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lunedì 13 maggio 2024

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: sisma bonus o rivoluzione!... di MalKo

 

Pozzuoli: i traghetti trovano difficoltà a entrare in porto
per l'innalzamento dei fondali dovuti al bradisismo.

Nei Campi Flegrei il martello sismico generato dal bradisismo con valori di magnitudo fin qui rientranti in un range da basso a moderato, continua a destare perplessità tra la popolazione affastellata nella vibrante calderopoli flegrea, soprattutto nei tenimenti puteolani. Il motivo dell’apprensione collettiva è da ricercarsi sicuramente nei frequenti sommovimenti sismici, sovrastati però, dall’incertezza su quelli che potrebbero essere i futuri valori di magnitudo che si possono raggiungere nell’area calderica. La pericolosità di questo territorio bradisismico, centrale nella zona rossa flegrea, è soprattutto relativizzata al numero di cittadini esposti, e poi alla vulnerabilità dell'edificato esistente e alla superficialità degli ipocentri.

La geologia ardente e sotterranea è una materia da prendere con le molle, ma in tutti i casi gli esperti considerano improbabile che nei Campi Flegrei si manifestino fenomeni sismici con valori di magnitudo superiori al quinto grado Richter, tenendo presente che i sussulti che possono provocare danni importanti, dovrebbero superare questa soglia. La speranza che le energie che possono colpire nel futuro la zona bradisismica siano moderate, è riposta in profondità dove c’è il fronte plastico magmatico e negli strati crostali superficiali che sono fratturati. I due elementi si ritiene che non dovrebbero favorire accumuli di energia oltre misura rispetto a quelli storicamente registrati per l’area puteolana. Diversamente ci sarebbe di che preoccuparsi sulle dinamiche e gli equilibri che regolano il sottosuolo, anche da un punto di vista eruttivo. Le informazioni pervenuteci dagli archivi fin qui non annoverano negli ultimi secoli rovinosi crolli cagionati  dalla sismicità bradisismica, e nulla lascia pensare, almeno nella sfera delle probabilità, che le cose possano cambiare nel peggiore dei modi da qui innanzi. Ovviamente per chi dimora in edifici che stentano a sopportare il loro stesso peso o che sono maltenuti o minati nelle fondamenta al punto da presentare quadri fessurativi profondi, è bene che temano finanche il saltellio di un autotreno in una buca.

Nell’ultimo consesso informativo tenutosi il 6 maggio 2024 a Bacoli,  dedicato proprio all’informazione sul bradisismo, i rappresentanti delle istituzioni che compongono il sistema di protezione civile nazionale e regionale, nei loro interventi sono stati abbastanza precisi nel rappresentare ai convenuti la situazione geologica nella zona bradisismica, senza diffondere false certezze e neanche inutili aspettative, pesando le parole per evitare che i tribuni  locali gridassero all'allarmismo... 

Il summit è stato introdotto discorsivamente dalla premessa di base che i Campi Flegrei sono un distretto vulcanico, e il bradisismo è frutto diretto o indiretto del magma sottostante. Il rappresentante dell’INGV ha precisato che non ci sono ammassi magmatici nei primi tre - quattro chilometri, e che in tutti i casi stanno procedendo con le prospezioni e con l'analisi dei dati che richiedono tempo. Altri scienziati però, sostengono che il magma può assurgere direttamente dalle profondità senza avere alcuna necessità di formare prima una camera magmatica superficiale…

Che la zona rossa dei Campi Flegrei sia innanzitutto un’area sottoposta a rischio eruttivo dovrebbe essere di lapalissiana constatazione, eppure le amministrazioni locali titubano a precisarlo. Il motivo di fondo di questa amnesia discorsiva, potrebbe essere racchiuso in una certa strategia politica volta a dribblare l'affaire vulcanico con le sue logiche limitative sull'urbanizzazione. Meglio pubblicizzare e infervorare i cittadini sulla necessità di chiedere ad alta voce l'accesso a fondi pubblici per risanare i fabbricati privati attraverso il sisma bonus o altre agevolazioni fiscali.  Così, l'oratore di turno al di là del risultato finale, raccoglie comunque consensi e quindi preme per mettere faccia e cappello su queste pretese verbali di sicura presa popolare. Nessun amministratore del comitato partenoflegreo e nessun politico regionale e nazionale si è assunto l'onere di impegnarsi seriamente a procedere politicamente nella direzione di bloccare il rilascio di nuove licenze edilizie nella zona rossa flegrea. Quello che molti non capiscono, o che non vogliono capire, è il dato di fatto che se ancora s'innalzano palazzi nella caldera vulcanica, il rischio eruttivo, amministrativamente e scientificamente e tecnicamente e politicamente è come se non esistesse.

Purtroppo fortificare strutturalmente palazzi e palazzine, non è la panacea assoluta per garantirsi la resilienza sine die nell’ardente area geografica, così come la richiesta di risanamento di quei fabbricati fatiscenti bisognevoli di adeguamento antisismico strutturale e infrastrutturale, non può essere una misura generalizzata da estendere senza distinguo pure a palazzi divenuti fatiscenti per mancanza di manutenzione o peggio ancora per difformità costruttiva o per annosità esistenziale.

