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sabato 19 aprile 2014

Rischio Vesuvio eCampi Flegrei: finanziamento dei piani d'emergenza...di Malko




All'orizzonte il Vesuvio visto da Capri
“Rischio Vesuvio e Campi flegrei: soldi per i piani d’emergenza...“ di MalKo

Un po’ di denari dalla comunità europea passeranno alle casse dei comuni della Campania tramite la Regione, in base al progetto di finanziamento per le amministrazioni locali e provinciali che vogliono redigere o aggiornare i piani d’emergenza a fronte di calamità naturali o antropiche.
Da una serie di quesiti inoltrati al competente ufficio regionale, sembra di capire che diverse amministrazioni comunali  sarebbero ben liete di appaltare l’impegno intellettuale di redazione del piano d’emergenza a istituzioni, esperti o professionisti esterni. La Regione ha risposto che ciò è possibile attraverso convenzioni stilate secondo le regole previste dalla pubblica amministrazione in tema di contratti e incarichi. Insomma, si può demandare la funzione …
Riteniamo poco utile una siffatta possibilità, perché in caso di necessità le responsabilità anche giuridiche di tutela della popolazione ricadono sempre e comunque in capo al sindaco (autorità locale di protezione civile) e agli uffici comunali pertinenti. L’esperto a cui si affida l’incarico, istituzionale  o non istituzionale che sia, non ha alcune responsabilità sull’efficacia  dell'elaborazione prodotta, e sovente si smarca dall'investitura, e non potrebbe essere diversamente, il giorno successivo alla risoluzione contrattuale. 

Se il piano d’emergenza e d’evacuazione non si partorisce in loco e con le forze a disposizione, seppur tra gli affanni, generalmente al primo intoppo si sbraca … 

D’altra parte la Regione ha molti esperti che possono rispondere a tutti i dubbi che dovessero presentarsi a livello locale nell'applicazione e interpretazione delle strategie  di pianificazione delle emergenze. I piani non possono essere elaborati liberamente ma devono rispettare almeno nelle linee principali i canoni previsti dalle direttive regionali e dipartimentali (Protezione Civile). Questo significa che l’aiuto preponderante e diretto non può che pervenire dagli uffici regionali di piano, che già hanno attivato una (FAQ) che abbiamo apprezzato per l'indubbia e immediata utilità consultiva.

Siamo sicuri che la richiesta di essere supportati da esperti esterni all’amministrazione, sarà comunque pervenuta esclusivamente da quei Comuni che non hanno partecipato alle campagne di formazione varate dalla Regione Campania in collaborazione con il Dipartimento della Protezione Civile e l'Osservatorio VesuvianoTali sessioni formativeinfatti, avevano appunto il precipuo compito di assicurare una valida preparazione professionale ad un certo numero di tecnici degli enti locali e provinciali e prefettizi, in tema di protezione civile e gestione delle emergenze, acchè si dedicassero poi e nelle rispettive sedi di appartenenza, alla redazione appunto dei piani d’emergenza e di evacuazione che, ricordiamo, non sono la stessa cosa. 

Il Decreto dirigenziale (Regione Campania) n° 60 del 29 gennaio 2014, nella tipologia degli investimenti ammissibili contempla e prevede elargizione di denari anche europei per le seguenti finalità:
o       Redazione di piani d’emergenza comunali o comprensoriali.
o    Aggiornamento di piani d’emergenza comunali o comprensoriali già redatti o da conformare alle direttive regionali e dipartimentali (Protezione Civile).
o  Diffusione informativa dei piani d’emergenza già redatti o da redigersi alla popolazione.
o   Potenziamento dei sistemi atti a gestire le emergenze da parte dei comuni e delle province.

Per molte municipalità tale redazione sarà sostanzialmente facile, ma non per quelle ricadenti in settori sottoposti al rischio vulcanico, dove il  piano d’emergenza dovrà contenere ineluttabilmente anche quello di evacuazione, altrimenti abbiamo perso tempo e dato input ai cittadini per altri ricorsi alla corte europea di Strasburgo sui diritti dell’uomo (CEDU).  I comuni che rientrano in aree vulcaniche sono:

Zona rossa Vesuvio
Zona rossa Flegrea
Zona rossa Ischia
BOSCOREALE
BACOLI
?
BOSCOTRECASE
MARANO
?
CERCOLA
MONTE DI PROCIDA
?
ERCOLANO
NAPOLI (quartieri )
?
MASSA DI SOMMA
POZZUOLI
?
NAPOLI  (3 quartieri)
QUARTO
?
NOLA       (parziale)

