Campi Flegrei - Macellum di Pozzuoli - |
In
questi giorni a tenere banco sul rischio vulcanico ci hanno pensato i giornali che
hanno riportato in prima pagina la notizia che, dallo studio - Progressive approach to eruption at CampiFlegrei caldera in southern Italy -, condotto dai ricercatori Christopher R. J. Kilburn, Giuseppe De Natale e Stefano Carlino, risulta che un’eruzione
ai Campi Flegrei è più vicina del previsto.
Lo
studio in questione pubblicato il 15 maggio 2017 sulla rivista Nature Communications, segue a distanza
di tempo i primi allarmi lanciati dal geochimico dell’INGV Chiodini e altri (2012) dalle pagine di Geology - Early signals of new volcanic unrest at Campi Flegrei caldera? Insightsfrom geochemical data and physical simulations - e poi da Amoruso e Crescentini e altri, che nel 2014 con la loro ricerca Clues to the cause of the 2011–2013 Campi Flegrei caldera unrest,Italy, from continuous GPS data -
orientativamente assegnavano una sorgente magmatica all'origine del sollevamento dei suoli
flegrei.
C’è
poi un’ulteriore studio di Chiodini -
Vandemeulebrouck
ed altri del 15 marzo 2015 - Evidence ofthermal-driven processes triggering the 2005–2014 unrest at Campi Flegrei caldera - dove si evidenzia un ruolo
fondamentale del riscaldamento delle rocce causato da fluidi magmatici, quale
fattore che indebolisce la resistenza degli strati tra magma e superficie.
In
un altro lavoro ancora datato agosto 2015:<< Magma injection beneath the urban area of Naples: a new mechanism forthe 2012–2013 volcanic unrest at Campi Flegrei>>, i ricercatori D’Auria e Pepe ed altri
ipotizzano la presenza di magma a bassa profondità (3 Km) nel flegreo anche
marino.
Significance of the 1982–2014 Campi Flegrei seismicity: Preexisting structures, hydrothermal processes, and hazard assessment è un ulteriore rapporto scientifico firmato da Di Luccio, Pino, Piscini e Ventura, pubblicato il 28 settembre del
2015, dove anche in questo caso si richiama un’intrusione magmatica nei suoli
del bradisismo.
Magmas near the critical degassing pressure drive volcanic unresttowards a critical state, è un altro
lavoro scientifico pubblicato da Chiodini
e Paonita su Nature Communications
il 20 dicembre del 2016, dove, in conclusione, si pone in rilievo ancora una
volta e per i Campi Flegrei, un indirizzo geologico di criticità.
Nel
compendio scientifico - Space-weighted seismicattenuation mapping of the aseismic source of Campi Flegrei 1983–1984 unrest -
di De Siena, Amoruso e altri pubblicato il 22 febbraio 2017, si ipotizza magma nella
parte marina prospiciente Pozzuoli.
La
relazione pubblicata su Nature Communications da Kilburn, De Natale e Carlino, ci sembra che evidenzi
maggiormente e come elemento capace di indebolire la crosta flegrea, i
movimenti meccanici dovuti al
bradisismo, inteso come fenomeno destabilizzante dell’elasticità delle rocce
che viene persa a favore di una maggiore fragilità complessiva della coltre
crostale.
L’allarme
eruzione di questi giorni dicevamo, è stato prevalentemente consumato a livello giornalistico e mediatico , in quanto l’attenzione della popolazione puteolana e
napoletana non ha avuto un particolare picco di interesse alla faccenda, con De
Natale che ha poi tranquillizzato in Italia e Kilburn invece, che pare abbia
allarmato in Inghilterra…
Il
Prof. De Natale al momento dell’ondata giornalistica allarmistica si trovava a un
seminario a Rotterdam. E’ subito intervenuto cercando di chiarire il senso che
si voleva dare alla ricerca pubblicata su Nature
C. che non paventava un’eruzione vicina, rimandando al suo rientro in
patria le spiegazioni del caso. Cosa che poi ha fatto intervenendo innanzitutto
a un seminario assicurato dalla struttura comunale di Pozzuoli e dall’attento
sindaco Figliolia a capo della municipalità dai terreni ballerini.
Tornando
a fattori più generali, una caldera che ha visto imponenti eruzioni partorite nel
corso dei millenni da circa una quarantina di bocche eruttive con fenomeni
sussidiari di bradisismo negativo e positivo in suoli e sottosuoli pregni di
liquidi e vapori soprassaturi con temperatura fra le più calde riscontrabili in
Italia, sono tutti elementi che pongono e presentano all’investigatore
scientifico, indizi di un tessuto crostale diciamo monoliticamente un tantino compromesso.
