Vesuvio da sud |
Un giorno di un futuro lontano o lontanissimo, il Vesuvio
darà origine a una eruzione presumibilmente dal taglio esplosivo. Quanto potrà
essere problematica questa eruzione la cui intensità può essere nell’odierno
solo stimata, lo si può dedurre dall’ampiezza che gli scienziati hanno
assegnato alla zona rossa. La zona rossa infatti, è quella parte di territorio vulcanico
che dovrà essere sgomberato all’occorrenza e necessariamente da tutti gli
abitanti prima che si manifestino possibili dirompenze esplosive, con
l’invasione delle micidiali colate piroclastiche e la massiccia ricaduta di
cenere e lapilli.
La commissione grandi rischi, organo scientifico che
assicura la consulenza al dipartimento della protezione civile, ha ritenuto
congrua la zona rossa scientifica circoscritta dalla linea nera
Gurioli. Trattasi di un segmento curvilineo ricavato da indagini campali e
che, circoscrivendo il vulcano, formalizza di fatto i punti di massima propagazione
dei flussi piroclastici in seno alle passate eruzioni sub pliniane. Questa zona è stata poi ampliata amministrativamente ma non con logiche omogenee di protezione e di prevenzione della catastrofe vulcanica.
Linea nera Gurioli |
Partendo dal principio che ciò che è successo nel passato
può succedere anche nel futuro con un’eruzione inferiore o di pari intensità a
quella di riferimento, il cammino dei flussi piroclastici potrebbe avvenire entro
la linea nera che in ogni caso non può ritenersi un limite di sicurezza. Partendo
da questa premessa, illustriamo le caratteristiche delle 4 zone di pericolo che
interessano il Vesuvio.
Zona rossa 1. Ebbene la zona rossa 1 definita ad alta
pericolosità vulcanica, è quella invadibile dalle colate piroclastiche.
Queste si concretizzano nel momento in cui la colonna eruttiva collassa per
perdita di spinta e per effetto della gravità precipita sui fianchi del
vulcano, per poi continuare la corsa per chilometri, travolgendo e distruggendo
ogni cosa al suo passaggio. La micidialità di questo fenomeno è racchiusa non
solo nel dinamismo dell'ammasso, ma anche dalla temperatura di circa 500°
C. che caratterizza il miscuglio roccioso e gassoso in movimento. Un certo numero
di vittime dell’eruzione del 79 d.C. persero la vita per gli effetti meccanici
delle colate e quindi mai più ritrovati. I circa 300 ercolanesi che trovarono
rifugio in un magazzeno sulla spiaggia, furono raggiunti all’interno del
ricovero dalla parte più leggera della valanga piroclastica, quella gassosa e
pregna di sottile cenere, che a causa delle elevate temperature cagionò l’evaporazione
istantanea dei fluidi corporei, che in taluni casi comportò l’esplosione dei
crani e la rottura delle ossa per shock termico. Ecco: la linea nera
rappresenta le distanze percorse dai flussi piroclastici riconducibili alle
eruzioni sub pliniane che si verificarono nel passato: l’ultima nel 1631. A
fronte di questo pericolo, in caso di allarme nella zona rossa 1 si procederà necessariamente all’evacuazione di tutti gli abitanti.
Zona rossa 2. Questa zona intermedia ubicata tra la zona rossa 1 e la zona gialla, si caratterizza perché in caso di
eruzione verrebbe letteralmente "bombardata" da una intensa pioggia di cenere e
lapilli con una intensità tanto maggiore quanto minore è la distanza dal centro
eruttivo. Questi prodotti piroclastici si andrebbero a depositare sui tetti
piani dei fabbricati posti sottovento al Vesuvio, determinando in molti casi lo
sprofondamento del solaio di copertura e, con effetto domino, pure di quelli sottostanti.
