Translate

Visualizzazione post con etichetta commissione grandi rischi Campi Flegrei. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta commissione grandi rischi Campi Flegrei. Mostra tutti i post

venerdì 1 dicembre 2023

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: il bradisismo e l'assalto alla diligenza... di Malko

 





Pozzuoli. La darsena pescatori.



In data il 27 e il 28 ottobre 2023, la commissione grandi rischi per il rischio vulcanico (CGR-SRV), su invito del dipartimento della protezione civile, si è riunita per valutare gli elementi di pericolosità vulcanica presenti ai Campi Flegrei, visto che in questa particolare area provinciale di Napoli, sussistono fenomeni di non poco conto, riconducibili al magma stipato non si sa con quali volumi e a quali profondità nei primi 8 chilometri calderici.

Nelle ultime settimane sembra che le manifestazioni geo dinamiche come i sismi e il bradisismo, siano scemate significativamente, contribuendo a calmare gli animi furenti accesi dalle preoccupazioni espresse dal ministro Musumeci. Infatti, sulla scorta del documento redatto dalla CGR-SRV, il ministro della protezione civile e delle politiche del mare, riferì in sintesi  e con chiarezza e gravità, che poteva rendersi necessario dichiarare in zona rossa flegrea, un passaggio del livello di allerta vulcanica da attenzione a preallarme, senza escludere del tutto la possibilità che la situazione potesse ulteriormente evolvere e peggiorare.

Alle apprensioni del ministro la risposta del territorio è stata di stupore iniziale confluito in una risentita replica dello pseudo comitato partenoflegreo, composto dai primi cittadini della zona rossa dei Campi Flegrei, capitanati dal sindaco metropolitano di Napoli, nonché ingegnere, Gaetano Manfredi. Un sostanziale supporto al comitato è giunto pure indirettamente dall’osservatorio vesuviano, che ha voluto essere della partita prendendo le distanze dalle valutazioni di pericolosità espresse dalla commissione grandi rischi.

Il sindaco di Bacoli, Della Ragione, qualche giorno fa ha dichiarato che c’è una cattiva comunicazione che sta facendo molti più danni del bradisismo. Il primo cittadino bacolese non molla la presa sul sisma bonus edilizio, in favore di quella parte del suo territorio che ricade nella zona rossa bradisismica di nuovissima ed esclusiva determinazione. 


zona rossa bradisismica con refuso tintometrico bianco all'altezza della spianata di Bagnoli


I fondi già stanziati infatti, potrebbero non essere sufficienti per rinforzare quei  fabbricati che verranno eventualmente dichiarati staticamente inadeguati, a causa della microsismicità zonale dovuta al bradisismo. Una condizione tutta da verificare, e ad assumersi l’onere delle verifiche dovrebbe essere un’apposita commissione. La discriminazione tecnica che riguarderà lo stato dei fabbricati sarà ardua, innanzitutto perchè si dovrà accertare e discriminare che le deformazioni o i quadri micro fessurativi ove riscontrati, siano ascrivibili agli effetti sismici di lievissima, lieve e raramente di moderata energia, e non riconducibili a una genesi deteriorativa dovuta alle inclemenze meteorologiche o ai normali assestamenti gravitativi.

Un’analisi generale segnala a priori che la multi fratturazione del sottosuolo infra calderico, difficilmente  consentirà accumuli di energia e quindi il manifestarsi di eventi sismici ad elevata magnitudo. Ovviamente è fatta salva l’insorgenza di una fenomenologia grave a ridosso di un’eruzione, che in realtà sarebbe poco da temere, perché corrisponderebbe a un momento in cui il valore esposto rappresentato dalla vita umana, per effetto dell’evacuazione preventiva dovrebbe essere pari a zero.

Il verbale della commissione grandi rischi pubblicato il 25 novembre 2023, venne anticipato nelle conclusioni dal  ministro Musumeci, che, in nome del principio di precauzione, intese alzare la guardia scientifica e operativa sulla zona rossa dei Campi Flegrei, rimarcando pure il dato che sono 40 anni che non si fa niente di concreto per la sicurezza dei cittadini. C'è anche da dire che negli ultimi 40 non si registrano neanche effetti rovinosi da bradisismo e sisma. In tutti i casi la pericolosità vulcanica è immanente nel sottosuolo flegreo.

