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sabato 29 giugno 2024

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: I resilienti del cemento... di MalKo

 

il ministro della protezione civile Nello Musumeci
           

Il pensiero della commissione grandi rischi riunitasi un po’ di giorni fa su invito del dipartimento della protezione civile, è quello che nel distretto vulcanico dei Campi Flegrei il livello di allerta per il momento può restare di un vigile giallo. Per le zone consorelle bradisismiche invece, non si utilizzano colori per classificare lo stato di pericolosità, perché questo dipende dalla magnitudo dei futuri terremoti, imponderabili in via preventiva e soprattutto improvvisi com’è nella natura del fenomeno. Premesso quindi che i sismi sono imprevedibili sia da un punto di vista temporale che energetico, il dato di pericolosità della zona bradisismica non può essere associato a un colore che definisce uno stato fisico e chimico, ma a una condizione successiva agli scuotimenti crostali, e agli effetti che si registreranno immediatamente dopo sull’edificato e sulle infrastrutture e sui servizi nell’area colpita.

I livelli di allerta vulcanica


Esistono delle indicazioni circa la magnitudo massima dei sismi che possono colpire il puteolano, zona geologicamente fratturata soprattutto negli spessori che separano il magma dalla superficie: condizione questa, che dovrebbe mitigare accumuli di energia oltre misura. In ogni caso trattasi di un dato non deterministico, che può essere di conforto solo per chi vive in stabili mediamente robusti o antisismici e che ad oggi non hanno presentato cenni di cedimento statico.  Per chi dimora in alloggi fatiscenti invece, soprattutto se interessati da quadri fessurativi importanti, occorre che si tenga in debito conto anche una sismicità moderata.  Il dato sulla magnitudo massima raggiungibile in zona bradisismica, in tutti i casi ha  un valore probabilistico, e l’unico elemento di conforto potrebbe provenire solo dalla storia del territorio che non annovera da alcune centinaia di anni rovinosi e micidiali crolli. Il dato storico però,  deve fare i conti con il divenire delle cose, principio ben inquadrato da Eraclito che affermava:  …che non si può discendere due volte nello stesso fiume… 

Il piano speditivo d’emergenza per la zona bradisismica, prevede a scossa avvenuta la conta dei danni e la valutazione di quanti cittadini dovranno eventualmente essere allontanati, anche se solo in una chiave prudenziale in attesa dei controlli. 

La zona bradisismica 

Come si vede dalla cartina soprastante, le due zone bradisismiche, quelle a colori, circoscritte da due diverse isoipse, ricadono interamente all’interno della caldera flegrea; questo significa che in tutti i casi i settori bradisismici fanno parte di un vasto distretto vulcanico, dove è immanente il rischio vulcanico che si annida in una quiescenza misurata in 486 anni.

Gli amministratori della zona bradisismica non amano molto l’utilizzo del termine eruzione, perché temono per analogia conseguenziale, il blocco di qualsiasi ulteriore urbanizzazione nell’area. Una legge anti cemento, piaccia o non piaccia, è l’unica misura di prevenzione seria per evitare la catastrofe vulcanica anche in capo ai posteri, verso cui abbiamo la responsabilità di tramandare un territorio che continuerà ad essere multirischio, ma che almeno si abbia la decenza di non trasformarlo in una calderopoli asfittica. 

Il Ministro Musumeci ha avuto il pregio di chiamare la situazione antropica esistente ai Campi Flegrei esattamente per quella che è: criminale. Occorre allora subito fare una premessa: se si è dovuto aspettare un Ministro che dichiarasse pochi giorni fa che le politiche di urbanizzazione e più in generale di antropizzazione della caldera del super vulcano flegreo sono state criminali, ebbene vuol dire che il sistema di protezione civile in tutte le sue diramazioni, osservatorio vesuviano (INGV) compreso, non hanno fatto il loro dovere di prevenzione della catastrofe vulcanica. Il dovere era quello di denunciare pubblicamente quello che ha dovuto poi dire il ministro:<< A mio giudizio la politica urbanistica che ha consentito le costruzioni così come le vediamo oggi nei Campi Flegrei è stata criminale. Lo ripeto perché possa restare agli atti e non sembrare una sorta di spinta emotiva, non si può giocare sulla pelle di migliaia e migliaia di persone. Le persone che abitano in quella zona non hanno mai avuto alcuna responsabilità. Per questo motivo, tra i provvedimenti del governo dovrebbe esserci "il divieto assoluto ad ogni altra realizzazione di cubatura per edifici abitativi nell'area. Del resto non si può elaborare un piano di evacuazione e dall'altro lato un piano di insediamento e sviluppo urbanistico".

Riteniamo la popolazione dimorante nella caldera del super vulcano, generalmente incolpevole, perché in questi luoghi si è insediato addirittura l’osservatorio vesuviano (INGV), che oggi cerca di trovare allocazione fuori dalla zona rossa probabilmente per non essere costretto alla fuga in caso di allarme vulcanico, con grave scaduta d’immagine e del servizio. Tra l’altro pure questa pregevole struttura di monitoraggio e ricerca ha iniziato troppo tardi a usare un tono maggiormente prudente sulle capacità di previsione dell’evento vulcanico. La pubblicità/progresso dell’INGV, tra l'altro magnificava e magnifica le miracolose stazioni multi parametriche: tecnologia avanzata, ma forse più che altro assemblata, che serve a fornire elementi micrometrici di misura dei parametri chimici e fisici del vulcano, in una terra che si solleva a decine di centimetri e che emana anidride carbonica in atmosfera in una misura più che industriale e propria dei vulcani attivi a condotto aperto. Purtuttavia cotanta precisione strumentale non basta per la previsione d’eruzione, che rimane ancora una procedura “manuale” affidata all’intellighenzia scientifica della commissione grandi rischi, arricchita da qualche eminenza straniera e dai rappresentanti dei centri di competenza. 

