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venerdì 26 febbraio 2021

Rischio vulcanico ai Campi Flegrei: speriamo nel falso allarme... di MalKo

 



Il capo dipartimento della protezione civile, Angelo Borrelli, insieme al capo delle emergenze Luigi D’Angelo, e al responsabile della protezione civile regionale Italo Giulivo e della direttrice Francesca Bianco dell’Osservatorio Vesuviano (INGV), il 10 febbraio 2021 hanno tenuto a Pozzuoli, ospiti del sindaco Figliolia, una sorta di conferenza aperta al pubblico e alle domande del pubblico.

L’assise è servita per fare il punto sulla situazione del rischio vulcanico nei Campi Flegrei: i fenomeni geologici che si registrano nell’area infatti, in qualche misura allertano la popolazione. La direttrice Bianco ha riferito che la sorgente che produce il bradisismo è posta a qualche centinaio di metri a sud del Rione Terra, in mare a una profondità di 3- 4 Km.  A 7-8 km. invece, la medesima accenna a un magma primitivo che degassa in modo massivo generando anomalie geochimiche. Alla domanda del pubblico se è possibile verificare la migrazione del magma verso la superficie, la dirigente ha risposto che grazie al sistema di monitoraggio multi parametrico gestito dall’Osservatorio Vesuviano, c’è una buona probabilità che tali movimenti ascensionali ove si presentassero verrebbero colti. In realtà l’affermazione della direttrice sembra ottimistica, perché le eruzioni avvengono all’interno di processi  complessi e caotici. Quale sarà la goccia geochimica o geofisica che farà traboccare gli equilibri sotterranei è difficile prevederlo. D’altra parte se nell’area napoletana l’autorità scientifica ha trovato un sistema per monitorare il cammino del magma con una sufficiente precisione e in tempi utili, il protocollo di prevenzione anti catastrofe vulcanica napoletano dovrebbe essere subito esportato.

La realtà, e non la verità che non la conosce nessuno, temiamo sia quella che vivere in quest’area calderica costellata da bocche eruttive e ammollata dalla circolazione idrotermale, dal bradisismo e dalle intrusioni magmatiche, rappresenta un rischio che qui più che altrove, ogni singolo cittadino deve valutare se ritenerlo accettabile o meno, e se lasciarlo in eredità a figli e nipoti. Il filo conduttore dei dialoghi tra istituzioni e popolazione, dovrebbe essere improntato alla prudenza e al pragmatismo. Invece, la nostra impressione è quella che ci sia una necessità non dichiarata di tranquillizzare a prescindere i cittadini. 

D’altra parte anche l’ing. D’angelo avrà scoperto e apprezzato il progresso della ricerca scientifica, tant’è che ha assicurato che occorre rimandare indietro l’immagine di una evacuazione con l’eruzione alle calcagna. Infatti, forse azzardando una previsione poco memore dei fatti legati al terremoto dell’Aquila, ha precisato che l’allontanamento dalla zona rossa avverrà molto prima dell’eruzione. Ovviamente una tale precisazione impone che sia scontata che il medesimo quando sarà avrà la previsione dell’eruzione in tasca. Diversamente, tentando un esercizio di interpolazione, potrebbe essere che il dirigente dell’ufficio emergenze volesse dire che in nome della salvaguardia lui e i suoi si muoveranno con scelte, misure e tempi, all’interno dell’alveo del falso allarme piuttosto che del mancato allarme. D’altra parte chiamare un piano di evacuazione piano di allontanamento dipana già il quadro delle intenzioni di chi lo propone.  Occorre solo che la natura sia d’accordo e che l'Osservatorio Vesuviano ben la interpreti…

Una delle perplessità espresse dai cittadini nell’ambito di questo consesso seguito sui social, riguarda la decisione adottata nei piani di evacuazione di trasportare la popolazione puteolana, sprovvista di mezzo di locomozione, dalle aree di attesa comunale direttamente all’area d’incontro localizzata alla stazione ferroviaria di Piazza Garibaldi (Napoli). In questo luogo infatti, avverrebbe poi l’imbarco degli sfollati sui treni in direzione di Milano. Nel merito di questa strategia operativa, l’esperto regionale ha chiarito che la scelta di una siffatta modalità evacuativa è stata elaborata strategicamente dalla Regione Campania e poi sottoposta alla società ACAMIR, l’agenzia campana per la mobilità regionale, che l’ha ritenuta materialmente fattibile; poi, è stata testata sul campo con l’esercitazione Campi Flegrei EXE 2019 ed è stato ritenuto superato lo stress test.  

Il test si è avvalso di alcuni autobus, tra l’altro scortati, e di un numero di partecipanti numericamente ben inferiore alla normale e ordinaria capacità di carico dei pochi pullman utilizzati. Una prova esercitativa di evacuazione rapida e massiva che prevede il trasporto di una parte della popolazione dalla periferia occidentale di Napoli e fino al centro dell’area metropolitana partenopea, difficilmente con i numeri messi in gioco potrebbe essere di conforto per le scelte operate. D’altra parte l’allontanamento avverrebbe in una zona centrale partenopea, che non potranno tardare molto a doverla classificare zona rossa 2. Ergo, non si esclude che dovrà essere evacuata con la stessa tempistica adottata per i Campi Flegrei, cioè contemporaneamente e prima dell’eruzione.

