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mercoledì 11 marzo 2015

Rischio Vesuvio 2015: la zona gialla...di Malko


Eruzione Vesuvio 1944. Bombardieri americani B25 schierati a Terzigno  vengono flagellati
dalla pioggia di cenere e lapilli.
  Rischio Vesuvio 2015: la zona gialla, quella della pioggia 
di cenere e lapilli…” di MalKo

La zona gialla nelle mappe di pericolosità dettate dal rischio Vesuvio, identifica quella parte del territorio campano dove la ricaduta di cenere e lapillo potrebbe assumere intensità tali da costituire un serio problema per la tenuta statica delle coperture dei fabbricati che, a causa degli accumuli, potrebbero cedere con gravi conseguenze per gli abitanti ricoverati negli ambienti sottostanti.
Lo scenario massimo (VEI 4 - eruzione sub pliniana) adottato dal dipartimento della protezione civile su input dell'INGV, può considerarsi deterministico e prevede per il Vesuvio una colonna eruttiva di 10 - 15 chilometri che verrebbe imbrigliata dal vento soprattutto nella parte alta composta da materiali più leggeri e oramai con scarsa energia cinetica da contrapporre ai refoli. I lapilli, ma soprattutto la cenere, verrebbe così spinta e aspersa pure a notevole distanza dal cratere, con la conseguenza che si andrebbe a depositare anche sulle case in una misura influenzabile dalla direzione e dall’intensità del vento, dalla distanza degli agglomerati urbani dal cratere e dalla posizione dei fabbricati rispetto alla direttrice del vento passante per il cono sommitale (nell’esempio la linea celeste).

In siffatte condizioni e abbastanza velocemente (ore), si accumulerebbe tanto materiale piroclastico sui tetti, da costituire soprattutto se imbibito, un peso sufficientemente grande da compromettere seriamente la statica delle coperture in piano e delle terrazze.
Nelle zone sottovento, in ragione dell’intensità del vento e dell’altezza raggiunta dalla colonna eruttiva (nelle pliniane anche oltre 30 Km. di quota), si avrebbero precipitazioni intense di cenere ed altro particolato, che determinerebbero nelle aree maggiormente esposte un innaturale calare della notte. Si avrebbero poi difficoltà nell’orientamento a causa della coltre sottile che tutto ricoprirebbe, ma i danni da tenere in debito conto sarebbero soprattutto fisici laddove dovessero sprofondare i solai, e quelli all’apparato respiratorio e agli occhi, in assenza di protezione, con arrossamenti e lacrimazioni già nelle prime fasi eruttive a causa delle fini ceneri che potrebbero contenere a percentuali variabili prodotti nocivi di tutto rispetto come la silice e il fluoro.
I danni fisici per le popolazioni esposte sarebbero quindi commisurati alla concentrazione e al diametro delle particelle rocciose diffuse nell’aria, e al tempo di esposizione alla polvere vulcanica e alla sua composizione che è un dato forse stimabile per il Vesuvio. Certamente i danni alla salute avrebbero un’incidenza dipendente anche dalle condizioni fisiche iniziali degli esposti, con una platea più vulnerabile laddove composta da asmatici e allergici, vecchi e bambini. 
Le istruzioni dettate dalle autorità dipartimentali e regionali indicano per la popolazione della zona gialla esposta all’eventuale problema della massiccia ricaduta di cenere e lapilli, la necessità di permanere in luoghi riparati e chiusi, che abbiano però coperture capaci di sopportare il sovraccarico innaturale dettato dall’accumulo delle ceneri sui tetti. A tal proposito le indicazioni dipartimentali invitano i comuni a inquadrare e classificare finanche ogni singolo fabbricato, in ragione della resistenza delle coperture. Inoltre, e sempre a cura delle autorità locali, sarà necessario individuare edifici che, per caratteristiche costruttive, non temano i sovraccarichi e consentano ripari collettivi alle popolazioni da proteggere. Le avvertenze poi, consigliano di individuare luoghi dove poter ammassare i prodotti piroclastici rimossi dalle strade presumibilmente in un momento successivo all’evento.
Mappa 2015 - Zona Gialla a cura del Dipartimento della Protezione Civile
Sempre nella minuta che accompagna la cartografia tematica della zona gialla, si evidenzia in caso di eruzione la probabilità di black out elettrici, interruzione dei collegamenti telefonici, intasamento delle fogne, spegnimento dei motori e impercorribilità delle strade.
Da queste prime considerazioni dovrebbe risultare alquanto problematica l’attuazione dinamica del piano di evacuazione per alcuni settori della zona gialla con eruzione in corso. Il grosso problema che si presenterebbe in caso di ripresa eruttiva, è che già a distanza di alcune ore dal risveglio del vulcano, il settore sottovento potrebbe essere gravemente compromesso in termini strutturali, di viabilità e di impianti tecnologici che diverrebbero inutilizzabili, senza contare possibili scuotimenti sismici che minerebbero ulteriormente la resistenza dei fabbricati, laddove il tetto risulterebbe inusualmente appesantito.
Non si capisce bene quindi in un cotale inferno e in assenza di collegamenti anche radio che potrebbero essere compromessi, in che modo si fornirebbero precise e vitali informazioni alle popolazioni arroccate nei fabbricati. E in caso di situazione insostenibile, in che modo si porterebbero via le persone dai settori maggiormente colpiti della zona gialla, posti all’interno della curva di isocarico da 300 kg a metro quadro di cenere, cioè con spessori al suolo superiori ai 30 centimetri in una condizione operativa ambientale tra l’altro proibitiva pure per gli elicotteri.
Nell’immagine d’apertura risalente al mese di marzo 1944, si vedono i bombardieri americani B-25 schierati sul campo d’aviazione ubicato tra Terzigno e Poggiomarino, danneggiati e bloccati da cenere e lapilli per un improvviso cambiamento dello stile eruttivo del Vesuvio che diede luogo a una colonna sostenuta di circa 5 chilometri che asperse in quella direzione il suo gravame piroclastico.

