La
cassazione il 20 novembre 2015 ha completamente e definitivamente scagionato
non già la commissione grandi rischi, bensì il gruppo di accademici composto da
Franco Barberi, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva e
Mauro Dolce. Nella sostanza parliamo dell’equipe che si presentò all’Aquila il
31 marzo 2009 per discutere di rischio sismico e forse dell’indice di
pericolosità incombente sulla cittadina abruzzese. Pur firmando in tempi
diversi un verbale di riunione che sembrava da commissione, in realtà per il
tribunale lo staff inviato da Guido Bertolaso era una cosa diversa dalla
commissione grandi rischi, e quindi, probabilmente non aveva un particolare
titolo giuridico responsabilizzante.
Gli
scienziati escursionisti furono catapultati nel capoluogo abruzzese per
rassicurare con la loro presenza e curriculum, gli abitanti in apprensione per
gli incessanti eventi sismici a bassa intensità che da mesi toglievano il
sonno. Non pochi invece pensarono e pensano ancora oggi, che forse gli esperti
erano giunti fin lì anche e soprattutto per zittire un ricercatore locale,
Giampaolo Giuliani, che profetizzava con previsioni al radon, l’imminenza di un
terremoto distruttivo. In quel momento e in quel contesto politico, col
dipartimento in tutt’altre faccende affaccendato, gli allarmi di Giuliani
risultavano intollerabili per tutti gli uomini del presidente…
Bernardo
De Bernardinis, vice capo Dipartimento della Protezione Civile, all’epoca dei
fatti comandante di questa spedizione primaverile quale fido indiscusso del
navigato Bertolaso, andò oltre nella missione elargitrice di sopore, offrendo
alla stampa mediatici ottavini e tesi
stupefacenti sugli scarichi energetici che a suo dire alleggerivano la tensione
litosferica che non avrebbe così dato vita al micidiale colpo sismico che
invece giunse puntuale una settimana dopo… le vittime furono 309. Portavoce del gruppo, De Bernardinis si beccò
la condanna senza menzione poi confermata nei vari gradi di giudizio a due anni
di reclusione per negligenza e imprudenza. Parlò troppo e fu troppo in vista…
Non sappiamo con quanta buona fede, ma riscatterebbe interamente la sua
posizione di colpevole offrendo qualche verità recuperata dagli armadi delle
quinte del potere.
La
cassazione con la sentenza del 20 novembre 2015 ha allora prosciolto
definitivamente da qualsiasi responsabilità il gruppo di esperti dichiaratosi
tra l’altro ignaro delle rassicurazioni che improvvidamente il capo cordata
dette alla popolazione aquilana quel giorno…
La
faccenda non può ritenersi ancora conclusa però, perché rimane un appiglio
giudiziario in danno a Guido Bertolaso in merito ad un’altra previsione che non
ha nulla a che fare con la geologia, ma è tutta racchiusa in un’intercettazione
telefonica in cui il potente Capo Dipartimento anticipa all’assessore regionale
alla protezione civile, Daniela Stasi, che da quella riunione di esperti del 31
marzo 2009 usciranno solo rassicurazioni. Semplice preveggenza?
Da
notare che nella settimana successiva al 31 marzo 2009, gli eventi sismici
incominciarono a intensificarsi come le richieste di verifica statica ai
fabbricati presentate ai Vigili del Fuoco. I pompieri in assenza di
rassicurazioni avrebbero probabilmente accorpato i turni in modo da raddoppiare
il personale disponibile in caso di necessità. Quando il terremoto colpì il 6
aprile 2009, il comando provinciale purtroppo era presidiato da un esiguo
numero di soccorritori…
Questo
processo, ma in realtà l’intera faccenda ha insegnato qualcosa: innanzitutto se
a fronte di un rischio si riunisce la commissione grandi rischi in una
qualsiasi delle sue branche specialistiche, bisogna chiedere il visto di
certificazione istituzionale dell’adunata, per evitare che successivamente e a
posteriori, si sancisca che non era affatto una riunione commissariale
ufficiale. Chiedere sempre al portavoce poi, se le sue affermazioni sono state
condivise con la commissione grandi rischi magari in quel momento distratta.
