Pozzuoli. La darsena pescatori. |
In data il 27 e il 28 ottobre 2023, la commissione grandi
rischi per il rischio vulcanico (CGR-SRV), su invito del dipartimento
della protezione civile, si è riunita per valutare gli elementi di pericolosità
vulcanica presenti ai Campi Flegrei, visto che in questa particolare area provinciale
di Napoli, sussistono fenomeni di non poco conto, riconducibili al magma stipato non si sa con quali volumi e a quali profondità nei primi 8
chilometri calderici.
Nelle ultime settimane sembra che le manifestazioni geo dinamiche
come i sismi e il bradisismo, siano scemate significativamente, contribuendo a
calmare gli animi furenti accesi dalle preoccupazioni espresse dal ministro
Musumeci. Infatti, sulla scorta del documento redatto dalla CGR-SRV, il
ministro della protezione civile e delle politiche del mare, riferì in sintesi e con chiarezza e gravità, che poteva rendersi
necessario dichiarare in zona rossa flegrea, un passaggio del livello di
allerta vulcanica da attenzione a preallarme, senza escludere del tutto la
possibilità che la situazione potesse ulteriormente evolvere e peggiorare.
Alle apprensioni del ministro la risposta del territorio è
stata di stupore iniziale confluito in una risentita replica dello pseudo
comitato partenoflegreo, composto dai primi cittadini della zona rossa
dei Campi Flegrei, capitanati dal sindaco metropolitano di Napoli, nonché
ingegnere, Gaetano Manfredi. Un sostanziale supporto al
comitato è giunto pure indirettamente dall’osservatorio vesuviano, che ha voluto essere della
partita prendendo le distanze dalle valutazioni di pericolosità espresse dalla
commissione grandi rischi.
Il sindaco di Bacoli, Della Ragione, qualche giorno fa ha dichiarato che c’è una cattiva comunicazione che sta facendo molti più danni del bradisismo. Il primo cittadino bacolese non molla la presa sul sisma bonus edilizio, in favore di quella parte del suo territorio che ricade nella zona rossa bradisismica di nuovissima ed esclusiva determinazione.
zona rossa bradisismica con refuso tintometrico bianco all'altezza della spianata di Bagnoli |
I fondi già stanziati infatti, potrebbero non essere sufficienti per rinforzare quei fabbricati che verranno eventualmente dichiarati staticamente inadeguati, a causa della microsismicità zonale dovuta al bradisismo. Una condizione tutta da verificare, e ad assumersi l’onere delle verifiche dovrebbe essere un’apposita commissione. La discriminazione tecnica che riguarderà lo stato dei fabbricati sarà ardua, innanzitutto perchè si dovrà accertare e discriminare che le deformazioni o i quadri micro fessurativi ove riscontrati, siano ascrivibili agli effetti sismici di lievissima, lieve e raramente di moderata energia, e non riconducibili a una genesi deteriorativa dovuta alle inclemenze meteorologiche o ai normali assestamenti gravitativi.
Un’analisi generale segnala a priori che la multi fratturazione del sottosuolo infra calderico, difficilmente consentirà accumuli di energia e quindi il manifestarsi di eventi sismici ad elevata magnitudo. Ovviamente è fatta salva l’insorgenza di una fenomenologia grave a ridosso di un’eruzione, che in realtà sarebbe poco da temere, perché corrisponderebbe a un momento in cui il valore esposto rappresentato dalla vita umana, per effetto dell’evacuazione preventiva dovrebbe essere pari a zero.
Il verbale della commissione grandi rischi pubblicato il 25
novembre 2023, venne anticipato nelle conclusioni dal ministro Musumeci, che, in nome del principio
di precauzione, intese alzare la guardia scientifica e operativa sulla zona
rossa dei Campi Flegrei, rimarcando pure il dato che sono 40 anni che non si fa niente di concreto per la sicurezza dei cittadini. C'è anche da dire che negli ultimi 40 non si registrano neanche effetti rovinosi da bradisismo e sisma. In tutti i casi la pericolosità vulcanica è immanente nel sottosuolo flegreo.
