Il 4 novembre 2025 si è tenuta la riunione della commissione grandi rischi per stabilire lo stato di irrequietezza geo vulcanica ai Campi Flegrei. Contemporaneamente il dipartimento della protezione civile ha stabilito di rimando e secondo alcuni automatismi, la fase operativa corrispondente.
In questo consesso tecnico scientifico è stato quindi sancito e proclamato nel flegreo, il livello di allerta gialla secondo la nuova classificazione, ovvero un'allerta per disequilibrio medio nel sottosuolo calderico del super vulcano. E' stata così confermata l’adozione della fase 2 relativamente alle attività operative corrispondenti che ci sembrano in tutti i casi azioni non particolarmente laboriose rispetto alle complicazioni che si dovrebbero affrontare, nella malaugurata ipotesi che si passi alle fasi successive.
Occorre precisare che fasi e livelli anche se quasi sempre si conglobano tra di loro, in realtà devono avere una precisa e indipendente classificazione e connotazione nel sistema di protezione civile, senza sovrapposizioni. La parte operativa infatti, potrebbe essere come risposta interventistica insufficiente o sovrabbondante, atteso le incertezze che accompagnano l'interpretazione dei dati geofisici e geochimici di monitoraggio utilizzati per valutare i livelli di attenzione al pericolo fin qui raggiunti.
Negli ultimi tempi le profondità della caldera flegrea hanno lasciato annotare fluttuazione dei parametri controllati con una tendenza al rialzo dei valori registrati, generando preoccupazioni per l'evidenza di squilibri di tutto rispetto che gli scienziati hanno definito di livello medio.
- Sollevamento del centro della caldera con velocità media a generale geometria radiale.
- Sismicità vulcanico – tettonica frequente con Md massima sporadicamente compresa tra 4 – 4,5.
- Moderato aumento della componente magmatica nei gas fumarolici.
- aumento dei flussi di anidride carbonica e dell’estensione delle aree di degassamento.
- Ulteriori variazioni dei valori di P e T di equilibrio del sistema idrotermale.
Per quanto riguarda la possibile insorgenza di fenomeni pericolosi dettati da questa condizione di disequilibrio (medio), questi possiamo così riassumerli:
- Concentrazione di CO2 e altri gas (H2S) potenzialmente dannosi per la salute umana in prossimità delle zone di emissione (anche diffusa); in zone sottovento, morfologicamente depresse o in luoghi chiusi.
- Scuotimento sismico da lieve a occasionalmente intenso nelle aree epicentrali.
- Esplosioni freatiche localizzate in aree con intensa attività idrotermale.
- Frane sismo indotte in prossimità delle aree epicentrali.
Nella mappa sottostante è evidenziata la zona dove i fenomeni appena indicati, intesi come precursori vulcanici o comunque come processi di rimodulazione degli equilibri chimici e fisici che avvengono incessantemente nel sottosuolo calderico, possono manifestarsi con una certa intensità, incidenza e persistenza e pericolo.
E' di tutta evidenza che l'area viola ricalca per intero i confini della zona bradisismica ristretta e allargata, che conta complessivamente circa 85.000 abitanti che risiedono, ricordiamolo, in un'area caratterizzata nel sottosuolo profondo da magma e da un sistema idrotermale pressurizzato. Il centro radiale del bradisismo corrisponde al rione Terra di Pozzuoli, che è anche il punto che maggiormente si è innalzato negli ultimi venti anni, per quasi 150 cm. di altezza.
La commissione grandi rischi ha chiarito che i livelli di
allerta rappresentano un indice legato alla variazione dei parametri fisici e
chimici del vulcano, che danno vita, secondo un incedere teoricamente progressivo, al potenziale pericolo eruttivo o comunque a una recrudescenza di fenomeni che in ogni caso non si
possono sottovalutare per pericolosità.
Purtuttavia, stante la
impossibilità di epurare tutte le incertezze che sussistono nella materia geo
vulcanologica, non si può escludere che i passaggi da un livello di allerta
all'altro possano avvenire con una temporalità non
lineare, così come si potrebbe andare incontro addirittura a un salto di
colore. Per esempio, si potrebbe passare direttamente dal giallo medio al
rosso. Ovviamente quest'ultima
eventualità potrebbe mettere totalmente in crisi i piani di evacuazione
della popolazione che, ricordiamolo, sono basati su un tempo di 72 ore a
disposizione. D'altro canto un "salto" di livello di allerta
direttamente sul rosso, innescherebbe la fase operativa di allarme evacuativo
con sovrapposizioni di funzioni e procedure sicuramente deleterie per l’organizzazione
complessiva dei soccorsi, che in un contesto generalizzato di panico, dovrebbero
svuotare pure ospedali e cliniche e musei e carceri contemporaneamente alla popolazione della zona rossa che conta 550.000 residenti. Tra l'altro non ci si faccia ingannare dall'area violacea: se l'eruzione singola o multipla dovesse avvenire proprio in questo settore, qui si manifesterebbero le prime dirompenze, ma i prodotti piroclastici si disperderebbero in quota per decine di chilometri per poi ricadere, e le nubi ardenti dilagherebbero ben oltre i confini del semicerchio viola.