?
OTTAVIANO


PALMA CAMPANIA


POGGIOMARINO


POMIGLIANO D’ARCO (enclave)


POMPEI


PORTICI


SAN GENNARO VESUVIANO


SAN GIORGIO A CREMANO


SAN GIUSEPPE VESUVIANO


SAN SEBASTIANO AL VESUVIO


SANT’ANASTASIA


SCAFATI


SOMMA VESUVIANA


TERZIGNO


TORRE ANNUNZIATA


TORRE DEL GRECO


TRECASE






Nelle FAQ se non c’è già una tale domanda la anticipiamo noi: per Ischia quali sono i comuni da ritenere a rischio vulcanico? In altre parole è tutta l’isola che è sottoposta a un siffatto rischio? Urge velocemente una risposta…

Nuova Zona rossa Vesuvio
Lo stimolo regionale tratta soprattutto d’interventi immateriali da finanziare. Quindi, se le richieste vertono solo sull’acquisto di attrezzature e mezzi dovrebbero essere prontamente rigettate. Lo stesso dicasi per le attività di formazione che sono sancite da altre iniziative di tipo regionale come accennato in precedenza. Bisogna allora che si spremano le meningi e si elaborino piani d‘emergenza e di evacuazione ben concepiti e chiari, anche perché dovranno poi essere  pubblicati in rete sui portali comunali e provinciali, onde rispettare il patto dell’informazione corretta e puntuale da assicurare ai cittadini a cura del sindaco. 

Ricordiamo ai Comuni che ospitano industrie a rischio (nella figura sottostante i siti maggiormente rilevanti ubicati nella provincia di Napoli), che anche in questo caso bisogna acquisire se non lo si è già fatto, il piano d’emergenza redatto dalla direzione dello stabilimento, onde carpire tutte le informazioni utili e necessarie per affrontare eventualmente le emergenze ipotizzate nel documento di analisi del rischio, onde procedere a una pianificazione che contempli strategie comuni che limitino danni diretti e indiretti alla salute dei cittadini. 
Non sappiamo con esattezza quanti Comuni hanno aderito al bando per essere finanziati in tema di sicurezza. Semmai ci fosse qualche Comune che non ha inteso partecipare, la sicurezza di quei cittadini dovrà essere comunque assicurata attraverso provvedimenti in surroga utili per garantire in ogni caso l'imprescindibile diritto alla sicurezza.


martedì 15 aprile 2014

Rischio Vesuvio e piani di emergenza: la corte europea di Strasburgo indaga.,, di Malko




“Rischio Vesuvio e piani di emergenza: la corte europea
 di Strasburgo indaga...” di MalKo

La corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo, ha preso in seria considerazione la denuncia presentata da dodici cittadini della zona rossa Vesuvio, contro lo Stato italiano che non garantirebbe adeguatamente la sicurezza dei vesuviani. La corte ha reso agibile una corsia preferenziale per trattare l’argomento con urgenza, e inoltre ha deliberato che entro il 12 maggio 2014 l’Italia dovrà presentare prove che dimostrino con certezza che i cittadini sono realmente protetti da seri strumenti organizzativi, come il piano di evacuazione. Aspettiamo… Sarà d’oltralpe un pronunciamento o forse un anelito di giustizia su una questione delicata, che in Italia purtroppo non trova sponde.

Il piano di evacuazione a oggi non esiste.  In seguito all’ultimatum imposto da Strasburgo, molto probabilmente gli enti competenti, primi fra tutti il Dipartimento della Protezione Civile, recupereranno dai famosi cassetti un po’ di carte, probabilmente con una netta prevalenza  di fogli dattiloscritti contenenti disquisizioni scientifiche che si accavallano da oltre venti anni, e le mappe della nuova perimetrazione della zona rossa. Per i vertici dipartimentali, infatti, il piano d’emergenza è soprattutto quello…
I giornali non hanno dato grande enfasi alle notizie provenienti da Strasburgo: d’altra parte e in alcuni casi, sono gli stessi giornali che in assenza di un giornalismo investigativo, per decenni ci hanno propinato efficienza e pietre miliari a proposito della sicurezza in area vesuviana. Gli amici sono amici… D’altra parte bastava riflettere sulla incredibile campagna stampa che fu orchestrata contro il Tribunale dell’Aquila all’indomani del tragico terremoto del 6 aprile 2009. Se ne scrissero di tutti i colori a proposito dell’inquisizione e di martiri e di processi alle streghe e di una brutta pagina da medioevo per una condanna che era pronunciata contro gli scienziati rei di non aver previsto il terremoto. I giudici di quella sentenza storica dimostrarono e dimostrano con il prosieguo delle indagini, spalle forti, competenza e soprattutto tanto coraggio.

