Per parlare della zona gialla Vesuvio, occorre premettere
che l’eruzione massima adottata per la stesura dei piani di emergenza è di media
intensità (sub pliniana), e che i venti in quota soffiano prevalentemente verso
est. Con questi presupposti, è stato preventivato la possibilità che oltre alle municipalità della zona rossa 1 (R1), i comuni
di San Gennaro Vesuviano, Palma Campania, Poggiomarino e Scafati, che insieme
formano la zona rossa 2 (R2), possano essere investiti da una massiccia pioggia
di cenere e lapilli con accumuli sui tetti piani anche di notevoli spessori.
Con questa prospettiva di carichi accidentali tutt’altro che irrisori, non si
può escludere, soprattutto se la pioggia imbibisce il materiale accumulatosi appesantendolo,
che si verifichi lo sprofondamento dei solai di copertura, soprattutto in danno
dei fabbricati più datati, che potrebbero cedere rovinosamente su quelli
sottostanti che a loro volta e per somma dei carichi, sprofonderebbero ulteriormente
e fino al piano terra.
La zona rossa 2 (R2), pur avendo come pericolo la pioggia di
cenere e lapilli e presumibilmente non le micidiali colate piroclastiche associate invece alla R1, ha una colorazione rossa e non gialla, perché è soggetta alla stregua della zona rossa 1, all’evacuazione
preventiva e totale degli abitanti, qualora dovesse palesarsi la minaccia eruttiva.
Zona rossa 1, zona rossa 2, zona gialla |
Il fall out di materiale piroclastico sciolto che andrebbe a
ricadere come dicevamo, molto probabilmente e per ampio angolo a est del
Vesuvio, avrebbe una intensità fenomenologica rapportata alla distanza dal
centro eruttivo, alla velocità del vento che assottiglierebbe la scia dispersiva, oltre naturalmente alla quantità di materiale piroclastico eruttato. Quindi, oltre al pericolo di crollo dei tetti, nella rossa 2, occorre
tener presente che potrebbe verificarsi oscurità, perdita di orientamento,
probabile spegnimento dei motori, difficoltà di transito su gomme e a piedi, e il
possibile blocco delle porte che aggettano sul piano stradale. Inoltre, la
cenere aspersa in atmosfera, creerebbe fastidio alla respirazione con
irritazione alla gola e agli occhi soprattutto in danno di vecchi e bambini, per
la componente vetrosa e acida contenuta nelle polveri vulcaniche: Plinio il vecchio morì per questo motivo sulle spiagge di Stabia nel 79 d.C. In siffatte
condizioni sarebbe proibitivo qualsiasi intervento aereo di soccorso a mezzo elicotteri,
perché in un ambiente pervaso dalla cenere, i motori (turbine) cesserebbero
di funzionare, così come il forte potere abrasivo del prodotto siliceo
strierebbe pure il plexiglas o anche altre trasparenze della cabina di pilotaggio dei velivoli, portando la
visibilità a una condizione critica per la sicurezza del volo. Anche gli
autoveicoli potrebbero subire il blocco dei motori per intasamento dei filtri,
e in tutti i casi la circolazione su alcune diecine di centimetri di cenere e
lapilli sarebbe ugualmente problematica soprattutto per i veicoli a dure ruote e per le auto e mezzi pesanti, ancor di più in una condizione di
traffico caotico e di insofferenza all'attesa.
Tecnicamente parlando però, l’opzione di valutare con eruzione in
corso i settori della zona gialla da evacuare, dovrebbe presupporre come
condizione indispensabile che le popolazioni ubicate in zona rossa siano già state
evacuate. Diversamente, l’organizzazione emergenziale potrebbe imballarsi immediatamente, per
le diverse condizioni di urgenza e di strategia che caratterizzano i territori
rossi e gialli della plaga vesuviana. Anche nel flegreo sussiste la stessa condizione strategica basata sulla certezza della previsione di eruzione, che scientificamente invece, rimane perlopiù incerta...
La zona gialla, composta da 63 comuni, è evincibile dalla
mappa contenuta in questo articolo, che riporta i limiti territoriali delle varie comunità interessate. Nella stessa cartina è riportata pure la curva di isocarico, una curva chiusa che
circoscrive l’area dove è possibile che sui tetti possa accumularsi un deposito
di cenere e lapilli anche superiore ai 30 centimetri, e quindi prossimo o
superiore al peso di 300 chilogrammi al metro quadrato. In caso di eruzione, il vulcano proietterebbe in
alto i prodotti piroclastici per alcune decine di chilometri, con quelli meno
pesanti che diverrebbero preda dei venti e trasportati per distanze anche di
migliaia di chilometri. Le ceneri micrometriche infatti, permanendo in aria per
lungo tempo, potrebbero provocare nei casi di massima diffusione del prodotto, transitorie variazioni climatiche.
Nella zona rossa 1, quella che circonda e racchiude il cratere
sommitale del Vesuvio, tutte le manifestazioni vulcaniche possono concentrarsi a iniziare dalle micidiali nubi ardenti; ma anche lahar, lave e poi le intense precipitazioni di cenere e lapilli e altri tipi di scorie più o meno pesanti,
tra le quali pure le bombe vulcaniche. Nella zona rossa 1 non è possibile portare soccorso con eruzione in corso.
Vesuvio: bomba vulcanica ricoperta dal lichene Stereocaulon vesuvianum |
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