il Vesuvio visto da Castellammare di Stabia |
“Rischio Vesuvio e l’informazione
di massa ” di Malko
MalKo è un ex ufficiale pilota di elicotteri del Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco, tra l’altro esperto di rischio Vesuvio, e vive
in uno dei diciotto comuni della prima zona rossa. Se ci fosse stato un piano
di evacuazione sarebbe stato probabilmente tra i primi a saperlo, sia per il
suo ruolo operativo che ha rivestito fino a qualche anno fa, che per quello di
cittadino del vesuviano, tra l’altro per niente distratto o indifferente.
Il 4 agosto 2014 la rivista Le Scienze ha dedicato spazio
e copertina al rischio Vesuvio. L’illustre direttore ha invitato ad appendere nelle
classi di ogni scuola del vesuviano la mappa della zona rossa per fare cultura
e informazione. Ai ragazzi toccherà poi spiegare come mai in alcuni di questi
paesi è ancora possibile costruire con tanto di licenza edilizia. Al momento di cartine da appendere c’è solo
quella asimmetrica e rossa, perché quell’altra tematica contenente a scala locale le vie di fuga
corredate da simboli e note, non è stata ancora approntata da quelle autorità
competenti richiamate nell’articolo.
Il piano di emergenza Vesuvio di cui si blatera da anni, esiste
e contiene tutto lo scibile umano, tranne le istruzioni operative di tutela
della popolazione. Per decidere quest’ultimo e delicatissimo punto, infatti,
occorre innanzitutto una strategia operativa
che deve essere illustrata a tutti gli attori
del servizio nazionale della protezione civile. Bisogna quindi delineare e
approvare le linee strategiche su cui dovranno poi operare i comuni supportati
dalla grande macchina istituzionale statale in un piano che si definisce
appunto nazionale.
Ed è quello che è stato fatto l’8 agosto 2014 a Roma nella riunione dell’apposito comitato operativo della protezione civile
presieduto dal Prefetto Franco
Gabrielli. Nella nota diffusa agli organi di stampa dall’assessore
regionale Prof. Edoardo Cosenza, si
legge tra l’altro che <<…è stato fornito alle
diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della
Protezione civile, le indicazioni per l'aggiornamento delle rispettive
pianificazioni di emergenza ai fini dell'evacuazione cautelativa della
popolazione in caso di emergenza. In tale contesto, il Dipartimento, in
raccordo con la Regione Campania, aveva già predisposto una bozza di tali
indicazioni ed era indispensabile un momento di condivisione con tutte le
istituzioni coinvolte. Entro settembre si avrà la versione finale del
documento, che dovrà poi essere sottoposto alla Conferenza delle Regioni e
delle Province autonome>>.
Il piano è ancora in itinere… lo sa bene l'elenco telefonico. Se poi c’è qualche
zelante giornalista d’assalto che vuole vederci chiaro, incominci a chiedersi come mai in questa storia dei piani di
evacuazione i sindaci dei 25 comuni interessati non si fanno sentire e
risultano particolarmente defilati sui media e sull’argomento...
Che qualcosa non quadra nell’informazione
è abbastanza evidente. Prendiamo ad esempio la condanna della commissione
grandi rischi. In quel caso la prevalenza dei mass media ha criticato il
tribunale dell’Aquila per aver condannato esimi scienziati rei di non aver
previsto il terremoto del 6 aprile 2009.
E’ una colossale bugia, perché la condanna è giunta per i motivi opposti, cioè
perché la commissione aveva dato frettolosamente delle rassicurazioni su
argomenti non supportati da certezze scientifiche.
.
Un altro caso evidente riguarda il
vulcanologo Nakada Setsuya, le cui
dichiarazioni alla stampa sono state sminuite dai colleghi italiani come delle
semplici ovvietà. In realtà alla
conferenza mondiale sui geoparchi tenutasi nel 2013 ad Ascea nel Cilento, il
ricercatore nipponico rilasciò un’intervista, dove evidenziava che il Vesuvio
da vulcano quiescente può eruttare ma non si hanno certezze sui tempi di
previsione del fenomeno, perché i segnali premonitori potrebbero comparire
anche solo poche ore prima dell’evento. Sarebbe quindi il caso di parlarne e
approntare un adeguato piano d’intervento. Con tutta la gentilezza orientale,
il messaggio del ricercatore nipponico era un invito a non starsene con le mani
in mano…
L’articolo contenuto nella rivista Le Scienze è istituzionalmente perfetto. La giornalista si lancia
in un’accorata spiegazione dei progressi fatti dal mondo scientifico e
istituzionale che addirittura ha aumentato la superficie del territorio
considerato a rischio Vesuvio (zona rossa). In realtà non è proprio così: è
stata sì aumentata la superficie da evacuare (25 comuni) e con essa il numero
di abitanti passati a 700.000 unità, ma è stata ridotta l’area a maggior rischio
(area Gurioli) circoscritta da una
linea nera, offrendo tra l’altro ai cittadini una falsa percezione del
pericolo, dando ad alcuni comuni, come quello di Boscoreale, la possibilità di potersi
addirittura svincolare dalla tenaglia dello stop al cemento, chiamando in causa
il TAR che gli ha dato pure ragione.