Il ministro Musumeci in tutto questo ha avuto pure il merito di non retrocedere neanche di fronte alle osservazioni che ci sembravano pretestuose, dei politici partecipanti alle commissioni parlamentari sul bradisismo, che avanzavano molte critiche a favore di telecamera. Il ministro pare che non abbia seguito neanche il filo della prudenza, forse maggiormente gradito al suo entourage nazionale e regionale. I collaboratori infatti, nelle varie sedute informative tenute sul territorio ardente, non si sono mai espressi chiaramente sulla necessità di bloccare la realizzazione di nuovi insediamenti residenziali nella depressione calderica, che sarebbe stato un atto dovuto e da ripetere e argomentare continuamente, in ossequio ai principi della prevenzione della catastrofe vulcanica. 

I tecnici relatori di un'informazione che gli amministratori locali vogliono che sia solo la loro, hanno dimostrato addirittura comprensione verso quella politica che non vuole il blocco dell'edilizia residenziale, offrendo pure una foglia di fico discorsiva, chiamando in causa la necessità su certe decisioni di tenere in debito conto l'analisi dei costi benefici: esattamente quella che utilizzò a suo tempo Ponzio Pilato…

Vorremmo ricordare agli strateghi della mediazione tra sicurezza e politica e progresso, che il principio dei costi benefici si applica solo quando non ci sono alternative e occorre quindi fare una scelta che sia la meno gravosa, perché nella nostra civiltà dei valori occidentali, anche una sola vita umana ha diritto ad esistere e ad essere tutelata, ancor di più se in ballo ci sono mezzo milione di persone che corrono il rischio di essere vaporizzate dalle colate piroclastiche. 

Le responsabilità principali della politica, che ha pensato più a quello che si costruiva che al dove lo si costruiva, ricadono principalmente in capo alla regione Campania anche da un punto di vista dirigenziale. In regione si sentono inattaccabili e sicuri della protezione del presidente, con cui nessuno vuole cimentarsi troppo, per timore di cadere nella rete di uno sfottò ridicolizzante, amplificato poi da un comico televisivo…

Responsabilità, generalizzando, ne hanno pure i comuni dell’area vulcanica flegrea, che nell’attualità si agitano per avere fondi e super bonus o altre misure di sostentamento economico, senza per questo voler cedere sulla loro prerogativa di rilasciare licenze edilizie: il potere e il consenso è tutto lì in quella firma... Una firma applicata in questi ultimissimi giorni su molte sanatorie edilizie presentate al comune di Pozzuoli, per tentare di mettere a norma in zona Cesarini non pochi abusi passati inosservati ai "serratissimi controlli"... Nelle zone ad alta pericolosità vulcanica bisognerebbe installare sulle betoniere qualcosa di simile alle blue box che si usano sui pescherecci, per avere continuamente la loro posizione geografica...

Qualsiasi esigenza politica dovrebbe fare un passo indietro di fronte alle future necessità degli ignari posteri che erediteranno solo il nostro malgoverno. È necessario prima di qualsiasi opportunità  economica da dispensare nel super vulcano, che venga immediatamente varata la legge anti cemento. Una legge alla stregua di quella adottata per il Vesuvio nel 2003, e che sarebbe l’unica forma di autorità concreta, che lascerebbe capire alla popolazione aizzata dai businessmen sotto la falsa bandiera della resilienza, che nei Campi Flegrei sussistono rischi molto seri.  

Tra l’altro i Campi Flegrei hanno dirimpetto un vicino, l’isola d’ischia,  che ha la caratteristica di essere un’isola vulcanica, a cui mancano ancora gli scenari di pericolo, che sarebbe il caso di individuare e assegnare, perché solo dopo che sarà stata inquadrata l’eruzione massima attesa, si potranno trarre  elementi utili alla prevenzione e alla redazione di un piano di emergenza che salvaguardi gli isolani all’occorrenza. 

isole flegree viste da Ischia


Il comitato partenoflegreo  difficilmente rinuncerà alle colate di cemento su Bagnoli, Bacoli e poi potrebbe essere la volta di Licola, soprattutto se si avvallerà l'idea di abbattere e ricostruire altrove le case pericolanti di Pozzuoli. La ricostruzione dovrebbe avvenire secondo regole e principi della prevenzione, fuori dalla zona rossa: innanzitutto per motivi di tutela, ma anche perché diversamente l'immobile graverebbe come un'eredità passiva sulle casse pubbliche, visto che i multi rischi areali permangono...

La individuazione di un commissario per l’area flegrea è di fondamentale e strategica importanza:  dalla figura prescelta, che dovrebbe essere assolutamente fuori dalla cerchia dei responsabili a vario titolo dell'abnormità antropica fin qui perpetrata, si capirà se per il futuro sarà lecito sperare in un reale cambio di passo nel governo del territorio napoletano, e se sarà assicurato alla popolazione flegrea presente e futura, l’imprescindibile diritto alla sicurezza. 






lunedì 13 maggio 2024

Rischio eruttivo ai Campi Flegrei: sisma bonus o rivoluzione!... di MalKo

 

Pozzuoli: i traghetti trovano difficoltà a entrare in porto
per l'innalzamento dei fondali dovuti al bradisismo.

Nei Campi Flegrei il martello sismico generato dal bradisismo con valori di magnitudo fin qui rientranti in un range da basso a moderato, continua a destare perplessità tra la popolazione affastellata nella vibrante calderopoli flegrea, soprattutto nei tenimenti puteolani. Il motivo dell’apprensione collettiva è da ricercarsi sicuramente nei frequenti sommovimenti sismici, sovrastati però, dall’incertezza su quelli che potrebbero essere i futuri valori di magnitudo che si possono raggiungere nell’area calderica. La pericolosità di questo territorio bradisismico, centrale nella zona rossa flegrea, è soprattutto relativizzata al numero di cittadini esposti, e poi alla vulnerabilità dell'edificato esistente e alla superficialità degli ipocentri.