Il dato inconfutabile su cui gli amministratori pubblici dovrebbero riflettere, è quello che nell’area dei Campi Flegrei la vera potenziale catastrofe è racchiusa nel rischio vulcanico, e ogni aumento del numero di residenti comporta parimenti un aumento del rischio che potrebbe assurgere a un livello di inaccettabilità totale, stante i parametri della nostra civiltà occidentale. Per i numeri in gioco poi, già oggi è difficile salvaguardare la popolazione attraverso misure di evacuazione  massive, che necessitano, per ottenere un certo successo operativo, che si verifichi l'incastro di più variabili tanto scientifiche che tecniche. La prevenzione allora dovrebbe essere di fondamentale importanza, visto pure che la salvifica previsione è una disciplina ancora di taglio probabilistico, tra l’altro su fenomeni di cui non si ha nessuna esperienza diretta, soprattutto in termini di analisi dei prodromi pre eruttivi.

Per chi mira alla realizzazione di nuovo edificato rigorosamente antisismico pensando così di togliersi dal novero dei pericolanti puteolani, grazie alla realizzazione di strutture portanti orizzontali e verticali, robuste e spesse e infarcite di tondini d’acciaio rugato affogati nel cemento, deve rendersi conto che il passaggio di una colata piroclastica col suo dirompente potere distruttivo e le sue elevate temperature capaci di vaporizzare in un attimo la materia vivente, renderebbe impossibile la sopravvivenza, finanche in un bunker se munito di finestre. E nella zona rossa flegrea, il rischio principale sono appunto i flussi piroclastici e non il bradisismo, a prescindere dalle sorprese energetiche, che in ogni caso per quanto sismicamente potenti, non potrebbero colpire la integrità fisica di oltre mezzo milione di persone, cosa che invece potrebbe fare un’eruzione esplosiva in mancanza appunto di una previsione sicuramente utile, cioè deterministica. 

A rendere ulteriormente problematiche la resilienza nell'area calderica flegrea, sono pure le abbondanti emanazioni gassose provenienti dal sottosuolo, costituite prevalentemente oltre che dal vapore acqueo, anche dal biossido di carbonio e dall'idrogeno solforato. Questi gas, rispettivamente asfissianti e tossici, si diffondono soprattutto in aree come la Solfatara e Pisciarelli. D’altra parte la problematica storicamente era conosciuta in zona, dal fatto che gli uccelli che sfrecciavano sulla superficie del lago d’Averno (Pozzuoli), stramazzavano a causa dell’anidride carbonica respirata che ristagnava sulla superficie del lago. 

 

Pozzuoli: lago d'Averno


Generalmente per chi è vicino alle sorgenti emissive di un certo rilievo, potrebbe essere d'aiuto nei momenti topici, evitare di dormire al piano terra soprattutto con le finestre aperte. Occorre pure precauzione frequentando locali sotto il piano stradale: l’anidride carbonica e l’idrogeno solforato infatti, sono più pesanti dell’aria, anche se col calore diminuiscono la loro densità galleggiando. In ogni caso misure di prevenzione dovranno essere emanate esclusivamente dagli organi di protezione civile, che potrebbero nel merito segnare sulla carta tematica, come hanno fatto col bradisismo, le potenziali zone a maggior rischio condividendo le informazioni con la popolazione. 

In conclusione, i cittadini che dimorano nei Campi Flegrei, soprattutto nella zona rossa bradisismica, devono contemplare come rischi naturali dettati dall’antropizzazione dell’area, quello eruttivo magmatico, quello freatico, quello bradisismico, quello sismico e poi gassoso. Rinforzare gli edifici sicuramente può essere una misura che aiuterebbe la resilienza, ma in ogni caso bisognerà sempre vivere in una condizione dove l’evento bradisismico acuto non si sa mai se porta in coda un’eruzione o un terremoto o la rottura di una tubazione. 

                                                                            di Vincenzo Savarese



lunedì 28 luglio 2014

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei 2014: permane lo stato di attenzione vulcanica...di Malko

Monte Nuovo

“ Campi Flegrei : il livello di allerta vulcanica 
è ancora di attenzione…” di MalKo

Vogliamo ricordare ai nostri lettori che il livello di allerta vulcanica per l’area flegrea è ancora tarato su posizioni di attenzione. Nel dicembre 2012, infatti, fu optata questa scelta cautelativa sulla scorta della variazione di alcuni parametri controllati registrati nella zona calderica. Oltre a una ripresa del bradisismo infatti, da alcune fumarole furono riscontrati elementi affini al magma, così come nella località Pisciarelli è stato notato un incremento della temperatura e della intensità dei flussi fumarolici e dell’anidride carbonica.
Nel dicembre del 2013 l’autorità scientifica ha rivisto i dati in possesso dell’Osservatorio Vesuviano, ed ha ritenuto necessario mantenere ancora su livelli di attenzione lo stato di allerta vulcanica ai Campi Flegrei. Una condizione “gialla” tuttora vigente…

Come già abbiamo avuto modo di accennare in articoli precedenti, il livello di attenzione non deve certo preoccupare, perché fa parte di una sorta di automatismo che scatta ogni qualvolta uno o più valori di base del vulcano presentano indici insoliti. L’ente cui è affidata la sorveglianza vulcanica, l’Osservatorio Vesuviano, in questi casi accentua maggiormente le attività di monitoraggio dei fenomeni fisici e chimici che interessano l’area calderica. Da una serie di correlazioni ci sembra poi di capire che oltre al fenomeno generalizzato del bradisismo, la zona tra gli Astroni, Agnano e la Solfatara, è quella diciamo che ha destato un certo interesse.