E’ vero anche che ai comuni di fresca nomina è stata data
la possibilità di decidere se inglobare nella zona rossa tutto il territorio
comunale fino ai limiti amministrativi o solo parte di esso. Ma non come
riferisce la gentile giornalista per decidere chi evacuare. La mappa della zona
rossa parla chiaro: sono tutti da evacuare. Ai sindaci è stato semplicemente
lasciato l’arbitrio di decidere quale porzione di territorio lasciare in zona rossa 1 e quale in zona rossa 2. La differenza consiste
che in zona rossa 1 vale la legge regionale 21 del 2003 (inedificabilità
assoluta per fini residenziali), mentre in quella rossa 2 tale legge non trova
applicazione…
L’esperto ingegnere Fabrizio Curcio del Dipartimento della Protezione
Civile chiamato in causa sempre nell’articolo pubblicato su Le Scienze,
riferisce di una ingiusta critica rivolta ai progettisti dell’Ospedale del Mare
perché lo hanno ubicato in zona rossa 1. <<Settecentomila persone hanno diritto
all’assistenza>>, afferma… La piccola nota è che il nosocomio del mare
serve a garantire servizi sanitari su vasta scala con 500 posti letto e 18
camere operatorie e un eliporto. Non ci sembra cosa da poco. L’ingegnere in
questione ha anche incredibilmente affermato: <<E non c’è nessun motivo
per pensare che, siccome da oggi abbiamo una nuova e più ampia zona rossa,
dobbiamo comportarci come se il Vesuvio dovesse eruttare domani senza alcuna
ragione scientifica per dirlo>>. Affermazione disastrosa...
Anche il consigliere regionale Gennaro Salvatore del gruppo politico Caldoro presidente, ha usato quasi
le stesse parole per difendere condono e cemento in zona rossa… << Se il
rischio Vesuvio è reale, scientificamente reale, o viene a Napoli il presidente
del Consiglio, Matteo Renzi e con il presidente Caldoro e i sindaci della Zona
Rossa si dispone un Piano Straordinario di evacuazione, oppure si lasci ai
cittadini la possibilità di rendere le proprie case quanto meno più sicure>>. Che non ci sia un piano d’evacuazione, è
ripetuto dall’illuminato consigliere...
Alla giornalista de Le Scienze va comunque tutta la
nostra comprensione perché non è facile districarsi in questo labirinto di
differenziazioni che caratterizza un territorio dove si tenta da anni di far
quadrare sviluppo, business e sicurezza, attraverso la mediazione di una
politica tutt’altro che garantista e veritiera e largamente miope. La maggior parte degli
articoli che riguardano il Vesuvio, compreso quelli di note firme del
giornalismo, non sempre riescono a centrare l’obiettivo della corretta
informazione che si caratterizza purtroppo per essere sempre di più la cassa di
risonanza delle amministrazioni centrali e periferiche che veicolano quello che
vogliono. Il potere di verifica da parte dei media è ben lontano dal
giornalismo investigativo alla anglosassone.
Lo sviluppo di internet ha consentito comunque di aggirare
questi filtri passando a un reperimento diretto delle notizie che vengono
diffuse in rete dagli stessi utilizzatori del web, a volte credibili e a volte
incredibili nella doppia funzione del termine. Ovviamente l’assenza di filtri
potrebbe consentire la diffusione di false notizie: ma è un rischio che dobbiamo necessariamente correre, se vogliamo sapere cosa
succede in certi paesi, incluso il nostro, che non occupa i primi posti nella classifica dedicata alla libertà di stampa…
Solo di recente si sta squarciando quel velo fatto di informazioni fuorvianti creato ad arte sul rischio Vesuvio e i piani d'emergenza. Sarà anche interessante conoscere le conclusione della corte europea di Strasburgo sulle misure di tutela che lo Stato italiano ha fin qui approntato per proteggere i vesuviani... Ma ancora più interessante sarà conoscere la strategia operativa che si intende adottare nei piani d'evacuazione che verranno: da lì capiremo se l'operazione sarà mediatica, amministrativa od operativa. Da esperto di sicurezza, posso solo dirvi che finchè sarà possibile impastare cemento, il rischio Vesuvio non esiste...
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