La geologia ardente e sotterranea è una materia da prendere con le molle, ma in tutti i casi gli esperti considerano improbabile che nei Campi Flegrei si manifestino fenomeni sismici con valori di magnitudo superiori al quinto grado Richter, tenendo presente che i sussulti che possono provocare danni importanti, dovrebbero superare questa soglia. La speranza che le energie che possono colpire nel futuro la zona bradisismica siano moderate, è riposta in profondità dove c’è il fronte plastico magmatico e negli strati crostali superficiali che sono fratturati. I due elementi si ritiene che non dovrebbero favorire accumuli di energia oltre misura rispetto a quelli storicamente registrati per l’area puteolana. Diversamente ci sarebbe di che preoccuparsi sulle dinamiche e gli equilibri che regolano il sottosuolo, anche da un punto di vista eruttivo. Le informazioni pervenuteci dagli archivi fin qui non annoverano negli ultimi secoli rovinosi crolli cagionati  dalla sismicità bradisismica, e nulla lascia pensare, almeno nella sfera delle probabilità, che le cose possano cambiare nel peggiore dei modi da qui innanzi. Ovviamente per chi dimora in edifici che stentano a sopportare il loro stesso peso o che sono maltenuti o minati nelle fondamenta al punto da presentare quadri fessurativi profondi, è bene che temano finanche il saltellio di un autotreno in una buca.

Nell’ultimo consesso informativo tenutosi il 6 maggio 2024 a Bacoli,  dedicato proprio all’informazione sul bradisismo, i rappresentanti delle istituzioni che compongono il sistema di protezione civile nazionale e regionale, nei loro interventi sono stati abbastanza precisi nel rappresentare ai convenuti la situazione geologica nella zona bradisismica, senza diffondere false certezze e neanche inutili aspettative, pesando le parole per evitare che i tribuni  locali gridassero all'allarmismo... 

Il summit è stato introdotto discorsivamente dalla premessa di base che i Campi Flegrei sono un distretto vulcanico, e il bradisismo è frutto diretto o indiretto del magma sottostante. Il rappresentante dell’INGV ha precisato che non ci sono ammassi magmatici nei primi tre - quattro chilometri, e che in tutti i casi stanno procedendo con le prospezioni e con l'analisi dei dati che richiedono tempo. Altri scienziati però, sostengono che il magma può assurgere direttamente dalle profondità senza avere alcuna necessità di formare prima una camera magmatica superficiale…

Che la zona rossa dei Campi Flegrei sia innanzitutto un’area sottoposta a rischio eruttivo dovrebbe essere di lapalissiana constatazione, eppure le amministrazioni locali titubano a precisarlo. Il motivo di fondo di questa amnesia discorsiva, potrebbe essere racchiuso in una certa strategia politica volta a dribblare l'affaire vulcanico con le sue logiche limitative sull'urbanizzazione. Meglio pubblicizzare e infervorare i cittadini sulla necessità di chiedere ad alta voce l'accesso a fondi pubblici per risanare i fabbricati privati attraverso il sisma bonus o altre agevolazioni fiscali.  Così, l'oratore di turno al di là del risultato finale, raccoglie comunque consensi e quindi preme per mettere faccia e cappello su queste pretese verbali di sicura presa popolare. Nessun amministratore del comitato partenoflegreo e nessun politico regionale e nazionale si è assunto l'onere di impegnarsi seriamente a procedere politicamente nella direzione di bloccare il rilascio di nuove licenze edilizie nella zona rossa flegrea. Quello che molti non capiscono, o che non vogliono capire, è il dato di fatto che se ancora s'innalzano palazzi nella caldera vulcanica, il rischio eruttivo, amministrativamente e scientificamente e tecnicamente e politicamente è come se non esistesse.

Purtroppo fortificare strutturalmente palazzi e palazzine, non è la panacea assoluta per garantirsi la resilienza sine die nell’ardente area geografica, così come la richiesta di risanamento di quei fabbricati fatiscenti bisognevoli di adeguamento antisismico strutturale e infrastrutturale, non può essere una misura generalizzata da estendere senza distinguo pure a palazzi divenuti fatiscenti per mancanza di manutenzione o peggio ancora per difformità costruttiva o per annosità esistenziale.

Il dato inconfutabile su cui gli amministratori pubblici dovrebbero riflettere, è quello che nell’area dei Campi Flegrei la vera potenziale catastrofe è racchiusa nel rischio vulcanico, e ogni aumento del numero di residenti comporta parimenti un aumento del rischio che potrebbe assurgere a un livello di inaccettabilità totale, stante i parametri della nostra civiltà occidentale. Per i numeri in gioco poi, già oggi è difficile salvaguardare la popolazione attraverso misure di evacuazione  massive, che necessitano, per ottenere un certo successo operativo, che si verifichi l'incastro di più variabili tanto scientifiche che tecniche. La prevenzione allora dovrebbe essere di fondamentale importanza, visto pure che la salvifica previsione è una disciplina ancora di taglio probabilistico, tra l’altro su fenomeni di cui non si ha nessuna esperienza diretta, soprattutto in termini di analisi dei prodromi pre eruttivi.

Per chi mira alla realizzazione di nuovo edificato rigorosamente antisismico pensando così di togliersi dal novero dei pericolanti puteolani, grazie alla realizzazione di strutture portanti orizzontali e verticali, robuste e spesse e infarcite di tondini d’acciaio rugato affogati nel cemento, deve rendersi conto che il passaggio di una colata piroclastica col suo dirompente potere distruttivo e le sue elevate temperature capaci di vaporizzare in un attimo la materia vivente, renderebbe impossibile la sopravvivenza, finanche in un bunker se munito di finestre. E nella zona rossa flegrea, il rischio principale sono appunto i flussi piroclastici e non il bradisismo, a prescindere dalle sorprese energetiche, che in ogni caso per quanto sismicamente potenti, non potrebbero colpire la integrità fisica di oltre mezzo milione di persone, cosa che invece potrebbe fare un’eruzione esplosiva in mancanza appunto di una previsione sicuramente utile, cioè deterministica. 