In rete invece, fino a qualche giorno fa le notizie giornalistiche hanno profuso articoli che trattavano l’argomento piani d’emergenza, sulla scorta di un piccolo gruzzoletto che la Regione Campania si appresta a versare nelle asfittiche casse dei comuni campani, affinché questi siano invogliati a stilare i piani di emergenza comunali. Ovviamente nell’area vesuviana e flegrea è previsto qualche soldo in più per l’oggettiva complessità dei rischi da prendere in esame.

Questa pioggerellina di denari che conta soprattutto contributi della comunità europea, purtroppo servirà poco. Il problema principale delle politiche di sicurezza, infatti, è che per loro stessa natura dovrebbero avere una connotazione multidisciplinare. La protezione civile invece e in genere, è relegata a ultimo ufficio comunale che deve starsene buono e non deve impicciarsi delle cose che transitano e stazionano negli uffici che contano, soprattutto in quello tecnico.
In molti casi allora, l’addetto alla protezione è costretto ad arrovellarsi il cervello per trovare stimoli a un’attività di fatto dormiente, che si estrinseca nella noiosa e inutile compilazione di questionari inviati da altri uffici amministrativi sovra comunali, che hanno gli stessi problemi di irrilevanza funzionale. Nella migliore delle ipotesi allora, si gestisce con alterne fortune il volontariato…

In una zona a rischio colate piroclastiche, torrenti di fango e pioggia di cenere  e lapilli e ancora bombe vulcaniche e sommovimenti sismici, senza certezze previsionali, lo sviluppo sostenibile che tutti inquadrano sempre e solo nel cemento, doveva adeguarsi alle necessità dei piani di evacuazione, e non viceversa. Invece, si è sempre pensato a quello che si costruiva piuttosto che al dove si costruiva. Il piano di emergenza ha tentato appena di correre dietro al cemento, ma ha subito desistito com’è successo nel più affollato dei comuni vesuviani.
Gli amministratori comunali e provinciali e regionali dall’orecchio prevenzione non ci sentono proprio. Velina, vetrina e propaganda, hanno caratterizzato fin qui il loro operato  di mitigatori del rischio Vesuvio ed elaboratori di piani d’emergenza e di evacuazione.  Che ci siano migliaia e migliaia di domande di condono da vagliare in area vulcanica poi, francamente è inconcepibile e opacizza l’operato di chi per ruolo avrebbe dovuto controllare il territorio per evitare una crescita esponenziale del valore esposto...
Alla Regione Campania c’è stata battaglia sul finire di marzo di quest’anno, dettata dall’approvazione del nuovo regolamento paesaggistico e in particolar modo dal contestatissimo articolo 15. Un disposto che potrebbe aprire le porte a un po’ di cemento anche nella zona rossa Vesuvio, attraverso la possibilità di ampliare le cubature delle residenze da ristrutturare in nome della sicurezza.
Chissà se l’assessore Edoardo Cosenza era presente su quelle barricate e da quale parte gravava il suo peso di responsabile della protezione civile. Il professore inoltre, ci fa sapere che per il rischio eruttivo dei Campi Flegrei bisognerà valutare anche una possibile evacuazione totale o parziale, della zona di Chiaia e Posillipo.

Per quanto riguarda i chiarimenti richiesti da Strasburgo, Edoardo Cosenza esprime soddisfazione perché finalmente alcuni cittadini hanno chiesto il piano d’evacuazione (nessuno lo chiedeva prima), dimostrando un sano interesse civile. Poco importa che la richiesta è pervenuta per la strada più lunga e in lingua francese col suggello di una corte di giustizia per i diritti dell’uomo… 

domenica 30 marzo 2014

Il vulcano Marsili illuminerà l'Italia?...di Malko


Le isole Eolie

“Il Vulcano Marsili e il deepwater project” di MalKo

Il vulcano Marsili è stato uno dei seamount tirrenici, insieme al Palinuro, che ha destato molto la nostra attenzione. Il vulcano solo da alcuni anni è balzato alle cronache e la sua scoperta pare sia stata casuale e a cura degli americani che, rovistando sui fondali tirrenici, s’imbatterono in alcune indicative fumarole.
Il mastodontico apparato, il più grande d’Europa, dicono che abbia le potenzialità per generare un cataclisma, non tanto derivante dai magmi insiti nelle sue profondità, bensì dagli stessi e scoscesi contrafforti del monte, il cui profilo è disegnato da ammassi rocciosi instabili e poco consistenti, al punto da rendere concreto il rischio franamento per erosione o scuotimento sismico dell’edificio vulcanico.

