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sabato 23 dicembre 2023

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: la somma delle zone a rischio... di MalKo

 

Il famoso Rione Terra di Pozzuoli: apice del bradisismo.

Di recente è stata realizzata la mappa (in basso) di quella che oggi viene chiamata zona rossa bradisismica. Si nota un settore circolare a colori su campo bianco, che sembra rimarcare anche visivamente una sostanziale differenza con la classica zona rossa vulcanica, molto più ampia, che vedremo più innanzi. L’osservatore potrebbe essere portato a ritenere per la novità del prodotto mappale e per i clamori mediatici, che il sollevamento del suolo e la sismicità zonale lieve e moderata, siano i principali pericoli della plaga flegrea, e da cui è possibile difendersi.


Zona rossa bradisismica

Secondo gli amministratori locali infatti, la zona rossa bradisismica ha potenzialità di resilienza se si investe nel recupero antisismico dei fabbricati, magari attraverso finanziamenti e altre agevolazioni statali. Ovviamente la convinzione che la resilienza nel flegreo possa basarsi sull’efficacia delle difese passive dei fabbricati vulnerabili ai sussulti è un falso scientifico, perché queste eventuali misure d’irrobustimento edilizio degli edifici, avrebbero una valenza che cesserebbe di essere tale, qualora nella plaga flegrea dovesse manifestarsi un’eruzione magmatica con la produzione di nubi ardenti. Non bisogna dimenticare infatti, il dato scientifico inoppugnabile, che la zona rossa bradisismica non è una zona a sé stante della plaga flegrea come racconta la propaganda pro bonus, bensì è una zona a rischio suppletivo circoscritta dal rigonfiamento dei suoli, ma ben all’interno della più ampia zona rossa a rischio vulcanico. Il bradisismo ricordiamolo, non è un problema tettonico... 

Zona rossa Campi Flegrei e zona rossa bradisismica circoscritta dal semicerchio rosso.


A rendere pericolose queste due zone che si sovrappongono infatti, è il famigerato magma, ubicato ad alcuni chilometri di profondità. Se il magma fisicamente dovesse spingersi in superficie dirompendo, genererebbe una eruzione che, secondo gli scenari di piano, potrebbe anche raggiungere livelli energetici da sub pliniana (VEI4), con colonna eruttiva, nubi ardenti e altri fenomeni deleteri come la pioggia di piroclastiti, che investirebbero i territori ubicati in un raggio di oltre 10 chilometri e più. Se invece il magma dovesse permanere nel sottosuolo senza avanzare, e quindi limitandosi a rilasciare sotto varie forme quel calore responsabile di trasformare i fluidi in vapore surriscaldato, permarrebbe il fenomeno del bradisismo, dei sismi e comunque rimarrebbe il rischio delle eruzioni freatiche. In quest’ultimo caso, l’eruzione freatica potrebbe generare un boato dirompente che aspergerebbe in un raggio di alcune centinaia di metri tutto quello che era contenuto nella sacca rocciosa  in sovrapressione: vapore, gas, acqua e fango. 

Il bradisismo puteolano non è chiaro in che misura possa essere inquadrato come un precursore preeruttivo piuttosto che un fenomeno legato esclusivamente alla degassazione della massa magmatica. Gli attuali promotori della resilienza però, pensavano di dribblare questa incognita cruciale, magnificando le potenzialità di monitoraggio dell’osservatorio vesuviano. L’INGV infatti, ha sentenziato che gli strumenti multi parametrici che utilizzano per sorvegliare il super vulcano, ad  oggi non evidenziano  magma in ascesa nel sottosuolo flegreo, ed eventuali e future ascensioni del prodotto incandescente, dicono che verrebbe colto con largo anticipo. La commissione grandi rischi invece, insieme ad altri accademici, pare che abbia manifestato dubbi sulla velocità di risalita del magma, che a loro dire potrebbe materializzarsi in superficie nel giro di poche ore o qualche giorno, inficiando le premesse operativa dei piani di emergenza. Saggiamente, la commissione  ha quindi ritenuto necessario che vengano effettuate tutte le indagini necessarie per stabilire concretamente a che profondità staziona il magma, probabilmente meravigliandosi pure che un siffatto e importantissimo approfondimento non sia già agli atti, atteso clamori e paure della popolazione, che hanno accompagnato negli ultimi mesi sommovimenti e innalzamenti dei suoli.

Intanto per definire i confini esterni del settore bradisismico cartografato  e riportato in figura, sono state utilizzate le isolinee di sollevamento dei suoli ai 10 centimetri. L’equidistanza tra le curve di livello presenta un andamento piuttosto regolare all'inizio, fino a raggiungere il picco altimetrico di oltre un metro con collocazione apicale a ridosso del Rione Terra. 

Il fenomeno del bradisismo che cagiona sismi di lieve e moderata magnitudo, è dovuto a spinte che si generano nel sottosuolo e che deformano gli strati superficiali crostali verso la parte più cedevole che è quella confinante con l’atmosfera. Questo dimostrerebbe che la problematica bradisismica e sismica è insita soprattutto nei primissimi chilometri. Che ci sia una pressione vigorosa e compulsiva nel puteolano è abbastanza certo, ma non è altrettanto chiaro il processo termico e poi meccanico che genera queste forze ascendenti responsabili della curvatura a campana dei terreni, che si registra circolarmente da qualche chilometro dal porto di Pozzuoli, e fino all’apice del Rione Terra.

Le principali teorie formulate per spiegare i fenomeni geo vulcanici che avvengono nei Campi Flegrei, rimandano a un sistema idrotermale diffuso che circola e si dirama nel sottosuolo, con l’acqua che si surriscalda per il contatto con altrettanti fluidi e gas ardenti che vengono rilasciati dal magma sottostante attraverso le numerose fratture presenti negli strati rocciosi: un magma che in tutti i casi non può essere lontanissimo. L’effetto conseguenziale dei fluidi surriscaldati a centinaia di gradi Celsius, è quello della trasformazione di stato e della forte espansione, similmente a quanto si osserva in un cilindro dopo la fase di scoppio col repentino spostamento del pistone. La dilatazione del vapore surriscaldato spinge gli strati litoidi che si gonfiano, e a volte si spaccano rilasciando energia sismica che, per masse implicate, difficilmente dovrebbe raggiungere magnitudo elevate, anche se la superficialità del fenomeno può determinare effetti sui fabbricati di un certo rilievo.

La spinta però, potrebbe provenire direttamente dal magma, così come suggerisce la commissione grandi rischi; un magma che potrebbe essersi insinuato negli strati di roccia con un andamento intrusivo irregolare, che più fonti lo attestano a circa 3 chilometri dalla superficie se non a una profondità minore. Atteso che c’è acqua e magma nel sottosuolo flegreo, non è neanche da scartare l’ipotesi che il bradisismo sia un processo combinato dei due elementi, talora con prevalenza dell’uno sull’altro e viceversa.

Per imbastire soluzioni capaci di calmare le preoccupazioni della popolazione  i cui animi si acchetano in tempo di pace geologica e si ridestano soprattutto a cavallo della sismicità frequente, le autorità dipartimentali trascinate dal comitato partenoflegreo, hanno alfine focalizzato il loro interesse preventivo sul fenomeno bradisismico e sismico, tralasciando il rischio eruttivo che nessuno evoca, probabilmente in attesa che vengano eseguiti accertamenti scientifici sulla localizzazione del magma. Nella fase acuta del bradisismo, era stata ventilata dal ministro Musumeci la possibilità di un passaggio di allerta vulcanica da giallo ad arancione (preallarme) poi rientrata.

Il pericolo preso in esame dalle autorità, è stato ridimensionato a quello bradisismico e sismico zonale, contemplando pure  il rischio potenziale di eruzioni freatiche e nella peggiore delle ipotesi a un’eruzione di taglia simile a quella del 1538. Anche sulla scorta di pressioni politiche con qualche reprimenda, si è quindi tralasciato alquanto il pericolo eruttivo vero e proprio, perché dicono dal comitato e dal dipartimento della protezione civile, che è già stato processato con l’elaborazione di scenari e piani e procedure operative dedicate. Appena saranno pronti anche in questo caso scenari e piani di evacuazione per la zona rossa bradisismica, il quadro delle tutele nei Campi Flegrei, a parere degli esperti dovrebbe essere completo.

Le problematiche bradisismiche sono insite maggiormente nel sottosuolo della zona rossa bradisismica, soprattutto a ridosso e nelle vicinanze delle zone che acquistano quota o degassano significativamente come quelle della Solfatara – Pisciarelli e dintorni. In tutti i casi però, trattandosi di fenomeni dinamici e quindi in itinere nel  sottosuolo flegreo, in tutta la zona rossa dei  Campi Flegrei  il rischio sismico e freatico e freatomagmatico ed eruttivo dovrebbe essere una costante immanente e generalizzata in tutta la plaga. 