A rendere ulteriormente problematiche la resilienza nell'area calderica flegrea, sono pure le abbondanti emanazioni gassose provenienti dal sottosuolo, costituite prevalentemente oltre che dal vapore acqueo, anche dal biossido di carbonio e dall'idrogeno solforato. Questi gas, rispettivamente asfissianti e tossici, si diffondono soprattutto in aree come la Solfatara e Pisciarelli. D’altra parte la problematica storicamente era conosciuta in zona, dal fatto che gli uccelli che sfrecciavano sulla superficie del lago d’Averno (Pozzuoli), stramazzavano a causa dell’anidride carbonica respirata che ristagnava sulla superficie del lago. 

 

Pozzuoli: lago d'Averno


Generalmente per chi è vicino alle sorgenti emissive di un certo rilievo, potrebbe essere d'aiuto nei momenti topici, evitare di dormire al piano terra soprattutto con le finestre aperte. Occorre pure precauzione frequentando locali sotto il piano stradale: l’anidride carbonica e l’idrogeno solforato infatti, sono più pesanti dell’aria, anche se col calore diminuiscono la loro densità galleggiando. In ogni caso misure di prevenzione dovranno essere emanate esclusivamente dagli organi di protezione civile, che potrebbero nel merito segnare sulla carta tematica, come hanno fatto col bradisismo, le potenziali zone a maggior rischio condividendo le informazioni con la popolazione. 

In conclusione, i cittadini che dimorano nei Campi Flegrei, soprattutto nella zona rossa bradisismica, devono contemplare come rischi naturali dettati dall’antropizzazione dell’area, quello eruttivo magmatico, quello freatico, quello bradisismico, quello sismico e poi gassoso. Rinforzare gli edifici sicuramente può essere una misura che aiuterebbe la resilienza, ma in ogni caso bisognerà sempre vivere in una condizione dove l’evento bradisismico acuto non si sa mai se porta in coda un’eruzione o un terremoto o la rottura di una tubazione. 




martedì 23 aprile 2024

Rischio eruttivo ai Campi Flegrei: i politici del super vulcano...di MalKo

 

Campi Flegrei: Capo Miseno dal Monte Nuovo


L’11 aprile 2024, presso la sede della protezione civile del comune di Pozzuoli, si è tenuto un incontro pubblico per fornire informazioni sul rischio bradisismico ai cittadini convenuti, seguendo per argomentare, i disposti contenuti nel decreto legge 12 ottobre 2023, n. 140. I relatori  del dipartimento della protezione civile, dell’ufficio regionale Campania della sicurezza, dell’ufficio regionale protezione civile, dell’osservatorio vesuviano INGV, così come alcuni membri dei centri di competenza e il sindaco del comune di Pozzuoli, si sono alternati al microfono per aggiornare i cittadini sulle iniziative in corso anche di taglio operativo, senza lesinare appelli sulla necessità di accedere solo all'informazione controllata.

Il bradisismo è quel lento fenomeno di deformazione del suolo che può cagionare sollevamento o subsidenza delle zone interessate. Il processo richiede importanti energie per la parte ascendente, che vengono tratte dalla natura vulcanica del sottosuolo dei Campi Flegrei. Trattandosi della sede di un super vulcano, purtroppo ai disagi e ai pericoli insiti nel bradisismo, spesso accompagnato da attività sismica a bassissima, bassa e moderata magnitudo, bisogna contemplare anche il pericolo eruttivo, il più temuto, amplificato da non poche incognite, tra cui i limiti previsionali d'insorgenza del fenomeno. 

Nel discorso complessivo che riguarda il governo di questo territorio ardente, prima ancora che sismico, ci sono molti che si sbracciano per far passare il concetto che il bradisismo è una cosa, e il vulcanismo un'altra... L'affermazione corretta è che uno non esclude l'altro... Che siano due fenomeni separati è un concetto sostenuto con veemenza da alcuni protagonisti amministrativi locali inseriti nel più ampio comitato partenoflegreo,  per indirizzare la politica affinché l'azione e gli aiuti statali vadano nella sola direzione della prevenzione del rischio sismico. Il motivo di questa scelta del pericolo à la carte, è semplicemente racchiusa nelle diverse modalità di prevenzione dei rischi che racchiudono importanti dissimilitudini e qualche interesse: quello sismico infatti, si avvale di fondi mirati per l'adeguamento anti sismico dei fabbricati. Quello vulcanico invece, prevede innanzitutto il varo di una legge che vieti una ulteriore urbanizzazione a scopo residenziale e ogni altro intervento sull'edificato esistente capace di aumentare il numero dei residenti nel flegreo. Purtroppo né la classe scientifica e neanche quella tecnica nel suo insieme, si sono spesi per contestare o giustificare questa decisa presa di posizione dei politici.

La prevenzione anti sismica e bradisismica da operare sui fabbricati della zona rossa, richiede innanzitutto un'analisi delle condizioni statiche dell'edificato, individuando quello maggiormente bisognevole di interventi strutturali, e quindi stilare elenchi di priorità in ragione delle criticità individuate,  presentando allo Stato, secondo gli orientamenti attuali, il relativo fabbisogno di spesa. 

Per quei palazzi che dovessero risultare antieconomici da ristrutturare o da adeguare sismicamente perché magari tarati alle fondamenta, probabilmente si andrebbe a prevedere l'abbattimento e la ricostruzione ex novo: nella migliore delle ipotesi fuori dalla zona rossa, ma non è affatto scontato, perché non c'è appunto una legge limitativa in tal senso. Bisognerà capire poi, atteso che il diritto alla sicurezza vale per tutti, come si procederebbe per quelle costruzioni che sono abusive o con sigilli o difformi dai progetti iniziali. Con questi orizzonti un po' confusionari, probabilmente bisognerà avvisare anche i magistrati antiabusivismo edilizio, che quel palazzo o quelle case fuori regola, sono state oggetto magari di bonus, sisma bonus o altri sostegni economici, e quindi sarebbe preferibile evitare decreti di abbattimento per non aggiungere al danno la beffa.

