“Il rischio Vesuvio e la geologia dei forse…” di MalKo
Il rischio Vesuvio è un argomento che
può essere approcciato da diversi punti di vista e ovviamente con logiche che
dipendono moltissimo dall’osservatore e da quello che si vuole dimostrare
chiamando in causa il famoso gigante.
Ci sono alcuni aspetti oggettivamente
problematici e di difficile risoluzione per chi tratta i piani d’emergenza, come
l’imprevedibilità del fenomeno eruttivo, sia da un punto di vista del quando (Qd) avverrà che del quanto (Qe) energetica potrà essere la futura eruzione
che nessuno esclude.
Due acronimi (Q) allora, quello del
tempo e dell’energia, su cui gli scienziati di tutto il mondo si scervellano
palesando pareri anche ben articolati ma mai suffragati da certezze matematiche,
col risultato finale di un’abbondanza di forse.
Ovviamente trattandosi di argomenti in una certa misura opinabili per le
incognite in gioco (un limite internazionale), in Italia e
per i pericoli naturali si tiene conto più che del parere del singolo ricercatore, degli istituti a vocazione
scientifica chiamati a soddisfare i bisogni istituzionali di consulenze. L’INGV
ad esempio, risponde per la parte geologica assumendosi anche l’onere del
monitoraggio di certi fenomeni, della ricerca e della sorveglianza vulcanica.
Poi succede come nel caso del terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009,
che una commissione istituzionale di altissimo livello, una settimana prima del
sisma rassicura frettolosamente la popolazione che vedrà in pochi giorni la
propria città devastata proprio da quel terremoto che gli scienziati avevano
escluso.
Il sistema istituzionale in questo
caso non ha analizzato criticamente la catena degli eventi, ma ha serrato i
ranghi e ha adottato l’exit strategy fornitagli da mass media amici che all’unisono hanno battuto grancassa sulla carta
stampata, bollando la magistratura aquilana inquirente come medievale e
inquisitrice, perché condanna a sei anni di reclusione la commissione grandi
rischi. Di quella stavamo parlando…
Un attacco alla scienza! Condannati
per non aver previsto il terremoto si gridò il giorno della sentenza. Inquisizione
medievale aggiunse qualcun altro… Tra questi l’ex ministro Clini, oggi forzatamente ai domiciliari, che attaccò la magistratura
criticando processo e sentenza contro i luminari inviati all’Aquila da Guido Bertolaso. Nell’eloquio con i giornalisti,
l’ex ministro dell’ambiente scomodò addirittura Galilei e gli eretici…
Quando avverrà un eruzione del
Vesuvio non è dato saperlo. La scienza ufficiale riferisce che i segnali
premonitori si avvertiranno con mesi di anticipo. Il problema è che le
variazioni dei parametri controllati del vulcano potrebbero essere sintomi pre
eruttivi ma anche semplici sommovimenti di riequilibrio delle dinamiche
sotterranee. Differenze non da poco, perché nel secondo caso non ci sarebbe
eruzione. Per discriminare e interpretare correttamente certi segnali è
richiesta un’analisi comparativa e qualitativa dei dati strumentali su un
periodo sufficientemente grande per capire il trend del fenomeno. Questo
significa che se serve più tempo per
decidere è necessario che ci sia meno
tempo a disposizione per evacuare. Attualmente le autorità hanno indicato in settantadue ore la
misura limite per mettersi in salvo dal Vesuvio all'occorrenza.
Per quanto riguarda l’intensità
eruttiva che potrà caratterizzare un possibile risveglio del Vesuvio, le
autorità scientifiche attraverso una relazione firmata da due ex direttori
dell’Osservatorio Vesuviano (INGV),
hanno indicato come probabile nel medio termine un’eruzione stromboliana
violenta (VEI 3) o una sub pliniana
(VEI 4). Un’eruzione pliniana (VEI 5) invece, come quelle di Avellino
o di Pompei nel 79 D.C., è stata scartata sul nascere dagli esperti incaricati
di aggiornare gli scenari futuribili, perché dicono, avrebbe un indice di
accadimento non superiore all’1%. Almeno
per i prossimi 130 anni…
Nella malaugurata e remota ipotesi
che dovessero sbagliarsi, un’eruzione VEI 5 investirebbe con i flussi piroclastici
anche i territori posti oltre la linea Gurioli, e per un bel po’ di chilometri…
Gli scenari eruttivi 2014 sono stati
aggiornati sulla base di considerazioni che in verità non sono molto dissimili
da quelle precedenti. Il ventennio di commissioni e sotto commissioni e gruppi
ha lavorato sostanzialmente sempre sulla stessa probabilità massima eruttiva che
gira intorno a un’eruzione sub pliniana.