Il comitato partenoflegreo ha reputato allarmista l’intervento del ministro, criticando pure il parere degli esperti
della grandi rischi, tutti rei di far scappare i turisti, di far crollare il
commercio, di favorire la svalutazione delle case e di far avvizzire
l’economia… D’altro canto difficile invocare
pragmatismo, quando l’osservatorio vesuviano, l’ente preposto al
monitoraggio vulcanico, è il primo a mostrarsi scettico circa il pericolo sancito da altri
scienziati, in nome di una capacità auto attribuitasi di predire un’eruzione in tempi utili, grazie all’utilizzo
di strumenti multi parametrici con cui, dicono, è possibile monitorare il
magma, qualora dovesse ascendere verso la superficie. Un dato che emerge pure dalle
pagine FAQ dell’osservatorio vesuviano, dove si legge:
È possibile prevedere la prossima eruzione del Vesuvio o
dei Campi Flegrei?
Non è possibile prevedere a lungo termine quando ci sarà
la prossima eruzione. Tuttavia, grazie alla sorveglianza del vulcano è
possibile rilevare con ampio anticipo l'insorgenza di fenomeni precursori, che
generalmente precedono un'eruzione, e procedere all'evacuazione prima che
avvenga l'eruzione.
Una congettura questa dell'osservatorio, certamente auspicabile che invitiamo a rivedere anche sulla scorta delle dichiarazioni della commissione e di altre disquisizioni di seguito riportate estratte dai bollettini settimanali emessi per i Campi Flegrei dove si legge:
L'INGV fornisce informazioni scientifiche utilizzando le
migliori conoscenze scientifiche disponibili; tuttavia, in conseguenza della
complessità dei fenomeni naturali in oggetto, nulla può essere imputato
all'INGV circa l'eventuale incompletezza ed incertezza dei dati riportati e
circa accadimenti futuri che differiscano da eventuali affermazioni a carattere
previsionale presenti in questo documento. Tali affermazioni, infatti, sono per
loro natura affette da intrinseca incertezza.
L'INGV non è responsabile dell’utilizzo, anche parziale,
dei contenuti di questo documento da parte di terzi, e/o delle decisioni
assunte dal Dipartimento della Protezione Civile, dagli organi di consulenza
dello stesso Dipartimento, da altri Centri di Competenza, dai membri del
Sistema Nazionale di Protezione Civile o da altre autorità preposte alla tutela
del territorio e della popolazione, sulla base delle informazioni contenute in
questo documento. L'INGV non è altresì responsabile di eventuali danni arrecati
a terzi derivanti dalle stesse decisioni.
Quest’ultimo paragrafo lo giudichiamo negativamente interessante,
perché sembra un modo per prendere nettamente le distanze dalla scienza “residuale”, così
come dal sistema della protezione
civile, e certe precisazioni ci sembrano una ridondanza inutile.
Di recente (27/novembre 2023), il direttore dell’osservatorio vesuviano Di
Vito ha riferito che :<< artatamente se noi parliamo di risalita
del magma da 8 a 4 chilometri, noi vediamo questo serbatoio che si avvicina. Ma
noi non abbiamo evidenze di questo; ma soprattutto io direi che quello che deve
preoccuparci di più, eventualmente, e se il magma dai 4 chilometri incomincia a
risalire verso la superficie: ma su questo non ci sono evidenze>>.
Il comitato partenoflegreo si è espresso pure col sindaco
ingegnere Gaetano Manfredi che,
in audizione alla camera dei deputati (4/10/2023), ebbe ad affermare: <<…
il sistema di monitoraggio da parte dell’INGV e dell’osservatorio vesuviano,
è uno dei più sofisticati al mondo e ci dice oggi, almeno da quello che ci
riferiscono gli esperti del settore, che movimenti magmatici in profondità non
ci sono e quindi questa è un’attività di degassamento che è un’attività
sicuramente significativa ma che non è un precursore di un’eventuale potenziale
eruzione…>>.
