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lunedì 2 giugno 2025

Rischio eruttivo ai Campi Flegrei: il pericolo vulcanico non è percepito... Malko

 

Rione Terra - Pozzuoli

I Campi Flegrei sono una vasta caldera vulcanica che caratterizza un luogo del Pianeta ancorchè dell’area occidentale metropolitana di Napoli, dove è possibile che si verifichino eruzioni di tutto rispetto in quello che di fatto è un super vulcano. L’ultimo evento eruttivo risale al 1538 e fu di modeste dimensioni. In tutti i casi sono 487 anni che la crosta pur con sussulti, ingobbimenti e degassazioni, riesce a contenere le masse magmatiche stipate a circa 8 – 10 chilometri nel sottosuolo calderico senza dare spazio a dirompenze. Trattandosi di una copertura crostale abbastanza fratturata, c’è chi ipotizza che si sia infiltrata qualche intrusione magmatica fino a circa 3 chilometri dalla superficie. Questa condizione porterebbe un ulteriore apporto al riscaldamento delle acque idrotermali già surriscaldate dai fluidi magmatici, favorendo ulteriormente  il fenomeno del bradisismo e della sismicità associata. L’ente ufficiale preposto al monitoraggio vulcanico (INGV) invece, esclude questa possibilità intrusiva.

Dalle stesse spaccature della crosta superficiale, in alcuni punti si sprigionano una gran quantità di gas prevalentemente di origine magmatica, come l’anidride carbonica e l’idrogeno solforato: sostanze gassose che vengono spinte in superficie si diffondono nell’aria soprattutto in concomitanza con eventi sismici che fessurano ulteriormente la crosta e shakerano le acque gasate. Le pressioni interne alla crosta superficiale deformano gli strati litoidi fino a spaccarli inducendo i terremoti che, anche se non sono di elevata magnitudo, in ogni caso sono temibili per la superficialità degli ipocentri. I danni in genere sono riconducibili alla qualità dell’edificato e alle caratteristiche dei suoli di fondazione.

Entrando nelle tematiche naturali che caratterizzano questo territorio, diciamo subito che l’area calderica flegrea è una zona multirischio, con fenomeni a diversa estensione e intensità e pericolo, che si distinguono per la grande differenza esistente fra ogni singola manifestazione naturale, e per quelli che sono gli  intervalli di ritorno dei fenomeni che non sono quantificabili. Ovviamente finché perdura il bradisismo, perdura tutta la fenomenologia associabile al bradisismo che è legato alla radice magmatica flegrea. Quindi dovrebbe essere piuttosto chiaro che una eruzione è un evento non obliabile:  rimane infatti un avvenimento  fenomenale, potente, e naturalmente e purtroppo immanente in questi luoghi.

FENOMENO:

Eruzione vulcanica

Terremoti

Bradisismo

Emanazioni gassose

ULTIMA MANIFESTAZIONE:

1538

Mm > 2

23/05/2025

In corso

In corso

TEMPI DI RITORNO:

Ignoti

Ignoti

Ignoti

Ignoti

Ognuno di questi fenomeni legati al vulcanesimo flegreo che non è statico ma dinamico con implicazioni superficiali e profonde, sono di fatto imponderabili nel loro incedere, e quindi non è possibile lanciarsi in previsioni sul divenire delle cose che sono tutte figlie del famoso concetto del Panta rei. La constatazione poco rassicurante è che tutte le tipologie di pericolo segnalate, con sintomi a diversa intensità, sono in una certa misura da ritenersi ineluttabili, almeno finché il sottosuolo dei Campi Flegrei avrà una consistente base magmatica a profondità miriametrica. Tra l’altro le rocce fuse si estendono fino al sottosuolo vesuviano, in quella che sembra sia una unica e vasta camera magmatica: "un gran lago di magma" recitavano i media circa una decina di anni fa, anche se non ci sono evidenze di reciproche ingerenze tra i due distretti vulcanici.

Secondo un  emerito accademico salernitano invece, le eruzioni degli ultimi millenni nei Campi Flegrei vanno scemando in potenza, e dalle deformazioni della camera magmatica si capisce che i volumi di magma in gioco non sono eccessivi e sono stimabili in cento milioni di metri cubi: come una piccola collinetta. L'esperto continua affermando che in caso di eruzione ci si aspetta un evento simile a quello del 1538. In realtà i volumi di magma che interessarono quest'ultima eruzione, sono stati decisamente inferiori a quelli richiamati dall'esperto... Se l'eruzione tipo 1538 avvenisse sotto una città, secondo l'associato ed è lapalissiano, i problemi in ogni caso non mancherebbero. L'attesa di una eruzione simile a quella che diede vita al Monte Nuovo (H 133 metri), è condivisa senza conferme ufficiali da più scienziati. I piani di emergenza però, e lo ricordiamo, sono tarati su un evento massimo di tipo sub pliniano (VEI4).

Il fenomeno che preoccupa le popolazioni flegree, spiccatamente puteolane, sono le puntate bradisismiche che caratterizzano da secoli questi luoghi. Nel recente passato si segnalano le crisi  bradisismiche del 1969/1972, e poi quella del 1982/1984. La terza puntata bradisismica, cioè quella attuale, è iniziata in sordina il 2005, ma con una intensità via via crescente e resasi preoccupante ad iniziare dal 2018. Il massimo sollevamento del suolo di 145 centimetri, misura provvisoria, si registra sul fondo del mare a circa 500 metri a sud del Rione Terra (Pozzuoli). Una eventuale controtendenza del bradisismo che potrebbe divenire discendente, mitigherebbe di molto la componente sismica. Anche in questo caso però, il pericolo vulcanico rimarrebbe intatto.