Viceversa, se passa il concetto che il bradisismo è la diretta conseguenza del magma ubicato a profondità non ancora esplorabili ma non lontano dalla superficie, le cose obtorto collo dovrebbero cambiare completamente, innescando quei veri e auspicati processi di prevenzione della catastrofe vulcanica oggi inesistenti. Si tenga presente purtroppo, che difficilmente si riuscirà a monitorare la quota del magma: c'è chi lo stima a 3 - 4 chilometri e chi a 8 - 10 chilometri. Poco tempo fa, il Dipartimento, probabilmente allarmato dalla sismicità generata dal bradisismo che in tutti i casi è un fenomeno da ambito vulcanico, incaricò la commissione grandi rischi di esprimere un parere sul livello di allerta ai Campi Flegrei. Le conclusioni degli accademici furono piuttosto allarmanti, con grave disappunto dei sindaci, che pretendevano di essere informati in anteprima assoluta rispetto alla popolazione evidentemente per concordare il comunicato finale. Tra le polemiche e i fenomeni sismici che fortunatamente rientrarono, la commissione con qualche retromarcia decise una vigile attesa, nel mentre non si approfondisse con tutti i mezzi a disposizione a che profondità stazionasse il fatidico magma. 

Le politiche di prevenzione in questa zona classificata dallo Stato ad alta pericolosità vulcanica, dovrebbero  andare tutte nella direzione di congelare il livello antropico fin qui raggiunto con 500.000 residenti, cifra da metropoli nella metropoli, e procedere urgentemente con leggi capaci di bloccare l'edilizia residenziale, alla stregua di quanto è stato fatto per la zona rossa Vesuvio con la legge regionale  21/2003. 

Per pretendere sisma bonus e altri aiuti simili per agire di prevenzione sul rischio sismico fin qui moderato, bisogna avere la capacità politica e il coraggio istituzionale di dare innanzitutto segnali forti di buon senso, bloccando in primis l'abusivismo e il rilascio di nuove licenze edilizie soprattutto nella zona rossa bradisismica, secondo logiche da periculum in mora. Cristallizzando lo stato dei fatti, subito dopo si dovrebbe passare a un'analisi della zona rossa vulcanica nel suo complesso, e  valutare d'appieno in consessi multidisciplinari, le misure protettive e preventive da adottare per rendere più sicuro questo territorio, tenendo in debito conto la necessità morale di non lasciare eredità scomode ancorché pericolose ai posteri. 


La zona rossa vulcanica dei Campi Flegrei con
le due zone rosse bradisismiche a diversa pericolosità


Il già menzionato decreto legge n. 140, ha previsto all’art. 4 alcune misure di salvaguardia per fronteggiare il pericolo bradisismico attraverso una pianificazione speditiva d'emergenza. Le autorità dipartimentali nel merito hanno riferito che sono stati redatti i piani d'intervento che prevedono diversi scenari di pericolo: scenario 1, 2 e 3, che non fanno capo a un colore o a un livello di allerta, bensì a una situazione che dovrà essere oggettivamente valutata sul momento, dopo forti sussulti sismici o sciami perduranti o deformazioni talmente accentuate da minare in qualche caso i servizi essenziali e quelli tecnologici.

Diciamo pure che gli scenari bradisismici e sismici possono aggravarsi anche velocemente, in una misura che porterebbe la cosiddetta zona rossa ristretta, a una evacuazione degli oltre 33.000 residenti, che verrebbero allontanati e sistemati fuori dalla zona rossa flegrea, secondo le direttive della Direzione Comando e Controllo che s'insedierebbe poco a nord nella provincia di Caserta, probabilmente per essere pronta a coordinare pure le attività evacuative legate a una eventuale emergenza vulcanica. Spostare la popolazione per sismicità zonale, in ogni caso sarebbe problematico, e sarebbero in tanti in assenza del pericolo vulcanico dichiarato, a ritenere eccessiva la misura di abbandonare le case recandosi altrove. Il rischio eruttivo insito in questa zona, è orfano di prevenzione, e tutte le aspettative di tutela sono indirizzate sulla previsione del pericolo eruttivo, che sussurrano sia alla portata dell'ente preposto al monitoraggio. Non è così per la previsione dell'evento sismico, che ormai anche i più sprovveduti sanno che non è prevedibile. Su queste certezze, probabilmente si stanno basando i comitati che giustificano certe illogiche decisioni...

Sorge forte il dubbio che se fosse solo rischio sismico quello da fronteggiare nella zona rossa bradisismica, in linea generale non avrebbe tanto senso all'occorrenza l’evacuazione per quanto ristretta di questa zona, dopo eventi sussultori che si andrebbero a caratterizzare per intensità e centimetri di sollevamento e danni rilevati. Nella pratica si sa che a fronte del pericolo sismico, si può permanere anche a pochi passi dall’edificio purché non sovrastati da altri fabbricati e muri e cavi dell’alta tensione. Se questo piano bradisismico fosse finalizzato alla sola problematica sismica, col tempo bisognerebbe aspettarsi  a maggior ragione e per le energie in gioco, pure per la città dell’Aquila una pianificazione simile, visto che tempo fa questo capoluogo di regione fu tartassato per alcuni mesi e quotidianamente da continui terremoti di origine tettonica,  sempre più incalzanti e fino alla drammatica scossa del 6 Aprile del 2009. 

Diciamo che mettendo assieme alcuni tasselli, c’è da pensare che il sistema di protezione civile abbia prodotto col decreto 140 un piano d’emergenza bivalente, in modo da fronteggiare all’occorrenza sia le problematiche sismiche che quelle di bassa potenzialità eruttiva anche di taglio freatico, con un unico provvedimento prudenziale, basato sull'evacuazione preventiva della zona rossa ristretta bradisismica.  

