La plaga vesuviana e il Vesuvio visti dai monti Lattari |
“Rischio Vesuvio e
abusivismo edilizio: un decreto legge
propone l’oblio.” di Malko
propone l’oblio.” di Malko
Al senato è stato presentato un Decreto Legge riguardante
l’abusivismo edilizio in Campania, che ha nelle sue fondamenta ispiratrici alcune semplici considerazioni così riassumibili. In alcune province campane, tra cui Napoli, si
contano ben 270.000 costruzioni abusive. Ci sono soldi per abbatterne appena
1000 all’anno. Il senatore che ha proposto la legge, ha ravvisato nella
sua iniziativa parlamentare la necessità di stilare una
graduatoria delle priorità di demolizione, che dovranno contemplare primamente quelle pericolanti, e poi quelle realizzate dalle organizzazioni criminali e quindi quelle speculative, e solo in ultimo la scaletta degli abbattimenti potrà annoverare le case abusive realizzate secondo le discutibile
logiche della necessità abitativa, considerata un male minore in un contesto territoriale fatto di molti vincoli e poca pianificazione dello sviluppo sostenibile.
A conti fatti però, il pallottoliere
riferisce che gli abusivi potrebbero tranquillamente vivere nei manufatti fuorilegge
per decine e decine di anni. Con i numeri in
gioco era prevedibile e scontato che le associazioni ambientalistiche
avrebbero subito gridato al condono edilizio mascherato… Qualcun altro ancora invece, si chiede
se i proprietari degli edifici che si propone di relegare in un limbo amministrativo, hanno pagato e pagheranno le tasse alla stregua di quelli interamente immersi nell’inferno
del balzello e senza alcuna scappatoia…
A ben pensarci è veramente straordinario il concetto
contenuto nel decreto proposto, che salva capre e cavoli, cioè legalità e bisogno, prevedendo un congelamento della pratica di
abbattimento per decine e decine di anni.
La strategia consisterebbe nel relegare nel futuro la trattazione della faccenda penale che nel frattempo diventa amministrativa, e che potrebbe consistere in un abbattimento del mattone fuorilegge con un attimo di secolare ritardo, magari rivalendosi sui
dolosi del cemento che dovrebbero essere addirittura gli eredi e,quindi, totalmente
incolpevoli dei reati ascritti ai loro avi…
Il primo cittadino di Torre del Greco è anche il primo fan di
questa proposta; per sollecitare l’approvazione del DDL Falanga infatti, ha chiesto e ottenuto l’appoggio dei colleghi di Nola, Cercola,
Pollena Trocchia, San Giuseppe Vesuviano, Palma Campania, San Giorgio a Cremano,
Ottaviano, Terzigno, Massa di Somma, Boscotrecase, Scafati, Trecase, Torre
Annunziata, Boscoreale, Ercolano e San Sebastiano al Vesuvio. Tutti comuni in
febbrile attesa per raccogliere i frutti di questa geniale proposta di salomonica politica. Municipi
accomunati fra loro anche e soprattutto dalla condivisione del rischio vulcanico
e dall’assenza di un piano di evacuazione utile per salvaguardare i cittadini
amministrati, abusivi compresi. Queste amministrazioni infatti, rientrano tutte nella zona rossa a
sfollamento totale in caso di allarme vulcanico. Di seguito un promemoria…
Boscoreale
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Zona rossa 1
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San Giorgio a
Cremano
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Zona rossa 1
|
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Boscotrecase
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Zona rossa 1
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San Giuseppe
Vesuviano
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Zona rossa 1
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Cercola
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Zona rossa 1
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San sebastiano al
Vesuvio
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Zona rossa 1
|
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Ercolano
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Zona rossa 1
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Scafati
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Zona rossa 2
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Massa di somma
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Zona rossa 1
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Terzigno
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Zona rossa 1
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Nola
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Zona rossa 1:
(parziale)
Zona gialla
Zona blu
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Torre annunziata
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Zona rossa 1
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Ottaviano
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Zona rossa 1
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Torre del Greco
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Zona rossa 1
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Palma Campania
|
Zona rossa 1:
(parziale)
Zona rossa 2
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Trecase
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Zona rossa 1
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Pollena Trocchia
|
Zona rossa 1
|
La zona rossa 1 (R1), lo ricordiamo per i nuovi lettori, è
quella invadibile, in caso di eruzione sub pliniana o pliniana, dalle colate
piroclastiche, cioè qualcosa di molto simile a una valanga di fuoco che, dalla
colonna eruttiva che s'innalza per chilometri verso l’alto, si stacca scivolando ad
altissima velocità sui fianchi del vulcano distruggendo e bruciando ogni cosa
sul suo cammino e nel giro di pochi minuti.
La zona rossa 2 invece, riguarda quei territori dove è più
probabile che la pioggia di cenere e lapillo possa assumere valori di
invivibilità già nelle prime fasi dell’eruzione. Si prevedono sommovimenti
accentuati degli edifici sovraccaricati; crollo
dei solai di copertura; fermo dei motori e difficoltà anche gravi della
respirazione. Tant'è che entrambe le zone rosse (R1 e R2), per i motivi suddetti, ricadono nella zona a evacuazione totale e preventiva.
(rischio Vesuvio) La zona rossa di evacuazione totale |
Secondo l’oramai noto principio
di precauzione e alcune logiche legate anche al disposto giuridico di colpa cosciente, ben difficilmente lo
Stato potrà dilazionare l’abbattimento di abitazioni costruite in un sedime a
rischio. Che sia o meno un abuso di necessità infatti, non risolve la premessa iniziale
che trattasi di zone sottoposte a un pericolo immanente.
Intanto queste notizie relative a una possibile
risoluzione del problema abusi edilizi, fosse anche di semplice dilazione dei
tempi d’abbattimento, non fanno altro che offrire un input in più alle bitumiere che
languono ma insonni all’ombra del
vulcano in attesa degli eventi.
Occorrerebbe poi una commissione d’inchiesta che spieghi
com’è possibile che in una zona rossa fortemente a rischio siano stati
realizzati migliaia di fabbricati abusivi senza che nessuno si sia accorto sul
nascere della pervasività del fenomeno cementizio. Un'accidia incredibile... Tutti orbi sordi e muti?
Saremmo pronti anche a sostenere le logiche di un condono edilizio nel vesuviano perchè il problema c'è ed è smisuratamente grande, ma solo dopo che siano stati formalizzati alcuni tombali capisaldi regolamentari, tra
cui il divieto di vendere la residenza sanata, dando poi forza al principio di destituzione del
sindaco per abuso edilizio rapportato all’omessa vigilanza del territorio di
pertinenza.
Molti forse non sanno che uno dei pochi casi in Italia di
rimozione del primo cittadino per incapacità nel frenare il fenomeno dell’abusivismo
edilizio, si registrò proprio nel
tenimento di Terzigno... una cittadina che è stata per anni la vera punta di
diamante dell’abusivismo edilizio nella zona rossa Vesuvio.
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