Nel caso del Vesuvio, gli esperti hanno individuato la zona
rossa 2 nei territori ubicati da est nord est a est sud est, oltre la zona
rossa 1, perché la statistica dei venti dominanti indica in quella direzione il
prevalente fluire ventoso che interessa e passa sulla vetta del vulcano. La
zona rossa 2 riguarda i territori dei comuni di San Gennaro Vesuviano, Palma
Campania, Poggiomarino e Scafati. In caso di allarme eruttivo, alla stregua
della zona rossa 1, tutti i cittadini devono evacuare. Questo perché la cenere
porta oscurità, arresto dei motori, problemi nei trasporti, ma principalmente irritazione agli occhi e difficoltà di respirazione soprattutto per vecchi e
bambini. Gli ammassi di cenere e lapilli potrebbero bloccare pure l’apertura
delle porte che si aprono sul piano stradale. D’altro canto anche i soccorritori tecnici e sanitari coi loro mezzi, avrebbero serie difficoltà a muoversi in questo settore con eruzione in corso.
Zona Gialla. La zona gialla è quella che circonda il Vesuvio oltre le zone rosse, e presenta estensioni molto variabili e particolarmente incidenti nel primo e secondo quadrante col vulcano come centro mappale. Trattasi di territori dove la pioggia di
cenere e lapilli ha una intensità decrescente con l’aumentare della
distanza dal centro eruttivo. La necessità di evacuare alcuni settori della
zona gialla, sarebbe oggetto di valutazione da fare con eruzione in corso. L’evacuazione non avverrebbe fuori dalla
regione Campania, perché si presume che i cittadini allontanati rientrerebbero
al termine dell’eruzione col ripristino di un minimo di servizi essenziali. I
comuni interessati e caratterizzati dal colore giallo sono 63 e sono quelli riportati
nella cartina sottostante.
Zona blu. La zona blu è quella parte di territorio
della plaga vesuviana ubicata a nord del Vesuvio. Detta anche conca di Nola, in
caso di eruzione in questo comprensorio appena depresso e rappresentato in
figura coi confini comunali colorati in celeste, possono presentarsi fenomeni
di alluvionamento diffuso con altezza delle acque che potrebbero superare i due
metri. Tra l’altro la zona blu è pure zona gialla, e quindi la caduta di cenere
favorirebbe l’impermeabilizzazione dei suoli, accrescendo la persistenza delle
acque.
In conclusione, i flussi piroclastici o anche colate o nubi
ardenti, sono un fenomeno che al Vesuvio caratterizzano eruzioni sub pliniane e
pliniane. Gli esperti della commissione grandi rischi hanno escluso statisticamente e per i tempi di quiescenza, che possa concretizzarsi un’eruzione pliniana, e quindi
non ci sono direttive per fronteggiare una siffatta calamità vulcanica qualora si materializzasse. Diciamo
pure che lo stile eruttivo è l’incognita più grande che grava sui piani di emergenza, così come la
previsione corta del momento dirompente…
Per quanto riguarda il fenomeno della pioggia di cenere e lapilli,
questo è un pericolo insito in eruzioni di tipo ultra stromboliano (VEI3), sub
pliniano (VEI4) e pliniano (VEI5). Il VEI è l’indice di esplosività vulcanica.
Non è da escludere che non sono particolarmente garantite le tre municipalità di Napoli: San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli, perché su un totale di 112.765 residenti, è prevista l’evacuazione in fase di allarme di soli 38.401 abitanti. Di fatto sarebbero quelli posizionati oltre linea nera verso il vulcano. Lo stesso dicasi per il Comune di Volla che confina in modo tangente con la linea nera che non è un limite di pericolo. Il comune di Sarno per posizione geografica doveva rientrare nella zona rossa 2. Il Comune di Portici, Ercolano e Torre del Greco, sono quelli leggermente più svantaggiati in caso di evacuazione, perché in auto o anche a piedi, dovrebbero in tutti i casi muoversi in modo secante rispetto al Vesuvio. Il piano di emergenza Vesuvio, è bene ricordarlo, è pur sempre una mediazione, frutto di logiche le cui filosofie si basano sulla probabilità statistica e sui concetti costi - benefici.
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