Affrontando l’argomento rischio pure da un punto di vista tecnico, occorre sottolineare che nel flegreo sono percepibili dai sensi solo i terremoti e le emanazioni gassose di idrogeno solforato per il loro caratteristico odore di uova marce. I sismi quindi sono il fenomeno che coglie la maggiore attenzione della popolazione, a causa della diretta percepibilità dell’energia rilasciata nell’area dai sussulti crostali, non influenzabili in alcun modo dalle condizioni ambientali.

L’altro fenomeno, quello delle emanazioni gassose dal sottosuolo che si diffondono nell’aria, come detto sono percepibili dall’olfatto solo per la componente idrogeno solforato: per quanto riguarda l’anidride carbonica invece, è il caso di ricordare che è un gas  inodore e incolore; più pesante dell'aria e rilevabile in genere solo con apposite strumentazioni. Il sollevamento del suolo poi, è un fenomeno lentissimo, pari a circa mm. 0,05 al giorno, che è una misura che può anche variare nel tempo, ma in tutti i casi non è fisicamente percepibile direttamente dalla popolazione. Se lo fosse il pericolo sarebbe massimo e da gambe in spalla.

La percezione di un fenomeno allarmante è sicuramente un processo complesso proprio degli esseri viventi e quindi degli umani, ancorché fondamentale per poter comprendere e interpretare attraverso l'elaborazione delle informazioni fornite dai sensi, i pericoli derivanti dall'ambiente circostante. La risposta al pericolo spesso è la fuga che non sempre è ragionata e a volte è inconsulta: sovente dettata da una pressione psicologica che mina la lucidità mentale quando si è sotto minaccia. Nello schema sottostante si evidenzia la differenza tra un piano di evacuazione e un piano di allontanamento: la chiave comportamentale è proporzionale alla intensità con cui i sensi percepiscono il fenomeno nocivo o letale, con la variante dettata dalle informazioni che si hanno sulle caratteristiche del pericolo.



La componente amministrativa ai vari livelli ma anche quella scientifica, sembrano orientate a scollegare dalla comprensione collettiva i fenomeni naturali prima accennati dal rischio eruttivo. Una necessità considerata strategica per favorire probabilmente politiche di resilienza a fronte dei terremoti ritenuti il vero problema di cui occuparsi nella zona d'intervento bradisismica. Apparentemente tali politiche sembrano convincenti, ma sarà proprio questa scaltra selezione dei pericoli che ha consentito al ministro Musumeci di poter dire che ci sono decine di lustri di ritardo nella prevenzione del rischio vulcanico. Cavalcare quindi la sola teoria sismica, è un modus operandi che assicura consensi popolari, ma che può essere sconfessato in qualsiasi momento; in tutti i casi non sono manovre da grande politica, perchè possono minare le future necessità di sicurezza della popolazione intra calderica.

Alla base della minore sensibilità verso il rischio eruttivo dettato forse pure da un bisogno psicologico di obliarlo, c'è la mancata percezione da parte dei sensi della pericolosità vulcanica. Un pericolo che ha rendicontazione analitica e non direttamente  percepita in assenza della colonna eruttiva, con processi informativi che coinvolgono varie istituzioni e amministrazioni spesso con linguaggi da pensiero unico sbilanciati su tutti i pericoli areali tranne quello vulcanico. 

Nel flegreo ci sono segnali geofisici e geochimici che possono essere inquadrati come prodromi preeruttivi. Ebbene, questi segnali tra l'altro non corroborati da statistiche valutative pregresse che potrebbero indicare la tendenza dei fenomeni, sono tutti presenti nel flegreo, e ultimamente si nota un incremento della fenomenologia  anche in ambito sub marino. Occorre chiarire però, che anche se siamo in presenza di squilibri geofisici e geochimici ben acclarati nel sottosuolo flegreo, questi segnali possono continuare per anni e senza che si manifesti una eruzione, così come in poco tempo potrebbero indicare una condizione pre eruttiva. In tutti i casi non ci sono garanzie deterministiche su quello che geologicamente può succedere...

A fronte di tante indecisioni sulla previsione del fenomeno eruttivo, nonostante rassicurazioni di prassi non vincolanti come testimoniano i bollettini emessi dall'osservatorio vesuviano, le uniche iniziative verso la sicurezza areale e che avrebbero un senso, riguardano la prevenzione strutturale come strategia passiva per ridurre il valore esposto (VE), e una concreta pianificazione di evacuazione come strumento attivo di protezione per separare in poche ore la popolazione dal pericolo eruttivo. 



