Nisida |
Nei Campi Flegrei c’è timore per un certo intensificarsi
degli eventi bradisismici e sismici con qualche evento in più e più avvertibile dalla
popolazione, soprattutto nel comune di Pozzuoli che rimane il fulcro
dell’unrest vulcanico. I responsabili regionali e nazionali della protezione
civile, hanno sempre detto che non bisogna mai immaginare una situazione in cui
si fugge con alle spalle l’eruzione che ci insegue… Premesso che i medesimi
accedono alle notizie oltre “porte chiuse” rilasciate dalla commissione grandi
rischi per il rischio vulcanico, bisognerà, a prescindere, dargli credito. D’altra parte
l’alternativa che rimane è avere una borsa pronta dietro la porta, in modo da
prendere il largo nel momento in cui la nostra percezione segnala pericolo, con
o senza il parere illuminato delle istituzioni competenti. Questo vale
soprattutto per chi ha una casa grande o piccola al mare o in montagna o in
campagna. Diversamente, bisognerà attendere la prima chiama del pre - allarme,
dove lo Stato, per chi decide di andarsene prima dell'allarme
generale, assicurerebbe con una tempistica sconosciuta, un contributo di autonoma sistemazione.
Il dato che purtroppo regna inequivocabilmente sovrano, è che
siamo di fronte alla geologia dei forse… Forse il bradisismo è l’antefatto
dell’eruzione; forse il sollevamento del suolo è strettamente legato agli
acquiferi surriscaldati; forse è il magma che sale; forse la verità sta nel mezzo col
magma che s’intrufola verso l’alto e l’acqua che scende in abundantia
sfruttando le nuove fratturazioni nel basamento crostale locale: tutto è possibile, quindi nulla è certo.
A fronte dei forse, c’è la certezza che bisognerà fare il
possibile per andare via prima dell’eruzione, magari improvvidamente rimanendo
impegolati in un falso allarme. Guai a criticare il falso allarme però, perché
è sempre meglio del mancato allarme. L’ideale sarebbe una previsione che
anticipi almeno di tre giorni l’insorgenza di una eruzione: nulla ci porta ad
escludere questo tipo di successo previsionale che all’occorrenza si auspica.
Il piano di emergenza e quindi di evacuazione, è stato da qualche mese aggiornato e
le autorità di protezione civile si sono assunte l’impegno di spiegare alle
popolazioni insediate nella caldera, cosa è cambiato di questo piano, e quali
sono le istruzioni attuali per allontanarsi dal pericolo eruttivo attraverso
nuovi percorsi.
I dirigenti Luigi D'angelo del DPC e Italo Giulivo della Regione Campania |
Occorre dire che la resistenza strutturale dei fabbricati alle
sollecitazioni orizzontali e verticali provenienti dal sottosuolo, è molto importante in un’area sismica, ma la loro utilità non è onnicomprensiva, e cessa nel momento in cui si presenta l'evento eruttivo. Infatti, nei Campi Flegrei si temono, nel corso di
una possibile eruzione, la formazione di nubi ardenti. Questo fenomeno insito
nelle eruzioni esplosive, consiste in un flusso di gas e materiale magmatico di
svariate misure espulse dal vulcano, che avanza anche per chilometri con una
temperatura globale dell’ammasso che oscilla intorno ai 500° Celsius. Di
conseguenza, la costruzione antisismica ci difende sì dalle scosse
litosferiche, ma non da quei fattori dinamici e termici che rappresentano il
pericolo principale legato alle nubi ardenti.
I trecento ercolanesi che trovarono rifugio in un magazzeno sulla
spiaggia per proteggersi dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. furono raggiunti
dalle nubi ardenti, che determinarono l’immediata evaporazione dei
fluidi corporei e in più di qualche caso l’esplosione dei crani.