Non sono pochi quelli del mondo scientifico accomunati al sistema di protezione civile, a ritenere un’eruzione simile a quella che accompagnò la nascita del Monte Nuovo nel 1538 come la più probabile. Per completezza informativa, occorre aggiungere che pochi mesi fa sempre l'organo scientifico riferì dell'impossibilità di determinare il punto di debolezza nella crosta terrestre flegrea, che possa suggerire ai sorveglianti un potenziale sito o siti di eruzione. Gli strumenti multi parametrici si dichiarò allora, per il momento non sono d’aiuto in questa direzione esplorativa. Quindi, il piano bradisismico apparentemente sembra che racchiuda senza pubblicità ed enfasi, anche una misura cautelativa per fronteggiare una possibile eruzione a bassa energia che potrebbe presentarsi in coda al bradisismo acuto. Rimane il fatto che, se il sistema ha varato norme di prevenzione sismica per fronteggiare il bradisismo, non si capisce per quale motivo la stessa organizzazione della protezione civile non si adoperi per divulgare i criteri di prevenzione del rischio vulcanico. Eppure la commissione grandi rischi, interlocutrice privilegiata del dipartimento della protezione civile, tra le sue competenze annovera anche quelle di dare indicazioni su come migliorare la capacità di valutazione e previsione e prevenzione dei diversi rischi.

Il bradisismo è un fenomeno ultra secolare di manifestazione del vulcanismo flegreo, quindi, nessuno può escludere che il bradisismo possa a un certo momento essere un prodromo pre eruttivo importante, come lo è stato nell'eruzione di Monte Nuovo nel 1538.  E' auspicabile allora, che il sistema della protezione civile dovrebbe prevedere all'occorrenza e alla dichiarazione d’ingresso nello scenario 3 del bradisismo, la contemporanea dichiarazione almeno dello stato di preallarme arancione nell’intera zona rossa vulcanica dei Campi Flegrei.

È interessante notare che nel vesuviano si stanno attrezzando politicamente e amministrativamente per chiedere modifiche alla legge 21 del 2003 che blocca l’edilizia residenziale e altre misure affini. Questi disposti sono ritenuti oppressivi dello sviluppo areale. I vesuviani vogliono allora mettersi alla pari con i vicini dei Campi Flegrei, ambendo a un vivere in un territorio senza regole edilizie speciali, salvo reclamare efficaci piani di evacuazione e super controlli da parte dell'autorità scientifica, per non essere colti di sorpresa da una eruzione esplosiva. 

L'ultima nota importantissima, è un invito, ai massimi organi di governo, a partire dal ministro Nello Musumeci, acché nelle prossime sessioni del sistema di protezione civile sul bradisismo ai Campi Flegrei, si presenti e ci metta la faccia pure il politico dirigente dell’ufficio governo del territorio e urbanistica della regione Campania. Non è possibile infatti, che nelle adunanze pubbliche che riguardano la sicurezza, non si possa trattare il tema della prevenzione della catastrofe vulcanica, perché i relatori ordinari si scrollano di dosso il problema, rimandandolo puntualmente alla politica che a sua volta è puntualmente e permanentemente assente a questi dibattiti. 




sabato 13 aprile 2024

Rischio eruttivo ai Campi Flegrei: cittadini come sismografi?...di MalKo

 


Pozzuoli: Chiesa dell'Assunta a mare


Un articolo di stampa recita che a Pozzuoli è stata chiusa la chiesa della Madonna Assunta alla Darsena, perché il bradisismo coi suoi sussulti sismici di fatto l’ha resa pericolante. In un altro giornale invece, si riporta la storia di questa chiesetta dedicata alla purificazione di Maria, che fu costruita nel 1621 in una posizione prospiciente il mare. La collocazione particolarmente esposta ai marosi fu causa di problemi, perché le mareggiate invernali spesso la rendevano inaccessibile. Allora, i fedeli nel 1743 si adoperarono per costruirne un’altra. A opera ultimata e senza abbandonare la prima struttura, le due chiese vennero utilizzate alternativamente dai fedeli in ragione delle stagioni meteorologiche. In tutti i casi  la vecchia chiesa fu distrutta da una violenta mareggiata nel 1872, e ricostruita quattro anni dopo in una posizione un po’ più riparata dalle onde che s’infrangevano con veemenza nel primo entroterra, favorite nel loro incedere anche dall’abbassamento della costa ad opera del bradisismo positivo. Nell’attualità, il parroco ha segnalato che nel luogo di culto che caratterizza la darsena pescatori, piovono calcinacci, e quindi si è reso necessario chiudere la parrocchia. Durante le ultime piogge infatti, sembra si sia verificato un allagamento della chiesa originatosi dal tetto della sacrestia, già da anni puntellata per le condizioni del solaio, impedendo l’uso dell’unico servizio igienico già mal ridotto.

Provando a disquisire, diremmo che a un esame a vista e dalle notizie pregresse sulle condizioni della chiesa,  la struttura si presenta soprattutto in uno stato di pessima conservazione, dovuto alla posizione particolarmente esposta alle inclemenze meteorologiche e meteo marine. La mancata manutenzione ordinaria e straordinaria del manufatto, ci sembra di tutta evidenza, e con molta probabilità è il motivo principale delle condizioni di inabitabilità attuale.  

Aggiungiamo che dal punto di vista del bradisismo e della sismicità areale, non ci sembrano evidenti spaccature o fenditure o quadri fessurativi neanche sullo sbalzo campanario o nei perimetri murali dei serramenti, che possano avvalorare una severa inagibilità strutturale dovuta alla sismicità locale, obiettivamente persistente ma contenuta. Se una siffatta costruzione vecchissima è ancora in piedi nonostante sia esposta agli elementi di erosione esogeni e alle sollecitazioni dettate dal bradisismo che qui raggiunge il suo apice, c’è buona speranza che il restante edificato puteolano in larga misura e generalizzando, non dovrebbe essere particolarmente compromesso, almeno per le energie in gioco irradiate fin qui dal sottosuolo.