Partendo dal presupposto che la caldera è fisicamente inamovibile, allora, per separare  gli uomini e le donne dal pericolo eruttivo, all'occorrenza prima che le dirompenze si manifestino con crudezza, occorre dare corso a un piano di evacuazione. Per forza di cose bisogna quindi agire sul valore esposto, cioè sulla popolazione (550.000 ab.),  che dovrà essere spostata all’occorrenza ad una distanza (d) di circa 10/15 chilometri dai confini della zona rossa vulcanica. La direzione comando e controllo (DICOMAC) del dipartimento della protezione civile ad esempio, organo direttivo che si attiverà modularmente per gestire il pre allarme, e integralmente in caso di allarme, è ubicata a circa 30 chilometri a nord est di Pozzuoli. Un luogo che, per posizione geografica e distanza, dovrebbe risultare immune dalle fenomenologie eruttive: non si può dire lo stesso per la sede dell'osservatorio vesuviano... In tutti i casi, anche a piedi, in circa 3 ore, c’è la possibilità di mettersi fuori portata dagli effetti più deleteri di un’eruzione vulcanica. Questo significa che la segnalazione di percorsi pedonali per uscire fuori dalla zona rossa, potrebbe essere una tattica estrema per non farsi cogliere impreparati qualora l'eruzione dovesse iniziare a manifestarsi in un contesto di circolazione automobilistica totalmente compromessa dal caos. D'altro canto la lapide di Portici del 1632 diretta ai posteri parla chiaro sui comportamenti da adottare quando si dimora nel raggio d'azione di un vulcano.

                                                                      di Vincenzo Savarese








martedì 23 aprile 2024

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: i politici del super vulcano...di MalKo

 

Campi Flegrei: Capo Miseno dal Monte Nuovo


L’11 aprile 2024, presso la sede della protezione civile del comune di Pozzuoli, si è tenuto un incontro pubblico per fornire informazioni sul rischio bradisismico ai cittadini convenuti, seguendo per argomentare, i disposti contenuti nel decreto legge 12 ottobre 2023, n. 140. I relatori  del dipartimento della protezione civile, dell’ufficio regionale Campania della sicurezza, dell’ufficio regionale protezione civile, dell’osservatorio vesuviano INGV, così come alcuni membri dei centri di competenza e il sindaco del comune di Pozzuoli, si sono alternati al microfono per aggiornare i cittadini sulle iniziative in corso anche di taglio operativo, senza lesinare appelli sulla necessità di accedere solo all'informazione controllata.

Il bradisismo è quel lento fenomeno di deformazione del suolo che può cagionare sollevamento o subsidenza delle zone interessate. Il processo richiede importanti energie per la parte ascendente, che vengono tratte dalla natura vulcanica del sottosuolo dei Campi Flegrei. Trattandosi della sede di un super vulcano, purtroppo ai disagi e ai pericoli insiti nel bradisismo, spesso accompagnato da attività sismica a bassissima, bassa e moderata magnitudo, bisogna contemplare anche il pericolo eruttivo, il più temuto, amplificato da non poche incognite, tra cui i limiti previsionali d'insorgenza del fenomeno. 

Nel discorso complessivo che riguarda il governo di questo territorio ardente, prima ancora che sismico, ci sono molti che si sbracciano per far passare il concetto che il bradisismo è una cosa, e il vulcanismo un'altra... L'affermazione corretta è che uno non esclude l'altro... Che siano due fenomeni separati è un concetto sostenuto con veemenza da alcuni protagonisti amministrativi locali inseriti nel più ampio comitato partenoflegreo,  per indirizzare la politica affinché l'azione e gli aiuti statali vadano nella sola direzione della prevenzione del rischio sismico. Il motivo di questa scelta del pericolo à la carte, è semplicemente racchiusa nelle diverse modalità di prevenzione dei rischi che racchiudono importanti dissimilitudini e qualche interesse: quello sismico infatti, si avvale di fondi mirati per l'adeguamento anti sismico dei fabbricati. Quello vulcanico invece, prevede innanzitutto il varo di una legge che vieti una ulteriore urbanizzazione a scopo residenziale e ogni altro intervento sull'edificato esistente capace di aumentare il numero dei residenti nel flegreo. Purtroppo né la classe scientifica e neanche quella tecnica nel suo insieme, si sono spesi per contestare o giustificare questa decisa presa di posizione dei politici.

La prevenzione anti sismica e bradisismica da operare sui fabbricati della zona rossa, richiede innanzitutto un'analisi delle condizioni statiche dell'edificato, individuando quello maggiormente bisognevole di interventi strutturali, e quindi stilare elenchi di priorità in ragione delle criticità individuate,  presentando allo Stato, secondo gli orientamenti attuali, il relativo fabbisogno di spesa. 

Per quei palazzi che dovessero risultare antieconomici da ristrutturare o da adeguare sismicamente perché magari tarati alle fondamenta, probabilmente si andrebbe a prevedere l'abbattimento e la ricostruzione ex novo: nella migliore delle ipotesi fuori dalla zona rossa, ma non è affatto scontato, perché non c'è appunto una legge limitativa in tal senso. Bisognerà capire poi, atteso che il diritto alla sicurezza vale per tutti, come si procederebbe per quelle costruzioni che sono abusive o con sigilli o difformi dai progetti iniziali. Con questi orizzonti un po' confusionari, probabilmente bisognerà avvisare anche i magistrati antiabusivismo edilizio, che quel palazzo o quelle case fuori regola, sono state oggetto magari di bonus, sisma bonus o altri sostegni economici, e quindi sarebbe preferibile evitare decreti di abbattimento per non aggiungere al danno la beffa.