Un
po’ tutti gli studi vanno nella direzione dell’indebolimento crostale
ipotizzato ci sembra per primo da Chiodini. Una matrice magmatica sembra
plausibile quale fonte di calore e di riscaldamento dei fluidi nel sottosuolo,
anche se qualche lavoro scientifico va verso la direzione di un’intrusione
magmatica presente sì nei primi chilometri, ma datata e in via di raffreddamento. Tutti i lavori
scientifici concorrono con pari dignità a fare chiarezza sulla fragilità dei
suoli flegrei e su cosa spinge dal basso, e quindi la proposta di Chiodini di
invitare le massime autorità scientifiche mondiali a pronunciarsi su un eventuale stato pre
eruttivo dei Campi Flegrei, ci sembra particolarmente sensata.
In
questo panorama d’incertezza, c’è chi offre la certezza che procedendo nella
trivellazione profonda dei suoli di Bagnoli verso il mare e fino a profondità
dell’ordine dei 4000 metri, si riuscirà a prelevare campioni di rocce su cui “leggere”
lo stato attuale della caldera flegrea incidendo così e positivamente sulla
previsione del fenomeno eruttivo.
Bagnoli - Napoli |
Senza
entrare nel dibattito scientifico che non ci compete, entriamo con qualche
argomentazione in quello tecnico e forse politico. Tutte le disquisizioni
scientifiche sull’argomento flegreo sono corredate dall’incertezza e non
potrebbe che essere così.
Il
quadro d’insieme a proposito del deep drilling project (CFDDP) inteso come
progetto scientifico internazionale, intanto è stato inquinato in partenza da
una certa euforia legata al geotermico piuttosto che alla scienza, da una propaganda iniziale che accomunava
CFDDP ed energia geoelettrica da produrre nell’area in un momento in cui il progetto
geotermico Scarfoglio era scientificamente supportato direttamente o indirettamente
dall’INGV, nonostante una certa contrarietà locale degli abitanti dettata anche da uno stato di attenzione vulcanica che non è regredito: anzi...
Riferire
che il progetto di trivellazione profonda sia esente da rischi è molto
azzardato perché dire flegreo significa dire area metropolitana di Napoli,
ovvero 550.000 abitanti. Tentare di raggiungere il magma superficiale (4 km) interagendo
attraverso le trivellazioni in strati rocciosi dichiarati nell’ultimo lavoro
scientifico fragili, è francamente incomprensibile e forse sconsigliabile,
anche perché bisognerà trapanare porzioni di territorio ad elevata
temperatura e pressione dei fluidi in quello che è considerato da tutti, ripetiamo, un
territorio ballerino e non certo per propensione artistica.
I
Campi Flegrei godono di un livello di allerta vulcanica tarato sullo stato
di attenzione, che potrebbe essere forse poca cosa nelle condizioni di unrest attuale. Nessuno è in grado di
dirlo però, e a dirla tutta, attualmente in termini di allerta vulcanica, si sta
campando un po’ alla giornata sperando che gli strumenti di monitoraggio non
virino al rialzo…
Il
progetto di sfruttamento geotermico denominato Scarfoglio (Solfatara), è
oggetto dal 2015 a Valutazione di Impatto Ambientale a cura della commissione
tecnica ministeriale incaricata di decidere sulla fattibilità e innocuità del progetto. Commissione a cui sono giunte tutte le
osservazioni possibili ad oggetto trivellazioni e reiniezione dei fluidi in
quell’area calderica, con relazioni non favorevoli di Mastrolorenzo e Vanorio e Ortolani e altri. Il CFDPP non prevede reiniezioni, ma trivellazioni accentuate
in area vulcanica agitata sì. Le
valutazioni del Ministero dell’Ambiente quando saranno pronte porteranno quindi ulteriori e nuovi
elementi su cui riflettere anche da questo punto di vista (trivellazioni).
Se
la valutazione del rischio eruttivo fosse solo una competenza scientifica, la
diramazione dello stato di pre allarme e allarme sarebbe lanciato
all’occorrenza dal direttore dell’Osservatorio Vesuviano. Ma non è così. Per
contratto il monitoraggio dei Campi Flegrei è affidato all’INGV – OV classificato
- Centro di Competenza - per gli affari vulcanici, i cui bollettini,
analisi e indagini, sono leggermente imbavagliati da una clausola di
riservatezza imposta dal dipartimento della protezione civile che invece decide
livelli e fasi di allerta vulcanica in seno alla presidenza del consiglio.
tavola allerta vulcanica e livelli decisionali |
Il
rischio però, per sua natura, non è la valutazione di un solo fattore critico
per quanto importante. Il rischio prevede l’analisi di più fattori fisici,
geochimici, statistici, filosofici, giuridici, meteorologico, compreso il
modello di società e i livelli di garanzia e di valore assoluti che si
assegnano alle popolazioni, anche in nome del diritto europeo (CEDU) e di precauzione… Tutti gli
elementi che possono condizionare le scelte confluiscono quindi sui tavoli
politici fino al primo dei politici, a cui è demandata l’unica estrema risposta
possibile al pericolo eruttivo manifesto, cioè la dichiarazione dello stato di
allarme con evacuazione preventiva della popolazione esposta.