Il comitato partenoflegreo ha reputato allarmista l’intervento del ministro, criticando pure il parere degli esperti della grandi rischi, tutti rei di far scappare i turisti, di far crollare il commercio, di favorire la svalutazione delle case e di far avvizzire l’economia… D’altro canto difficile invocare  pragmatismo, quando l’osservatorio vesuviano, l’ente preposto al monitoraggio vulcanico, è il primo a mostrarsi scettico circa il pericolo sancito da altri scienziati, in nome di una capacità auto attribuitasi di  predire un’eruzione in tempi utili, grazie all’utilizzo di strumenti multi parametrici con cui, dicono, è possibile monitorare il magma, qualora dovesse ascendere verso la superficie. Un dato che emerge pure dalle pagine FAQ dell’osservatorio vesuviano, dove si legge:

È possibile prevedere la prossima eruzione del Vesuvio o dei Campi Flegrei?

Non è possibile prevedere a lungo termine quando ci sarà la prossima eruzione. Tuttavia, grazie alla sorveglianza del vulcano è possibile rilevare con ampio anticipo l'insorgenza di fenomeni precursori, che generalmente precedono un'eruzione, e procedere all'evacuazione prima che avvenga l'eruzione.

Una congettura questa dell'osservatorio, certamente auspicabile che invitiamo a rivedere anche sulla scorta delle dichiarazioni della commissione e di altre disquisizioni di seguito riportate estratte dai bollettini settimanali emessi per i Campi Flegrei dove si legge:

L'INGV fornisce informazioni scientifiche utilizzando le migliori conoscenze scientifiche disponibili; tuttavia, in conseguenza della complessità dei fenomeni naturali in oggetto, nulla può essere imputato all'INGV circa l'eventuale incompletezza ed incertezza dei dati riportati e circa accadimenti futuri che differiscano da eventuali affermazioni a carattere previsionale presenti in questo documento. Tali affermazioni, infatti, sono per loro natura affette da intrinseca incertezza.

L'INGV non è responsabile dell’utilizzo, anche parziale, dei contenuti di questo documento da parte di terzi, e/o delle decisioni assunte dal Dipartimento della Protezione Civile, dagli organi di consulenza dello stesso Dipartimento, da altri Centri di Competenza, dai membri del Sistema Nazionale di Protezione Civile o da altre autorità preposte alla tutela del territorio e della popolazione, sulla base delle informazioni contenute in questo documento. L'INGV non è altresì responsabile di eventuali danni arrecati a terzi derivanti dalle stesse decisioni.

Quest’ultimo paragrafo lo giudichiamo negativamente interessante, perché sembra un modo per prendere nettamente le distanze dalla scienza  “residuale”, così come dal sistema della protezione civile, e certe precisazioni ci sembrano una ridondanza inutile.

Di recente (27/novembre 2023),  il direttore dell’osservatorio vesuviano Di Vito ha riferito che :<< artatamente se noi parliamo di risalita del magma da 8 a 4 chilometri, noi vediamo questo serbatoio che si avvicina. Ma noi non abbiamo evidenze di questo; ma soprattutto io direi che quello che deve preoccuparci di più, eventualmente, e se il magma dai 4 chilometri incomincia a risalire verso la superficie: ma su questo non ci sono evidenze>>.

Il comitato partenoflegreo si è espresso pure col sindaco ingegnere  Gaetano Manfredi che, in audizione alla camera dei deputati (4/10/2023), ebbe ad affermare: <<… il sistema di monitoraggio da parte dell’INGV e dell’osservatorio vesuviano, è uno dei più sofisticati al mondo e ci dice oggi, almeno da quello che ci riferiscono gli esperti del settore, che movimenti magmatici in profondità non ci sono e quindi questa è un’attività di degassamento che è un’attività sicuramente significativa ma che non è un precursore di un’eventuale potenziale eruzione…>>.

Di parere diverso quello del presidente dell’INGV, Carlo Doglioni, che, in collegamento con la camera dei deputati (28 settembre 2023) disse:<<…sappiamo che il magma si trova a una profondità di oltre 5/6 chilometri, e quindi non è in vicinanza della superficie, anche se  è bene sapere che, nel caso riuscisse a trovare vie di fuga per la risalita, i tempi sarebbero estremamente rapidi, nell’ordine di qualche ora, massimo qualche giorno...>>. 