Viceversa, se passa il concetto che il bradisismo è la diretta conseguenza del magma ubicato a profondità non ancora esplorabili ma non lontano dalla superficie, le cose obtorto collo dovrebbero cambiare completamente, innescando quei veri e auspicati processi di prevenzione della catastrofe vulcanica oggi inesistenti. Si tenga presente purtroppo, che difficilmente si riuscirà a monitorare la quota del magma: c'è chi lo stima a 3 - 4 chilometri e chi a 8 - 10 chilometri. Poco tempo fa, il Dipartimento, probabilmente allarmato dalla sismicità generata dal bradisismo che in tutti i casi è un fenomeno da ambito vulcanico, incaricò la commissione grandi rischi di esprimere un parere sul livello di allerta ai Campi Flegrei. Le conclusioni degli accademici furono piuttosto allarmanti, con grave disappunto dei sindaci, che pretendevano di essere informati in anteprima assoluta rispetto alla popolazione evidentemente per concordare il comunicato finale. Tra le polemiche e i fenomeni sismici che fortunatamente rientrarono, la commissione con qualche retromarcia decise una vigile attesa, nel mentre non si approfondisse con tutti i mezzi a disposizione a che profondità stazionasse il fatidico magma. 

Le politiche di prevenzione in questa zona classificata dallo Stato ad alta pericolosità vulcanica, dovrebbero  andare tutte nella direzione di congelare il livello antropico fin qui raggiunto con 500.000 residenti, cifra da metropoli nella metropoli, e procedere urgentemente con leggi capaci di bloccare l'edilizia residenziale, alla stregua di quanto è stato fatto per la zona rossa Vesuvio con la legge regionale  21/2003. 

Per pretendere sisma bonus e altri aiuti simili per agire di prevenzione sul rischio sismico fin qui moderato, bisogna avere la capacità politica e il coraggio istituzionale di dare innanzitutto segnali forti di buon senso, bloccando in primis l'abusivismo e il rilascio di nuove licenze edilizie soprattutto nella zona rossa bradisismica, secondo logiche da periculum in mora. Cristallizzando lo stato dei fatti, subito dopo si dovrebbe passare a un'analisi della zona rossa vulcanica nel suo complesso, e  valutare d'appieno in consessi multidisciplinari, le misure protettive e preventive da adottare per rendere più sicuro questo territorio, tenendo in debito conto la necessità morale di non lasciare eredità scomode ancorché pericolose ai posteri. 


La zona rossa vulcanica dei Campi Flegrei con
le due zone rosse bradisismiche a diversa pericolosità


Il già menzionato decreto legge n. 140, ha previsto all’art. 4 alcune misure di salvaguardia per fronteggiare il pericolo bradisismico attraverso una pianificazione speditiva d'emergenza. Le autorità dipartimentali nel merito hanno riferito che sono stati redatti i piani d'intervento che prevedono diversi scenari di pericolo: scenario 1, 2 e 3, che non fanno capo a un colore o a un livello di allerta, bensì a una situazione che dovrà essere oggettivamente valutata sul momento, dopo forti sussulti sismici o sciami perduranti o deformazioni talmente accentuate da minare in qualche caso i servizi essenziali e quelli tecnologici.

Diciamo pure che gli scenari bradisismici e sismici possono aggravarsi anche velocemente, in una misura che porterebbe la cosiddetta zona rossa ristretta, a una evacuazione degli oltre 33.000 residenti, che verrebbero allontanati e sistemati fuori dalla zona rossa flegrea, secondo le direttive della Direzione Comando e Controllo che s'insedierebbe poco a nord nella provincia di Caserta, probabilmente per essere pronta a coordinare pure le attività evacuative legate a una eventuale emergenza vulcanica. Spostare la popolazione per sismicità zonale, in ogni caso sarebbe problematico, e sarebbero in tanti in assenza del pericolo vulcanico dichiarato, a ritenere eccessiva la misura di abbandonare le case recandosi altrove. Il rischio eruttivo insito in questa zona, è orfano di prevenzione, e tutte le aspettative di tutela sono indirizzate sulla previsione del pericolo eruttivo, che sussurrano sia alla portata dell'ente preposto al monitoraggio. Non è così per la previsione dell'evento sismico, che ormai anche i più sprovveduti sanno che non è prevedibile. Su queste certezze, probabilmente si stanno basando i comitati che giustificano certe illogiche decisioni...

Sorge forte il dubbio che se fosse solo rischio sismico quello da fronteggiare nella zona rossa bradisismica, in linea generale non avrebbe tanto senso all'occorrenza l’evacuazione per quanto ristretta di questa zona, dopo eventi sussultori che si andrebbero a caratterizzare per intensità e centimetri di sollevamento e danni rilevati. Nella pratica si sa che a fronte del pericolo sismico, si può permanere anche a pochi passi dall’edificio purché non sovrastati da altri fabbricati e muri e cavi dell’alta tensione. Se questo piano bradisismico fosse finalizzato alla sola problematica sismica, col tempo bisognerebbe aspettarsi  a maggior ragione e per le energie in gioco, pure per la città dell’Aquila una pianificazione simile, visto che tempo fa questo capoluogo di regione fu tartassato per alcuni mesi e quotidianamente da continui terremoti di origine tettonica,  sempre più incalzanti e fino alla drammatica scossa del 6 Aprile del 2009. 

Diciamo che mettendo assieme alcuni tasselli, c’è da pensare che il sistema di protezione civile abbia prodotto col decreto 140 un piano d’emergenza bivalente, in modo da fronteggiare all’occorrenza sia le problematiche sismiche che quelle di bassa potenzialità eruttiva anche di taglio freatico, con un unico provvedimento prudenziale, basato sull'evacuazione preventiva della zona rossa ristretta bradisismica.  