Non
essendoci eruzioni pregresse di riferimento, non sappiamo se lo stato di
preallarme e allarme saranno dichiarati quando i precursori vulcanici
incominceranno ad essere un elemento percepibile da uno dei cinque sensi e direttamente dalla
popolazione. In questo caso si scatenerebbe il panico e qualsiasi piano di
allontanamento, termine per chiarire che si procede in assenza di panico ovvero di pericolo palpabile,
fallirebbe già nei primi minuti.
Guardate la strategia evacuativa prevista nel piano di evacuazione del Vesuvio: 500 Bus per portare gente dall’interno del vesuviano, ad alcuni punti posti fuori dalla zona rossa come ad esempio il cortile della stazione Trenitalia di Nocera. 500 Bus attaccati l’uno all’altro formano una colonna di 6 chilometri. Infilare una “supposta” di 6 chilometri in un culo per quanto grande da elefante (zona rossa), è praticamente impossibile. Se la si spezzetta questa colonna, formerà alfine un tappo… Allora?
Guardate la strategia evacuativa prevista nel piano di evacuazione del Vesuvio: 500 Bus per portare gente dall’interno del vesuviano, ad alcuni punti posti fuori dalla zona rossa come ad esempio il cortile della stazione Trenitalia di Nocera. 500 Bus attaccati l’uno all’altro formano una colonna di 6 chilometri. Infilare una “supposta” di 6 chilometri in un culo per quanto grande da elefante (zona rossa), è praticamente impossibile. Se la si spezzetta questa colonna, formerà alfine un tappo… Allora?
In
Italia non siamo riusciti a sconfiggere mafia e camorra, a gestire il fenomeno
migratorio, a risolvere il problema della corruzione, ad avere una giustizia
giusta, ad avere forze di polizia che siano di prevenzione e non di constatazione, una sanità che non lascia indietro nessuno, un fisco equo, l'integrità dei parchi e del territorio anche marino invece trivellato. Non
siamo riusciti a combattere l’evasione fiscale, a risolvere i conflitti con le
banche, a varare una legge elettorale degna di questo nome, una buona scuola che
sia davvero competitiva e creativa, a creare posti di lavoro, a non vedere più figli all'estero per sopravvivere, a sconfiggere il caporalato,
a sconfiggere l’abusivismo edilizio, le caste, i vitalizi, auto blu, ecc. L’elenco potrebbe continuare per molto
ancora...
Noi
siamo forse la protezione civile più bella del mondo, dicono. Sicuramente la più costosa. In termini di pianificazione e di manipolazione mediatica delle realtà siamo al top: all’epoca
di Bertolaso del piano di emergenza Vesuvio si diceva che ci era addirittura invidiato all’estero,
come affermavano con piglio d’orgoglio gli addetti dipartimentali: eppure l’invidiato
piano nazionale Vesuvio, mancava come oggi del piano di evacuazione…una piccolezza.
In
questo contesto di ampia democrazia non molto partecipata ma subita, cosa vi fa ritenere
che l’organizzazione scientifica e tecnica e politica salverà milioni di
persone dal rischio vulcanico flegreo, vesuviano o ischitano? L'attuazione di un piano aritmetico di evacuazione? Il piano con certe premesse fallirà, ma la colpa sarà addossata al popolo popolino in preda al panico...
E dov'è la prevenzione delle catastrofi se sui suoli d Bagnoli, in piena caldera, si possono costruire ancora palazzi e palazzoni per la mancanza di una legge anti edilizia residenziale? E l'abusivismo di necessità vale anche in zona rossa ad alta pericolosità vulcanica? Bisogna essere davvero degli inguaribili ottimisti per credere nella salvezza proveniente da questo modello effimero di società... Speriamo solo che l’evacuazione non si traduca magari dovesse verificarsi nel periodo estivo ad alberghi pieni, in un imbarco degli sfollati sui treni verso l’estero, come la monnezza…
E dov'è la prevenzione delle catastrofi se sui suoli d Bagnoli, in piena caldera, si possono costruire ancora palazzi e palazzoni per la mancanza di una legge anti edilizia residenziale? E l'abusivismo di necessità vale anche in zona rossa ad alta pericolosità vulcanica? Bisogna essere davvero degli inguaribili ottimisti per credere nella salvezza proveniente da questo modello effimero di società... Speriamo solo che l’evacuazione non si traduca magari dovesse verificarsi nel periodo estivo ad alberghi pieni, in un imbarco degli sfollati sui treni verso l’estero, come la monnezza…
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