Il possente monte sommerso è assurto alle cronache come possibile fonte di guai, dopo che un ex direttore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) dichiarò che il vulcano aveva appunto i fianchi flaccidi e un’eventuale e rovinosa e massiccia caduta di materiale roccioso dai pendii poteva innescare un’onda di maremoto che avrebbe potuto spazzare i litorali tirrenici esposti. Ipotizziamo in prima battuta quelli calabresi, campani e della Sicilia settentrionale isole comprese. L’unica difesa da siffatto rischio, profferì Enzo Boschi, consiste nella realizzazione di una costosissima rete di monitoraggio sottomarina. In realtà si nutrono dubbi anche su questa soluzione, perché la velocità di avanzamento di un’onda di maremoto è rapida al punto da raggiungere la costa tirrenica più vicina nel giro di una quindicina di minuti o poco più. I litorali più lontani potrebbero forse trarre qualche beneficio dal sistema di allarme costiero… 

Fu veramente grande la nostra meraviglia quando sapemmo del progetto della Eurobuilding spa di perforare a mezzo trivella proprio i fianchi del vulcano Marsili per carpire i fluidi bollenti o il vapore in quota e ad alta pressione che lì abbonda, col fine di produrre energia geotermica direttamente sulla superficie del mare, con piattaforme opportunamente attrezzate e dislocate sulla verticale del vulcano sommerso. Un progetto futuristico e affascinante e indubbiamente unico nel suo genere, che induce solo qualche perplessità per niente pretestuosa riguardante i rischi insiti nelle trivellazioni e nell’impatto ambientale che bisogna tenere in debito conto quando si accede alle acque termali profonde che, contrariamente a quanto si pensi, possono essere acque tutt’altro che innocue.

Le trivellazioni sono diventate oggetto di studio un po’ in tutto il mondo perché si ha il sospetto che inducano terremoti. Ci è quindi sorto il dubbio sul come possa coniugarsi la trapanazione del vulcano con le necessità di sicurezza delle popolazioni rivierasche in rapporto ai precedenti allarmi lanciati dagli stessi esperti.
Il comitato scientifico del “Marsili Project” annovera numerosi scienziati tra cui il Prof. Enzo Boschi: garanzia in più o contraddizione?
Secondo le logiche verrebbe da pensare che se sussiste il rischio frane, al punto da rendersi auspicabile l’installazione di una strumentazione di monitoraggio, forse non sarebbe tanto assurdo concordare di posizionare questa strumentazione ben prima di procedere con la trivellazione.

Nell’avamposto dei Campi Flegrei (Bagnoli), pure si è proceduto a una prima perforazione, probabilmente con fini molto simili al Marsili Project, con la sola differenza che nel caso del Marsili si opererebbe nelle profondità del tirreno, mentre nei Campi Flegrei l’operazione si è già avviata nell'area metropolitana di Napoli all’interno della caldera flegrea.
Lo scalpello rotante del Deep Drilling Project (CFDDP), nonostante le polemiche, i ritardi e i rinvii, nel mese di dicembre 2012 raggiunse i cinquecento metri di profondità. Il pozzo pilota così realizzato dovrebbe poi ospitare sul fondo strumentazioni tecnologicamente all’avanguardia per la previsione del rischio vulcanico. Il progetto prevedeva a distanza di un anno il prosieguo delle attività di perforazione per raggiungere con una certa inclinazione i quattro chilometri di profondità in direzione della gobba bradisismica di Pozzuoli.
Sull’operazione deep drilling da un po’ è calato il silenzio... Non si capisce se bisogna considerarlo come silente iperattività di studio legata al prossimo riavvio della trivella, o un abbandono del progetto perché in qualche consesso o ufficio è stato  giudicato pericoloso o quantomeno inopportuno.
Certamente il seguito delle operazioni, se ci saranno, richiederanno il nulla osta della commissione grandi rischi quale parte terza nel discorso sicurezza. Se l’operazione di perforazione dovesse invece essere abbandonata, anche in questo caso sarebbe assolutamente necessario conoscerne le motivazioni.
La nostra volontà di chiarire certi aspetti che riguardano seppur remotamente la sicurezza dei cittadini, ci ha indotto mesi fa a inoltrare qualche interrogativo all'INGV senza ottenere risposta. Per gli aspetti ambientali abbiamo invece chiesto delucidazioni al competente Ministero dell'Ambiente e siamo in attesa di riscontri.
Il nostro interesse ai progetti che riguardano il Marsili e i Campi Flegrei e l'affaire rischio Vesuvio e piani di evacuazioneattinge energia dai concetti tutti Costituzionali che auspicano il passaggio da un rapporto cittadini – istituzioni fondato sulla separazione e sulla reciproca diffidenza, ad uno invece centrato sulla comunicazione e la leale collaborazione. Non più un rapporto verticale allora, ma uno orizzontale e di condivisione e coinvolgimento nelle scelte. I cittadini infatti, è bene ricordarlo, non sono semplici utenti o clienti o sudditi, come dir si voglia...