Non sono pochi quelli del mondo scientifico accomunati al sistema di protezione civile, a ritenere un’eruzione simile a quella che accompagnò la nascita del Monte Nuovo nel 1538 come la più probabile. Per completezza informativa, occorre aggiungere che pochi mesi fa sempre l'organo scientifico riferì dell'impossibilità di determinare il punto di debolezza nella crosta terrestre flegrea, che possa suggerire ai sorveglianti un potenziale sito o siti di eruzione. Gli strumenti multi parametrici si dichiarò allora, per il momento non sono d’aiuto in questa direzione esplorativa. Quindi, il piano bradisismico apparentemente sembra che racchiuda senza pubblicità ed enfasi, anche una misura cautelativa per fronteggiare una possibile eruzione a bassa energia che potrebbe presentarsi in coda al bradisismo acuto. Rimane il fatto che, se il sistema ha varato norme di prevenzione sismica per fronteggiare il bradisismo, non si capisce per quale motivo la stessa organizzazione della protezione civile non si adoperi per divulgare i criteri di prevenzione del rischio vulcanico. Eppure la commissione grandi rischi, interlocutrice privilegiata del dipartimento della protezione civile, tra le sue competenze annovera anche quelle di dare indicazioni su come migliorare la capacità di valutazione e previsione e prevenzione dei diversi rischi.

Il bradisismo è un fenomeno ultra secolare di manifestazione del vulcanismo flegreo, quindi, nessuno può escludere che il bradisismo possa a un certo momento essere un prodromo pre eruttivo importante, come lo è stato nell'eruzione di Monte Nuovo nel 1538.  E' auspicabile allora, che il sistema della protezione civile dovrebbe prevedere all'occorrenza e alla dichiarazione d’ingresso nello scenario 3 del bradisismo, la contemporanea dichiarazione almeno dello stato di preallarme arancione nell’intera zona rossa vulcanica dei Campi Flegrei.

È interessante notare che nel vesuviano si stanno attrezzando politicamente e amministrativamente per chiedere modifiche alla legge 21 del 2003 che blocca l’edilizia residenziale e altre misure affini. Questi disposti sono ritenuti oppressivi dello sviluppo areale. I vesuviani vogliono allora mettersi alla pari con i vicini dei Campi Flegrei, ambendo a un vivere in un territorio senza regole edilizie speciali, salvo reclamare efficaci piani di evacuazione e super controlli da parte dell'autorità scientifica, per non essere colti di sorpresa da una eruzione esplosiva. 

L'ultima nota importantissima, è un invito, ai massimi organi di governo, a partire dal ministro Nello Musumeci, acché nelle prossime sessioni del sistema di protezione civile sul bradisismo ai Campi Flegrei, si presenti e ci metta la faccia pure il politico dirigente dell’ufficio governo del territorio e urbanistica della regione Campania. Non è possibile infatti, che nelle adunanze pubbliche che riguardano la sicurezza, non si possa trattare il tema della prevenzione della catastrofe vulcanica, perché i relatori ordinari si scrollano di dosso il problema, rimandandolo puntualmente alla politica che a sua volta è puntualmente e permanentemente assente a questi dibattiti. 

                                                                         di Vincenzo Savarese




venerdì 1 dicembre 2023

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: il bradisismo e l'assalto alla diligenza... di Malko

 





Pozzuoli. La darsena pescatori.



In data il 27 e il 28 ottobre 2023, la commissione grandi rischi per il rischio vulcanico (CGR-SRV), su invito del dipartimento della protezione civile, si è riunita per valutare gli elementi di pericolosità vulcanica presenti ai Campi Flegrei, visto che in questa particolare area provinciale di Napoli, sussistono fenomeni di non poco conto, riconducibili al magma stipato non si sa con quali volumi e a quali profondità nei primi 8 chilometri calderici.

Nelle ultime settimane sembra che le manifestazioni geo dinamiche come i sismi e il bradisismo, siano scemate significativamente, contribuendo a calmare gli animi furenti accesi dalle preoccupazioni espresse dal ministro Musumeci. Infatti, sulla scorta del documento redatto dalla CGR-SRV, il ministro della protezione civile e delle politiche del mare, riferì in sintesi  e con chiarezza e gravità, che poteva rendersi necessario dichiarare in zona rossa flegrea, un passaggio del livello di allerta vulcanica da attenzione a preallarme, senza escludere del tutto la possibilità che la situazione potesse ulteriormente evolvere e peggiorare.

Alle apprensioni del ministro la risposta del territorio è stata di stupore iniziale confluito in una risentita replica dello pseudo comitato partenoflegreo, composto dai primi cittadini della zona rossa dei Campi Flegrei, capitanati dal sindaco metropolitano di Napoli, nonché ingegnere, Gaetano Manfredi. Un sostanziale supporto al comitato è giunto pure indirettamente dall’osservatorio vesuviano, che ha voluto essere della partita prendendo le distanze dalle valutazioni di pericolosità espresse dalla commissione grandi rischi.