D'altra parte visto le varie ipotesi sulle tempistiche di un'eruzione, il principio di precauzione converge bene su quanto espresso dal Prof. Giuseppe Mastrolorenzo in numerose interviste, cioè la possibilità che si possa verificare la condizione di una evacuazione della popolazione flegrea con eruzione in corso.  Non è un paradosso, bensì una delle 3 condizioni possibili che sono: 

1. mancato allarme;

2. falso allarme;

3. allarme con successo evacuativo.

Ognuna di queste circostanze allo stato delle conoscenze ha un 33.33% di probabilità di accadimento. Si tenga presente che col mancato allarme non poche persone troverebbero la salvezza attraverso l'evacuazione a piedi, soprattutto se avranno ben chiaro il da farsi all'occorrenza. 

Il verbale della commissione grandi rischi è stato pubblicato qualche giorno fa (25/11/2023), scatenando ancora una volta l’ira del comitato partenoflegreo, che ritiene che una siffatta pubblicazione doveva prima passare al vaglio dei sindaci senza che fosse resa pubblica sui media. Vediamo cosa dicono in forma rapida le conclusioni di questo importante e criticato documento della CGR-RSV:

-        La commissione rileva che l’insieme dei dati scientifici rafforza l’evidenza di un coinvolgimento di magma nel processo di sollevamento;

-        L’analisi modellistica dei dati InSaR, limitati a una finestra temporale che si chiude al 2022, indica una sorgente di pressione ad una profondità di 4 chilometri, come la principale responsabile del sollevamento osservato; si segnala l’urgenza di estendere l’analisi al 2023…

-        Le osservazioni geochimiche confermano quanto emerso nella riunione del 3 ottobre riguardo a un significativo aumento dal 2018 ad oggi, delle concentrazioni di gas riducenti nelle fumarole;

-        La modellistica proposta indica che, a partire dal 2021/2022 il sistema idrotermale sta evolvendo verso condizioni più ossidanti e di alta temperatura (T>450°C.) ovvero più magmatiche.

-        La presentazione dei dati magnetotellurici…evidenzia la presenza a bassa profondità (100/200 mt.) di strutture a media resistività, interpretate come livelli argillosi impermeabili che potrebbero fungere da confinamento a fluidi in pressione. Tali strutture confermano la centralità del sistema Solfatara – Pisciarelli nel possibile accadimento di un’esplosione freatica il cui scenario d’impatto sarebbe da approfondire in dettaglio a breve termine dalla commissione grandi rischi per il rischio vulcanico. Al tempo stesso appare importante promuovere con urgenza una discussione critica sui possibili segnali premonitori di tale attività e sulla capacità dell’attuale sistema di monitoraggio di rilevarli, evidenziando la necessità di eventuali implementazioni.

-        La presentazione di Neri e di Kilburn, sono state dedicate alla illustrazione di modelli improntati all’analisi temporale dei parametri di sismicità e deformazione anche al fine di formulare previsioni sull’evoluzione del processo di fratturazione… Pur non essendo state chiarite quali potrebbero essere le implicazioni fenomenologiche di tale processo di frattura della crosta superficiale, non si può al momento escludere che lo stesso possa favorire o innescare processi quali sismicità significativa, manifestazioni freatiche e risalita di magma verso la superficie.

-        Alla luce della recente evoluzione del processo bradisismico, e del possibile/probabile coinvolgimento del magma nel sollevamento, la CGR-SRV rileva che non può essere esclusa una rapida progressione verso la risalita del magma in forma di dicco, che possa raggiungere la superficie.

-        Conclusioni. In base a quanto emerso, la CGR-SRV ritiene che il quadro complessivo non sia di univoca interpretazione, ed esprime comunque la preoccupazione che i processi in atto possano evolvere ulteriormente anche in tempi brevi se confrontati con quelli della pianificazione di emergenza vulcanica...