mercoledì 5 marzo 2014

Rischio Vesuvio: la zona rossa, la zona gialla e la zona blu...di Malko

Il complesso Somma-Vesuvio visto da Sarno

“ Rischio Vesuvio : Zona Rossa, Zona Gialla e Zona Blu” di MalKo

I lettori che seguono le vicende del piano di emergenza Vesuvio, oramai hanno imparato a conoscere la classificazione delle varie zone a rischio che caratterizzano i territori intorno al vulcano quiescente. L’area vesuviana e con essa il comprensorio su cui possono abbattersi i fenomeni vulcanici è molto vasta: comprende più province con un’ampiezza ovviamente misurata e rapportata all’intensità di un’eruzione sub pliniana, che è quella campione proposta negli scenari di riferimento dall'Osservatorio Vesuviano (INGV-OV) quale centro di competenza. L'importante documento è stato poi vagliato e accettato dalla Commissione Grandi Rischi (CGR) che ha introdotto la linea Gurioli, e quindi  alla fine il compendio scientifico è stato adottato dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC).
L’attuale situazione prevede una zona rossa, composta da 25 comuni, i cui 700.000 abitanti, qualora dovessero innalzarsi i livelli di allerta vulcanica (oggi base), dovranno evacuare. Lo start lo darebbe il Dipartimento della Protezione Civile che, avvertito dall'ente di sorveglianza (Osservatorio Vesuviano) e sentito la Commissione Grandi Rischi e la Presidenza del Consiglio, diramerebbe l’allarme. 
Facciamo notare che i comuni di Napoli, Pomigliano d’Arco e Nola, hanno ceduto al perimetro scarlatto non tutto il territorio di pertinenza ma, rispettivamente, solo una parte dei tre quartieri orientali, un’enclave ricadente all’interno del tenimento di Sant’Anastasia e una misurata porzione del nolano racchiusa  tra la linea di confine con Ottaviano e la località Piazzolla di Nola.
I comuni di seguito elencati sono quelli che ricadono in Zona Rossa:
  
 

* BOSCOREALE 
* POMPEI
* BOSCOTRECASE
* PORTICI
* CERCOLA
* SAN GENNARO VESUVIANO
* ERCOLANO
* SAN GIORGIO A CREMANO
* MASSA DI SOMMA
* SAN GIUSEPPE VESUVIANO
* * NAPOLI -  BARRA
* SAN SEBASTIANO AL VESUVIO
* * NAPOLI - PONTICELLI
* SANT’ANASTASIA
* * NAPOLI - SAN GIOVANNI A TED.
* SCAFATI
* * NOLA                    
* SOMMA VESUVIANA
* OTTAVIANO
* TERZIGNO
* PALMA CAMPANIA       
* TORRE ANNUNZIATA
* POGGIOMARINO         
* TORRE DEL GRECO
* POLLENA TROCCHIA
* TRECASE
* *POMIGLIANO D’ARCO (ENCLAVE)


Nella tabella appena proposta si notano alcuni asterischi:
* quello rosso sott’intende che quel comune è in zona rossa o comunque e a prescindere dalla differenziazione R1 o R2 sancita dai nuovi scenari, deve evacuare in caso di allarme.
** Gli asterischi rosso e giallo affiancati sottintendono che quel comune ha una parte di territorio in zona rossa, e una parte in zona gialla. Ad ogni buon conto la cartina sottostante è quella redatta dagli organi competenti ed è visivamente esplicativa.
 
