Lago d'Averno - Campi Flegrei |
Alcuni
lettori manifestano la loro paura nel vivere all’interno della caldera flegrea,
il distretto vulcanico che caratterizza l’area occidentale della metropoli
napoletana. Una paura dettata dall’acuirsi di segnali poco rassicuranti
provenienti dal profondo…
In
questa zona le recenti teorie ipotizzano che sussiste uno stress nella crosta
calderica, dovuto prevalentemente all’azione del calore diffuso dalla
circolazione di fluidi caldissimi e da quella meccanica dettata dai processi di
innalzamento e abbassamento dei suoli. A immettere calore e acque juvenili nel
sottosuolo flegreo, sarebbero state intrusioni magmatiche spintesi fino ad
alcuni chilometri dalla superficie…
Qualora
le dinamiche nel sottosuolo dovessero eccedere la resistenza statica della
coltre litoidea, non è possibile definire in anticipo quale punto o punti della
caldera flegrea, dall’Averno ai contrafforti di Posillipo, potrebbero cedere e
dar vita a bocche eruttive. Tutta la zona rossa flegrea da questo punto di
vista è a rischio, anche se il comune di Pozzuoli per estensione e centralità e
numero di abitanti e fragilità del centro storico agli eventi sismici, presenta
forse qualche indice di vulnerabilità più ampio. Tant’è che ancora oggi la
cittadina puteolana è associata per antonomasia ai movimenti bradisismici,
platealmente evidenti sulle colonne del macellum,
un sito archeologico che finisce sott’acqua o al di sopra a seconda
delle ascese o discese dei suoli rispetto al livello medio del mare.
il Macellum - Pozzuoli (Campi Flegrei) |
Che
prima o poi ci sarà un’eruzione nei Campi Flegrei purtroppo è indiscutibile, ma
occorre precisare che nessuno è in grado di prevedere quando questa manifestazione
dirompente ci sarà: potrebbero passare giorni, anni o secoli… Occorre poi aggiungere
nel quadro delle incertezze, che la previsione dell’evento vulcanico non è una
scienza deterministica, soprattutto perché bisogna mettere insieme una serie di
dati offerti dal monitoraggio continuo, congiuntamente a osservazioni sul campo
ma anche satellitari, che gli scienziati dovranno interpretare e confrontare
con le esperienze più varie e senza grandi database a disposizione. I Campi
Flegrei non eruttano dal 1538, e ogni eruzione non è mai un clone di quella
precedente… A dirla tutta quindi, non ci
sono degli automatismi legati a valori di soglia strumentale, da carpire e
validare per pigiare senza indugi il pulsante arancione o quello rosso di
allarme.
Quindi
non c’è certezza matematica sui tempi di preavviso eruttivo. Purtuttavia la
maggior parte degli scienziati concorda sul fatto che difficilmente un tale
evento ultra dinamico, foriero di dirompenze, possa manifestarsi
all’improvviso. Qualcuno intuisce però, che forse il coperchio magmatico flegreo stressato dal calore e dai movimenti
verticali alternati, è un po’ meno resistente staticamente, più vulnerabile e forse
con una maggiore cedevolezza anche alle eruzioni freatiche (vapore) che
potrebbero scatenare il panico. Che qualche cittadino manifesti paura,
riteniamo che sia una risposta comprensibile e tutta umana a questa sequela di
incertezze.
Non
ci sono molte alternative per sottrarsi al risiko
eruttivo finché si dimora in un distretto vulcanico esplosivo attivo, e
questo a prescindere dal nome del comune o della municipalità: quello che vale è
l’ubicazione interna alla caldera flegrea, dove la resilienza comporta, e gioco
forza, a vivere bene o male su una depressione che grava sul calore magmatico.
L’alternativa
alla delocalizzazione preventiva, cioè all’andarsene per motivi di sicurezza personale
già da adesso, consiste unicamente nell’accettare il brivido di essere utenti di un piano
di evacuazione che dovrebbe avere la potenzialità strategica di spostare 550.000 abitanti dalla zona
rossa flegrea verso mete più sicure nel giro di 72 ore. Uno spostamento
massivo che si renderebbe necessario alla diramazione dell’allarme, per anteporre
un congruo numero di chilometri tra la vita umana e il fuoco astenosferico, che
potrebbe intrufolarsi fino alla superficie per poi dilatarsi sotto forma di
colate piroclastiche e caduta di cenere e lapilli.
Campi Flegrei: zona rossa e gialla. |
Un
problema serio quello della previsione dell’evento eruttivo, in quanto c’è la
necessità tutta operativa di evitare un falso
allarme ma più ancora un mancato
allarme. Quindi non si può né anticipare e né ritardare lo start evacuativo:
bisognerà muoversi al momento giusto… Questo significa che l’ente di
sorveglianza, l’Osservatorio Vesuviano,
deve operare in chiave sì scientifica ma con un management di taglio operativo,
spiccatamente operativo, cioè senza défaillance o incertezze come è successo
con la localizzazione del terremoto di Casamicciola del 21 agosto 2017. Quattro
giorni sono un tempo insopportabile per avere la giusta localizzazione
dell’epicentro di un sisma… Che questa sezione periferica dell’INGV cerchi casa
per sloggiare dalla zona rossa flegrea e un prima segnale di management
operativo ma non basta. Si auspica che la prossima sede abbia una ubicazione maggiormente
consona alle funzioni dell’ente e soprattutto alla carta di pericolosità
regionale che è necessario valutare in anticipo.