Le eruzioni magmatiche possono manifestarsi pure con brevissimo anticipo, con dirompenze violente che espellerebbero prodotti piroclastici solidi, liquidi e gassosi che, nelle loro varie forme distruttive, possono raggiungere ogni punto della zona rossa vulcanica, soprattutto se dovessero aprirsi più bocche eruttive. Il fenomeno maggiormente temuto è quello dei flussi piroclastici: ammassi semi incandescenti che possono  scorrere velocemente sul terreno per non pochi chilometri, ad una temperatura di diverse centinaia di gradi Celsius, con una altissima capacità travolgente e distruttiva. Durante l’eruzione al Vesuvio del 79 d.C., le nubi ardenti che si formarono dai pendii del vulcano, raggiunsero con la parte più gassosa Capo Miseno, che fu avvolta dall’oscurità: fenomeno che creò grande spavento, e che fu puntualmente registrato da Plinio il Giovane nelle famose epistole...

I disposti legislativi che sono stati formalizzati dal dipartimento della protezione civile e dal comitato partenoflegreo, a brevissimo saranno resi operativi dall'elaborazione del piano di evacuazione della zona rossa bradisismica. Questo piano servirà a fronteggiare crisi bradisismiche gravi o super crisi bradisismiche come specificato dal sindaco ingegnere Manfredi. Le misure orientativamente dovrebbero essere simili a quelle adottate nell’ultima crisi bradisismica degli  anni 80’, e in ogni caso limitate alla sola zona a rischio bradisismico, in assenza del pericolo magmatico che qualcuno dovrà necessariamente escludere assumendosene la responsabilità. Anche per un piano evacuativo dettato dal bradisismo infatti, occorre  che l’autorità scientifica elabori scenari di pericolo con indicazione delle soglie numeriche strumentali di cui tener conto per far scattare all'occorrenza il piano dei trasferimenti. Non è da escludere che si tireranno in ballo i centimetri di sollevamento, la velocità di sollevamento o il numero e l’intensità dei terremoti o tutti questi elementi messi insieme e che possono mettere a rischio la pubblica incolumità. La risposta operativa potrebbe essere una evacuazione zonale che coinvolgerebbe circa  85.000 persone. Riteniamo che in ogni caso sarà all’occorrenza la commissione grandi rischi per il rischio vulcanico e sismico a dover offrire argomenti e notizie utili sullo stato delle cose, affinchè la parte politica con tutti gli elementi a disposizione, possa decidere o meno di dichiarare il massimo allarme nella zona rossa bradisismica.

In caso di accelerazione del fenomeno bradisismico a livello di decine di centimetri al mese e con la conta di migliaia di eventi sismici, probabile che scatterebbe l’evacuazione della zona rossa bradisismica. Il non coinvolgere nelle dinamiche di salvaguardia evacuativa tutti i comuni della zona rossa a rischio eruttivo però, sarebbe una procedura ardita in antitesi con i disposti dettati dal principio di precauzione. A meno che l’osservatorio vesuviano o altra autorità scientifica, non si assuma la responsabilità di certificare che nella zona rossa bradisismica le uniche eruzioni ipotizzabili sono quelle freatiche senza code magmatiche.

Qualora la zona rossa bradisismica dovesse gonfiarsi come un palloncino e il terreno fortemente shakerato dai terremoti, si sfollerebbero come detto  gli 85.000 residenti nei comuni extra flegrei. Gli altri 415.000 residenti della zona rossa flegrea invece, sarebbero spettatori e dovrebbero attendere gli sviluppi della situazione, sperando che la crisi acuta  bradisismica e sismica produca solo effetti locali, e non sia foriera di una grande eruzione.  

Non sono pochi gli esperti  che stimano che il rischio eruttivo insito nella zona rossa bradisismica, difficilmente possa superare la tipologia eruttiva che caratterizzò e accompagnò la nascita di Monte Nuovo nel 1538. Diciamo pure che le statistiche INGV riportano che l'eruzione più probabile in zona flegrea sia quella VEI3. L'impressione che se ne ricava però, è che senza dichiararlo, si voglia connotare una tipologia eruttiva tipo Monte Nuovo appunto, come un effetto collaterale del bradisismo, piuttosto che un'eruzione vulcanica vera e propria.

D’altra parte la sfera di incertezza che permarrebbe in ogni caso nella più ampia zona rossa vulcanica dopo un eventuale allarme evacuativo dalla zona rossa bradisismica, è probabile che non possa esimere le autorità dalla necessità di dichiarare in tutti i Campi Flegrei almeno la fase di preallarme vulcanico (arancione). Tale misura di tutela, soprattutto per le categorie fragili, consentirebbe di alleggerire il carico operativo massimo areale (numero di abitanti), ma anche di consentire a chi dovesse sentirne la necessità per vari motivi, di allontanarsi in prima battuta dal confine del perimetro bradisismico, e magari anche da quello più ampio vulcanico, utilizzando aiuti statali.

Il dato che emerge dalle disquisizioni fin qui fatte, è che probabilmente anche in vista delle prossime elezioni, nessun politico, anche tra i più puri e duri, ritiene il caso di proporre misure di vera prevenzione della catastrofe vulcanica,  partecipando attivamente a dibattiti sulla necessità di bloccare l'ulteriore urbanizzazione residenziale nella zona rossa vulcanica dei Campi Flegrei, a iniziare proprio dalla zona rossa bradisismica, che si connota come settore rosso sismico nel rosso vulcanico. Il comitato partenoflegreo raggruppante i sindaci del flegreo compreso quello metropolitano, ebbe a chiedere qualche mese fa, alla camera e al senato della Repubblica, l'elargizione del superbonus edilizio 110%: proposta bocciata. Mancò la logica operativa in questa richiesta economica: se si vuole che quel fabbricato sia destinatario di aiuti statali perchè lesionato dalla sismicità zonale,  occorre che il terreno a fianco di questo palazzo sia dichiarato inedificabile, altrimenti daremo corso a un sistema di aiuti sine die, e non a una soluzione a termine, senza contare il fatto tutt'altro trascurabile, che in ogni caso si andrebbe ad elevare il valore esposto al rischio vulcanico. 

Il bradisismo e i sismi oggi sono in una fase di stanca, ma i potenziali energetici sono ancora tutti lì nel sottosuolo flegreo, e quindi crisi e pace geologica si alterneranno ancora per mesi, decenni e secoli, così come resterà immutato e immanente l'indecifrabile e imprevedibile pericolo vulcanico...  




venerdì 1 dicembre 2023

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: il bradisismo e l'assalto alla diligenza... di Malko

 





Pozzuoli. La darsena pescatori.



In data il 27 e il 28 ottobre 2023, la commissione grandi rischi per il rischio vulcanico (CGR-SRV), su invito del dipartimento della protezione civile, si è riunita per valutare gli elementi di pericolosità vulcanica presenti ai Campi Flegrei, visto che in questa particolare area provinciale di Napoli, sussistono fenomeni di non poco conto, riconducibili al magma stipato non si sa con quali volumi e a quali profondità nei primi 8 chilometri calderici.

Nelle ultime settimane sembra che le manifestazioni geo dinamiche come i sismi e il bradisismo, siano scemate significativamente, contribuendo a calmare gli animi furenti accesi dalle preoccupazioni espresse dal ministro Musumeci. Infatti, sulla scorta del documento redatto dalla CGR-SRV, il ministro della protezione civile e delle politiche del mare, riferì in sintesi  e con chiarezza e gravità, che poteva rendersi necessario dichiarare in zona rossa flegrea, un passaggio del livello di allerta vulcanica da attenzione a preallarme, senza escludere del tutto la possibilità che la situazione potesse ulteriormente evolvere e peggiorare.

Alle apprensioni del ministro la risposta del territorio è stata di stupore iniziale confluito in una risentita replica dello pseudo comitato partenoflegreo, composto dai primi cittadini della zona rossa dei Campi Flegrei, capitanati dal sindaco metropolitano di Napoli, nonché ingegnere, Gaetano Manfredi. Un sostanziale supporto al comitato è giunto pure indirettamente dall’osservatorio vesuviano, che ha voluto essere della partita prendendo le distanze dalle valutazioni di pericolosità espresse dalla commissione grandi rischi.

Il sindaco di Bacoli, Della Ragione, qualche giorno fa ha dichiarato che c’è una cattiva comunicazione che sta facendo molti più danni del bradisismo. Il primo cittadino bacolese non molla la presa sul sisma bonus edilizio, in favore di quella parte del suo territorio che ricade nella zona rossa bradisismica di nuovissima ed esclusiva determinazione. 


zona rossa bradisismica con refuso tintometrico bianco all'altezza della spianata di Bagnoli


I fondi già stanziati infatti, potrebbero non essere sufficienti per rinforzare quei  fabbricati che verranno eventualmente dichiarati staticamente inadeguati, a causa della microsismicità zonale dovuta al bradisismo. Una condizione tutta da verificare, e ad assumersi l’onere delle verifiche dovrebbe essere un’apposita commissione. La discriminazione tecnica che riguarderà lo stato dei fabbricati sarà ardua, innanzitutto perchè si dovrà accertare e discriminare che le deformazioni o i quadri micro fessurativi ove riscontrati, siano ascrivibili agli effetti sismici di lievissima, lieve e raramente di moderata energia, e non riconducibili a una genesi deteriorativa dovuta alle inclemenze meteorologiche o ai normali assestamenti gravitativi.

Un’analisi generale segnala a priori che la multi fratturazione del sottosuolo infra calderico, difficilmente  consentirà accumuli di energia e quindi il manifestarsi di eventi sismici ad elevata magnitudo. Ovviamente è fatta salva l’insorgenza di una fenomenologia grave a ridosso di un’eruzione, che in realtà sarebbe poco da temere, perché corrisponderebbe a un momento in cui il valore esposto rappresentato dalla vita umana, per effetto dell’evacuazione preventiva dovrebbe essere pari a zero.