Il
secondo elemento da cui trarre insegnamento è il ruolo di una certa parte della
stampa particolarmente sbilanciata sulla difesa nel nostro caso degli imputati,
al punto da creare ad arte la ridicola storia della scienza sotto processo. Si è
gridato allo scandalo inquisitorio perché il tribunale dell’Aquila si
permetteva, come i più classici tribunali dell’inquisizione, di processare la
pseudo commissione grandi rischi per non aver previsto il terremoto. Il quarto
potere in questo caso non è stato equidistante, forse per aiutare gli amici
degli amici in un momento di difficoltà processuale: buttarla sul ridicolo
funziona sempre.
Dopo
questa storia aquilana, chi abita alle falde del Vesuvio dove il destino delle
popolazioni potrebbe essere affidato come da programma a una decisione della
commissione grandi rischi (ramo rischio vulcanico) che passerebbe poi alla
politica la bandierina dello start evacuativo, quanto seguito avranno nei
settecentomila abitanti le decisioni che si prenderanno? C’è ancora chi pensa sul
serio di mandare i lettori vesuviani beatamente a letto sulla scorta
dell’editoriale del direttore? Un dubbio amletico grava oramai sulla
credibilità di una scienza forse concupiscente con la politica in un contesto
di totale assenza di giornalismo investigativo…
Una
scienza che ha applicato al Vesuvio la statistica nella definizione
dell’eruzione massima da cui difenderci ridimensionandola *(VEI 4), in modo da
mantenere fuori da una pliniana (VEI 5) dei territori su cui si costruiscono,
ohibò, ancora case con licenza edilizia. I cittadini sono quindi alla mercé
della probabilità statistica e delle politiche non dichiarate dei
costi-benefici. L’ex assessore alla protezione civile della regione Campania,
ing. Edoardo Cosenza, amava ripetere che nel vesuviano possiamo avere solo 4
matrici di possibilità: un’eruzione (VEI 4) senza evacuazione; un’eruzione (VEI
4) con evacuazione; un’evacuazione senza eruzione (VEI 4); un’evacuazione con
eruzione (VEI 4). Il successo a suo dire era del 50%, concentrato sulle due possibilità
favorevoli alla tutela, cioè eruzione con evacuazione e l’evacuazione con
eruzione.
Schema non in scala e semplicemente concettuale dei territori invadibili dai fenomeni eruttivi con differenti VEI. La linea nera è quella Gurioli... |
Potrebbe anche essere un
discorso drammaticamente valido quello dei costi benefici, cinicamente ineluttabile
in un mondo dove il business ha il sopravvento su tutto, esseri umani compresi…
Bisogna però dichiararlo questo cinismo, perché il cittadino non è un suddito e
quindi bisogna dargli una possibilità di scelta attraverso l'informazione.
D’altro canto non c’è nessuna moralità in queste criteri di realpolitik circa
l’accettazione dell’ineluttabilità statistica…nessuna, se ancora oggi la
politica si ostina e consente di costruire in quelle zone che potrebbero subire
tutti gli effetti di un’eruzione pliniana, che può essere esclusa solo dalla
politica ma non dalla scienza che avrebbe dovuto puntare il dito sulle facili
costruzioni in zona rossa.
Terzigno-Poggiomarino : eruzione del Vesuvio 1944. I bombardieri americani non fecero
in tempo ad alzarsi in volo e furono "bombardati" dalla pioggia di cenere e lapillo.
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Bisognerà rimettere il
rischio Vesuvio e Campi Flegrei e anche Ischia di nuovo al centro dell’attenzione
mediatica per varare delle serie politiche di prevenzione. Si proceda poi con
l’analisi dei progetti di edilizia che gravano nel settore orientale e
occidentale della città di Napoli, e sul piano urbanistico ischitano, onde
evitare di accrescere il rischio vulcanico in queste aree già fortemente
compromesse da una spiccata urbanizzazione mangia spazio. Lo sviluppo non è
nelle pratiche cementizie di edilizia residenziale di cui non se ne sente
francamente il bisogno in certi luoghi, esattamente come le trivellazioni in
terreni che si gonfiano per la circolazione di fluidi caldi o per il magma che
sale o da entrambe le cause all'origine di fenomeni bradisismici tutt'altro che
rassicuranti...
* VEI: indice di esplosività
vulcanica