Il sindaco di Bacoli, Della Ragione, qualche giorno fa ha dichiarato che c’è una cattiva comunicazione che sta facendo molti più danni del bradisismo. Il primo cittadino bacolese non molla la presa sul sisma bonus edilizio, in favore di quella parte del suo territorio che ricade nella zona rossa bradisismica di nuovissima ed esclusiva determinazione. 


zona rossa bradisismica con refuso tintometrico bianco all'altezza della spianata di Bagnoli


I fondi già stanziati infatti, potrebbero non essere sufficienti per rinforzare quei  fabbricati che verranno eventualmente dichiarati staticamente inadeguati, a causa della microsismicità zonale dovuta al bradisismo. Una condizione tutta da verificare, e ad assumersi l’onere delle verifiche dovrebbe essere un’apposita commissione. La discriminazione tecnica che riguarderà lo stato dei fabbricati sarà ardua, innanzitutto perchè si dovrà accertare e discriminare che le deformazioni o i quadri micro fessurativi ove riscontrati, siano ascrivibili agli effetti sismici di lievissima, lieve e raramente di moderata energia, e non riconducibili a una genesi deteriorativa dovuta alle inclemenze meteorologiche o ai normali assestamenti gravitativi.

Un’analisi generale segnala a priori che la multi fratturazione del sottosuolo infra calderico, difficilmente  consentirà accumuli di energia e quindi il manifestarsi di eventi sismici ad elevata magnitudo. Ovviamente è fatta salva l’insorgenza di una fenomenologia grave a ridosso di un’eruzione, che in realtà sarebbe poco da temere, perché corrisponderebbe a un momento in cui il valore esposto rappresentato dalla vita umana, per effetto dell’evacuazione preventiva dovrebbe essere pari a zero.

Il verbale della commissione grandi rischi pubblicato il 25 novembre 2023, venne anticipato nelle conclusioni dal  ministro Musumeci, che, in nome del principio di precauzione, intese alzare la guardia scientifica e operativa sulla zona rossa dei Campi Flegrei, rimarcando pure il dato che sono 40 anni che non si fa niente di concreto per la sicurezza dei cittadini. C'è anche da dire che negli ultimi 40 non si registrano neanche effetti rovinosi da bradisismo e sisma. In tutti i casi la pericolosità vulcanica è immanente nel sottosuolo flegreo.

Il comitato partenoflegreo ha reputato allarmista l’intervento del ministro, criticando pure il parere degli esperti della grandi rischi, tutti rei di far scappare i turisti, di far crollare il commercio, di favorire la svalutazione delle case e di far avvizzire l’economia… D’altro canto difficile invocare  pragmatismo, quando l’osservatorio vesuviano, l’ente preposto al monitoraggio vulcanico, è il primo a mostrarsi scettico circa il pericolo sancito da altri scienziati, in nome di una capacità auto attribuitasi di  predire un’eruzione in tempi utili, grazie all’utilizzo di strumenti multi parametrici con cui, dicono, è possibile monitorare il magma, qualora dovesse ascendere verso la superficie. Un dato che emerge pure dalle pagine FAQ dell’osservatorio vesuviano, dove si legge:

È possibile prevedere la prossima eruzione del Vesuvio o dei Campi Flegrei?

Non è possibile prevedere a lungo termine quando ci sarà la prossima eruzione. Tuttavia, grazie alla sorveglianza del vulcano è possibile rilevare con ampio anticipo l'insorgenza di fenomeni precursori, che generalmente precedono un'eruzione, e procedere all'evacuazione prima che avvenga l'eruzione.

Una congettura questa dell'osservatorio, certamente auspicabile che invitiamo a rivedere anche sulla scorta delle dichiarazioni della commissione e di altre disquisizioni di seguito riportate estratte dai bollettini settimanali emessi per i Campi Flegrei dove si legge:

L'INGV fornisce informazioni scientifiche utilizzando le migliori conoscenze scientifiche disponibili; tuttavia, in conseguenza della complessità dei fenomeni naturali in oggetto, nulla può essere imputato all'INGV circa l'eventuale incompletezza ed incertezza dei dati riportati e circa accadimenti futuri che differiscano da eventuali affermazioni a carattere previsionale presenti in questo documento. Tali affermazioni, infatti, sono per loro natura affette da intrinseca incertezza.

L'INGV non è responsabile dell’utilizzo, anche parziale, dei contenuti di questo documento da parte di terzi, e/o delle decisioni assunte dal Dipartimento della Protezione Civile, dagli organi di consulenza dello stesso Dipartimento, da altri Centri di Competenza, dai membri del Sistema Nazionale di Protezione Civile o da altre autorità preposte alla tutela del territorio e della popolazione, sulla base delle informazioni contenute in questo documento. L'INGV non è altresì responsabile di eventuali danni arrecati a terzi derivanti dalle stesse decisioni.

Quest’ultimo paragrafo lo giudichiamo negativamente interessante, perché sembra un modo per prendere nettamente le distanze dalla scienza  “residuale”, così come dal sistema della protezione civile, e certe precisazioni ci sembrano una ridondanza inutile.

Di recente (27/novembre 2023),  il direttore dell’osservatorio vesuviano Di Vito ha riferito che :<< artatamente se noi parliamo di risalita del magma da 8 a 4 chilometri, noi vediamo questo serbatoio che si avvicina. Ma noi non abbiamo evidenze di questo; ma soprattutto io direi che quello che deve preoccuparci di più, eventualmente, e se il magma dai 4 chilometri incomincia a risalire verso la superficie: ma su questo non ci sono evidenze>>.

Il comitato partenoflegreo si è espresso pure col sindaco ingegnere  Gaetano Manfredi che, in audizione alla camera dei deputati (4/10/2023), ebbe ad affermare: <<… il sistema di monitoraggio da parte dell’INGV e dell’osservatorio vesuviano, è uno dei più sofisticati al mondo e ci dice oggi, almeno da quello che ci riferiscono gli esperti del settore, che movimenti magmatici in profondità non ci sono e quindi questa è un’attività di degassamento che è un’attività sicuramente significativa ma che non è un precursore di un’eventuale potenziale eruzione…>>.

