Monte Nuovo |
“ Campi Flegrei : il
livello di allerta vulcanica
è ancora di attenzione…” di MalKo
è ancora di attenzione…” di MalKo
Vogliamo ricordare ai nostri lettori che il livello di
allerta vulcanica per l’area flegrea è ancora tarato su posizioni di attenzione. Nel dicembre 2012, infatti,
fu optata questa scelta cautelativa sulla scorta della variazione di alcuni
parametri controllati registrati nella zona calderica. Oltre a una ripresa del
bradisismo infatti, da alcune fumarole furono riscontrati elementi affini al
magma, così come nella località Pisciarelli
è stato notato un incremento della temperatura e della intensità dei flussi
fumarolici e dell’anidride carbonica.
Nel dicembre del 2013 l’autorità scientifica ha rivisto i
dati in possesso dell’Osservatorio Vesuviano, ed ha ritenuto necessario
mantenere ancora su livelli di attenzione lo stato di allerta vulcanica ai
Campi Flegrei. Una condizione “gialla” tuttora vigente…
Come già abbiamo avuto modo di accennare in articoli
precedenti, il livello di attenzione non deve certo preoccupare, perché fa
parte di una sorta di automatismo che scatta ogni qualvolta uno o più valori di
base del vulcano presentano indici insoliti. L’ente cui è affidata la sorveglianza
vulcanica, l’Osservatorio Vesuviano,
in questi casi accentua maggiormente le attività di monitoraggio dei fenomeni
fisici e chimici che interessano l’area calderica. Da una serie di correlazioni
ci sembra poi di capire che oltre al fenomeno generalizzato del bradisismo, la
zona tra gli Astroni, Agnano e la Solfatara, è quella diciamo che ha destato un
certo interesse.
Una puntuale pianificazione d’emergenza per i Campi
Flegrei deve necessariamente far capo e avvalersi degli scenari eruttivi che
nel nostro caso sono stati prospettati da un apposito gruppo di lavoro in un
documento ad hoc ultimato e consegnato alle autorità dipartimentali della
protezione civile il 31 dicembre 2012.
Nel compendio, frutto di un’analisi storica statistica che
riguarda gli ultimi cinquemila anni di attività vulcanica ai Campi Flegrei, sono
descritti scenari e fenomeni che possono caratterizzare appunto una possibile ripresa
eruttiva nel settore calderico.
Secondo i dati che è possibile cogliere dalle
pubblicazioni inerenti, in questa zona ardente
non ancora perfettamente definita e in parte sub marina, potrebbero aversi
eruzioni con questa percentuale di accadimento:
-
12
% eruzione effusiva;
-
60
% eruzione eruzione esplosiva di piccola intensità (VEI 1 - 3);
-
24
% eruzione di media intensità (VEI 4);
-
4 % eruzione di grande intensità (VEI 5);
-
0,7
% eruzione di grandissima intensità (VEI 6 - > 6).
Secondo le ipotesi che tengono conto delle riattivazioni
vulcaniche passate, pare che qualora dovesse presentarsi un’eruzione sul medio
termine, questa possa avere un’intensità uguale o inferiore a un indice di
esplosività vulcanica VEI 4.
Valore quest’ultimo in linea con le prospettive sub pliniane già paventate
statisticamente per il rischio Vesuvio…
Negli scenari eruttivi presentati dal gruppo di lavoro, si
ipotizzano e si diversificano quattro tipi di eventi che sono :
-
eruzioni
esplosive che implicano un VEI da 1 a oltre 6 ;
-
eruzioni
contemporanee da più bocche eruttive;
-
esplosione
freatica in aree idrotermali (Solfatara, Pisciarelli);
-
eruzione
effusiva.
Il problema più grande, in assenza di una bocca eruttiva
ben precisa, rimane quindi quello di definire nell’ambito della caldera
ignimbritica, la possibile zona dove potrebbe ripresentarsi l’attività eruttiva
flegrea, e ancora il tipo di eruzione che al momento è inquadrato statisticamente
su tipologie di media intensità, onde definire i suoli su cui si spalmerebbero
gli effetti di ogni singolo fenomeno vulcanico.
Secondo alcuni criteri probabilistici, le zone flegree
dove è ipotizzabile che si possano aprire bocche eruttive sono quelle ubicate
in senso mediano tra i crateri degli Astroni
e di Agnano. In seconda battuta lungo la linea che unisce
geograficamente Capo Miseno al lago d’Averno.
Mappa dei Campi Flegrei edita dall'Osservatorio Vesuviano |
Nel primo caso se dovesse effettivamente presentarsi
un’eruzione con produzione di flussi piroclastici, sussisterebbero dubbi sulla
capacità dei contrafforti collinari di Posillipo nel contenere le colate verso est. Nel secondo caso ci sarebbero forse meno rischi per la città di
Napoli.
Nella riperimetrazione della zona rossa saranno probabilmente
compresi i comuni di Napoli, con le municipalità di Fuorigrotta, Bagnoli,
Agnano, Posillipo e Chiaia, e ancora i comuni di Bacoli, Marano, Monte di
procida, Pozzuoli e Quarto. L’ultima parola spetta alla Commissione Grandi
Rischi…
Molto presumibilmente gli scenari eruttivi che faranno da
introduzione ai piani d’emergenza, dovranno delimitare, alla stregua di quanto
già fatto per il Vesuvio, una zona rossa,
una zona gialla e una zona blu.
I ricercatori stanno valutando quale estensione dare alla zona
rossa nel tessuto cittadino di Napoli. Si dovranno poi confermare gli indici di
sismicità attesi quali prodromi eruttivi e le curve di isocarico lì dove
potrebbe abbattersi la pioggia di piroclastiti, la cui incidenza statistica
dovrebbe essere verso est. Ovviamente la pubblicazione del piano d’emergenza chiarirà ogni dubbio sulle strategie di difesa
dal rischio vulcanico in area flegrea. E’ altrettanto ovvio che ogni azione
difensiva dovrebbe essere corredata da un piano
di prevenzione che stabilisca gli obiettivi da raggiungere nel breve,medio
e lungo termine. A questo purtroppo, non siamo ancora avvezzi…
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