Vesuvio: eruzione 1944 |
“Rischio Vesuvio: Terzigno 1944” di MalKo
Nell'attuale bozza di piano d’emergenza legato al rischio
Vesuvio, è posta in primo piano una carta a tema che evidenzia le tre zone a
differente pericolosità, dove potrebbero abbattersi i fenomeni vulcanici più
intensi nella malaugurata ipotesi di una ripresa eruttiva.
La zona rossa, ed è noto
ai nostri lettori, è di sfollamento totale nel momento in cui dovessero
presentarsi i sintomi pre-eruttivi.
Quella gialla è definita a
evacuazione parziale e “meditata” perché solo un settore dell’intera area
evidenziata in giallo potrebbe essere interessato dalla pioggia di cenere e
lapillo. In tal caso dovrebbe essere quello in linea con i venti predominanti e
in allineamento con l’asse del cratere eruttivo. La zona blu invece
sostanzialmente è una parte dell’area gialla con l’aggravante degli
alluvionamenti.
Sul sito del dipartimento
della protezione civile a proposito dell’area gialla leggiamo: <<
…diversamente da quanto accade per la zona rossa però, i fenomeni attesi nella
zona gialla non costituiscono un pericolo immediato per la popolazione ed è
necessario che trascorra un certo intervallo prima che il materiale ricaduto si
accumuli sulle coperture degli edifici fino a provocare eventuali cedimenti
delle strutture. Vi è pertanto la possibilità di attendere l’inizio
dell’eruzione per verificare quale sarà l’area interessata e procedere
all’evacuazione della popolazione ivi residente se necessario. La zona gialla
comprende 96 Comuni delle Province di Napoli, Avellino, Benevento e Salerno per
un totale di circa 1.100 kmq e 1.100.000 abitanti…>>.
La filosofia operativa che
è stata scelta per la zona gialla quindi, è di attesa: verificare con eruzione
in corso quali aree sono colpite dalla pioggia di cenere e lapillo e provvedere
all’evacuazione degli abitanti esposti ai piroclastici di ricaduta direttamente
nel corso dell’evento.
Qualche settimana fa una
serie di fotografie molto interessanti esposte nella sala consiliare del comune
di Terzigno con tema: gli eventi vulcanici del ’29 e del ’44, comprendevano
immagini in cui erano visibili gli effetti di una pioggia di lapilli sul campo
d’aviazione americano ricavato direttamente nelle campagne di Terzigno verso Poggiomarino.
Il periodo è chiaramente quello dell’avanzata degli alleati lungo la penisola
durante l’ultimo conflitto mondiale. A
essere precisi, quest’avamposto aereo serviva da base agli oltre 80 bombardieri
statunitensi B-25 incaricati di demolire la fortezza di Cassino.
Nelle foto esposte si
notano l’impraticabilità della pista e gli aerei danneggiati o interrati nei
lapilli vulcanici in seguito appunto agli eventi eruttivi del ’44…L’ultima
eruzione del Vesuvio.
Terzigno 1944: aerei americani bloccati e danneggiati dall'eruzione |
Un aereo sostanzialmente
impiega pochi minuti per decollare. Che cosa è successo? Gli americani hanno
sottovalutato l’eruzione? Si ritenevano fuori dalla rotazione dei venti? La
pioggia di cenere e lapilli si è presentata di notte cogliendoli di sorpresa o
si è manifestata inattesa? Per saperlo abbiamo girato la domanda al ricercatore
Prof. Giuseppe Mastrolorenzo…
<<La distruzione di
alcuni aerei dell’aviazione alleata avvenne il 24 marzo, a quasi una settimana
dall’inizio dell’eruzione del 1944, in seguito all’intensificarsi della fase
esplosiva. Non conosco le valutazioni fatte a suo tempo dai comandanti del 340°
stormo bombardieri presenti sul campo di Terzigno, ma è evidente una
sottovalutazione del rischio legato a un evento in rapida evoluzione. In tali
frangenti, in pochi minuti la fase eruttiva comprendente la pioggia di lapilli,
riduce la mobilità dei mezzi terrestri e tanto più dei velivoli che
inizialmente devono procedere su ruote. Una capacità di movimento che passa
rapidamente a zero…>>.
In definitiva quindi, il
problema fu cagionato da un improvviso picco eruttivo che diede origine nel
giro di pochissimi minuti a una pioggia di cenere e lapilli che si depositarono
come coltre sull’aeroporto rendendolo inutilizzabile, sia in termini di libertà
di scorrimento delle ruote degli aerei sulla pista, ma anche di probabile
intasamento dei collettori di aspirazione dei motori per le particelle disperse
nell’aria.
Lo stratega dei futuri
piani d’emergenza quindi, sarebbe opportuno che tenesse in debito conto questa:
chiamiamola curiosità dei bombardieri
bombardati dal Vesuvio. Un aneddoto che testimonia la velocità di accumulo
dei prodotti piroclastici eruttati dal Vulcano. Con esso si tenga altresì
presente la susseguente riduzione di visibilità in aria invasa da cenere, ma
anche dei problemi che potrebbero subentrare alla respirazione umana e al
funzionamento appunto dei motori.
articolo pubblicato su hyde park il 29 aprile 2010.
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