Di parere diverso quello del presidente dell’INGV, Carlo Doglioni, che, in collegamento con la camera dei deputati (28 settembre 2023) disse:<<…sappiamo che il magma si trova a una profondità di oltre 5/6 chilometri, e quindi non è in vicinanza della superficie, anche se  è bene sapere che, nel caso riuscisse a trovare vie di fuga per la risalita, i tempi sarebbero estremamente rapidi, nell’ordine di qualche ora, massimo qualche giorno...>>. 

D'altra parte visto le varie ipotesi sulle tempistiche di un'eruzione, il principio di precauzione converge bene su quanto espresso dal Prof. Giuseppe Mastrolorenzo in numerose interviste, cioè la possibilità che si possa verificare la condizione di una evacuazione della popolazione flegrea con eruzione in corso.  Non è un paradosso, bensì una delle 3 condizioni possibili che sono: 

1. mancato allarme;

2. falso allarme;

3. allarme con successo evacuativo.

Ognuna di queste circostanze allo stato delle conoscenze ha un 33.33% di probabilità di accadimento. Si tenga presente che col mancato allarme non poche persone troverebbero la salvezza attraverso l'evacuazione a piedi, soprattutto se avranno ben chiaro il da farsi all'occorrenza. 

Il verbale della commissione grandi rischi è stato pubblicato qualche giorno fa (25/11/2023), scatenando ancora una volta l’ira del comitato partenoflegreo, che ritiene che una siffatta pubblicazione doveva prima passare al vaglio dei sindaci senza che fosse resa pubblica sui media. Vediamo cosa dicono in forma rapida le conclusioni di questo importante e criticato documento della CGR-RSV:

-        La commissione rileva che l’insieme dei dati scientifici rafforza l’evidenza di un coinvolgimento di magma nel processo di sollevamento;

-        L’analisi modellistica dei dati InSaR, limitati a una finestra temporale che si chiude al 2022, indica una sorgente di pressione ad una profondità di 4 chilometri, come la principale responsabile del sollevamento osservato; si segnala l’urgenza di estendere l’analisi al 2023…

-        Le osservazioni geochimiche confermano quanto emerso nella riunione del 3 ottobre riguardo a un significativo aumento dal 2018 ad oggi, delle concentrazioni di gas riducenti nelle fumarole;

-        La modellistica proposta indica che, a partire dal 2021/2022 il sistema idrotermale sta evolvendo verso condizioni più ossidanti e di alta temperatura (T>450°C.) ovvero più magmatiche.

-        La presentazione dei dati magnetotellurici…evidenzia la presenza a bassa profondità (100/200 mt.) di strutture a media resistività, interpretate come livelli argillosi impermeabili che potrebbero fungere da confinamento a fluidi in pressione. Tali strutture confermano la centralità del sistema Solfatara – Pisciarelli nel possibile accadimento di un’esplosione freatica il cui scenario d’impatto sarebbe da approfondire in dettaglio a breve termine dalla commissione grandi rischi per il rischio vulcanico. Al tempo stesso appare importante promuovere con urgenza una discussione critica sui possibili segnali premonitori di tale attività e sulla capacità dell’attuale sistema di monitoraggio di rilevarli, evidenziando la necessità di eventuali implementazioni.

-        La presentazione di Neri e di Kilburn, sono state dedicate alla illustrazione di modelli improntati all’analisi temporale dei parametri di sismicità e deformazione anche al fine di formulare previsioni sull’evoluzione del processo di fratturazione… Pur non essendo state chiarite quali potrebbero essere le implicazioni fenomenologiche di tale processo di frattura della crosta superficiale, non si può al momento escludere che lo stesso possa favorire o innescare processi quali sismicità significativa, manifestazioni freatiche e risalita di magma verso la superficie.

-        Alla luce della recente evoluzione del processo bradisismico, e del possibile/probabile coinvolgimento del magma nel sollevamento, la CGR-SRV rileva che non può essere esclusa una rapida progressione verso la risalita del magma in forma di dicco, che possa raggiungere la superficie.

-        Conclusioni. In base a quanto emerso, la CGR-SRV ritiene che il quadro complessivo non sia di univoca interpretazione, ed esprime comunque la preoccupazione che i processi in atto possano evolvere ulteriormente anche in tempi brevi se confrontati con quelli della pianificazione di emergenza vulcanica...

Gli unici tempi previsti dalla pianificazione emergenziale stilata a protezione degli oltre 500.000 abitanti della calderopoli flegrea, cioè quelli della zona rossa vulcanica per intenderci, sono le 72 ore necessarie per allontanare l’intera popolazione in caso di allarme eruttivo. Non ci sono altri tempi con cui confondersi o confrontarsi. Così come non ci sono tempi certi che possano cadenzare i diversi livelli di allerta vulcanica, tant’è che poche ore di anticipo che possono pure inquadrarsi come un successo previsionale, in termini di salvaguardia della popolazione sarebbero un catastrofico insuccesso. Resta inteso che semmai il magma dovesse inoltrarsi verso la superficie, il livello di preallarme sarebbe difficilmente dichiarabile. Non è un caso che nella pianificazione di emergenza si è preferito lavorare su una ipotesi di contemporaneo allontanamento di tutta la popolazione (allarme generalizzato).

