MalKo |
Sorvolare l’isola di
Pithecusa (Ischia), ci procurava
sempre una sensazione di piacere e di particolare ammirazione per questo grande
“scoglio” tufaceo considerato la più vecchia colonia greca in Italia. Dal
nostro elicottero apprezzavamo la forma trapezoidale e il rilievo centrale del Monte Epomeo, una sorta di pilastro
tettonico che domina con i suoi 789 metri un abitato che segna senza soluzione
di continuità gli oltre 30 chilometri della fascia costiera. Una conurbazione
che elegge Ischia, dopo la Sicilia e la Sardegna, come isola col maggior numero
di abitanti…
La sensazione che provavamo
volando sull’isola era di ammirazione ma anche di consapevolezza che il gran complesso
tufaceo pur mostrandosi monolitico nell’insieme, in realtà risultava fragile,
perché il tufo nonostante si presti molto bene ad essere utilizzato come
materia prima nelle costruzioni, rimane pur sempre un litoide diagenizzato particolarmente
vulnerabile alle inclemenze meteorologiche e all’erosione meteo marina.
Ischia è esposta non solo ai dinamismi esogeni,
ma è anche soggetta a significative e poco quantificate sollecitazioni endogene
dovute alla parte crostale e alla camera magmatica forse in tensione o forse in
rilassamento, ancorché percorsa dal calore vulcanico non sopito e
particolarmente vivo intorno e al di sotto dell’Epomeo e dintorni.
Ischia - entroterra arenile maronti |
Del calore sotterraneo ce ne
accorgemmo nel mese di aprile del 2008 quando la nostra base nel salernitano fu
allertata per un improvviso boato avvertito con un certo allarme nel
comprensorio ischitano di Forio. Col
nostro elicottero ci portammo in zona e scartammo subito il centro abitato
quale origine del rimbombo perché in tal caso la sorgente emissiva sarebbe
stata immediatamente individuata e segnalata. Stessa logica nel braccio di mare
perché un eventuale scoppio avrebbe destato l’attenzione istantanea e sarebbero
stati percepiti visivamente spruzzi e schiumeggi dalla piatta distesa marina. D’altra
parte le indicazione puntavano tutte verso il monte… il Monte Epomeo, vero
perno dell’isola.
Iniziammo quindi circuiti
metodici fino a quando non notammo nella parte medio montana una zona fumarolica
con una bocca emissiva di tutta evidenza, dove le volate di vapore erano più vistose
e potenti rispetto alle altre. Terra fresca e pietre accumulate alla base di
questo foro roboante ci convinsero che probabilmente l’origine del boato era da
ascriversi a una degassazione repentina di una sacca di vapore in pressione nel sottosuolo.
La cosa che maggiormente ci
colpì in questo sopralluogo montano non furono tanto le effusioni acquose, bensì
la constatazione che non pochi massi costellavano la parete del montagnone in una condizione di
equilibrio piuttosto precario. Con la storia sismica della vicina Casamicciola, pensammo subito che
un’eventuale terremoto avrebbe potuto cagionare il rotolamento dei massi
dabbasso con possibili danni agli abitati sottostanti.
Per il passato le
popolazioni locali probabilmente avevano avuto a che fare non poche volte col
fenomeno delle frane. Infatti, riuscivano a mettere immediatamente mano ai massi
particolarmente grandi che precipitavano dall'Epomeo, perforando e modellando i malleabili blocchi tufacei letteralmente “piovuti dal
cielo”, ricavando dall’ammasso litico con un lavoro di grossolano cesello, scale,
stanze ben squadrate, e poi antri e finestre… ovvero case, con tanto di camino
sommitale.
Il fenomeno dell’accentuato
dissesto idrogeologico e quindi delle frane, probabilmente è dovuto alle
caratteristiche del tufo, spesso a sfoglie, non sempre omogeneo e facilmente
attaccabile dagli elementi erosivi e soprattutto dall’acqua che qui e altrove rappresenta
uno degli elementi scatenanti dello sbriciolamento dei versanti montuosi. Nel
territorio ischitano si sommano vari aspetti all’origine dei dissesti fra cui l'abusivismo edilizio che modifica la regimentazione delle acque superficiali, e gli
incendi boschivi che negli anni e a più riprese hanno divorato la vegetazione che
copriva in senso protettivo il giallo elemento.