In caso di minaccia eruttiva allora, occorrerebbe proteggersi allontanandosi dall'area in anticipo sulle dirompenze ed è la migliore delle soluzioni; nell'impossibilità, occorrerebbe proteggersi in un bunker dal
profilo aerodinamico arrotondato e chiuso sul fronte vulcano: una piccola apertura dal lato opposto per verificare se sussistono le condizioni per un cessato allarme. Fu proprio una costruzione simile, una prigione semi interrata, che salvò dagli effetti delle colate piroclastiche del vulcano la Pelèe in Martinica, il condannato Augusto Ciparis,
anche se si ustionò gravemente. I suoi
30.000 concittadini morirono tutti. Intanto pur volendo non possiamo cogliere il suggerimento che ci proviene dalla storia di Ciparis, in quanto non siamo in grado di determinare in anticipo che orientamento dare al bunker, perché nella caldera flegrea non c’è la certezza sul dove possa
generarsi il punto eruttivo. Circa 3800 anni fa, in questo distretto, e non è stata l'unica volta, si aprirono due
bocche eruttive a 5,4 chilometri di distanza l’una dall’altra: una pluralità che
assomma i problemi ai forse.
I vulnus che accompagnano il piano di emergenza vulcanica ai
Campi Flegrei, sono da ricercarsi pure nella mancata determinazione della zona rossa
2, cioè quella fuori portata delle nubi ardenti, ma in piena vulnerabilità alla
pioggia di cenere e lapilli.
Zona Rossa 1: Nubi ardenti - Zona rossa 2: pioggia intensa cenere e lapilli - Zona gialla: pioggia di cenere e lapilli. |
E' proprio così! Come evidenzio da anni, a fronte di raffinati modelli e
interpretazione dei dati rilevati dai sistemi di monitoraggio e dagli studi
vulcanologici e magmatologici, non disponiamo di alcuna certezza sull'assetto
profondo e superficiale del sistema vulcanico dei Campi Flegrei, sulla sua
possibile evoluzione e sui processi che possono condurre ad una eruzione. Il
sistema vulcanico è intrinsecamente un sistema complesso, e come tale è un sistema imprevedibile.
Di fatto, anche se conoscessimo i valori di tutte le possibili
variabili responsabili dell'evoluzione del sistema, non saremmo comunque in
grado di prevedere un'eruzione; in realtà, a fronte dei notevoli sviluppi della
ricerca, le nostre conoscenze sono ancora estremamente limitate, e la comunità scientifica dovrebbe segnalarlo.
I limiti della scienza dovrebbero essere sempre dichiarati
alle collettività esposte a rischi, nel nostro caso eruttivo, per non indurle nell'infondata e pericolosa convinzione, che i vulcanologi conoscano adeguatamente
lo stato del sistema e le sue modalità di evoluzione verso un'eruzione,
analogamente a quello che succede in meteorologia, con gli esperti che riescono il più delle volte a descrivere e prevedere il tempo atmosferico.
Per i Campi Flegrei, a parte le generiche descrizioni
dell'eruzione del Monte Nuovo del 1538, non disponiamo di alcuna esperienza
riguardo gli eventi eruttivi ed i fenomeni che li hanno preceduti,
contrariamente ad altri contesti vulcanici come l'Etna o lo Stromboli.
Per l'estrema, possibile variabilità dei processi responsabili
di un evento eruttivo, anche se disponessimo di dettagliate osservazioni su
decine di eventi, la previsione risulterebbe comunque inaffidabile. Di fatto,
come osservato in numerose eruzioni verificatesi nel mondo negli ultimi decenni,
i successi nella previsione degli eventi, sia in termini temporali di tipologia
e di scala, così come gli effetti associati, sono risultati scarsi. Le
conseguenze sono state fughe disperate ed estensione delle zone rosse in corso
di eruzione, come successe durante l'eruzione del Monte Merapi nel 2010. Piani di emergenza accurati ed esercitazioni con il coinvolgimento della popolazione, ci sembra al momento la strada da perseguire per mitigare il rischio.
Ringraziamo il Professor Mastrolorenzo.
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