zona rossa
La zona gialla è una zona immediatamente a ridosso di quella rossa, dove si stima, confidando nelle statistiche, che non dovrebbe essere invasa dai micidiali flussi piroclastici i cui limiti sono stati circoscritti appunto dalla linea Gurioli. Nella zona gialla il fenomeno temuto è quello della massiccia pioggia di cenere e lapillo eruttati dal vulcano che, precipitando e ammassandosi sui tetti in piano e magari recintati, determinerebbe in molti casi lo sprofondamento dei solai di copertura con un probabile effetto domino su quelli sottostanti.
La pericolosità della zona gialla è dettata dall’orientamento dei venti stratosferici nel momento in cui dovesse verificarsi l'eruzione. Infatti, in rapporto alla direzione di provenienza e alla velocità dei refoli, si andrebbe a formare una sorta di ellisse dove il fuoco sopravvento coinciderebbe all'incirca con la sorgente craterica d’emissione.

La zona gialla  si allunga in ragione della direzione dei venti stratosferici. 

Questi i comuni della Zona Gialla:

NAPOLI
SALERNO
AVELLINO
BENEVENTO
Acerra
Angri
Aiello del Sabato
Pannarano
Brusciano
Baronissi
Atripalda

Camposano
Bracigliano
Avella

Carbonara di Nola
Calvanico
Avellino

Casamarciano
Castel San Giorgio
Baiano

Casola di Napoli
Cava dei Tirreni
Capriglia Irpina

Castellammare di Stabia
Corbara
Cervinara

Castello di Cisterna
Fisciano
Cesinali

Cicciano
Mercato San Severino
Contrada

Cimitile
Nocera Inferiore
Domicella

Comiziano
Nocera Superiore
Forino

Gragnano
Pagani
Grottolella

Lettere
Pellezzano
Lauro

Liveri
Roccapiemonte
Manocalzati

Mariglianella
San Marzano sul Sarno
Marzano di Nola

Marigliano
San Valentino Torio
Mercogliano

Napoli quart. Barra
Sant’Egidio del Monte Albino
Monteforte Irpino

Napoli quart. Ponticelli
Sarno
Montefredane

Napoli quart. S. Giovanni
a Teduccio
Scafati
Montoro Inferiore

Nola
Siano
Montoro Superiore

Palma Campania
Tramonti
Moschiano

Pimonte

Mugnano del Cardinale

Poggiomarino

Ospedaletto d'Alpinolo

Pomigliano
d'Arco

Pago del Vallo di Lauro

Roccarainola

Pietrastornina

San Gennaro Vesuviano

Quadrelle

San Paolo Belsito

Quindici

San Vitaliano

San Martino Valle Caudina

Santa Maria la Carità

San Michele di Serino

Sant'Antonio Abate

San Potito Ultra

Saviano

Santa Lucia di Serino

Scisciano

Sant'Angelo a Scala

Striano

Santo Stefano del Sole

Tufino

Serino

Visciano

 Sirignano

Volla

Sorbo Serpico



Solofra



Sperone



Summonte



Taurano


C’è poi la zona blu, sovraimpressa per così dire alla zona gialla, dove i due fenomeni solidi e liquidi si esaltano a vicenda. Nella zona blu infatti, sono possibili pericolosi fenomeni di allagamento e alluvionamento dovuti all’impermeabilizzazione dei suoli per la caduta di ceneri fini e all’abbondanza di pioggia che segue generalmente gli eventi eruttivi. Il picco depressivo dove potrebbero indirizzarsi e concentrarsi le acque meteoriche si trova nel territorio di Nola, in quella che normalmente viene definita la fossa nolana. Chiaramente anche i paesi limitrofi che fanno parte di questo "bacino depresso" sarebbero coinvolti dall'innalzamento delle acque, in una misura rapportata oltre che dai millimetri di pioggia anche dalla capacità di deflusso offerta dai canali di smaltimento.
Questi i comuni, della provincia di Napoli che ricadono in Zona Blu :

Acerra
Marigliano
Brusciano
Nola
Camposano
Pomigliano d’arco
Castello di Cisterna
San paolo belsito
Cicciano
San vitaliano
Cimitile
Saviano
Mariglianella
Scisciano

Nola e Pomigliano d’Arco hanno la caratteristica o se vogliamo il primato di avere il loro territorio contemporaneamente in zona rossa,gialla e blu. 
Continua...


In questa cartina sono evidenti le tre zone che caratterizzano i territori a rischio del vesuviano