La foto sottostante mostra
un enorme blocco staccatosi dal Monte Epomeo nel 1910, con alcuni abitanti che
posano per una foto ricordo. In questo caso l’immagine vale più di mille parole…
La nostra sensazione sulle
caratteristiche territoriali di Ischia è quella di un’isola dicevamo particolarmente
fragile, che ha bisogno di mettere un freno innanzitutto al dilagare dell’edilizia
in tutte le sue forme, e soprattutto di tanta manutenzione ai versanti scoscesi
che producono per effetto dell’erosione e delle piogge, materiale litoide
pronto a smottare o precipitare a valle come le cronache anche recenti ci
riportano.
Il progetto di sfruttamento
geotermico di Serrara Fontana, in
attesa di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), è un progetto industriale
finalizzato alla produzione di energia elettrica attraverso lo sfruttamento di
fluidi notevolmente caldi prelevati dal sottosuolo vulcanico dell’isola in un
sistema sostanzialmente a ciclo chiuso. L’opera prevede la realizzazione di 3 pozzi che si spingeranno nel
sottosuolo tufaceo a una profondità di 1300
metri dal piano campagna. Due di questi
saranno di emungimento e uno di reiniezione dei liquidi condensati. La tecnica
di perforazione dovrebbe essere del tipo a raggiera,
cioè i pozzi saranno iniziati a pochi metri di distanza l’un dall’altro: praticamente
partiranno dallo stesso piazzale, per inoltrarsi poi nel sottosuolo in senso
obliquo e in direzioni diverse, allontanandosi dal punto iniziale di
perforazione di circa 600 metri.
Un pozzo di emungimento
punterà a nord ovest, un altro a sud ovest e quello di reiniezione si diramerà
invece verso est, assumendo quindi una posizione equidistante dalle bocche
emungitrici che si troveranno a una distanza di 1200 metri. La tecnica è
indubbiamente ingegnosa e consente di sfruttare l’obliquità dei pozzi per
testare la maggiore superficie possibile.
Le nostre considerazioni sul
progetto geotermico Serrara Fontana sono simili a quelle già segnalate per l’analogo
progetto Scarfoglio ai Campi Flegrei. La differenza è nella
vulnerabilità del territorio che ci sembra maggiore per l’isola verde, sia per
i profili geologici del sottosuolo non particolarmente noti e sondati, sia per
la possibilità che le trivellazioni e le reiniezioni dei fluidi possano innescare una
serie di fenomeni di ordine sismico capaci di scuotere un profilo montuoso non
scevro da pericoli statici dettati come detto da una particolare fragilità del
tufo all’azione degli agenti erosivi che producono pietre e massi.
D’altra parte il progetto
Serrara Fontana è un progetto pilota,
cioè esplorativo; infatti, non conoscendo esattamente le caratteristiche dell’ambiente sotterraneo in
cui si opererà, è possibile che in corso d’opera si rendano necessari dei
cambiamenti a seconda delle risposte che le perforazioni e gli
emungimenti e le reiniezioni lasceranno registrare in superficie. Ne consegue
che è insito un rischio di fondo seppur minimo, e quindi bisognerebbe evitare affermazioni
a proposito di un rischio zero delle trivellazioni tra l'altro in un contesto dove mancano scenari di pericolo e piani d'emergenza.
Trattandosi di un
comprensorio isolano non particolarmente esteso ma densamente abitato, è
opinione dello scrivente che una decisione politica sulla fattibilità dell’opera
spetti al consesso dei sindaci ischitani,
anche perché la più estesa concessione Ischia Forio li ingloba praticamente tutti. Una comunità che vive di mare e terme
e bellezze naturali, dovrà interrogarsi seriamente sull’insediamento geotermico perché se
l’obiettivo dell’indipendenza elettrica sarebbe un grande traguardo energetico,
bisognerà comunque intuire che fatta eccezione per l’area portuale di Ischia Porto, tutta l’isola è terra di
concessione geotermica. Se si insedia
uno stabilimento industriale che preleva e reimmette fluidi dal sottosuolo, non si
capirebbe perché non se ne possa installare un altro…e poi un altro ancora.
Articolo del 02 agosto 2015.
Possiamo forzare la massima efficienza a grandi profondità,
RispondiEliminase questo si traduce in pericolo?
Nelle zone vulcaniche disabitate, per esempio, Islanda, che è consentito.
Meglio si dovrebbe in zone popolate promuovere progetti in base
a bassa entalpia,
questi non sono problematici.
Essere accolti!
“Hans-Hermann Uffrecht” o “Vesuvio Dove Andiamo”
P.S.Chiedo scusa per la cattiva traduzione! Grazie!