Il verbale della commissione grandi rischi pubblicato il 25 novembre 2023, venne anticipato nelle conclusioni dal  ministro Musumeci, che, in nome del principio di precauzione, intese alzare la guardia scientifica e operativa sulla zona rossa dei Campi Flegrei, rimarcando pure il dato che sono 40 anni che non si fa niente di concreto per la sicurezza dei cittadini. C'è anche da dire che negli ultimi 40 non si registrano neanche effetti rovinosi da bradisismo e sisma. In tutti i casi la pericolosità vulcanica è immanente nel sottosuolo flegreo.

Il comitato partenoflegreo ha reputato allarmista l’intervento del ministro, criticando pure il parere degli esperti della grandi rischi, tutti rei di far scappare i turisti, di far crollare il commercio, di favorire la svalutazione delle case e di far avvizzire l’economia… D’altro canto difficile invocare  pragmatismo, quando l’osservatorio vesuviano, l’ente preposto al monitoraggio vulcanico, è il primo a mostrarsi scettico circa il pericolo sancito da altri scienziati, in nome di una capacità auto attribuitasi di  predire un’eruzione in tempi utili, grazie all’utilizzo di strumenti multi parametrici con cui, dicono, è possibile monitorare il magma, qualora dovesse ascendere verso la superficie. Un dato che emerge pure dalle pagine FAQ dell’osservatorio vesuviano, dove si legge:

È possibile prevedere la prossima eruzione del Vesuvio o dei Campi Flegrei?

Non è possibile prevedere a lungo termine quando ci sarà la prossima eruzione. Tuttavia, grazie alla sorveglianza del vulcano è possibile rilevare con ampio anticipo l'insorgenza di fenomeni precursori, che generalmente precedono un'eruzione, e procedere all'evacuazione prima che avvenga l'eruzione.

Una congettura questa dell'osservatorio, certamente auspicabile che invitiamo a rivedere anche sulla scorta delle dichiarazioni della commissione e di altre disquisizioni di seguito riportate estratte dai bollettini settimanali emessi per i Campi Flegrei dove si legge:

L'INGV fornisce informazioni scientifiche utilizzando le migliori conoscenze scientifiche disponibili; tuttavia, in conseguenza della complessità dei fenomeni naturali in oggetto, nulla può essere imputato all'INGV circa l'eventuale incompletezza ed incertezza dei dati riportati e circa accadimenti futuri che differiscano da eventuali affermazioni a carattere previsionale presenti in questo documento. Tali affermazioni, infatti, sono per loro natura affette da intrinseca incertezza.

L'INGV non è responsabile dell’utilizzo, anche parziale, dei contenuti di questo documento da parte di terzi, e/o delle decisioni assunte dal Dipartimento della Protezione Civile, dagli organi di consulenza dello stesso Dipartimento, da altri Centri di Competenza, dai membri del Sistema Nazionale di Protezione Civile o da altre autorità preposte alla tutela del territorio e della popolazione, sulla base delle informazioni contenute in questo documento. L'INGV non è altresì responsabile di eventuali danni arrecati a terzi derivanti dalle stesse decisioni.

Quest’ultimo paragrafo lo giudichiamo negativamente interessante, perché sembra un modo per prendere nettamente le distanze dalla scienza  “residuale”, così come dal sistema della protezione civile, e certe precisazioni ci sembrano una ridondanza inutile.

Di recente (27/novembre 2023),  il direttore dell’osservatorio vesuviano Di Vito ha riferito che :<< artatamente se noi parliamo di risalita del magma da 8 a 4 chilometri, noi vediamo questo serbatoio che si avvicina. Ma noi non abbiamo evidenze di questo; ma soprattutto io direi che quello che deve preoccuparci di più, eventualmente, e se il magma dai 4 chilometri incomincia a risalire verso la superficie: ma su questo non ci sono evidenze>>.

Il comitato partenoflegreo si è espresso pure col sindaco ingegnere  Gaetano Manfredi che, in audizione alla camera dei deputati (4/10/2023), ebbe ad affermare: <<… il sistema di monitoraggio da parte dell’INGV e dell’osservatorio vesuviano, è uno dei più sofisticati al mondo e ci dice oggi, almeno da quello che ci riferiscono gli esperti del settore, che movimenti magmatici in profondità non ci sono e quindi questa è un’attività di degassamento che è un’attività sicuramente significativa ma che non è un precursore di un’eventuale potenziale eruzione…>>.

Di parere diverso quello del presidente dell’INGV, Carlo Doglioni, che, in collegamento con la camera dei deputati (28 settembre 2023) disse:<<…sappiamo che il magma si trova a una profondità di oltre 5/6 chilometri, e quindi non è in vicinanza della superficie, anche se  è bene sapere che, nel caso riuscisse a trovare vie di fuga per la risalita, i tempi sarebbero estremamente rapidi, nell’ordine di qualche ora, massimo qualche giorno...>>. 

D'altra parte visto le varie ipotesi sulle tempistiche di un'eruzione, il principio di precauzione converge bene su quanto espresso dal Prof. Giuseppe Mastrolorenzo in numerose interviste, cioè la possibilità che si possa verificare la condizione di una evacuazione della popolazione flegrea con eruzione in corso.  Non è un paradosso, bensì una delle 3 condizioni possibili che sono: 

1. mancato allarme;

2. falso allarme;

3. allarme con successo evacuativo.

Ognuna di queste circostanze allo stato delle conoscenze ha un 33.33% di probabilità di accadimento. Si tenga presente che col mancato allarme non poche persone troverebbero la salvezza attraverso l'evacuazione a piedi, soprattutto se avranno ben chiaro il da farsi all'occorrenza. 

Il verbale della commissione grandi rischi è stato pubblicato qualche giorno fa (25/11/2023), scatenando ancora una volta l’ira del comitato partenoflegreo, che ritiene che una siffatta pubblicazione doveva prima passare al vaglio dei sindaci senza che fosse resa pubblica sui media. Vediamo cosa dicono in forma rapida le conclusioni di questo importante e criticato documento della CGR-RSV:

-        La commissione rileva che l’insieme dei dati scientifici rafforza l’evidenza di un coinvolgimento di magma nel processo di sollevamento;

-        L’analisi modellistica dei dati InSaR, limitati a una finestra temporale che si chiude al 2022, indica una sorgente di pressione ad una profondità di 4 chilometri, come la principale responsabile del sollevamento osservato; si segnala l’urgenza di estendere l’analisi al 2023…

-        Le osservazioni geochimiche confermano quanto emerso nella riunione del 3 ottobre riguardo a un significativo aumento dal 2018 ad oggi, delle concentrazioni di gas riducenti nelle fumarole;

-        La modellistica proposta indica che, a partire dal 2021/2022 il sistema idrotermale sta evolvendo verso condizioni più ossidanti e di alta temperatura (T>450°C.) ovvero più magmatiche.

-        La presentazione dei dati magnetotellurici…evidenzia la presenza a bassa profondità (100/200 mt.) di strutture a media resistività, interpretate come livelli argillosi impermeabili che potrebbero fungere da confinamento a fluidi in pressione. Tali strutture confermano la centralità del sistema Solfatara – Pisciarelli nel possibile accadimento di un’esplosione freatica il cui scenario d’impatto sarebbe da approfondire in dettaglio a breve termine dalla commissione grandi rischi per il rischio vulcanico. Al tempo stesso appare importante promuovere con urgenza una discussione critica sui possibili segnali premonitori di tale attività e sulla capacità dell’attuale sistema di monitoraggio di rilevarli, evidenziando la necessità di eventuali implementazioni.

-        La presentazione di Neri e di Kilburn, sono state dedicate alla illustrazione di modelli improntati all’analisi temporale dei parametri di sismicità e deformazione anche al fine di formulare previsioni sull’evoluzione del processo di fratturazione… Pur non essendo state chiarite quali potrebbero essere le implicazioni fenomenologiche di tale processo di frattura della crosta superficiale, non si può al momento escludere che lo stesso possa favorire o innescare processi quali sismicità significativa, manifestazioni freatiche e risalita di magma verso la superficie.

-        Alla luce della recente evoluzione del processo bradisismico, e del possibile/probabile coinvolgimento del magma nel sollevamento, la CGR-SRV rileva che non può essere esclusa una rapida progressione verso la risalita del magma in forma di dicco, che possa raggiungere la superficie.

-        Conclusioni. In base a quanto emerso, la CGR-SRV ritiene che il quadro complessivo non sia di univoca interpretazione, ed esprime comunque la preoccupazione che i processi in atto possano evolvere ulteriormente anche in tempi brevi se confrontati con quelli della pianificazione di emergenza vulcanica...

Gli unici tempi previsti dalla pianificazione emergenziale stilata a protezione degli oltre 500.000 abitanti della calderopoli flegrea, cioè quelli della zona rossa vulcanica per intenderci, sono le 72 ore necessarie per allontanare l’intera popolazione in caso di allarme eruttivo. Non ci sono altri tempi con cui confondersi o confrontarsi. Così come non ci sono tempi certi che possano cadenzare i diversi livelli di allerta vulcanica, tant’è che poche ore di anticipo che possono pure inquadrarsi come un successo previsionale, in termini di salvaguardia della popolazione sarebbero un catastrofico insuccesso. Resta inteso che semmai il magma dovesse inoltrarsi verso la superficie, il livello di preallarme sarebbe difficilmente dichiarabile. Non è un caso che nella pianificazione di emergenza si è preferito lavorare su una ipotesi di contemporaneo allontanamento di tutta la popolazione (allarme generalizzato).