Occorre ricordare a tutti,  che il verbale della commissione grandi rischi è un documento scientifico che non implica iniziative operative da parte dei sindaci. Quindi, premesso e tra l’altro che non è cambiato il livello di allerta vulcanica che è rimasto su attenzione anche come fase, non è chiaro per quale motivo le autorità locali dovevano avere l’esclusiva del verbale conclusivo stilato dalla commissione grandi rischi, se non in un’ottica di protervia amministrativa. La pubblicazione di contro del verbale, è stato un atto di civile e condivisa democrazia, col duplice effetto di risvegliare le coscienze.

Opportunamente l’INGV osservatorio vesuviano ha specificato che loro nulla hanno a che vedere con le decisioni assumibili dal dipartimento della protezione civile e dagli organi consultivi (CGR?) di ogni ordine e grado. Innanzitutto perché è bene ricordare che la normativa prevede che l’ente addetto al monitoraggio fornisca dati, relazioni e suggerimenti, esaurendo così il proprio ruolo all’interno del sistema nazionale di protezione civile.  Sul da farsi operativo ai livelli di preallarme e allarme è una prerogativa tutta politica. 

La commissione grandi rischi ha indicato in quale direzione bisogna indagare nel flegreo, soprattutto per verificare la presenza di magma nei primi chilometri. Una raccomandazione che potrebbe suonare come un richiamo su quello che si poteva fare in termini di indagini. Da quest'ultimo punto di vista, ci viene in mente un articolo che stilammo con la collaborazione del dott. Luca D'Auria dell'osservatorio vesuviano (INGV). Ricercatore che oggi pare operante all'estero.

Il dott. Luca D’Auria, su questi argomenti ci rilasciò una interessantissima intervista, riepilogativa di un lavoro scientifico pubblicato il 17 agosto 2015 sulla rivista Scientific Report, dove si ritiene che il magma soprattutto a cavallo degli anni 2012 e 2013 abbia raggiunto in forma di intrusione, quasi i tremila metri di profondità. L’abstract recita:<< Abbiamo trovato le prime prove, negli ultimi 30 anni, di una rinnovata attività magmatica nella caldera dei Campi Flegrei da gennaio 2012 a giugno 2013. La deformazione del suolo, osservata attraverso interferometria satellitare e misurazioni GPS, è stata interpretata come l'effetto dell'intrusione a profondità ridotta (3090 ± 138 m) di 0,0042 ± 0,0002 km 3 di magma all'interno di un davanzale. Ciò interrompe circa 28 anni di attività idrotermale dominante e avviene nel contesto di una fase di disordini iniziata nel 2005 e all’interno di un più generale sollevamento del suolo che va avanti dal 1950. Questa scoperta ha implicazioni nella valutazione del rischio vulcanico e nell’attività vulcanica>>. 

disegno indicativo non in scala


Nell’introduzione all'articolo poi si legge:<< Comprendere le dinamiche dei disordini nelle caldere è ancora una questione scientifica aperta. I segnali geofisici e geochimici mostrano spesso schemi sconcertanti che rendono la corretta interpretazione dei disordini vulcanici un compito difficile. Questo problema ha importanti implicazioni nella gestione del rischio vulcanico poiché le caldere sono generalmente densamente popolate a causa della loro topografia relativamente piatta e del terreno fertile. Un problema scientifico particolarmente rilevante è quello di discriminare se i disordini della caldera sono legati a perturbazioni di un sistema idrotermale poco profondo o guidati da autentiche intrusioni magmatiche>> . Considerazioni attualissime...


Una raffica di emendamenti ha interessato l'iter della legge 12 ottobre 2023, n. 140  recante “Misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell’area dei Campi Flegrei". Le principali richieste hanno riguardato l'inserimento di alcuni organi istituzionali nel disegno complessivo della legge, così come si è battuto cassa al rialzo per la copertura economica delle varie iniziative previste da ogni singolo articolo. La legge emendata alla camera è passata al senato.

Qualcuno si chiederà poi, se tra gli emendamenti e discussione sia stato accennato alla necessità per noi e per i posteri di introdurre alla stregua di quanto fatto per il Vesuvio, il divieto ad urbanizzare nel senso residenziale nella zona rossa flegrea, quale prima e fondamentale misura di prevenzione della catastrofe vulcanica. Tranquilli! Rubando il titolo a un libro di Orsini: l'argomento stop al cemento non è stato evocato perchè porta miseria: se il bradisismo è la diligenza da assalire, il rischio vulcanico è il carro del letame...

Non pensate neanche per un secondo che se dovesse gonfiarsi come un palloncino la zona rossa bradisismica evacuerebbero solo i residenti. Manifestazioni di rottura dei suoli e di sommovimenti e rigonfiamenti pur se localizzati nella zona rossa bradisismica, fenomeno quest'ultimo che vogliono non collegabile col rischio vulcanico, sarebbero intesi come crisi pre eruttiva dell'intero distretto flegreo.  Anche se la situazione geo vulcanologica dovesse migliorare, il rischio vulcanico sarà una costante fissa per il flegreo. Programmare il futuro altrove potrebbe essere da saggi, per non essere inseguiti dai dubbi amletici se restare o non restare. A tal proposito nell'attualità non ci sono risposte da dare. Nessuno le può dare se non in una forma di ipotesi. Ciò che succede nel sottosuolo flegreo è di difficile prospezione, rimane quindi solo il conforto che per il 66,66% dei casi all'occorrenza dovremmo cavarcela...

                                                                    di Vincenzo Savarese