Nel corso degli anni non abbiamo avuto stravolgimenti di fronti se non una sostanziale
conferma dei limiti dell’attuale zona rossa di prima fascia che non ha
subito nel concreto e nel tempo variazioni notevoli.
Le novità apportate negli anni
consistono nell’introduzione della zona
blu quale area soggetta ad allagamenti diffusi senza che alcuno vi dedicasse attenzione.
Con la recente rivisitazione e a cura della commissione grandi rischi, è stata introdotta la linea nera Gurioli, che da limite di
deposito delle colate piroclastiche è stata in realtà utilizzata impropriamente
come limite di pericolo.
Altre novità di rilievo consistono
nell’inserimento parziale di alcuni quartieri napoletani nella zona rossa e la
perimetrazione del settore circolare
orientale (R2), che definisce la zona marrone a maggiore rischio di ricaduta
di cenere e lapillo durante i frangenti eruttivi. Tra l’altro, è difficile dimorando
nella parte orientale del vulcano, non essere coinvolti da quest’ultimo
fenomeno, non solo perché statisticamente i venti stratosferici soffiano in quella direzione,
ma anche perché in tutte e tre le tipologie vulcaniche citate le precipitazioni
piroclastiche sono una costante.
I distretti vulcanici della Provincia
di Napoli sono tre e indipendenti tra loro, pur se sono in vista l’un
dell’altro. Questo significa che le
statistiche eruttive con le percentuali assegnate a ogni singolo indice di esplosività
vulcanica, potrebbero in un certo qual senso discostarsi fra loro o accavallarsi
al punto da rendere la città di Napoli ad altissimo rischio.
La metropoli del Sole dovrebbe varare
progetti di prevenzione perché i secoli passano e con essi aumenta il
numero di abitanti che si stabilisce sui fertili suoli vulcanici. Gli
architetti del territorio dovrebbero muoversi di prevenzione con progetti ineluttabilmente a lungo
termine. Bisognerà utilizzare ogni mezzo per favorire l’urbanizzazione
futura verso le province di Caserta e Benevento, proprio dove i rispettivi
territori si congiungono con quelli di Napoli.
La
realizzazione in primis di sistemi di mobilità veloce da e per il capoluogo
partenopeo, potrebbero spianare la strada a questi che potrebbero essere i nuovi
indirizzi insediativi.
I
piani d’emergenza e, quindi d’evacuazione che verranno, si baseranno sul
concetto del prevediamo di
prevedere tre giorni prima
l’incalzare dell’eruzione. La previsione
della previsione insomma, che potrebbe racchiudere statisticamente un
errore maggiore della sola previsione. Un concetto che in ultima analisi
potrebbe essere un chiaro monito a non tralasciare le politiche di prevenzione.