Occorre ricordare a tutti,  che il verbale della commissione grandi rischi è un documento scientifico che non implica iniziative operative da parte dei sindaci. Quindi, premesso e tra l’altro che non è cambiato il livello di allerta vulcanica che è rimasto su attenzione anche come fase, non è chiaro per quale motivo le autorità locali dovevano avere l’esclusiva del verbale conclusivo stilato dalla commissione grandi rischi, se non in un’ottica di protervia amministrativa. La pubblicazione di contro del verbale, è stato un atto di civile e condivisa democrazia, col duplice effetto di risvegliare le coscienze.

Opportunamente l’INGV osservatorio vesuviano ha specificato che loro nulla hanno a che vedere con le decisioni assumibili dal dipartimento della protezione civile e dagli organi consultivi (CGR?) di ogni ordine e grado. Innanzitutto perché è bene ricordare che la normativa prevede che l’ente addetto al monitoraggio fornisca dati, relazioni e suggerimenti, esaurendo così il proprio ruolo all’interno del sistema nazionale di protezione civile.  Sul da farsi operativo ai livelli di preallarme e allarme è una prerogativa tutta politica. 

La commissione grandi rischi ha indicato in quale direzione bisogna indagare nel flegreo, soprattutto per verificare la presenza di magma nei primi chilometri. Una raccomandazione che potrebbe suonare come un richiamo su quello che si poteva fare in termini di indagini. Da quest'ultimo punto di vista, ci viene in mente un articolo che stilammo con la collaborazione del dott. Luca D'Auria dell'osservatorio vesuviano (INGV). Ricercatore che oggi pare operante all'estero.

Il dott. Luca D’Auria, su questi argomenti ci rilasciò una interessantissima intervista, riepilogativa di un lavoro scientifico pubblicato il 17 agosto 2015 sulla rivista Scientific Report, dove si ritiene che il magma soprattutto a cavallo degli anni 2012 e 2013 abbia raggiunto in forma di intrusione, quasi i tremila metri di profondità. L’abstract recita:<< Abbiamo trovato le prime prove, negli ultimi 30 anni, di una rinnovata attività magmatica nella caldera dei Campi Flegrei da gennaio 2012 a giugno 2013. La deformazione del suolo, osservata attraverso interferometria satellitare e misurazioni GPS, è stata interpretata come l'effetto dell'intrusione a profondità ridotta (3090 ± 138 m) di 0,0042 ± 0,0002 km 3 di magma all'interno di un davanzale. Ciò interrompe circa 28 anni di attività idrotermale dominante e avviene nel contesto di una fase di disordini iniziata nel 2005 e all’interno di un più generale sollevamento del suolo che va avanti dal 1950. Questa scoperta ha implicazioni nella valutazione del rischio vulcanico e nell’attività vulcanica>>. 

disegno indicativo non in scala


Nell’introduzione all'articolo poi si legge:<< Comprendere le dinamiche dei disordini nelle caldere è ancora una questione scientifica aperta. I segnali geofisici e geochimici mostrano spesso schemi sconcertanti che rendono la corretta interpretazione dei disordini vulcanici un compito difficile. Questo problema ha importanti implicazioni nella gestione del rischio vulcanico poiché le caldere sono generalmente densamente popolate a causa della loro topografia relativamente piatta e del terreno fertile. Un problema scientifico particolarmente rilevante è quello di discriminare se i disordini della caldera sono legati a perturbazioni di un sistema idrotermale poco profondo o guidati da autentiche intrusioni magmatiche>> . Considerazioni attualissime...


Una raffica di emendamenti ha interessato l'iter della legge 12 ottobre 2023, n. 140  recante “Misure urgenti di prevenzione del rischio sismico connesso al fenomeno bradisismico nell’area dei Campi Flegrei". Le principali richieste hanno riguardato l'inserimento di alcuni organi istituzionali nel disegno complessivo della legge, così come si è battuto cassa al rialzo per la copertura economica delle varie iniziative previste da ogni singolo articolo. La legge emendata alla camera è passata al senato.

Qualcuno si chiederà poi, se tra gli emendamenti e discussione sia stato accennato alla necessità per noi e per i posteri di introdurre alla stregua di quanto fatto per il Vesuvio, il divieto ad urbanizzare nel senso residenziale nella zona rossa flegrea, quale prima e fondamentale misura di prevenzione della catastrofe vulcanica. Tranquilli! Rubando il titolo a un libro di Orsini: l'argomento stop al cemento non è stato evocato perchè porta miseria: se il bradisismo è la diligenza da assalire, il rischio vulcanico è il carro del letame...

Non pensate neanche per un secondo che se dovesse gonfiarsi come un palloncino la zona rossa bradisismica evacuerebbero solo i residenti. Manifestazioni di rottura dei suoli e di sommovimenti e rigonfiamenti pur se localizzati nella zona rossa bradisismica, fenomeno quest'ultimo che vogliono non collegabile col rischio vulcanico, sarebbero intesi come crisi pre eruttiva dell'intero distretto flegreo.  Anche se la situazione geo vulcanologica dovesse migliorare, il rischio vulcanico sarà una costante fissa per il flegreo. Programmare il futuro altrove potrebbe essere da saggi, per non essere inseguiti dai dubbi amletici se restare o non restare. A tal proposito nell'attualità non ci sono risposte da dare. Nessuno le può dare se non in una forma di ipotesi. Ciò che succede nel sottosuolo flegreo è di difficile prospezione, rimane quindi solo il conforto che per il 66,66% dei casi all'occorrenza dovremmo cavarcela...

domenica 12 novembre 2023

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: le due commissioni... di Malko

 



C’è ancora una grande attenzione mediatica sul problematico distretto vulcanico dei Campi Flegrei, soprattutto all’indomani della nota rilasciata dal ministro Musumeci, circa la possibilità che possa rendersi necessario dichiarare nella zona rossa flegrea (mappa in basso), il passaggio del livello di allerta vulcanica da attenzione (giallo) a preallarme (arancione). A prospettare una evoluzione del pericolo vulcanico in tal senso, sono stati alcuni membri della commissione grandi rischi, dopo la lettura di recenti lavori scientifici,  ma anche dopo aver rivisto i dati in possesso delle stazioni di monitoraggio e aver audito alcuni esperti nazionali e stranieri.  Una delle pubblicazioni che è stata visionata nell’ambito del consesso scientifico, ipotizza sacche di magma nei primissimi chilometri del sottosuolo flegreo, mai prima censite, e che potrebbero essere foriere di un indice di pericolosità di non poco conto.



Dopo il clamore suscitato dalla notizia del possibile cambio del livello di allerta vulcanica, ecco che le autorità competenti non hanno più insistito sulle posizioni allarmistiche precedenti, perché i sindaci hanno rumoreggiato, e anche perché l'attualità sta regalando una stasi del bradisismo, che rimane il fenomeno su cui si registra la massima e interessata convergenza dei primi cittadini flegrei. 

A fare pace con gli imbufaliti amministratori che lamentavano il crollo del mercato immobiliare e un forte calo di presenze degli ignari turisti, ci ha pensato il ministro Musumeci, che ha promesso ristori da distribuire sulla ex novo zona rossa bradisismica (mappa in basso), comprendente una popolazione di 85.000 abitanti e 15.000 edifici, alcuni dei quali da irrobustire, magari utilizzando tra gli altri benefici, pure il bonus sismico richiestissimo ad alta voce da tutti i sindaci.



Il comitato grandi rischi partenoflegreo, quello che fa capo al sindaco di Napoli Manfredi, è rimasto molto soddisfatto che la fase allarmistica sia stata lasciata cadere, e si sia tornati tutti alla normalità, addirittura con una chance in più per chi per posizione del fabbricato dove abita, rientra nella nuova zona rossa bradisismica, con diritto a vedersi riqualificata strutturalmente la magione se cedevole, magari per poi rivendersela dopo qualche anno, e uscirsene in ogni caso dalla zona rossa.

La notizia del magma che forse è ad alcuni chilometri nel sottosuolo flegreo, non ha impressionato un granché gli amministratori, anche perché l’osservatorio vesuviano da tempo si assegna, e magari avrà pure ragione, la capacità scientifica di individuare e monitorare il magma, qualora dovesse veramente spingersi verso la superficie, scoprendolo in tempo utile.

In tutti i casi, l’opinione pubblica è risultata un poco disorientata, forse perché non erano ben chiari i presupposti che accompagnano l’eventuale dichiarazione dello stato di preallarme vulcanico. Un siffatto ingresso in una fase in ogni caso problematica, non avrebbe previsto per i 500.000 abitanti del flegreo un obbligo di evacuazione generalizzato. L’allontanamento col preallarme è a carico della sola platea penitenziaria e ospedaliera. I cittadini invece, possono in piena libertà scegliere se andare via o permanere ancora in zona rossa. Nel caso decidessero per l’allontanamento, lo Stato gli riconoscerebbe un contributo economico di autonoma sistemazione, ma non potrebbero rientrare in zona rossa fino al ripristino del livello di allerta precedente. Purtroppo la fase di preallarme non ha una tempistica prevedibile, e quindi l’attesa potrebbe protrarsi per mesi o anni o per ore se dovessero precipitare gli eventi verso l’allarme rosso: condizione che nessuno può escludere.