Gli unici tempi previsti dalla pianificazione emergenziale stilata a protezione degli oltre 500.000 abitanti della calderopoli flegrea, cioè quelli della zona rossa vulcanica per intenderci, sono le 72 ore necessarie per allontanare l’intera popolazione in caso di allarme eruttivo. Non ci sono altri tempi con cui confondersi o confrontarsi. Così come non ci sono tempi certi che possano cadenzare i diversi livelli di allerta vulcanica, tant’è che poche ore di anticipo che possono pure inquadrarsi come un successo previsionale, in termini di salvaguardia della popolazione sarebbero un catastrofico insuccesso. Resta inteso che semmai il magma dovesse inoltrarsi verso la superficie, il livello di preallarme sarebbe difficilmente dichiarabile. Non è un caso che nella pianificazione di emergenza si è preferito lavorare su una ipotesi di contemporaneo allontanamento di tutta la popolazione (allarme generalizzato).

Occorre ricordare a tutti,  che il verbale della commissione grandi rischi è un documento scientifico che non implica iniziative operative da parte dei sindaci. Quindi, premesso e tra l’altro che non è cambiato il livello di allerta vulcanica che è rimasto su attenzione anche come fase, non è chiaro per quale motivo le autorità locali dovevano avere l’esclusiva del verbale conclusivo stilato dalla commissione grandi rischi, se non in un’ottica di protervia amministrativa. La pubblicazione di contro del verbale, è stato un atto di civile e condivisa democrazia, col duplice effetto di risvegliare le coscienze.

Opportunamente l’INGV osservatorio vesuviano ha specificato che loro nulla hanno a che vedere con le decisioni assumibili dal dipartimento della protezione civile e dagli organi consultivi (CGR?) di ogni ordine e grado. Innanzitutto perché è bene ricordare che la normativa prevede che l’ente addetto al monitoraggio fornisca dati, relazioni e suggerimenti, esaurendo così il proprio ruolo all’interno del sistema nazionale di protezione civile.  Sul da farsi operativo ai livelli di preallarme e allarme è una prerogativa tutta politica. 

La commissione grandi rischi ha indicato in quale direzione bisogna indagare nel flegreo, soprattutto per verificare la presenza di magma nei primi chilometri. Una raccomandazione che potrebbe suonare come un richiamo su quello che si poteva fare in termini di indagini. Da quest'ultimo punto di vista, ci viene in mente un articolo che stilammo con la collaborazione del dott. Luca D'Auria dell'osservatorio vesuviano (INGV). Ricercatore che oggi pare operante all'estero.

Il dott. Luca D’Auria, su questi argomenti ci rilasciò una interessantissima intervista, riepilogativa di un lavoro scientifico pubblicato il 17 agosto 2015 sulla rivista Scientific Report, dove si ritiene che il magma soprattutto a cavallo degli anni 2012 e 2013 abbia raggiunto in forma di intrusione, quasi i tremila metri di profondità. L’abstract recita:<< Abbiamo trovato le prime prove, negli ultimi 30 anni, di una rinnovata attività magmatica nella caldera dei Campi Flegrei da gennaio 2012 a giugno 2013. La deformazione del suolo, osservata attraverso interferometria satellitare e misurazioni GPS, è stata interpretata come l'effetto dell'intrusione a profondità ridotta (3090 ± 138 m) di 0,0042 ± 0,0002 km 3 di magma all'interno di un davanzale. Ciò interrompe circa 28 anni di attività idrotermale dominante e avviene nel contesto di una fase di disordini iniziata nel 2005 e all’interno di un più generale sollevamento del suolo che va avanti dal 1950. Questa scoperta ha implicazioni nella valutazione del rischio vulcanico e nell’attività vulcanica>>. 

disegno indicativo non in scala


Nell’introduzione all'articolo poi si legge:<< Comprendere le dinamiche dei disordini nelle caldere è ancora una questione scientifica aperta. I segnali geofisici e geochimici mostrano spesso schemi sconcertanti che rendono la corretta interpretazione dei disordini vulcanici un compito difficile. Questo problema ha importanti implicazioni nella gestione del rischio vulcanico poiché le caldere sono generalmente densamente popolate a causa della loro topografia relativamente piatta e del terreno fertile. Un problema scientifico particolarmente rilevante è quello di discriminare se i disordini della caldera sono legati a perturbazioni di un sistema idrotermale poco profondo o guidati da autentiche intrusioni magmatiche>> . Considerazioni attualissime...