Nell’area
flegrea attualmente vige la fase di attenzione.
Un’attenzione che riguarda il mondo scientifico ma anche i cittadini che
dovrebbero organizzarsi in senso familiare qualora gli eventi dovessero rendere
necessario il passaggio alla fase di preallarme.
Una fase operativa dove i cittadini sono i protagonisti ma non lo sanno…
I livelli di allerta vulcanica |
Durante
il preallarme infatti, la zona rossa verrebbe progressivamente presidiata dai
soccorritori. Si provvederebbe poi alla evacuazione degli ospedali, delle case
di cura, delle case circondariali e delle opere d’arti che verrebbero
trasportate in luogo sicuro. In questa fase le famiglie che dispongono di una casa
altrove e fuori dal perimetro a rischio, possono allontanarsi volontariamente, dopo
aver comunicato alle autorità comunali il luogo di destinazione. In questo caso
dovrebbero poter usufruire di un contributo di autonoma sistemazione. Chi va
via però, non può ritornare nella zona rossa flegrea finché il livello di
allerta non ritorni su attenzione. Questo vuol dire che potrebbero passare giorni, mesi se non anni: elemento non di poco conto da tenere in debita considerazione se ci si appoggia a parenti
o amici.
Le
uscite dalla zona rossa verrebbero regolamentate dai cancelli, che sono una sorta di posti di blocco. Lo stesso dicasi
per gli ingressi, che sarebbero consentiti agli evacuati del preallarme solo in casi
di effettiva necessità, avallati presumibilmente e in
anticipo dagli uffici prefettizi in seno alla direzione di comando.
Chi all'occorrenza gradirà allontanarsi dalla zona rossa già nella fase arancione di preallarme, nel comune di domiciliazione dovrebbe poter ricevere tutta l’assistenza necessaria per gli adempimenti scolastici e anche sanitari e amministrativi e anagrafici e bancari o postali in ragione delle incertezze temporali legate proprio alla fase di preallarme. Per questo motivo si parla di opzione riservata soprattutto a chi ha la seconda casa… Tutto risolto? No! C’è un altro problema: cinque mesi fa il sindaco di Pozzuoli, Figliolia, organizzò una riunione con il capo dipartimento della protezione civile Angelo Borrelli. Tutti si aspettavano le solite rassicurazioni e le prese di distanza dagli allarmisti. Ebbene, Borrelli prese le distanze questa volta dai rassicuratori di professione… In merito all’incontro informativo sullo stato di attività dei Campi Flegrei, avvenuto martedì scorso, 15 novembre, a Pozzuoli presso la sede del Centro Operativo di protezione civile del Comune, è necessario sottolineare che i messaggi chiave emersi dalla riunione sono lontani dalla semplificazione “non ci sono rischi, rassicurata la popolazione”, così come riportato da alcuni organi di stampa. Perché questa precisazione? Lo si capisce al termine del comunicato: A questo proposito è utile sottolineare che, per ogni vulcano, il passaggio di livello di allerta può non avvenire necessariamente in modo sequenziale o graduale, essendo sempre possibili variazioni repentine o improvvise dell’attività, anche del tutto impreviste.
Che
significano queste parole? Intanto che la previsione dell’evento vulcanico nel
flegreo come nel vesuviano e come a Ischia
non ha certezze deterministiche nonostante che si dica che queste zone
siano le più monitorate del mondo. Una teoria che è innanzitutto una verità, ed
è anche la tesi sostenuta dal Prof. Mastrolorenzo
(INGV-OV), che da anni sposa la linea di informare correttamente i cittadini pure
se sussiste il blando rischio di allarmare. E poi con quest’affermazione cambiano
i termini di responsabilità circa la tutela dei cittadini, responsabilità che
passano dal mondo scientifico a quello amministrativo, e soprattutto in capo ai
Sindaci che sono autorità locali di
protezione civile.
Il
Sindaco Figliolia ma anche De Magistris, dovrebbero confrontarsi
con i cittadini nell’ambito di tavole rotonde sulla bontà dei piani di
evacuazione, senza bisogno di interventi da parte di terzi, che servono poco fino
a quando non ci saranno novità di ordine scientifico sulla previsione degli
eventi vulcanici o sulle variazioni delle zone rosse.
In
assenza di previsione infatti, la sicurezza a fronte delle catastrofi ricade in
capo alle competenze dei primi cittadini, perché il pericolo eruttivo è ben localizzato
e conosciuto negli effetti, come le zone rosse dove potrebbero abbattersi le fenomenologie vulcaniche più devastanti. La ricetta è andarsene via all’occorrenza
gambe in spalla: siamo pronti con i piani di emergenza e di evacuazione? No!
Con i gemellaggi? Neanche...
Zona rossa Campi Flegrei: carta dei gemellaggi |