Queste possibilità seppur minime di dover affrontare
improvvisamente l'allarme eruttivo, dovrebbero consigliare prudenzialmente la
realizzazione di un piano B contenente le istruzioni per allontanarsi dall'area
flegrea anche in una condizione di emergenza dettata dalla chiara percezione dei prodromi
pre eruttivi, se non addirittura con eruzione in corso.
Occorre dire che, specialmente in questo distretto vulcanico
dove per plurisecolare quiescenza non si hanno dati certi sulla quantità e
qualità e perduranza dei prodromi che anticipano un'eruzione, la previsione del
fenomeno eruttivo rimane inevitabilmente un processo probabilistico, dove non si
possono escludere condizioni di falsi allarmi o mancati allarmi. D'altra parte
non è neanche possibile valutare in anticipo l’intensità dell'eruzione…
Neppure l'avanzatissima dotazione strumentale di
monitoraggio gestita dall’osservatorio
vesuviano può garantire affidabilità previsionistiche. Questo perché le
apparecchiature elettroniche non fanno previsioni ma producono numeri, di
precisione assoluta ma numeri, e proprio perché non esistono valori di
riferimento codificati o esperienze pregresse, la previsione dell’evento
vulcanico qui e in genere, rimane ancora oggi un
procedimento “manuale” in capo alla commissione grandi rischi. Questo vuol dire
pure che forse non si ha quel controllo diretto sul magma e sulla sua eventuale
ascesa come ci è stato raccontato negli ultimi anni…
Che doveva esserci un aumento del livello di allerta
vulcanica nei Campi Flegrei era scontato
ed era già nelle pieghe del pensiero della commissione grandi rischi, insediatasi nel 2023, e se non
avessero allargata la maglia delle soglie duplicando i colori, forse oggi
potevamo trovarci già negli spazi arancione. Infatti, i dati confermano un
aumento costante del bradisismo con un sollevamento nelle ultime settimane di
2,5 cm. al mese con relativo incremento della sismicità che conta 165 terremoti nella settimana
dal 3 al 9 novembre 2025. Anche il sistema idrotermale lascia registrare
un aumento delle temperature e delle pressioni e dei flussi gassosi fumarolici dispersi in atmosfera. Variazioni
che certamente non possono lasciare indifferenti coloro che sono preposti a
garantire la sicurezza a tutti i livelli.
L'elemento che ci lascia perplessi come sempre, è quello legato all'utilizzo che si fanno dei dati geochimici e geofisici nel loro insieme, e che in ultima analisi vengono utilizzati monotematicamente solo per rappresentare livelli di pericolosità e fasi operative. Una tabella denominata dei livelli di allerta che ha un apice drammatico, dovrebbe avere conseguenze non solo nella risposta operativa, tra l'altro francamente e inevitabilmente limitata per tutte le incertezze che governano la materia, ma i dati sulla pericolosità dell'area calderica, dovrebbero essere innanzitutto utilizzati per incentivare la prevenzione della catastrofe vulcanica, soprattutto da parte di chi è deputato al governo del territorio vulcanico.
Eppure le autorità politiche contrariamente alla logica non elettorale, parlano di resilienza, di
bonus, superbonus, di finanziamenti statali ed europei, proponendo una persistenza abitativa purtroppo
ammantata di rischio. È il caso di ricordare che pure rinforzando al massimo i
palazzi, questi non offrono alcuna difesa da una eruzione che potrebbe generare
flussi piroclastici da una bocca o più bocche eruttive non individuabili prima.
Così come non si è scevri dal pericolo dei gas che si sprigionano dal
sottosuolo, soprattutto in concomitanza con lo stimolo sismico. D'altro canto pure i fabbricati rinforzati
alla stregua di un bunker, devono fare i conti con un bradisismo ora ascendente e
il rischio di eruzioni freatiche, soprattutto nelle zone dove la componente
idrotermale è palesemente manifesta.
I fabbricati che già oggi sono inabitabili, forse dovrebbero rimanere tali, e i proprietari forse farebbero bene a chiedere l'assegnazione di una magione fuori dalla zona rossa, in modo da garantirsi una serenità abitativa... Le autorità non dovrebbero incunearsi e impasticciarsi in pratiche risarcitorie monetizzabili, perché il sistema dei valori e degli aggiusti presunti o reali della parte e della controparte tende a ingolfarsi nonostante la mediazione dell'autorità locale che a volte non è risolutiva: anzi... Lo Stato allora, forse dovrebbe offrire case in luoghi sicuri e non soldi difficili da quantizzare e da spendere…
di Vincenzo Savarese