Di parere diverso quello del presidente
dell’INGV, Carlo Doglioni, che, in collegamento con la camera dei
deputati (28 settembre 2023) disse:<<…sappiamo che il magma si trova a
una profondità di oltre 5/6 chilometri, e quindi non è in vicinanza della
superficie, anche se è bene sapere che,
nel caso riuscisse a trovare vie di fuga per la risalita, i tempi sarebbero
estremamente rapidi, nell’ordine di qualche ora, massimo qualche giorno...>>.
D'altra parte visto le varie ipotesi sulle tempistiche di un'eruzione, il principio di precauzione converge bene su quanto espresso dal Prof. Giuseppe Mastrolorenzo in numerose interviste, cioè la possibilità che si possa verificare la condizione di una evacuazione della popolazione flegrea con eruzione in corso. Non è un paradosso, bensì una delle 3 condizioni possibili che sono:
1. mancato allarme;
2. falso allarme;
3. allarme con successo evacuativo.
Ognuna di queste circostanze allo stato delle conoscenze ha un 33.33% di probabilità di accadimento. Si tenga presente che col mancato allarme non poche persone troverebbero la salvezza attraverso l'evacuazione a piedi, soprattutto se avranno ben chiaro il da farsi all'occorrenza.
Il verbale della commissione grandi rischi è stato
pubblicato qualche giorno fa (25/11/2023), scatenando ancora una volta l’ira
del comitato partenoflegreo, che ritiene che una siffatta pubblicazione
doveva prima passare al vaglio dei sindaci senza che fosse resa pubblica sui
media. Vediamo cosa dicono in forma rapida le conclusioni di questo importante e
criticato documento della CGR-RSV:
-
La commissione rileva che l’insieme dei dati
scientifici rafforza l’evidenza di un coinvolgimento di magma nel processo di
sollevamento;
-
L’analisi modellistica dei dati InSaR,
limitati a una finestra temporale che si chiude al 2022, indica una sorgente di
pressione ad una profondità di 4 chilometri, come la principale responsabile
del sollevamento osservato; si segnala l’urgenza di estendere l’analisi al
2023…
-
Le osservazioni geochimiche confermano quanto
emerso nella riunione del 3 ottobre riguardo a un significativo aumento dal
2018 ad oggi, delle concentrazioni di gas riducenti nelle fumarole;
-
La modellistica proposta indica che, a
partire dal 2021/2022 il sistema idrotermale sta evolvendo verso condizioni più
ossidanti e di alta temperatura (T>450°C.) ovvero più magmatiche.
-
La presentazione dei dati
magnetotellurici…evidenzia la presenza a bassa profondità (100/200 mt.) di
strutture a media resistività, interpretate come livelli argillosi
impermeabili che potrebbero fungere da confinamento a fluidi in pressione. Tali
strutture confermano la centralità del sistema Solfatara – Pisciarelli nel
possibile accadimento di un’esplosione freatica il cui scenario d’impatto
sarebbe da approfondire in dettaglio a breve termine dalla commissione grandi
rischi per il rischio vulcanico. Al tempo stesso appare importante promuovere
con urgenza una discussione critica sui possibili segnali premonitori di tale
attività e sulla capacità dell’attuale sistema di monitoraggio di rilevarli, evidenziando
la necessità di eventuali implementazioni.
-
La presentazione di Neri e di Kilburn,
sono state dedicate alla illustrazione di modelli improntati all’analisi
temporale dei parametri di sismicità e deformazione anche al fine di formulare
previsioni sull’evoluzione del processo di fratturazione… Pur non essendo state
chiarite quali potrebbero essere le implicazioni fenomenologiche di tale
processo di frattura della crosta superficiale, non si può al momento escludere
che lo stesso possa favorire o innescare processi quali sismicità
significativa, manifestazioni freatiche e risalita di magma verso la
superficie.
-
Alla luce della recente evoluzione del
processo bradisismico, e del possibile/probabile coinvolgimento del magma nel
sollevamento, la CGR-SRV rileva che non può essere esclusa una rapida
progressione verso la risalita del magma in forma di dicco, che possa
raggiungere la superficie.
-
Conclusioni. In base a quanto
emerso, la CGR-SRV ritiene che il quadro complessivo non sia di univoca
interpretazione, ed esprime comunque la preoccupazione che i processi in atto
possano evolvere ulteriormente anche in tempi brevi se confrontati con quelli
della pianificazione di emergenza vulcanica...