Il passaggio alla fase operativa di preallarme, doveva essere la risposta governativa al mutamento del livello di pericolosità vulcanica: in realtà tale condizione è stata annunciata come prospettiva dal ministro Musumeci ma non dichiarata con atti ufficiali. In tutti i casi il preallarme scientifico a leggere tra le righe di fatto sussiste, non in termini di fase, ma di livello di allerta, perché è stato previsto come risposta un ulteriore incremento del monitoraggio del vulcano, con tecnici e scienziati che opereranno nella direzione proposta dalla stessa commissione grandi rischi, magari incrementando attività campali e strumentali e satellitari e in mare e in terra. Si andranno quindi a cercare e valutare e comprovare, quegli elementi che hanno condizionato il parere dei componenti della commissione grandi rischi. Soprattutto si cerca il magma…

Con l’innalzamento, ripetiamo, verbale del livello di pericolosità vulcanica, tutti gli organi operativi e amministrativi legati alle attività di protezione civile centrali e periferici, si sono sentiti chiamati in causa e per questo hanno ritenuto di adottare misure preventive di protezione dei cittadini, preparandosi innanzitutto alla fase successiva di allarme, anche se si dovrà contare all’occorrenza,  su un piano di evacuazione francamente aritmetico più che operativo. Ogni passaggio di fase, per quanto non ufficializzato, in automatico comporta la preparazione alla fase successiva a prescindere da ogni altra iniziativa. Teoricamente i livelli di allerta dovrebbero essere cosa diversa dalle fasi. Ma una tale distinzione non è stata fatta.



Nell’ambito dell’audizione della commissione grandi rischi, il responsabile del rischio vulcanico, prof. Rosi, ha chiarito che l’osservatorio vesuviano lavora molto sulla previsione probabilistica a livello giornaliero, ovvero sul breve termine. La commissione invece, in questo caso è scesa in profondità analizzando carte e relazioni e pareri, rilanciando poi valutazioni di pericolosità sul lungo termine. Nell’attualità allora, è stato precisato che le posizioni dell’osservatorio vesuviano e della commissione grandi rischi non sono molto distanti l’uno dall’altro, almeno sull’analisi nel breve periodo che si giova della frenata del bradisismo. Continuando, il responsabile del settore vulcanico della commissione grandi rischi, chiarisce pure che non ci sono nel mondo casi di metropoli costruite su un vulcano attivo, sottintendendo una necessaria prudenza suppletiva. Per finire, Mauro Rosi ha ricordato a tutti che i Campi Flegrei sono insidiosi e ingannevoli...

Occorre riflettere un attimo sulla zona rossa bradisismica, area ex novo all’interno della zona rossa flegrea. In realtà questa zonazione è stata prevista per focalizzare la vulnerabilità dei fabbricati ricadenti nelle zone maggiormente soggette alla sismicità bradisismica. La delimitazione della zona rossa, servirà pure per mettere a punto un piano d’emergenza qualora dovessero esserci manifestazioni plateali del bradisismo e dei terremoti a  esso associato, con necessità di allocare altrove la popolazione a rischio.

Il problema di fondo è che il bradisismo e la sismicità bradisismica, sono da rapportare ai movimenti di rigonfiamento del sottosuolo, dovuti ai fluidi surriscaldati a distanza dal magma; oppure dal magma che staziona nel sottosuolo dopo essersi insinuato nei bassi strati; oppure a una combinazione delle due cause appena citate. Quindi, senza girarci intorno, la causa del bradisismo è il magma, in una forma diretta o indiretta. Tant'è che se si solleva il suolo repentinamente dando origine a una caterva di terremoti, si arriverà a dover evacuare tutta la zona rossa e non la sola zona rossa bradisismica, perché se si forma una colonna eruttiva, gli effetti si sentirebbero pesantemente pure a distanza.

Con questo si vuole dire che i sindaci che si stanno facendo in quattro per pretendere che lo Stato metta mano al portafoglio per rinforzare gli edifici vetusti e consentire di assumere personale per la polizia municipale e per gli uffici tecnici, non possono pretendere di continuare a rilasciare licenze edilizie o permessi in sanatoria o condoni, in una zona a rischio, esigendo poi che lo Stato attenzioni e ristori i cittadini. Ricordiamoci che la zona rossa bradisismica, ricade e si somma alla zona rossa ad alta pericolosità vulcanica. Insomma: zona rossa su zona rossa...

Nella zona rossa Vesuvio, plaga con pari caratteristiche di alta pericolosità vulcanica, entrò in vigore grazie a una legge regionale, la 21/2003, il divieto di edificare nel senso residenziale nell’intera zona rossa. Vietati pure cambi di destinazioni d’uso o frazionamenti che avrebbero inciso sul numero di residenti nel vesuviano. Ebbene, non si capisce per quale motivo con la determinazione della zona rossa dei Campi Flegrei, non si sia varata in automatico diremmo, una identica legge per inibire qualsiasi ulteriore insediamento residenziale nella caldera. L’assessore regionale dell’epoca, ing. Cosenza, attuale assessore metropolitano, a domanda rispose che non potevano esserci automatismi inibitori residenziali per il flegreo, perché occorre una legge ad hoc per quella specifica area vulcanica. Era l’anno 2014, e il presidente della commissione grandi rischi per il rischio vulcanico, ha appena detto nove anni dopo, che nel mondo non c’è un altro caso di metropoli in un vulcano… Allora è forte la sensazione che non si presti particolare attenzione al denaro pubblico. In alcune zone della Penisola italica, esistono politiche da modesto quartiere più che metropolitane, che non tengono in debito conto la programmazione del futuro: ovvero quella capacità tutta umana che ci distingue dagli animali. Se si continua ad ampliare la calderopoli flegrea, ai nostri posteri lasceremo, sulla falsa riga dell’esistente, una situazione di invivibilità territoriale con gli stessi identici rischi e problemi di adesso, e con il medesimo dubbio amletico se andarsene o non andarsene dalla zona rossa...cinismo politico e accidia istituzionale, ad oggi non hanno favorito soluzioni.

La logica vorrebbe che si instauri, alla stregua di quanto fatto per il Vesuvio, una legge che impedisca di edificare nel senso residenziale nei Campi Flegrei, per non aumentare il numero di abitanti e con esso il valore esposto a un rischio che non offre difese passive. Come lo Stato ha fatto sentire la sua fondamentale presenza per spezzare il malaffare in quel di Caivano, anche qui lo Stato deve materializzarsi fornendo strumenti di tutela dal rischio vulcanico, da ricercarsi innanzitutto nell'organizzazione del territorio. Il problema di fondo, è che il rischio eruttivo con le inibizioni che dovrebbero inevitabilmente accompagnarlo, nessuno lo vuole evocare, e il territorio in talune parti come la spianata di Bagnoli, enigmatica col suo colore bianco in mappa, attende che le acque si calmino, magari per poi procedere alla stesa a colpi di sacchi di cemento...  



sabato 4 novembre 2023

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: Musumeci pensiero: la svolta... di Malko




Cratere Vesuvio e Campi Flegrei sul fondo immagine

Anche di recente, alcuni esperti dell’osservatorio vesuviano hanno ribadito che non ci sono evidenze di risalita di magma nel sottosuolo dei Campi Flegrei. L’affermazione oltremodo tranquillizzante, pare che sia stata ispirata dai dati provenienti dai famosi strumenti multi parametrici in dotazione all’INGV-OV. È notizia di oggi invece, che non si può escludere una rapida evoluzione verso lo stato di pre allarme vulcanico, in quanto all'origine del bradisismo, il noto processo d’innalzamento del terreno, potrebbe esserci proprio la diretta partecipazione del magma. Addirittura si citano articoli scientifici dove non si esclude la presenza di magma a bassa profondità, e che il rovente prodotto può essere responsabile di taluni disordini vulcanici che precedono nel breve un’eruzione.

A dare questa notizia che eleva fortemente la guardia sul pericolo vulcanico, ancorché in antitesi con l’osservatorio vesuviano, non sono i cattivoni del web, ma il ministro della protezione civile, Nello Musumeci, a seguito di una riunione della commissione grandi rischi per il rischio vulcanico, tenutasi il 27 e il 28 ottobre 2023. Il consesso scientifico allargato a esperti nazionali e internazionali, ha infatti deliberato che c'è poco da rassicurare, tant'è che l’autorevole comitato scientifico ha sentenziato brevemente e per bocca del ministro che:<<…l'insieme dei risultati scientifici rafforza l'evidenza del coinvolgimento di magma nell'attuale processo bradisismico di sollevamento del suolo. In particolare, ritiene che il quadro complessivo - pur se non di univoca interpretazione - faccia comunque emergere la possibilità che i processi in atto possano evolvere ulteriormente. La Commissione, pertanto, ritiene opportuno che sia le attività di monitoraggio da parte dei centri di competenza, sia le attività di prevenzione da parte delle varie componenti del Servizio nazionale di Protezione Civile si intensifichino ulteriormente e si preparino all'eventuale necessità di passare rapidamente verso un livello di allerta superiore rispetto all'attuale giallo. (ANSA).