La condanna della commissione grandi
rischi all’Aquila è stata una faccenda maledettamente importante perché ha dato
la misura di un brutto sistema dove la scienza è stata utilizzata come mazza
per qualcuno e carota per tutti gli altri. Ma questo episodio per quanto
drammatico è solo la punta di un iceberg
fatto di politica e di business, che
galleggia su finanziamenti e incarichi e consulenze. La prova provata di
questo sistema non proprio genuino ci viene esattamente dalla Campania. Gli
scienziati avrebbero dovuto dire a gran voce che in zona rossa dovrebbero esserci solo
alberi e che in quella gialla alberi e poche case. Invece la politica con la mediazione della scienza si è inventata la zona rossa 2. Una zona dove bisogna
scappare a gambe levate in caso di eruzione, ma dove è ancora possibile
insediare abitanti e rilasciare licenze edilizie. Dall’altro lato, nei Campi
Flegrei invece, è in corso la politica della trivella che affonderà lo scalpello rotante nel ventre calderico metropolitano, non per inseguire fluidi caldi dicono, ma spessori da carotare. Rischio zero hanno detto! Lo disse pure il capo ingegnere che
guidò l’esercitazione nella centrale di Chernobyl il 26 aprile del 1986…
La politica di sicurezza nel
vesuviano è un guazzabuglio secondo i collaudati principi del “Facite
ammuina”. Si confida segretamente sulle paure della popolazione che quando avvertirà
i prodromi eruttivi scapperà volontariamente dall’area vesuviana senza
attendere alcun ordine. Un’evacuazione fuori dagli schemi ovviamente, non ha responsabili e qualcuno potrebbe uscirne pure come eroe…
La lapide di Portici, un’incisione
marmorea incastonata in un basamento di piperno posto sulla pubblica via acchè
i viandanti vesuviani la leggessero strada facendo, grazie anche alla lentezza
dei carretti, è il primo manifesto di protezione civile. L’iscrizione risale al 1632: esattamente un
anno dopo la terribile eruzione sub pliniana del 1631, quella che gli scienziati prevedono possa
verificarsi se il Vesuvio dovesse porre fine alla sua annosa quiescenza nel
medio termine e nella sua forma più intensa. Il testo scolpito (qui tradotto), dimostra la chiarezza delle autorità dell’epoca sul da farsi che così
recita:
Posteri! Posteri!
Si tratta di voi.
L’oggi illumina il domani con la sua luce. Ascoltate.
Venti volte da che è sorto il Sole se la storia non narra
favole
il Vesuvio divampò sempre con immane sterminio di coloro
che esitarono . Vi
ammonisco perché non vi trovi incerti.
Questa montagna ha il ventre gravido di pece,
allume, ferro, zolfo, oro, argento,
salnitro e sorgenti d’acqua.
Prima o poi prende fuoco e con il concorso
del mare partorisce. Ma prima di partorire
si scuote e scuote il suolo. Fuma, s’arrossa, s’avvampa,
sconvolge orrendamente l’aria. Mugge, emette boati, tuona,
caccia gli abitanti
dalle zone vicine.
Fuggi finchè ne hai tempo. Ecco già lampeggia scoppia
vomita
materia liquida mista a fuoco che si riversa precipitosa
tagliando la via della fuga a chi si è attardato. Se ti raggiunge è finita. Sei
morto.
In tal modo tanto più umano quanto più sovrabbondante (il
fuoco), se temuto disprezza, se disprezzato punisce gli imprudenti e gli avari
che hanno più care la casa e le suppellettili della vita. Se hai senno ascolta
la voce di questa pietra.
Non preoccuparti del focolare. Non preoccuparti dei
fagotti fuggi senza indugio.
Anno 1632, 16 Gennaio. Sotto il regno di Filippo IV
Emanuele Fonseca y Zunica Conte di Monterey Vicerè
Thanks for this !!!
RispondiEliminaThe article
http://www.ilroma.net/content/il-vesuvio-e-il-dolce-far-niente-dei-babbuini
and the comments to
http://psicosi2012.wordpress.com/2013/11/29/vesuvio-pronto-ad-esplodere/
and in
http://psicosi2012.wordpress.com/2014/02/19/che-gran-tremore/
are containing my thoughts to this topic.
Hans-Hermann Uffrecht
Questa lettera del Prof. Benedetto De Vivo è sufficientemente illuminante...
RispondiEliminahttp://www.usirdbricerca.info/index.php?option=com_content&view=article&id=3386:e-ora-di-dire-basta-al-controllo-della-politica-sulla-ricerca-&catid=104:temi-di-discussione&Itemid=514
Grazie!
RispondiEliminaUn campo ampio ... , come ad esempio il Prof. Benedetto De Vivo ha scritto:
"... Questa ultima catastrofe avrebbe dovuto rappresentare per la politica uno sprone a volere affrontare il problema in modo strutturalmente serio.
Ma pare proprio che la lezione non sia stata capita."
Quanto è vero!
Hans-Hermann Uffrecht