Gli unici tempi previsti dalla pianificazione emergenziale
stilata a protezione degli oltre 500.000 abitanti della calderopoli flegrea,
cioè quelli della zona rossa vulcanica per intenderci, sono le 72 ore
necessarie per allontanare l’intera popolazione in caso di allarme eruttivo.
Non ci sono altri tempi con cui confondersi o confrontarsi. Così come non ci sono tempi certi che
possano cadenzare i diversi livelli di allerta vulcanica, tant’è che poche ore
di anticipo che possono pure inquadrarsi come un successo previsionale, in
termini di salvaguardia della popolazione sarebbero un catastrofico insuccesso. Resta inteso che semmai il magma dovesse inoltrarsi verso la superficie, il livello di preallarme sarebbe difficilmente dichiarabile. Non è un caso che nella pianificazione di emergenza si è preferito lavorare su una ipotesi di contemporaneo allontanamento di tutta la popolazione (allarme generalizzato).
Opportunamente l’INGV osservatorio vesuviano ha specificato che loro nulla hanno a che vedere con le decisioni assumibili dal dipartimento
della protezione civile e dagli organi consultivi (CGR?) di ogni ordine e grado.
Innanzitutto perché è bene ricordare che la normativa prevede che l’ente
addetto al monitoraggio fornisca dati, relazioni e suggerimenti, esaurendo così
il proprio ruolo all’interno del sistema nazionale di protezione civile. Sul da farsi operativo ai livelli di preallarme e
allarme è una prerogativa tutta politica.
La commissione grandi rischi ha indicato in quale direzione bisogna indagare nel flegreo, soprattutto per verificare la presenza di magma nei primi chilometri. Una raccomandazione che potrebbe suonare come un richiamo su quello che si poteva fare in termini di indagini. Da quest'ultimo punto di vista, ci viene in mente un articolo che stilammo con la collaborazione del dott. Luca D'Auria dell'osservatorio vesuviano (INGV). Ricercatore che oggi pare operante all'estero.
Il dott. Luca D’Auria, su questi argomenti ci
rilasciò una interessantissima intervista, riepilogativa di un lavoro
scientifico pubblicato il 17 agosto 2015 sulla rivista Scientific Report, dove
si ritiene che il magma soprattutto a cavallo degli anni 2012 e 2013 abbia
raggiunto in forma di intrusione, quasi i tremila metri di profondità.
L’abstract recita:<< Abbiamo trovato le prime prove, negli ultimi 30
anni, di una rinnovata attività magmatica nella caldera dei Campi Flegrei da
gennaio 2012 a giugno 2013. La deformazione del suolo, osservata attraverso
interferometria satellitare e misurazioni GPS, è stata interpretata come
l'effetto dell'intrusione a profondità ridotta (3090 ± 138 m) di 0,0042 ±
0,0002 km 3 di magma all'interno di un davanzale. Ciò interrompe circa 28 anni
di attività idrotermale dominante e avviene nel contesto di una fase di
disordini iniziata nel 2005 e all’interno di un più generale sollevamento del
suolo che va avanti dal 1950. Questa scoperta ha implicazioni nella valutazione
del rischio vulcanico e nell’attività vulcanica>>.
disegno indicativo non in scala |
Nell’introduzione all'articolo poi si legge:<< Comprendere le
dinamiche dei disordini nelle caldere è ancora una questione scientifica
aperta. I segnali geofisici e geochimici mostrano spesso schemi sconcertanti
che rendono la corretta interpretazione dei disordini vulcanici un compito
difficile. Questo problema ha importanti implicazioni nella gestione del
rischio vulcanico poiché le caldere sono generalmente densamente popolate a
causa della loro topografia relativamente piatta e del terreno fertile. Un
problema scientifico particolarmente rilevante è quello di discriminare se i
disordini della caldera sono legati a perturbazioni di un sistema idrotermale
poco profondo o guidati da autentiche intrusioni magmatiche>> . Considerazioni attualissime...
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