"Rischio Vesuvio parte ottava" di MalKo
I livelli di allerta vulcanica li abbiamo commentati nel capitolo settimo. L’autorità scientifica ritiene un ipotetico risveglio del vulcano, ben preannunciato da sintomi percepibili strumentalmente sul nascere. Ottimisticamente è stato prefigurato uno scenario di graduale incalzare dei fenomeni, con margini temporali ampiamente garantisti. Non abbiamo nessuna certezza matematica per confutare o confermare questa tesi.
I livelli di allerta elencati nel capitolo settimo, lasciano intendere a che punto siamo o potremmo essere rispetto all’insorgere del pericolo eruttivo. Questo pericolo non sarà massimo nel momento preciso dell’inizio dell’eruzione (chissà quando), bensì raggiungerà l’acme nell’istante in cui si materializzerà l’evento più preoccupante in assoluto: le temibili nubi ardenti. Ovviamente una serie d’incertezze costringerà l’intera popolazione vesuviana ad allontanarsi prima che il pericolo sia manifesto. Il piano d’emergenza quindi, si tradurrebbe ben presto in un piano d’evacuazione areale se dovessero incalzare le dinamiche pre-eruttive.
Per essere lontani in anticipo rispetto all’insorgere del pericolo, è necessario dare corso a una serie di fasi operative in rapporto all’indice di allerta che sarà stabilito presumibilmente dalla commissione grandi rischi (pool di esperti). Probabilmente la tabella che segue renderà più chiaro il rapporto tra livelli di allerta e fasi operative. Ovviamente questa riproposizione schematica è fatta unicamente per rendere maggiormente intuibile e fruibile il contenuto dell’articolo.
Per un livello di allerta base (attuale), dovrà corrispondere una fase operativa uno. Abbiamo evitato lo zero (è una nostra iniziativa discorsiva), perché potrebbe dare l’impressione che non ci sia niente da fare nel frattempo. Tutte le istituzioni e le amministrazioni competenti invece, dovranno approfittare proprio della pace geologica, per dare corso alle attività di previsione e prevenzioni che nel merito si riterranno opportune e attuabili: ivi compreso la stesura e l’aggiornamento dei piani d’emergenza. Bisognerà prepararsi per l’eventuale passaggio alle fasi successive, dando ampia pubblicità alle iniziative secondo quella famosa logica, …che quello che non si conosce non esiste! L’informazione quindi, dovrà essere precisa e puntuale.
Al livello di attenzione la macchina operativa dovrà mettersi in moto. Parliamo quindi di fase 2. In prefettura s’instaurerebbe un centro coordinamento soccorsi (CCS), che è una sorta di tavolo interistituzionale gestito dal Prefetto, con l’aggiunta di rappresentanti delle istituzioni, enti o amministrazioni ma anche privati, che abbiano competenze nella risoluzione dell’emergenza, che si prefigurerebbe, in questo caso (non è una novità), complessa, estesa e con una miriade di problemi mai prima affrontati.
E’ ovvio che in ogni municipio si avrà come diramazione locale un “sotto tavolo” gestionale che si chiamerà Centro Operativo Misto (COM) diretto dal sindaco che si coordinerà col Prefetto. L’informazione, come detto, in questa fase è fondamentale per evitare caos e panico.
Livelli
Di allerta
|
Probabilità
di eruzione
|
Tempo di
Attesa eruzione
|
Fase
Operativa
|
Attività
in sintesi prevista
|
BASE
|
MOLTO
BASSA
|
Indefinito.
comunque
Non
meno di diversi
Mesi.
|
1
|
Tutte
le amministrazioni competenti
per il
rischio Vesuvio, attuano programmi di previsione, prevenzione e di pianificazione delle emergenze.
I n queste attività vanno inserite anche quelle di formazione e informazione .
|
ATTENZIONE |
BASSA
|
Indefinito.
comunque
Non
meno di diversi
Mesi
|
2 |
S’ istituisce presso la
Prefettura di Napoli il CCS (Centro Coordinamento Soccorsi).I
Sindaci dei 18 comuni vengono supportati per quanto riguarda
l’informazione da dare alla popolazione. Il supporto è anche assicurato per
gli aspetti logistici e organizzativi se si dovesse passare al successivo
livello di allerta. Presumibilmente
s’instaurano in ogni comune i COM (Centri
Operativi Misti).
|
PRE ALLARME
|
MEDIA
|
Indefinito. Comunque non meno di alcune settimane.
|
3 |
Viene dichiarato lo stato di emergenza. È
nominato un commissario delegato.
Il livello di gestione è nazionale. Le forze di soccorso e di
polizia si schierano sul territorio vesuviano secondo pianificazione. I
cittadini che lo desiderano possono allontanarsi (esodo spontaneo) come
previsto nel dettaglio dai piani locali. Si evacuano gli ospedali. Si mettono
in sicurezza i beni culturali. Si attendono ulteriori istruzioni
|
ALLARME |
ALTA |
Da
settimane a mesi
|
4
|
L’intera
zona rossa viene evacuata.
I seicentomila abitanti si allontaneranno
secondo le modalità previste dai piani d’emergenza comunali,in accordo col piano nazionale.
Gli
abitanti di ogni comune dell’area rossa raggiungeranno la regione assegnata
secondo logiche di gemellaggio. Al termine dell’evacuazione i
soccorritori ripiegheranno nell’area gialla mentre le forze dell’ordine
cingeranno il perimetro dell’area rossa oramai deserta.
Nell’area gialla al
manifestarsi dell’eruzione verranno allontanati i cittadini dai settori
sottoposti massicciamente al fenomeno di ricaduta di cenere e lapillo.
|
Qualora l’allerta dovesse raggiungere il livello di preallarme, dovrebbe scattare la fase 3 del piano d’emergenza, con alcune fondamentali azioni elencate nella scaletta che vi abbiamo appena proposto. L’ultima allerta (allarme), darà corso alla fase 4, cioè di evacuazione totale, non solo di tutti gli abitanti ma anche dei soccorritori che preventivamente si saranno schierati nella zona rossa. Grazie all’evacuazione, il rischio per le persone sarà ridotto a zero, perché la popolazione sarà ben lontana dagli eventi eruttivi. Tutto risolto? In realtà no! Mancano le istruzioni per gli abitanti circa i percorsi da impegnare per allontanarsi dal pericolo vulcanico, se questi dovesse incominciare ad annunciarsi attraverso avvisaglie pre-eruttive. Come dire: per capirci e alla stregua, manca quel famoso foglio col disegnino in pianta appeso dietro alla porta delle camere d’albergo, delle cabine delle navi o delle aule o dei posti di lavoro o nei corridoi dei supermercati. Le istruzioni sui percorsi e sulle scale da impegnare, insomma, per evitare che ogni cittadino/utente si muova autonomamente generando intoppi, caos e conflitti di direzione. Senza queste istruzioni scritte, infatti, così come abbiamo ampiamente disquisito in articoli precedenti, il più perfetto dei piani d’evacuazione non avrebbe nessuna utilità operativa (non esisterebbe). Non è da escludere però, che sul sito del dipartimento della protezione civile o su quello istituzionale di ogni singolo comune, possiate trovare queste fondamentali e vitali direttive, che a noi purtroppo mancano. Non è da escludere che sia solo un nostro difetto nella ricerca mirata, che pure abbiamo fatto…
articolo pubblicato su hyde park il 01 giugno del 2010.
RispondiEliminahttp://www.rivistahydepark.org/rischio-vesuvio-campania/rischio-vesuvio-le-fasi-operative-del-piano-d%E2%80%99emergenza-parte-ottava-di-malko/