Il dirigente regionale campano Italo Giulivo, in linea col collega dipartimentale, ha dichiarato che il problema vulcanico c’è ma è sotto monitoraggio, e che occorre valorizzare il sistema protezione civile nella sua interezza, rifuggendo dall’idea di un campanello di allarme che trilla e tutti scapperanno contemporaneamente. Già nella fase di pre-allarme, afferma, scatterà il piano nazionale di evacuazione, e quindi si insedierà una direzione di comando e controllo che gestirà le operazioni di spostamento della popolazione flegrea. Allontanare 550.000 persone dalla zona rossa, dice Giulivo, è una sfida sostenibile, ma occorre consapevolezza e ruolo attivo dei cittadini.

Il sindaco Figliolia nelle sue brochure pubblicate online, in ossequio alla calma istituzionale dei colleghi e delle pianificate operazioni di esodo che saranno effettuate con largo anticipo sull’eruzione, ha previsto per i non motorizzati addirittura un allontanamento su prenotazione, sconsigliando i cittadini di presentarsi con largo anticipo alla fermata, rispetto all’ora assegnata. Un po’ i conti non tornano, perché il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ebbe a sostenere proprio nell’ambito dell’esercitazione EXE 2019, che le 72 ore necessarie per portare a termine le operazioni di “allontanamento” <<…potrebbero esserci, ma potrebbero anche non esserci…>>. De Luca incallito eleatico?

L’assise tecnico scientifica come sempre è ruotata intorno all’Osservatorio Vesuviano che, ricordiamolo, è struttura periferica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.  I cittadini sperano sempre da questi incontri, di ricevere e cogliere segnali rassicuranti o contradditori su cui indagare, perché sull’efficacia dei piani di emergenza e di evacuazione nutrono non pochi dubbi, e quindi ambiscono a non misurarsi con le deficienze del sistema, ma piuttosto di andarsene all’occorrenza, in autonomia, con qualche soldo in tasca e ben prima che gli eventi precipitino. In questo schema abbiamo riassunto  le fasi del piano.


Il dibattito recentemente ha avuto qualche momento di riflessione sui limiti e le possibilità offerte da un ipotetico passaggio di fase da attenzione a pre-allarme: da giallo ad arancione per intenderci. Questo nuovo momento operativo potrà essere sancito solo dal presidente del consiglio dei ministri, presumibilmente dopo aver sentito la commissione grandi rischi e riunito il comitato operativo nazionale della protezione civile.

Questo passaggio di colore prevede l’allontanamento su base volontaria dei cittadini residenti in zona rossa, secondo modalità e schemi fissati dalla autorità comunale e regionale. In questo caso è previsto pure un contributo per i cittadini che se ne vanno, ma senza che questi possano avere la possibilità teorica di poter fare marcia indietro e tornarsene a casa. La Direzione di comando e controllo infatti, sarebbe insediata ed entrerebbero in azione i cancelli ai varchi d’uscita. Durante il pre allarme verrebbero svuotati ospedali e case di cura e carceri, così come i beni culturali (quadri, statue, arazzi, libri, ecc.) sarebbero impacchettati e trasportati in luogo sicuro fuori dal perimetro a rischio.

Nelle mappe presentate dalla comunità scientifica, la zona di Agnano e dintorni, per una serie di motivi (ipotesi), è stata adottata come possibile luogo di apertura di una bocca eruttiva. Quindi, hanno calcolato che eventuali flussi piroclastici difficilmente scavalcherebbero la collina di Posillipo e ancora meno quella dei Camaldoli. Un po' più difficile sarà valutare la zona rossa 2, quella della ricaduta massiccia di cenere e lapilli, perché i prodotti piroclastici scaraventati in alto non verrebbero fermati dalle creste collinari e si andrebbero a depositare, secondo calcoli statistici, probabilmente a est del flegreo, quindi in pieno centro cittadino partenopeo. Ne conseguirebbe che la Prefettura di Napoli potrebbe risultare vulnerabile così come la Questura il Municipio ed altri importanti uffici e strutture pubbliche cittadine.

Quello che ci lascia sempre alquanto attoniti, è l’incapacità della politica che non riesce ad imporre un secco divieto anti cemento che inibisca la costruzione di nuovi insediamenti residenziali all’interno della zona rossa flegrea, esattamente come è stato fatto da Bassolino nel 2003 per la plaga vesuviana. In quest’area, a volte percorsa da olezzi di zolfo che come monito ricordano dove ci si trovi, occorrerebbero politiche degli spazi e infrastrutture viarie capaci di indirizzare, all'occorrenza, il maggior numero possibile di veicoli  in direzione nord e nord est, onde offrire elementi di rapido collegamento con l’autostrada Napoli-Roma.

Qualora esista davvero questa possibilità geo operativa da stargate vulcanico offertaci dalla fase di pre allarme, sarebbe utile che si sfruttasse d'appieno, e se ne andassero dalla zona rossa le persone vulnerabili, cioè quelle con patologie che non consentono deambulazione o indipendenza, ed ancora vecchi e bambini che non è il caso di coinvolgerli in una situazione di stress evacuativo. Per quanto tempo starebbero lontani? Gli strumenti non lo dicono... Purtroppo, in assenza di misure di prevenzione delle catastrofi, la sicurezza dei 550.000 del flegreo, pare che sia affidata alla capacità delle istituzioni di diramare un falso allarme…ma anche per quello, credeteci, ci vogliono veramente grandi competenze. Strano vero?