Una raffica di emendamenti ha interessato l'iter della legge 12 ottobre 2023, n. 140  recante “Misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell’area dei Campi Flegrei". Le principali richieste hanno riguardato l'inserimento di alcuni organi istituzionali nel disegno complessivo della legge, così come si è battuto cassa al rialzo per la copertura economica delle varie iniziative previste da ogni singolo articolo. La legge emendata alla camera è passata al senato.

Qualcuno si chiederà poi, se tra gli emendamenti e discussione sia stato accennato alla necessità per noi e per i posteri di introdurre alla stregua di quanto fatto per il Vesuvio, il divieto ad urbanizzare nel senso residenziale nella zona rossa flegrea, quale prima e fondamentale misura di prevenzione della catastrofe vulcanica. Tranquilli! Rubando il titolo a un libro di Orsini: l'argomento stop al cemento non è stato evocato perchè porta miseria: se il bradisismo è la diligenza da assalire, il rischio vulcanico è il carro del letame...

Non pensate neanche per un secondo che se dovesse gonfiarsi come un palloncino la zona rossa bradisismica evacuerebbero solo i residenti. Manifestazioni di rottura dei suoli e di sommovimenti e rigonfiamenti pur se localizzati nella zona rossa bradisismica, fenomeno quest'ultimo che vogliono non collegabile col rischio vulcanico, sarebbero intesi come crisi pre eruttiva dell'intero distretto flegreo.  Anche se la situazione geo vulcanologica dovesse migliorare, il rischio vulcanico sarà una costante fissa per il flegreo. Programmare il futuro altrove potrebbe essere da saggi, per non essere inseguiti dai dubbi amletici se restare o non restare. A tal proposito nell'attualità non ci sono risposte da dare. Nessuno le può dare se non in una forma di ipotesi. Ciò che succede nel sottosuolo flegreo è di difficile prospezione, rimane quindi solo il conforto che per il 66,66% dei casi all'occorrenza dovremmo cavarcela...

                                                                    di Vincenzo Savarese


domenica 12 novembre 2023

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: le due commissioni... di Malko

 



C’è ancora una grande attenzione mediatica sul problematico distretto vulcanico dei Campi Flegrei, soprattutto all’indomani della nota rilasciata dal ministro Musumeci, circa la possibilità che possa rendersi necessario dichiarare nella zona rossa flegrea (mappa in basso), il passaggio del livello di allerta vulcanica da attenzione (giallo) a preallarme (arancione). A prospettare una evoluzione del pericolo vulcanico in tal senso, sono stati alcuni membri della commissione grandi rischi, dopo la lettura di recenti lavori scientifici,  ma anche dopo aver rivisto i dati in possesso delle stazioni di monitoraggio e aver audito alcuni esperti nazionali e stranieri.  Una delle pubblicazioni che è stata visionata nell’ambito del consesso scientifico, ipotizza sacche di magma nei primissimi chilometri del sottosuolo flegreo, mai prima censite, e che potrebbero essere foriere di un indice di pericolosità di non poco conto.



Dopo il clamore suscitato dalla notizia del possibile cambio del livello di allerta vulcanica, ecco che le autorità competenti non hanno più insistito sulle posizioni allarmistiche precedenti, perché i sindaci hanno rumoreggiato, e anche perché l'attualità sta regalando una stasi del bradisismo, che rimane il fenomeno su cui si registra la massima e interessata convergenza dei primi cittadini flegrei. 

A fare pace con gli imbufaliti amministratori che lamentavano il crollo del mercato immobiliare e un forte calo di presenze degli ignari turisti, ci ha pensato il ministro Musumeci, che ha promesso ristori da distribuire sulla ex novo zona rossa bradisismica (mappa in basso), comprendente una popolazione di 85.000 abitanti e 15.000 edifici, alcuni dei quali da irrobustire, magari utilizzando tra gli altri benefici, pure il bonus sismico richiestissimo ad alta voce da tutti i sindaci.



Il comitato grandi rischi partenoflegreo, quello che fa capo al sindaco di Napoli Manfredi, è rimasto molto soddisfatto che la fase allarmistica sia stata lasciata cadere, e si sia tornati tutti alla normalità, addirittura con una chance in più per chi per posizione del fabbricato dove abita, rientra nella nuova zona rossa bradisismica, con diritto a vedersi riqualificata strutturalmente la magione se cedevole, magari per poi rivendersela dopo qualche anno, e uscirsene in ogni caso dalla zona rossa.