Intanto, dando seguito ai disposti previsti dal decreto sul bradisismo (DL 140/2023), è iniziata la campagna di valutazione delle condizioni dell’edificato nella già menzionata zona rossa bradisismica, attraverso l’analisi speditiva esterna dei fabbricati. Questo modus operandi consentirà di ottenere un quadro d’insieme necessariamente generale e generalizzato, circa lo stato di salute statica dell’edificato esistente. In un secondo momento, e anche su richiesta diretta di quei residenti che dovessero ritenere il loro fabbricato portatore di danno sismico,  si procederà a un esame approfondito dell’edificio in questione, tramite verifiche da parte di tecnici specializzati nell’analisi strutturale e infrastrutturale dei fabbricati. Presumibilmente sarà necessario, nelle logiche complessive, discriminare i danni derivanti da vetustà e incuria da quelli realmente indotti dalle sollecitazioni sismiche… La condizione delle casse pubbliche della nostra repubblica infatti, richiedono estrema parsimonia se non vogliamo allungare le liste della miseria, caratterizzate da alcuni milioni di cittadini che hanno smesso di curarsi per mancanza di disponibilità economica.

Le tre zone flegree

Nella zona bradisismica la deformazione del suolo che accompagna le fasi ascendenti del terreno, genera sismicità prevalentemente a bassissima e bassa magnitudo, che raramente ha raggiunto livelli moderati, intendendo con questo magnitudo superiori al quarto grado Richter. In tutti i casi e per superficialità degli ipocentri, purtuttavia tali energie potrebbero creare problemi a strutture vetuste, poco solide  o fondate male o soggette a difformità edilizie come la costruzione di altri piani sovrapposti o apertura di porte e finestre in muri portanti.

La frequenza degli eventi è alla base della comprensibile apprensione dei cittadini, soprattutto perché non si vede una fenomenologia bradisismica limitata nel tempo, e quindi non si intravede un orizzonte di pace geologica, perché in tutti i casi i piedi e i palazzi poggiano o affondano sulla sommità di una camera magmatica che ha un tempo di vita inquantificabile, ma in ogni caso nell'ordine delle migliaia di anni. 

Nel mese di marzo 2024 si sono contati nei Campi Flegrei 461 terremoti: nel 99% circa dei casi, con Magnitudo Md < a 2; nel vesuviano se ne sono contati 109, di cui nel 99% dei casi con Md< a 2 (fonte INGV). Per la storia geologica dei luoghi, si ipotizza che le scosse di terremoto qualora dovessero incrementarsi per numero e magnitudo, potrebbero segnare una condizione del sottosuolo flegreo sicuramente da indagare e decifrare con grande attenzione, come tra l’atro suggerì la commissione grandi rischi chiamata ad esprimersi pochi mesi fa sulla pericolosità vulcanica (livelli di allerta) ai Campi Flegrei, confermando dopo un po' lo stato di attenzione, ma tra le riga fornendo indicazioni per procedere con una spiccata azione di prospezione del profondo, così da individuare la minima profondità raggiunta dal magma nel sottosuolo.

Livelli di allerta vulcanica

Continuando, se le cause dei terremoti bradisismici sono da ricondurre esclusivamente ai fluidi che, per temperatura e pressione si ritrovano a circolare in uno stato super critico nel sottosuolo, rigonfiandolo e fratturandolo, gli elementi di rischio zonale dovrebbero essere prevalentemente i terremoti, e con minore incidenza le eruzioni freatiche con annessa dispersione di gas come l’anidride carbonica, che è un asfissiante, e che in tutti i casi già si disperde in atmosfera in più punti del flegreo come la Solfatara e Pisciarelli, a livelli di alcune migliaia di tonnellate al giorno, risultando uno degli otto siti a maggiore emissione naturale di CO2 nel mondo. Se invece protagonista dei sommovimenti è il magma che ascende verso la superficie, i pericoli già insiti nel bradisismo permarrebbero e si sovrapporrebbero  alla minaccia eruttiva, che rimarrebbe senza ombra di dubbio il pericolo principale da cui occorrerà difendersi attraverso la prevenzione territoriale (riduzione del valore esposto) e la previsione di eruzione che purtroppo è ancora lontana dall'essere una tecnica predittiva deterministica. La prevenzione legata al rischio eruttivo può essere solo di mitigazione, e si otterrebbe prevalentemente attraverso provvedimenti legislativi che vietino l’ulteriore conurbazione della zona rossa flegrea, favorendo la politica degli spazi per limitare il consumo del terreno e con esso la lievitazione della densità abitativa che è una variabile tutt'altro che secondaria nel calcolo del rischio e nelle misure operative di evacuazione. 


Tavola di sintesi. Nel caso del rischio bradisismico e sismico e vulcanico,
succede che le filosofie di prevenzione siano divergenti

Tali politiche di prevenzione dal carattere rinunciatario, sarebbero utili nel contenere il numero dei residenti a un livello tale da rendere per quanto possibile efficace un piano di evacuazione rapida, capace di assicurare l’allontanamento della popolazione dalla zona rossa nel momento in cui le probabilità eruttive aumenterebbero pericolosamente. Ogni 42 abitanti occorre un bus o una corsa di bus dedicata all'evacuazione… 

In tutti i casi  e nella migliore delle ipotesi organizzative, rimane pur sempre l’incognita previsionale dell’evento vulcanico,  che permane sui piani di emergenza come un macigno, perché se il piano di evacuazione necessita di tre giorni per la sua completa attuazione, una predizione dell’eruzione con almeno 72 ore di anticipo sarebbe non un auspicio, bensì una necessità operativa di vitale importanza. Purtroppo, anche se l’osservatorio vesuviano ha introdotto nella zona rossa importanti stazioni di rilevamento multi parametriche, i dubbi predittivi non sono dissipati e permangono più o meno le stesse possibilità percentuali di accadimento che riportiamo di seguito, e che tra l’altro sono da anni una costante, in assenza di una vera svolta della ricerca scientifica sulla previsione dell'evento eruttivo. Tecnicamente parlando, queste sono le probabilità su cui gli strateghi della protezione civile avranno riflettuto o dovrebbero riflettere:

1.    Mancato allarme eruttivo (33%);

2.    Successo previsionale d’eruzione (33%);

3.    Falso allarme (33%).

Con questi numeri (arrotondati), sussiste la possibilità che nel 66% dei casi si uscirebbe indenni dalla minaccia vera o presunta d’eruzione. Nel 33% dei casi invece, il mancato allarme eruttivo comporterebbe non già la catastrofe totale, ma una evacuazione con eruzione in corso, purtroppo non indenne da seri e inquantificabili danni collaterali legati a numerosissime variabili, come il punto d'apertura del cratere e lo stile eruttivo così come il numero di ore di ritardo nell'allertamento ecc. Con l'evacuazione a piedi, non è da escludere che molti cittadini, anche se in una condizione di esagitazione, potrebbero raggiungere un luogo sicuro, qualora si trovassero di fronte alla paralisi della circolazione veicolare.  Sempre tecnicamente parlando, l'opzione a piedi non sarebbe altro che un piano di emergenza d'emergenza.  

