Il Vesuvio |
"Rischio Vesuvio e Osservatorio Vesuviano" di MalKo
Agli inizi degli anni novanta, non ricordiamo bene, ci fu un clamoroso caso di allarme tra la popolazione del vesuviano per un fax mal compilato. Che cosa successe: l’Osservatorio Vesuviano inoltrò alla Prefettura di Napoli una notifica contenente i dettagli tecnici di un terremoto vulcano-tettonico che si era da poco verificato e che tra l’altro non era stato avvertito dalla popolazione. Nel bollettino erano stati precisati, oltre all’ora dell’evento, l’ipocentro e l’intensità del sisma.
La Prefettura a sua volta preparò una nota informativa indirizzata ai comuni dell’area rossa. Per un lapsus calami, fu scritto: si verificherà un terremoto… invece di… << si è verificato un terremoto >>…e il fax venne così inoltrato.
Scattò l’allarme. Alcuni comuni organizzarono subito un’incauta informativa alla popolazione che prese d’assalto l’autostrada per allontanarsi dall’area vesuviana, bloccando così il traffico ai caselli con automobilisti che di lì a poco avrebbero trasformato la loro ansia in panico collettivo.
La calma incominciò a ripristinarsi solo dopo le dovute e frettolose rettifiche date soprattutto dall’edizione serale del TG3.
I bollettini informativi successivamente, non sappiamo se in seguito a quell’inconveniente, furono diramati direttamente dall’Osservatorio Vesuviano ai comuni dell’area rossa, ogni qualvolta l’istituto di sorveglianza registrava eventi sismici di magnitudo superiore a 2,5 della scala Richter.
Nei comuni, queste note che giungevano periodicamente, costrinsero i sindaci a incaricare qualcuno della raccolta dei bollettini e questi addetti a loro volta incominciarono a preoccuparsi per dare un senso, un valore a quelle notizie ricevute. Si nominarono quindi referenti di protezione civile che molto spesso telefonavano all’Osservatorio Vesuviano per avere conferme e chiarimenti tessendo un utile rapporto interistituzionale con il prestigioso Ente preposto alla sorveglianza vulcanica.
Un piccolo scambio di battute oggi e una disquisizione domani, gli addetti alla protezione civile alla fine incominciarono a realizzare il fatto tutt’altro che secondario, che vivere all’ombra di un vulcano richiede ogni possibile sforzo organizzativo di tutela, partendo proprio dal livello locale. Ovviamente cozzando spesso con la parte politica orientata ad obliare il rischio…
Il 9 ottobre 1999 alle ore 7,31 l’area vesuviana fu scossa da un terremoto di magnitudo 3,6. Fu l’evento più intenso dal 1944. Segno premonitore? Come abbiamo già chiarito in altri articoli, ci fu sconcerto nel mondo scientifico e istituzionale, e ansia mal celata tra la popolazione. Molti cittadini si spostarono precauzionalmente in altre residenze fuori dall’area rossa. Qualche scuola fu chiusa ed altre risultarono semideserte.
In quella che fu una settimana di tensioni, ogni più piccolo sussulto era accompagnato da ratifiche via fax. Gli addetti alla protezione civile, cosa che ricordiamo bene, andarono letteralmente in fibrillazione, frastornati dalle notizie in arrivo, soprattutto quelle inerenti all’epicentro delle micro scosse che in alcuni casi erano localizzate a poche centinaia di metri dalla superficie e direttamente nel camino vulcanico. Il concetto cui costoro attingevano la loro apprensione, era che il magma risalendo nel condotto produceva sismi sempre più focali verso l’alto… Secondo questa pseudo tesi quindi, eravamo a un passo dall’eruzione. Se ricordiamo bene un noto vulcanologo, aprì una polemica con l’Osservatorio Vesuviano, perché quel terremoto doveva indurre a suo dire un passaggio nel sistema di allerta vulcanica, da base ad attenzione(vedi rischio Vesuvio parte settima). Secondo il nostro più che modesto parere, aveva perfettamente ragione. D’altro canto abbiamo difeso, pure la tesi avversa , cioè la decisione un po’ politica dell’Osservatorio Vesuviano (commissione grandi rischi ?) di mantenere ufficialmente il livello base, esclusivamente perché in quel periodo parlare di livelli di allerta a una platea di “ignoranti”, nel senso proprio di mancata conoscenza, avrebbe gettato l’intera popolazione nel panico assoluto con amministrazioni comunali che si sarebbero “imballate” non sapendo come affrontare la crisi. Perché di crisi si trattò…
La Procura della Repubblica di Torre Annunziata forse un giorno dovrà pronunciarsi su questa storia. Consiglieremmo una salomonica archiviazione…
Andiamo all’attualità. Per evitare problemi ma anche per gestire l’informazione secondo criteri francamente discutibili , le ratifiche di terremoto arrivano adesso esclusivamente al dipartimento della protezione civile, dicastero guidato da Bertolaso, e alla Prefettura di Napoli. I comuni, sembra, sono tenuti all’oscuro di tutto.
Le nostre conoscenze ci portano ad affermare che inviare quelle notizie ai comuni era un sistema fondamentale per indurre i comuni stessi a organizzarsi da un punto di vista della protezione civile. Ad esempio, la sala operativa della città di Portici, presidiata ventiquattro ore su ventiquattro, nacque proprio dalla necessità di assicurare un terminale informativo permanente sul territorio a rischio. Tant’è che tutti i cittadini che telefonavano alla struttura comunale per qualche sussulto litosferico, ricevevano, grazie ai famosi bollettini, informazioni dettagliate sul terremoto eventualmente avvertito, intanto per discriminare la scossa circa la sua origine tettonica o vulcano tettonica. Poche ma fondamentali notizie portatrici di calma che producevano effetti psicologici di tutto rispetto e fiducia nelle istituzioni.
D’altro canto vorremmo ricordare che secondo una più recente legislazione il sindaco non solo è autorità di protezione civile, ma è anche chi dovrà assicurare ai cittadini amministrati l’informazione precisa e puntuale soprattutto su temi che afferiscono al mai sopito bisogno sociale di sicurezza. L’oscurantismo quindi, in danno ai comuni, non produce nulla di utile, atteso che, i sussulti superiori a 2,5 non possono essere emarginati nella burocrazia perché la popolazione li percepisce direttamente attraverso i sensi. Vorremmo appena ricordare che pochi mesi fa, si diffuse un nuovo allarme terremoto per l’opera di buontemponi che tirarono in ballo fittiziamente il noto tecnico Giuliani dell’Aquila. Furono necessarie anche in quel caso smentite e precisazioni. Questo significa che se non si produce uno sforzo efficace nella formazione e nell’informazione e nei collegamenti interistituzionali (soprattutto con i comuni), i disguidi anche gravi sono all’ordine del giorno.
Un invito quindi, all’Osservatorio Vesuviano, acchè ripristini quella buona pratica dei bollettini di ratifica terremoti. Lo sappiamo: c’è l’ottimo e curatissimo sito “sismografi in diretta”. Non basta. Quando i comuni ricevono una nota da un ente scientifico è quasi un promemoria che ricorda ai destinatari dove si vive e con quale rischio si ha a che fare. Gli addetti è bene che leggano il bollettino e su quello organizzino come dire… scambi di vedute possibilmente con persone fisiche. Una mediazione? Invio delle ratifiche tramite E-Mail e riporto costante del livello di allerta vulcanico, secondo meccanizzazione del sistema e note aggiuntive in calce se necessarie. Ovviamente il tutto è un nostro parere…
articolo pubblicato su hyde park il 23 luglio 2010.
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