La notizia del magma che forse è ad alcuni chilometri nel sottosuolo flegreo, non ha impressionato un granché gli amministratori, anche perché l’osservatorio vesuviano da tempo si assegna, e magari avrà pure ragione, la capacità scientifica di individuare e monitorare il magma, qualora dovesse veramente spingersi verso la superficie, scoprendolo in tempo utile.

In tutti i casi, l’opinione pubblica è risultata un poco disorientata, forse perché non erano ben chiari i presupposti che accompagnano l’eventuale dichiarazione dello stato di preallarme vulcanico. Un siffatto ingresso in una fase in ogni caso problematica, non avrebbe previsto per i 500.000 abitanti del flegreo un obbligo di evacuazione generalizzato. L’allontanamento col preallarme è a carico della sola platea penitenziaria e ospedaliera. I cittadini invece, possono in piena libertà scegliere se andare via o permanere ancora in zona rossa. Nel caso decidessero per l’allontanamento, lo Stato gli riconoscerebbe un contributo economico di autonoma sistemazione, ma non potrebbero rientrare in zona rossa fino al ripristino del livello di allerta precedente. Purtroppo la fase di preallarme non ha una tempistica prevedibile, e quindi l’attesa potrebbe protrarsi per mesi o anni o per ore se dovessero precipitare gli eventi verso l’allarme rosso: condizione che nessuno può escludere.



Il passaggio alla fase operativa di preallarme, doveva essere la risposta governativa al mutamento del livello di pericolosità vulcanica: in realtà tale condizione è stata annunciata come prospettiva dal ministro Musumeci ma non dichiarata con atti ufficiali. In tutti i casi il preallarme scientifico a leggere tra le righe di fatto sussiste, non in termini di fase, ma di livello di allerta, perché è stato previsto come risposta un ulteriore incremento del monitoraggio del vulcano, con tecnici e scienziati che opereranno nella direzione proposta dalla stessa commissione grandi rischi, magari incrementando attività campali e strumentali e satellitari e in mare e in terra. Si andranno quindi a cercare e valutare e comprovare, quegli elementi che hanno condizionato il parere dei componenti della commissione grandi rischi. Soprattutto si cerca il magma…

Con l’innalzamento, ripetiamo, verbale del livello di pericolosità vulcanica, tutti gli organi operativi e amministrativi legati alle attività di protezione civile centrali e periferici, si sono sentiti chiamati in causa e per questo hanno ritenuto di adottare misure preventive di protezione dei cittadini, preparandosi innanzitutto alla fase successiva di allarme, anche se si dovrà contare all’occorrenza,  su un piano di evacuazione francamente aritmetico più che operativo. Ogni passaggio di fase, per quanto non ufficializzato, in automatico comporta la preparazione alla fase successiva a prescindere da ogni altra iniziativa. Teoricamente i livelli di allerta dovrebbero essere cosa diversa dalle fasi. Ma una tale distinzione non è stata fatta.



Nell’ambito dell’audizione della commissione grandi rischi, il responsabile del rischio vulcanico, prof. Rosi, ha chiarito che l’osservatorio vesuviano lavora molto sulla previsione probabilistica a livello giornaliero, ovvero sul breve termine. La commissione invece, in questo caso è scesa in profondità analizzando carte e relazioni e pareri, rilanciando poi valutazioni di pericolosità sul lungo termine. Nell’attualità allora, è stato precisato che le posizioni dell’osservatorio vesuviano e della commissione grandi rischi non sono molto distanti l’uno dall’altro, almeno sull’analisi nel breve periodo che si giova della frenata del bradisismo. Continuando, il responsabile del settore vulcanico della commissione grandi rischi, chiarisce pure che non ci sono nel mondo casi di metropoli costruite su un vulcano attivo, sottintendendo una necessaria prudenza suppletiva. Per finire, Mauro Rosi ha ricordato a tutti che i Campi Flegrei sono insidiosi e ingannevoli...