Una puntuale pianificazione d’emergenza per i Campi Flegrei deve necessariamente far capo e avvalersi degli scenari eruttivi che nel nostro caso sono stati prospettati da un apposito gruppo di lavoro in un documento ad hoc ultimato e consegnato alle autorità dipartimentali della protezione civile il 31 dicembre 2012
Nel compendio, frutto di un’analisi storica statistica che riguarda gli ultimi cinquemila anni di attività vulcanica ai Campi Flegrei, sono descritti scenari e fenomeni che possono caratterizzare appunto una possibile ripresa eruttiva nel settore calderico.
Secondo i dati che è possibile cogliere dalle pubblicazioni inerenti, in questa zona ardente non ancora perfettamente definita e in parte sub marina, potrebbero aversi eruzioni con questa percentuale di accadimento:
-          12 % eruzione effusiva;
-          60 % eruzione eruzione esplosiva di piccola intensità (VEI 1 - 3);
-          24 % eruzione di media intensità (VEI 4);
-          4  % eruzione di grande intensità (VEI 5);
-          0,7 % eruzione di grandissima intensità (VEI 6 - > 6).

Secondo le ipotesi che tengono conto delle riattivazioni vulcaniche passate, pare che qualora dovesse presentarsi un’eruzione sul medio termine, questa possa avere un’intensità uguale o inferiore a un indice di esplosività vulcanica VEI 4.  Valore quest’ultimo in linea con le prospettive sub pliniane già paventate statisticamente  per il rischio  Vesuvio
Negli scenari eruttivi presentati dal gruppo di lavoro, si ipotizzano e si diversificano quattro tipi di eventi che sono :
-          eruzioni esplosive che implicano un VEI da 1 a oltre 6 ;
-          eruzioni contemporanee da più bocche eruttive;
-          esplosione freatica in aree idrotermali (Solfatara, Pisciarelli);
-          eruzione effusiva.

Il problema più grande, in assenza di una bocca eruttiva ben precisa, rimane quindi quello di definire nell’ambito della caldera ignimbritica, la possibile zona dove potrebbe ripresentarsi l’attività eruttiva flegrea, e ancora il tipo di eruzione che al momento è inquadrato statisticamente su tipologie di media intensità, onde definire i suoli su cui si spalmerebbero gli effetti di ogni singolo fenomeno vulcanico.
Secondo alcuni criteri probabilistici, le zone flegree dove è ipotizzabile che si possano aprire bocche eruttive sono quelle ubicate in senso mediano tra i crateri degli Astroni e di Agnano.  In seconda battuta lungo la linea che unisce geograficamente Capo Miseno al lago d’Averno.

Mappa dei Campi Flegrei edita dall'Osservatorio Vesuviano
Nel primo caso se dovesse effettivamente presentarsi un’eruzione con produzione di flussi piroclastici, sussisterebbero dubbi sulla capacità dei contrafforti collinari di Posillipo nel contenere le colate verso est. Nel secondo caso ci sarebbero forse meno rischi per la città di Napoli. 
Nella riperimetrazione della zona rossa saranno probabilmente compresi i comuni di Napoli, con le municipalità di Fuorigrotta, Bagnoli, Agnano, Posillipo e Chiaia, e ancora i comuni di Bacoli, Marano, Monte di procida, Pozzuoli e Quarto. L’ultima parola spetta alla Commissione Grandi Rischi…
Molto presumibilmente gli scenari eruttivi che faranno da introduzione ai piani d’emergenza, dovranno delimitare, alla stregua di quanto già fatto per il Vesuvio, una zona rossa, una zona gialla e una zona blu.
I ricercatori stanno valutando quale estensione dare alla zona rossa nel tessuto cittadino di Napoli. Si dovranno poi confermare gli indici di sismicità attesi quali prodromi eruttivi e le curve di isocarico lì dove potrebbe abbattersi la pioggia di piroclastiti, la cui incidenza statistica dovrebbe essere verso est. Ovviamente la pubblicazione del piano d’emergenza chiarirà ogni dubbio sulle strategie di difesa dal rischio vulcanico in area flegrea. E’ altrettanto ovvio che ogni azione difensiva dovrebbe essere corredata da un piano di prevenzione che stabilisca gli obiettivi da raggiungere nel breve,medio e lungo termine. A questo purtroppo, non siamo ancora avvezzi…