… Il
Marsili è il più grande vulcano mediterraneo ed europeo. Fino a non molto tempo
fa lo si considerava estinto, ma alcune recenti campionature hanno consentito
di individuare prodotti eruttivi databili al di sotto dei 5000 anni di età.
La
sismicità che si denota in quest’area tirrenica e il rilascio di gas magmatici congiuntamente
all’osservazione della buona conservazione di alcuni coni vulcanici sommitali, lasciano
ritenere il Marsili ancora attivo, anche se non è chiaro lo stato di
pericolosità… Molto probabilmente occorreranno nuove prospezioni profonde per capire
meglio di quanta vitalità intrinseca goda, ma dubitiamo che si focalizzeranno
certezze, visto che neanche per i vulcani emersi come il Vesuvio è possibile
sbilanciarsi con la previsione del fenomeno eruttivo che rimane tutt’oggi
un’incognita geologica…
I
dati fin qui raccolti sul possente apparato sommerso lasciano intendere
un’attività eruttiva passata prevalentemente di taglio effusivo e forse
modicamente esplosiva. Risulta quindi particolarmente importante continuare le
campagne esplorative dei fondali marini tirrenici, onde reperire altri dati geochimici
e geofisici capaci di chiarire con qualche certezza in più non solo lo stato attuale
del Marsili, ma anche quello degli altri vulcani meno noti che pure costellano e
per largo raggio la piana abissale.
Le
acque calde con temperature oscillanti fra i 300° e i 500° C. che circolano con
una forte pressione e come linfa vitale nella parte medio alta del Marsili
dando origine pure a qualche geyser, hanno catturato l’attenzione della Eurobuilding spa che intende sfruttare
i caldissimi acquiferi per la produzione di energia elettrica attraverso uno o
più impianti galleggianti posizionati sulla verticale del
vulcano. Un progetto sicuramente originale e futuristico che dovrà superare perplessità inerenti l’impatto ambientale.
I
metodi di screening iniziali sono
stati ritenuti non invasivi e senza effetti collaterali sull’ambiente, tanto
che lo stesso Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio e del Mare, ha deciso di non applicare le
disposizioni sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), almeno in questa
fase.
Il
progetto della Eurobuilding contiene elementi particolarmente avveniristici e
affascinanti. Produrre energia direttamente sulla verticale di un gigantesco
vulcano sommerso richiede tecnologia e un forte spirito imprenditoriale. I
costi ovviamente sono elevati come le incognite che sono di gran lunga superiori
a un impianto di pari tipo ma terrestre. I fluidi caldi idrotermali infatti, contrariamente
a quanto si pensi, non sono totalmente innocui perché in genere contengono sostanze
molto pericolose come l’arsenico e i metalli pesanti che certo non sono un
toccasana per la salute. Infatti, la captazione di queste acque richiede
attenzione. In un sistema aperto il pompaggio delle acque prelevate e deriscaldate dall’uso geotermico e poi condensate e immesse direttamente nella sorgente di prelevamento dovrebbe garantire in buona
parte il contenimento degli inquinanti.
Nello
studio preliminare relativo alle operazioni di screening, è stato dato molto
spazio alla caratterizzazione dei campioni d’acqua e dei suoli intorno al sito
di perforazione. Si è largheggiato anche sull’inquinamento acustico che
potrebbe danneggiare gli organi sensoriali dei cetacei, stabilendo poi una
soglia limite per la possibile intrusione
in superficie dell’idrogeno solforato. Quello che manca però, è la disamina dei
rischi correlati direttamente alla perforazione del vulcano attivo. Da questo
punto di vista l’argomento non è nuovissimo, perché è stato già oggetto di
accesi dibattiti legati a un’altra nota perforazione: quella del super vulcano
flegreo nell’ambito del Campi Flegrei
deep drilling project (CFDDP). Una
iniziativa scientifica da più parti ritenuta un azzardo. Lo scalpello rotante in
questo caso si è fermato a 500 metri di profondità, con una battuta di arresto
che perdura da due anni senza nessun segnale di ripresa dell’attività di
scavo. Sorge forte il dubbio allora, che il deepwater abbia una corsia
preferenziale per la sua posizione in alto mare. Mancando la popolazione infatti,
manca il rischio…ma solo apparentemente. Se le attività di perforazione direttamente
o indirettamente dovessero attivare seppur remotamente una frana, gli effetti
di un’onda di maremoto si ripercuoterebbero sulla costa e non sul sito di
perforazione. Il riversamento in mare degli inquinanti idrotermali produrrebbe invece
effetti deleteri in ragione delle quantità e delle concentrazioni disperse…
Nel
comitato scientifico della Eurobuilding ci sono scienziati dell’INGV che
possono sicuramente argomentare meglio l’innocuità della trivellazione, ovvero i
rischi che essa può determinare nell’equilibrio di una struttura litica, dai
fianchi acclivi e flaccidi, di differente coesione e a strati e internamente
dinamica. Argomentazioni che avrebbero dovuto arricchire lo studio preliminare
ambientale relativo alla perforazione del pozzo esplorativo offshore chiamato
Marsili 1.
Probabilmente
la perforazione del vulcano Marsili ci offre lo spunto per una riflessione più
grande che bisognerà fare, meglio prima che dopo, sulle trivellazioni, a
prescindere se inseguono petrolio e
gas e fluidi caldi. Gli studi a tema sono oggi alquanto controversi… Come
dobbiamo inquadrare questa pratica poco gradita alle popolazioni che vogliono
al bando le trivelle (il sud della Sicilia ne sarà invaso), come un’occasione
di sviluppo in più o come un azzardo?
Abbiamo
provato a battere a varie porte istituzionali e politiche per introdurre l’argomento
e avere delle risposte, ma senza alcun successo. Se la scelta di trivellare il
Marsili non è discutibile perché trattasi di una irrinunciabile risorsa strategica
nazionale, vorremmo che si chiariscano meglio questi aspetti in modo che l’esposizione
a un rischio sia consapevolmente accettato dai cittadini, così che abbiano libertà di decisione a proposito
della dipendenza energetica dall’estero. Per il nucleare fu fatto un referendum...Un tema come si vede a forte valenza politica
e scientifica, che vorremmo avere certezze sia immune da quel bubbone appena
scoperto da mafia capitale.
Con determina del Ministero dell'Ambiente datata 15 maggio 2015 il progetto Marsili è stato dichiarato necessariamente suscettibile a Valutazione di Impatto Ambientale.
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