Se dovesse concretizzarsi remotamente e malauguratamente la necessità di evacuare il flegreo con eruzione in corso, in linea di principio e secondo le mappe di pericolosità (statistiche) esistenti, occorrerebbe dirigersi, soprattutto a cura dei puteolani, in una direzione opposta alla zona gialla, che è quella di ricaduta dei prodotti piroclastici: un fenomeno che si presenterebbe da subito con l'insorgere dell'eruzione. Se la statistica sui venti dovesse rivelarsi fallace, ci si muoverebbe in ogni caso in direzione di sopravvento o lateralmente alla colonna eruttiva. Le persone con difficoltà di deambulazione in questo caso sarebbero le più vulnerabili e svantaggiate. Per costoro la fase di preallarme (arancione) potrebbe essere di fondamentale importanza per allontanarsi dalla zona rossa in anticipo sulla massa e sul pericolo, sempreché si riesca a cogliere per tempo questo stato geologico auspicato ma imponderabile da tutti i punti di vista, e su cui contano moltissimo le autorità di protezione civile a tutti i livelli...

Zona rossa e gialla Campi Flegrei


A fronte di queste constatazioni, occorre rilevare che la classe degli amministratori  è  poca o per niente propensa a varare disposti che vadano nella direzione della prevenzione del rischio vulcanico, attraverso il blocco dell'edilizia residenziale ritenuta misura inutile e anti progresso.  Di contro si registra uno spiccato interesse per la parte bradisismica che porta seco e a strascico  richieste di bonus e superbonus e altre importanti agevolazioni per riassestare i condomini che saranno dichiarati staticamente compromessi dall’azione sismica locale. In futuro se sarà previsto un siffatto intervento pubblico per la riqualificazione sismica dei fabbricati, in nome della trasparenza sarà necessario prevedere la pubblicazione della lista degli edifici eventualmente assegnatari di bonus, in modo che anche i cittadini che conoscono la realtà di dove vivono, possano esercitare il loro diritto di valutazione dell'operato pubblico, anche attraverso l'accesso civico ai documenti. 

Ai discorsi legati alla resilienza in quella che è una terra bradisismica e vulcanica, recentemente si è aggiunta pure la disquisizione, forse estemporanea, se fare o non fare uno stadio a Bagnoli… L’idea di edificare un’arena calcistica in un luogo classificato come zona rossa bradisismica è molto rischioso. Che siano i tifosi coi loro salti a generare i terremoti non è fattore oltremodo preoccupante, ma se a far vibrare lo stadio a tifosi fermi sono i sussulti crostali, potrebbero innescarsi problemi di sicurezza e di ingestibilità della folla. Un evento sismico di livello moderato durante la partita potrebbe generare panico, con susseguente corsa alle uscite che inevitabilmente genererebbe una ressa poco salutare. La realizzazione di un nuovo stadio quindi, da un punto di vista della prevenzione e della sicurezza in ambienti confinati, è meglio costruirlo  altrove o riqualificare quello esistente che in tutti i casi sembra non abbia risentito negli anni di particolari problemi e in ogni caso è fuori dalla zona rossa bradisismica.

Oltre a valutazioni di ordine  tecnico e scientifico, occorre aggiungere un'ulteriore riflessione legata ai comportamenti della cittadinanza. La condizione di pericolo nell'area flegrea è assolutamente innegabile che sia immanente da un punto di vista vulcanico, così come non è un gran bel vivere la quotidianità accompagnati dalle vibrazioni bradisismiche. Come è inevitabile che sia in questi casi, si è aggiunto l’elemento personale alla quantificazione del rischio areale. I cittadini infatti, tendono a mettere insieme le notizie scientifiche acquisite da diverse fonti, sommandole a convinzioni personali formatesi secondo cultura, a cui si aggiungono altri tipi di considerazioni: economiche, lavorative, familiari, ancorché caratteriale e di visione prospettica del futuro. Alla fine ognuno elabora una propria valutazione complessiva del livello di rischio a cui si sente esposto, che può essere accettabile o inaccettabile ma verosimilmente difficilmente quantificabile. Tutti elementi di valutazione questi menzionati, capaci di spostare lecitamente la percezione del rischio sismico e vulcanico da un valore oggettivo a uno soggettivo. A parità di condizioni infatti, c’è chi dorme beatamente nella zona rossa vulcanica e bradisismica, scosse comprese, e chi nell’appartamento a fianco non riesce a farlo se non con un occhio solo e con le orecchie allertate. L’unica misura che sembra confortare le sofferenze di chi è costretto a permanere in questa zona bella ma geologicamente ansiogena, è la condivisione del pericolo con altri concittadini, generando così gruppo non necessariamente allineato alla sobrietà scientifica, che in questo campo naviga senza colpe nell'incertezza predittiva. 

Sui social network allora, ci si chiama, ci si confronta e si riportano costantemente i dati di  vigilanza geologica, così come giungono nell’immediatezza del fenomeno  le segnalazioni puntuali dei terremoti percepiti dai residenti in ogni quartiere della zona rossa flegrea, soprattutto nel puteolano, arricchite da sensazioni personali. Attività queste ultime che hanno generato il disappunto del sindaco di Pozzuoli, che ha lamentato un proliferare di vulcanologi e di sismografi umani sui social...