Occorre riflettere un attimo sulla zona rossa bradisismica, area ex novo all’interno della zona rossa flegrea. In realtà questa zonazione è stata prevista per focalizzare la vulnerabilità dei fabbricati ricadenti nelle zone maggiormente soggette alla sismicità bradisismica. La delimitazione della zona rossa, servirà pure per mettere a punto un piano d’emergenza qualora dovessero esserci manifestazioni plateali del bradisismo e dei terremoti a  esso associato, con necessità di allocare altrove la popolazione a rischio.

Il problema di fondo è che il bradisismo e la sismicità bradisismica, sono da rapportare ai movimenti di rigonfiamento del sottosuolo, dovuti ai fluidi surriscaldati a distanza dal magma; oppure dal magma che staziona nel sottosuolo dopo essersi insinuato nei bassi strati; oppure a una combinazione delle due cause appena citate. Quindi, senza girarci intorno, la causa del bradisismo è il magma, in una forma diretta o indiretta. Tant'è che se si solleva il suolo repentinamente dando origine a una caterva di terremoti, si arriverà a dover evacuare tutta la zona rossa e non la sola zona rossa bradisismica, perché se si forma una colonna eruttiva, gli effetti si sentirebbero pesantemente pure a distanza.

Con questo si vuole dire che i sindaci che si stanno facendo in quattro per pretendere che lo Stato metta mano al portafoglio per rinforzare gli edifici vetusti e consentire di assumere personale per la polizia municipale e per gli uffici tecnici, non possono pretendere di continuare a rilasciare licenze edilizie o permessi in sanatoria o condoni, in una zona a rischio, esigendo poi che lo Stato attenzioni e ristori i cittadini. Ricordiamoci che la zona rossa bradisismica, ricade e si somma alla zona rossa ad alta pericolosità vulcanica. Insomma: zona rossa su zona rossa...

Nella zona rossa Vesuvio, plaga con pari caratteristiche di alta pericolosità vulcanica, entrò in vigore grazie a una legge regionale, la 21/2003, il divieto di edificare nel senso residenziale nell’intera zona rossa. Vietati pure cambi di destinazioni d’uso o frazionamenti che avrebbero inciso sul numero di residenti nel vesuviano. Ebbene, non si capisce per quale motivo con la determinazione della zona rossa dei Campi Flegrei, non si sia varata in automatico diremmo, una identica legge per inibire qualsiasi ulteriore insediamento residenziale nella caldera. L’assessore regionale dell’epoca, ing. Cosenza, attuale assessore metropolitano, a domanda rispose che non potevano esserci automatismi inibitori residenziali per il flegreo, perché occorre una legge ad hoc per quella specifica area vulcanica. Era l’anno 2014, e il presidente della commissione grandi rischi per il rischio vulcanico, ha appena detto nove anni dopo, che nel mondo non c’è un altro caso di metropoli in un vulcano… Allora è forte la sensazione che non si presti particolare attenzione al denaro pubblico. In alcune zone della Penisola italica, esistono politiche da modesto quartiere più che metropolitane, che non tengono in debito conto la programmazione del futuro: ovvero quella capacità tutta umana che ci distingue dagli animali. Se si continua ad ampliare la calderopoli flegrea, ai nostri posteri lasceremo, sulla falsa riga dell’esistente, una situazione di invivibilità territoriale con gli stessi identici rischi e problemi di adesso, e con il medesimo dubbio amletico se andarsene o non andarsene dalla zona rossa...cinismo politico e accidia istituzionale, ad oggi non hanno favorito soluzioni.

La logica vorrebbe che si instauri, alla stregua di quanto fatto per il Vesuvio, una legge che impedisca di edificare nel senso residenziale nei Campi Flegrei, per non aumentare il numero di abitanti e con esso il valore esposto a un rischio che non offre difese passive. Come lo Stato ha fatto sentire la sua fondamentale presenza per spezzare il malaffare in quel di Caivano, anche qui lo Stato deve materializzarsi fornendo strumenti di tutela dal rischio vulcanico, da ricercarsi innanzitutto nell'organizzazione del territorio. Il problema di fondo, è che il rischio eruttivo con le inibizioni che dovrebbero inevitabilmente accompagnarlo, nessuno lo vuole evocare, e il territorio in talune parti come la spianata di Bagnoli, enigmatica col suo colore bianco in mappa, attende che le acque si calmino, magari per poi procedere alla stesa a colpi di sacchi di cemento...