A fronte di questa novità che in verità non ci coglie di sorpresa, rimane il fatto che la commissione grandi rischi insediatasi a inizio ottobre nella sua veste standard, ebbe a riaffermare che il livello di allerta vulcanica nel flegreo permaneva senza colpo ferire sul giallo. Come mai venticinque giorni dopo, la stessa commissione fa lanciare l’allarme al ministro Musumeci che la situazione nei Campi Flegrei è possibile che possa evolversi rapidamente verso un livello di allerta arancione (pre allarme)?

 

I livelli di allerta vulcanica

Riteniamo che esistano due possibili risposte che probabilmente si completano a vicenda. La prima è che sono stati diversamente interpretati i dati di monitoraggio fin qui acquisiti, al punto da far ritenere agli esperti riunitisi ultimamente ai massimi livelli, che la sismicità lieve e moderata dettata dal bradisismo che ha attanagliato il flegreo, con una recrudescenza recente che ha allarmato, accompagnata da notevoli e instancabili processi di degassazione dal sottosuolo, potrebbero essere tutti elementi ascrivibili proprio al magma, che pare si sia spinto fino a qualche chilometro dalla superficie, in più serbatoi, così come suggeriscono i modelli di alcuni ricercatori (Montagna, Papale, Longo).

La seconda possibilità è che il consesso scientifico e lo stesso ministro Musumeci, hanno ritenuto inappropriato che tra gli amministratori dei territori flegrei si sia rimosso il pericolo vulcanico, solo perché permane un annoso stato di attenzione (giallo), considerato inopinatamente fraterno compagno di viaggio a permanenza, e non una sintomatologia geologica pericolosa, ancorché foriera di possibili evoluzioni verso l'eruzione. Una persistenza quella del fenomeno bradisismico, che avrebbe dovuto minimamente impensierire, e far scattare qualche campanello di allarme non comodoso come quello attuale tarato sull’attenzione, che avrebbe magari dovuto indurre ospedali e carceri a organizzarsi con le esercitazioni di evacuazione, e i comuni a pianificare nel miglior modo possibile un eventuale esodo emergenziale. È appena il caso di ricordare che in assenza di soglie di riferimento per i passaggi da un livello di allerta vulcanica all'altro, nessuno può escludere che l'attuale unrest nel sottosuolo flegreo, potrebbe già essere prodromo a un passaggio di livello successivo a quello di attenzione, perché il magma che finora nessuno ha visto, pare invece che stazioni a poca distanza dalla superficie. Il bradisismo, che ha le sue origini nel calore magmatico, persiste da tempo; quindi, elementi di tranquillità sono da ricercarsi solo nella natura umana che tende a dimenticare o ad obliare i pericoli perduranti, perché nella natura di un campo vulcanico attivo invece, non esiste fraternità, ma solo processi ineluttabili e a volte violenti, che rendono vivo il Pianeta.

Con questo preambolo forse la sveglia bisognava proprio suonarla, ed è un bene che l'abbia fatto proprio il ministro, in modo da non lasciare spazio agli equivoci e alle speculazioni. È probabile che nei prossimi giorni si entrerà nel merito di questo avvertimento giudicato dai media allarmante, perché chiama in causa direttamente il magma. La nota di Musumeci che chiarisce che non si può escludere un passaggio a livelli superiori di pericolo eruttivo, denota pure un cambio di linguaggio istituzionale verso la chiarezza. La commissione grandi rischi ha anche invitato le strutture di monitoraggio (OV) ad incrementare la loro attività, magari fornendo alle stesse pure indicazioni su cosa cercare e come cercarlo, per dissipare i dubbi sulla "quota" attuale del magma nei Campi Flegrei.

A prescindere da tante altre disquisizioni che si possono fare, occorre dire che in questi territori la necessità di destare la popolazione potrebbe presentare qualche vantaggio organizzativo, anche dal punto di vista della forma mentis, e favorire allo stesso tempo, nel bene e nel male, un giudizio critico sull'operato della pubblica amministrazione. Infatti, il ministro non ha mancato di sottolineare che sono quarant'anni che non si fa niente di serio nelle comunità flegree per fronteggiare una possibile emergenza. Si rifletta sul termine non far niente, perché l'accidia non è immobilità, ma una forma di tacito consenso che ha permesso a tantissimi cittadini di insediarsi all'interno di una caldera vulcanica senza alcuna tutela, lasciando lievitare quella che oggi è una vera calderopoli cementizia, collocata su magma ballerino e dicono ben strutturato in altezza.

La cosa veramente insopportabile poi, è che in un connubio tutto amministrativo di ordine locale, provinciale e regionale e coi silenzi della scienza, si è fatto passare il concetto che il bradisismo  è un pericolo, una calamità a sé stante, diverso da quello sismico e ben diverso da quello eruttivo. La parola eruzione è odiata dai sindaci, che evitano anche solo di pronunciarla. Il motivo? Il rischio eruttivo è povero e porta solo rinunce: quello bradisismico porta soldi, un po' di assunzioni e pure passerelle… Con questo non vogliamo dire che bisogna ridimensionare il rischio sismico/bradisismico in corso di zonazione, bensì che occorre rivalutare quello vulcanico: quello che comprende l'intera caldera; quello catastrofico per intenderci, per fenomeni letali e vastità d’impatto pure oltre zona rossa.

L’onorevole Antonio Caso (M5S), ebbe a chiedere al capo dipartimento della protezione civile, in seno a un’audizione in commissione ambiente, tenutasi sempre a fine ottobre 2023, come mai non sia stato predisposto un divieto di edificare nel senso residenziale nei territori della zona rossa flegrea ad alta pericolosità vulcanica, alla stregua di quanto fatto nei territori vesuviani con la legge 21/2003.

Il responsabile del dipartimento P.C. , ing. Fabrizio Curcio, in questa occasione non ha dato una risposta esaustiva, dichiarando che, come fatto da altri responsabili che l’avevano preceduto (dott. Italo Giulivo n.d.r.), anche lui avrebbe sfuggito questa domanda. Il capo dipartimento circa l'assenza di disposti regionali anti cemento, tanto necessari per non far lievitare il valore esposto (numero di abitanti), e quindi il rischio nella caldera vulcanica, ha chiamato in causa la probabile necessità di coniugare le misure di sicurezza dei cittadini, con le esigenze legate allo sviluppo:<<… Lo strumento di protezione civile è uno strumento che accompagna scelte che riguardano la incolumità pubblica e privata che accompagnano altre scelte legate alla vita e allo sviluppo delle comunità. È nella sintesi politica territoriale che viene messa insieme l’esigenza della sicurezza con l’esigenza dello sviluppo...>>. A tradurre questa disquisizione, sembra che anche nel campo della protezione civile, che è quello della salvaguardia dei cittadini, vige il principio che occorre muoversi secondo logiche da rischi benefici, e non sul valore assoluto dettato dalla vita umana. Allora qualcuno può sentirsi escluso dalle garanzie statali. L’ ing. Curcio, nel tentativo di giustificare una classe politica vecchia e nuova accomunata dalla miopia e dal cinismo politico basato solo sul presente, ha espresso motivazioni che preoccupano, verità certo, ma enormità diremmo, per il ruolo di soccorritore che ricopre, ovviamente... 

La mancata emanazione di uno strumento urbanistico che vieti la realizzazione di ulteriori manufatti abitativi nella zona rossa dei Campi Flegrei, è un dato di fatto che solo di recente pare stia assurgendo a notizia di rilievo, destando pure qualche incredulità nei soggetti più puri. In realtà ne parliamo da anni, ma nella maggior parte dei casi, la mancata legislazione è stata frutto di interessi economici ed elettorali, e chi avrebbe potuto segnalare nei regolamenti comunali lo stato di rischio vulcanico immanente, in attesa di una più ampia pianificazione regionale, non lo ha fatto. D'altro canto nessun politico vuole allarmare per non far crollare l'economia della zona rossa, comprendente il valore delle case; e poi non si vuole limitare l'urbanizzazione perché ci sono i lavoratori dell'edilizia da salvaguardare, gli imprenditori, i mediatori, i rivenditori di prodotti cementizi e affini, e l'intero business che accompagna il cemento. Si pretende dallo Stato la formula magica tutto per tutti e bonus; e poi matematica garanzia di salvaguardia della popolazione che pretende la previsione dell'evento vulcanico. Purtroppo, sulle necessità della sicurezza areale flegrea, grava pure l'irrinunciabile business dettato dalla spianata di Bagnoli… In questo allettante e spoglio luogo, ci sono le mire di imprenditori  pronti ad utilizzare migliaia sacchi di cemento, secondo le logiche che non è importante dove costruisci ma cosa costruisci. Sulla spianata di Bagnoli, avremmo voluto che sorgesse un centro polivalente di protezione civile, con annessa elisuperficie e imbarcadero e scuola di protezione civile regionale. 

Anni fa, quando chiedemmo nell'ambito di un convegno all’allora assessore regionale alla protezione civile, ing. Cosenza, tutor della nuova zona rossa Vesuvio e attuale assessore metropolitano, perché non c’era stata da subito una comunanza in termini di divieti edilizi tra il Vesuvio e i Campi Flegrei, ci rispose che occorreva una legge ad hoc, perché il divieto tutt’ora vigente per il vulcano Vesuvio vale solo per il vulcano  Vesuvio… In pratica, si potrebbe riscrivere lo stesso disposto legislativo cambiando la sola parola Vesuvio con Campi Flegrei o Ischia.

La rappresentante di lega ambiente, Anna Savarese, anche lei ascoltata in commissione ambiente, ha precisato:<<Il nostro auspicio è che si superi, ad horas, l’anomalo trattamento riservato ai tre complessi vulcanici presenti in Campania, che sebbene classificati pariteticamente come ‘quiescenti’: Vesuvio, Campi Flegrei e Isola d’Ischia non hanno ricevuto le stesse attenzioni rispetto alla perimetrazione, al piano di emergenza e alla riduzione (legge) dell’incremento del carico insediativo”(Askanews). Parole ampiamente condivisibili seppur un po' tardive, anche se occorre dire che il rischio vulcanico non è una materia predominante nell’ambito di questa associazione. Nella fattispecie del discorso, i distretti vulcanici menzionati hanno tutti e tre caratteristiche molto diverse tra loro, accomunati da un identico mastodontico rischio seppur raro, con territori trattati differentemente dalle autorità competenti. A iniziare dalla fragilissima Ischia, che non ha ancora il suo scenario di rischio vulcanico di riferimento per i piani di emergenza. 

Tentare di rendere i territori vulcanici abitabili mitigando il rischio,  dovrebbe essere una necessità per programmare il futuro, in modo da lasciare ai posteri manufatti senza che l’accettazione ereditaria comporti pure l’onere di un carico residuale di pericolo ingestibile per effetto della conurbazione. In tutti i casi, le preoccupazioni di Musumeci ci stanno tutte: quelle degli amministratori che lamentano la rarefazione del turismo per gli allarmi vulcanici un po' meno: ci sembrano inappropriate certe richieste, almeno come tempistica. E poi occorrerebbe programmare il futuro del territorio, tenendo conto dei limiti naturali e antropici esistenti, e solo dopo aver fatto la propria parte di amministratore, andare dal ministro a battere cassa. Non riduciamo il problema del rischio vulcanico e sismico e bradisismico a una semplice caccia al bonus. Prima di parlare di rischio bradisismico, parliamo di rischio vulcanico...

Si conclude consigliando al presidente dell’INGV Doglioni, di mandare al più presto qualche ispettore all’osservatorio vesuviano, magari solo per procedere a qualche audit aziendale, per fare chiarezza e dettare linee guida future. Infatti, la sensazione che abbiamo, è quella di una struttura di monitoraggio e ricerca un po’ troppo accomodante col territorio e i suoi protagonisti. L’osservatorio vesuviano non lo sa, ma indirettamente ha  condizionato le politiche territoriali della provincia di Napoli, magari per senso di appartenenza a quel quadro tutto istituzionale che non vuole allarmismi defilandosi dalle responsabilità. Il risultato finale è che non sono state messe nero su bianco le reali condizioni di ambiguità del rischio vulcanico nei Campi Flegrei. Poi, si sono spesi convegni e interviste radiofoniche e televisive affermando che il magma in ascesa sarebbe stato certamente visibile agli strumenti di monitoraggio, tra l'altro in tempo utile per le esigenze del piano di evacuazione. Oggi salta fuori che il magma già c'è e nessuno lo ha visto... Anche se questi studi che hanno allarmato il ministro dovessero essere ridimensionati, rimane il dato che una titubanza scientifica non è ammissibile quando si ha l'onere di tutelare mezzo milione di persone. Da questa faccenda del preallarme Musumeci, potrà uscire sbiadita totalmente la commissione grandi rischi, o l'osservatorio vesuviano. Le terze vie però, spesso si trovano nella via di mezzo..

sabato 21 ottobre 2023

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: solo bradisismo dicono... di Malko

 

La darsena di Pozzuoli a ridosso del Rione Terra


Da quando il suolo si è sollevato di oltre un metro di altezza nel caseggiato del Rione Terra a Pozzuoli a causa del bradisismo, i Campi Flegrei sono assurti a evento mediatico di tutto rispetto, carpendo l’attenzione dei media e delle massime autorità scientifiche e di protezione civile che, anche per le diverse vedute degli esperti sull’origine e la pericolosità dell’ultra millenario fenomeno bradisismico, hanno favorito l’accensione dei riflettori sulla città di Pozzuoli.

In molti sono accorsi all’au secours lanciato dai primi cittadini flegrei, e principalmente dal sindaco Manzoni, capitano di cordata e  titolare amministrativo dei territori puteolani dove si registra la maggiore gibbosità crostale. Il primo risultato politico raggiunto, è stato l’approvazione di quattro punti da parte del ministro Musumeci, comprendenti:

1.    un piano di evacuazione in caso di grave bradisismo;

2.    un’analisi valutativa sulla vulnerabilità degli edifici;

3.    il potenziamento delle strutture di Protezione Civile;

4.    un piano per la comunicazione istituzionale.

Cosa sia il grave bradisismo non è stato circostanziato dalle autorità scientifiche, ma presumiamo che si voglia intendere una accelerazione del fenomeno del sollevamento del suolo impossibile da decifrare nell’immediato, accompagnato da sciami sismici cagionati dalle pressioni esercitate nel sottosuolo dai fluidi surriscaldati dal materiale magmatico. Questi, acquisendo energia espansiva, curvano e piegano e spezzano gli strati rocciosi soprastanti producendo onde elastiche. Non si può neanche escludere nelle dinamiche del fenomeno, una diretta partecipazione del prodotto incandescente in lentissima e pulsante ascesa… L’ osservatorio vesuviano però, esclude quest’ultima possibilità, perché, dicono, eventuali movimenti magmatici verso l’alto, verrebbero immediatamente rilevati dalle loro potenti strumentazioni multi parametriche posizionate nell’area flegrea…

Secondo le intenzioni della protezione civile, politicamente coordinata dal ministro Musumeci, entro poche decine di giorni dovrà essere messa su carta la zona rossa bradisismica, che non va confusa con la zona rossa vulcanica legata al rischio eruttivo. Non va neanche confusa con la mappa di pericolosità sismica zonale, che ci rimanda un quadro di terremoti a bassa e moderata energia, i cui epicentri in prevalenza si spostano dalla "campana" bradisismica verso la Solfatara, fino a raggiungere il popoloso quartiere di Bagnoli.

Anche per il bradisismo, ci si attende una zona rossa e arancione e gialla, in modo da avere il gradiente di sollevamento almeno sui capisaldi di misura, con la specifica della soglia di riferimento in centimetri per ogni settore menzionato in ascesa. 

La classificazione della zona rossa bradisismica dovrebbe garantire una puntualità e una priorità nei sopralluoghi di verifica statica degli edifici. Occorre notare però, che le paure dei puteolani sono tutte concentrate nei terremoti più che nel fenomeno che li genera, impercettibile per lentezza: se non fosse così, dovrebbe scattare immediatamente l’allarme evacuativo della zona rossa. Onde definire con buona logica la zona dove cominciare i sopralluoghi, la zona rossa bradisismica già circoscritta dall’INGV, dovrebbe sovrapporsi a quella sismica zonale, e quindi offrire un riferimento da dove partire con i controlli: diversamente occorrerà procedere con il sopralluogo a richiesta. È appena il caso di ricordare che la zona rossa bradisismica e quella sismica ricadono totalmente nella zona rossa a rischio eruttivo, e quindi contrariamente a quanto dicono i discorsi ad commodum sul  bradisismo, certamente la zona a maggiore pericolosità rimane quella vulcanica.

Nella mappa sottostante dell’INGV che mostra la “campana” bradisismica, abbiamo riportato a nostra mano tre zone discorsivamente utili, e non scientificamente determinate.

carta tematica INGV rimodulata con tre zone a scopo discorsivo

Invece, la carta messa a punto dall'INGV (immagine sottostante), degli eventi sismici sul breve periodo, rende bene l’idea sul dove si scaricano generalmente le energie bradisismiche. D'altra parte se i terremoti sono dettati dal bradisismo, quelli che si presentano fuori dal raggio del fenomeno, presupponiamo che debbano essere di origine direttamente vulcanica o tettonica.

Carta tematica INGV

Pur avendo contezza della zona bradisismica e simica, è utile precisare che non è possibile riportare con precisione l'indice di pericolosità del fenomeno sismico, perché questo dato, pur abbastanza circoscritto come area d'origine, dipende certamente dalla magnitudo e dalla profondità degli ipocentri, ma anche dalla vulnerabilità degli edifici: dati questi ultimi, non noti agli organi di protezione civile. Le autorità scientifiche hanno chiarito che per la loro natura è difficile che si possano generare sismi di grandi magnitudo (la stima è ≤ 5 Richter). Mentre invece è probabile che gli ipocentri dei sismi si verifichino nei primi 4 chilometri. Diciamo pure che forse è l’unico caso quello del flegreo, dove è possibile ipotizzare in linea assolutamente generale, magnitudo e profondità ipocentrale dei terremoti, fermo restante la nota impossibilità a prevederli temporalmente. Nel disegno sottostante abbiamo materializzato il triangolo di pericolosità sismica, dove l’unico dato ad oggi, che potrebbe fare la differenza è la vulnerabilità degli edifici. 

Quello che attende i verificatori di stabilità degli edifici sarà un compito arduo, perché sarà molto difficile classificare le cause riguardanti lesioni minori o distacchi di intonaco, magari dovuti a infiltrazioni acquifere e rigonfiamenti da ruggine; altre cause possono essere la cattiva qualità dei materiali utilizzati o i difetti costruttivi o semplici assestamenti preesistenti alla crisi bradisismica. Tutte cause che con i terremoti a bassa energia hanno scarsa correlazione. Quale debba essere il destino dei fabbricati dichiarati pericolanti, ce lo diranno i tecnici e i sindaci e la regione. Quello da cui bisognerà rifuggire però, è lo sperpero di denaro pubblico, perché se determinati palazzi necessitano di adeguamento sismico a partire dalle fondamenta, e magari vengono evacuati perchè dichiarati pericolanti, sarà conveniente abbatterli  assegnando agli sfollati della zona bradisismica grave, una residenza fuori dal perimetro della zona rossa vulcanica. A nessuno venga in mente in nome di una discutibile resilienza,  di spendere moneta per stabilizzare case o palazzi,  in un settore che rimane ad alta pericolosità vulcanica, e pure sismico e bradisismico a permanenza...

Il 13 ottobre 2023 è entrato in vigore il Decreto Legge sul bradisismo, finanziato dallo Stato con 52,2 milioni di euro. Il sindaco di Napoli Manfredi, così come il collega di Bacoli, premono affinché si possa assumere personale da dedicare agli uffici tecnici per almeno tre anni, e non per un solo anno come previsto dal decreto, altrimenti, dicono, sono difficili le assunzioni. Stranamente pure i sindaci di altre zone cercavano mano d'opera tecnica, per evadere le migliaia di pratiche di condono... 

Il presidente De Luca visto il movimentismo di terzi, ha chiarito  che la viabilità è una competenza regionale come la sanità e i piani d'emergenza ospedalieri... tra l'altro ha aggiunto:<< che non possiamo avere un’espansione irrazionale di edilizia in area a rischio>>. Interessante... come  pure l’accento che il governatore ha messo sullo stato di attenzione giallo:<< …Ma non è ancora chiaro cosa e quando potrebbe spingere i tecnici a passare a quello arancione…>>. Su quest’ultimo interrogativo pensiamo che non ci siano risposte adeguate. Non abbiamo esperienze e dati delle precedenti eruzioni… Quindi il passaggio eventuale delle fasi di allerta da giallo ad arancione, saranno per loro natura frutto di interlocuzioni tra le autorità governative e la commissione grandi rischi. 

I contenuti di questo D.L. 12 ottobre 2023 n° 140, sono stati successivamente oggetto di una riunione tenutasi presso l’accademia aeronautica militare di Pozzuoli. All’incontro hanno presenziato due ministri: Sangiuliano e Musumeci; e ancora i vertici del dipartimento della protezione civile, i rappresentanti dei comuni e della regione e dell’area metropolitana e dell’INGV; del parco flegreo e altri… Tutti portatori di interessi.

Il sindaco di Pozzuoli ha espresso grande soddisfazione per il raggiungimento dell’obiettivo più atteso: il riconoscimento del bradisismo come calamità a sé stante, diversa dal rischio sismico e diversa dal rischio vulcanico inviso agli amministratori. Non pochi evitano di riflettere sul fatto che il fenomeno bradisismico è certamente una diretta conseguenza del calore magmatico: per sollevare una città di oltre un metro, s’intuirà che occorre un bel po’ di energia (calore)… Da un punto di vista tecnico, occorre dire che il bradisismo ha nella sua radice semantica il termine lento. Lento sollevamento (o abbassamento) del suolo… Quindi, questo movimento verticale al momento non sembra incidere sulla statica dei fabbricati o sulle infrastrutture.  

Dalla cartina in basso (Barberi et altri), si evince il sollevamento rilevato nell’ultima crisi bradisismica degli anni ’80. Sulle pagine dell'INGV a proposito di questo periodo si legge:<< L'inizio della crisi bradisismica 1982-84 può farsi risalire all'estate del 1982 quando si evidenziò un sollevamento del suolo anomalo, seguito il 2 novembre da uno sciame sismico di 17 eventi in 2 ore localizzati poco a nord del porto di Pozzuoli ed avvertito dalla popolazione. Nel periodo giugno-novembre 1982 il sollevamento del suolo al porto di Pozzuoli fu stimato di circa 15 cm. Nei mesi successivi la sismicità si mantenne di lieve entità fino al 15 maggio 1983 in cui si verificò un evento di magnitudo 3.4 localizzato a Pisciarelli, nella conca di Agnano. Da quel momento la sismicità diventò più intensa concentrandosi nell'area Solfatara-Accademia. Il 4 ottobre 1983 si verificò l'evento di maggiore intensità (magnitudo 4) e il 13 ottobre si ebbe il primo sciame sismico costituito da numerosi eventi (229 eventi in poche ore). Dall'inizio della crisi fino alla fine del 1983 si registrarono oltre 5.000 eventi significativi. Nel 1984 aumentarono il numero di terremoti di magnitudo più elevata fino all'evento di magnitudo 3.8 dell'8 dicembre. Da quel momento la sismicità diminuì drasticamente fino a cessare del tutto nel 1985. Durante il periodo di crisi furono eseguite livellazioni geodetiche di precisione con periodicità trimestrale. Tali misure evidenziarono che il massimo sollevamento si ebbe nell’area di Pozzuoli. Nei due anni e mezzo intercorsi dall'estate del 1982 fino a tutto il 1984 si ebbe un sollevamento dell'area del porto di Pozzuoli di circa 185 cm che, unito al sollevamento di circa 170 cm del 1970-72, portò ad un sollevamento totale di circa 3.55 m.>>.

Bradisismo anni '80 (Barberi et altri).


Le indagini e le verifiche che si appresterebbero a fare i tecnici neo assunti, riguarderanno anche il famoso Rione Terra (Pozzuoli), luogo simbolo del bradisismo acuto e  ultra secolare, ma anche luogo simbolo della ricostruzione post bradisismo degli anni ’80, con interventi non si sa quanto oculati, atteso che le ristrutturazioni sono avvenute sulla punta dell’iceberg bradisismico. Sarebbe interessante sapere a che destinazione d’uso saranno adibiti i palazzoni del Rione Terra una volta ultimati, anche se sembra che a priori si voglia scartare una finalità abitativa, visto che trattasi di un agglomerato alto e senza spazi esterni immediatamente sicuri. Diventeranno uffici o bed and breakfast? Intanto pure  la fruibilità di questo luogo antico e storico a scopo turistico attraverso percorsi pedonali guidati è stata per il momento sospesa per motivi di sicurezza. Limitazioni numeriche sono state imposte anche per le visite ai sotterranei dell'anfiteatro Flavio.

Il Rione Terra di Pozzuoli


L’azione del ministro Nello Musumeci nel destinare risorse ai comuni ubicati territorialmente nel campo vulcanico flegreo per fronteggiare il bradisismo è sicuramente lodevole, ma senza prese di posizioni sull'edilizia, la sua azione è di assoluta impotenza a fronte del rischio vulcanico. Sarebbe stato encomiabile l'operato della commissione grandi rischi riunitasi per analizzare il rischio sismico e bradisismico ed eruttivo, se avesse rappresentato a chiare lettere che non si può continuare a edificare in una zona soggetta a multirischi, tra cui quello vulcanico, che sovrasta quello sismico e bradisismico per letalità dei fenomeni associati. D'altra parte sarebbe utile che s'imponessero dei vincoli antisismici maggiormente tutelativi nella zona focale puteolana, magari quale enclave della zona  sismica 2. 

Bene ha fatto il deputato Antonio Caso a chiedere in audizione alla camera, al dirigente della protezione civile della regione Campania Italo Giulivo,  come mai non è stato imposto uno stop legislativo all'edificazione residenziale in zona rossa vulcanica ai Campi Flegrei, alla stregua di quanto fatto per il Vesuvio nel 2003. Il Dott. Giulivo nella seduta citata ha risposto con qualche esitazione che il problema è politico, ma che avrebbe relazionato a chi di dovere. Il medesimo dirigente, alla domanda se nel flegreo e nell’attualità ancora si costruisse, ha preferito non rispondere.. 

Ovviamente è prevedibile che i verificatori della grave zona bradisismica provvedano nell'ambito delle verifiche, piantine catastali alla mano, a stilare una scheda per ogni singolo palazzo esaminato, verificando pure la liceità delle costruzioni e la loro regolarità in termini di licenze edilizie, di conformità, e condoni e sanatorie. Il lavoro di verifica dei tecnici pagati coi soldi pubblici, non può e non deve essere perduto. Tra l'altro dovrebbe poi essere informatizzato, per avere una rapida consultazione dei dati archiviati, onde usufruire di elementi di comparazione in caso di recrudescenza di questo fenomeno, per la prima volta assurto a calamità a se stante, classificato come bradisismo che può variare la sua incidenza in termini di gravità. Ci sembra di capire che oggi è un bradisismo giallo...

In tutti i casi da oltre oceano le autorità governative americane hanno invitato i propri marinai di stanza a Napoli, a tenere a portata di mano un kit di sopravvivenza nel caso dovesse cambiare il livello di allarme vulcanico ai Campi Flegrei...