I nostri lettori sanno che dopo la zona rossa e la zona gialla manca all’appello ancora un tassello del mosaico a tema il rischio Vesuvio: la zona blu. 
Ubicata a nord – est del Vesuvio, comprende una serie di comuni che potrebbero subire intensi allagamenti, dovuti alla posizione areale depressa che pare tocchi un massimo nella conca di Nola, proprio nei pressi del vulcano buono…. 
Nola - Il vulcano buono
Si stimano altezza delle acque di circa due metri… Il comune di Nola ha una particolarità: il suo territorio comprende la zona rossa, quella gialla e quella blu.  Ai piani terra? Solo garage all’ombra di tetti spioventi…

sabato 31 maggio 2014

Rischio Vesuvio: la soap opera del pericolo...di Malko




“Rischio Vesuvio: la soap opera del pericolo… “ di MalKo

La piega che stanno prendendo gli avvenimenti che riguardano il rischio Vesuvio ancora non sembra quella giusta. Il goffo tentativo di far quadrare il cerchio della sicurezza con altri interessi meno nobili, sta esponendo un gran numero di persone a un evento da cigno nero, in modo direttamente proporzionale e nella migliore delle ipotesi al passare dei decenni. Alla base di tutto l’incapacità degli amministratori nel gestire il territorio secondo semplici regole di prevenzione. Giorno dopo giorno la sagra delle zone rosse ad andamento variabile e dei piani d’emergenza a cucù, si arricchisce di nuovi colpi di scena, come la più seguita delle soap opera televisive…
La vecchia zona rossa (Fig.A) composta da 18 comuni, era criticata perché i confini dell’area a maggior rischio seguivano quelli amministrativi comunali.  E’ stata così adottata a cura della commissione grandi rischi, una nuova perimetrazione basata su una soglia scientifica offerta dalla famosa linea nera Gurioli. Un tracciato e non una barriera, che circoscrive un perimetro vulcanico entro il quale bisogna annoverare la possibilità che sia invaso e superato dai flussi piroclastici in caso di eruzione pliniana… solo invaso se l’evento è sub pliniano.
Per tracciare la linea Gurioli sono state eseguite indagini sul campo utili per marcare i punti di massimo scorrimento raggiunti dalle colate piroclastiche staccatesi dal cratere sommitale durante le eruzioni di una certa portata (VEI 4), ma non quelle massime conosciute… I punti di fine corsa sono stati poi uniti sulle mappe, così come si fa con alcuni   passatempi enigmistici,per dare forma a una 


linea e ancora a un’area di massima pericolosità chiamata zona rossa 1, che circoscrive il Vesuvio toccando o tagliando ben 25 comuni della metropoli partenopea. La zona rossa 1 sarebbe quella vermiglio, la più pericolosa, quella dove possono abbattersi i micidiali flussi piroclastici.
La linea Gurioli sovrapponendosi alla vecchia zonazione rossa (fig.B) non ha coinciso ovviamente con i confini amministrativi, creando delle sperequazioni territoriali che non hanno migliorato di molto le discrepanze precedenti, e creandone  addirittura altre di segno opposto…
Per cercare di chiarire al meglio i concetti che riguardano questo guazzabuglio burocratico, bisogna guardare il disegno in (fig. X) che riporta a mo’ d’esempio le aree di due ipotetici comuni (A e B) di fresca nomina toccati o trapassati dalla linea nera Gurioli.  La norma inizialmente prevedeva per tali municipalità la classificazione immediata e totale di tutta la superficie in zona rossa 1, anche per la parte eccedente la black line.  Agli stessi comuni però, è stato poi consentito entro il 31 marzo 2013, di modificare il confine della zona rossa 1 segnato dalla linea nera Gurioli, in modo da evitare che passasse su luoghi anonimi e vaghi preferendo piuttosto elementi noti come strade e canali e acquedotti, per favorire una maggiore riconoscibilità dei limiti d’invasione dei flussi piroclastici. Con tale arbitrio, si offriva ai comuni la possibilità di decidere quali parti di territorio sacrificare alla zona rossa 1. L’unico vincolo per tale rivisitazione ovviamente, consisteva nel presupposto che la linea Gurioli può dilatarsi e ampliarsi (assumendola concettualmente come limite di pericolo e non di deposito) ma non restringersi verso il monte.
Sussiste una differenza però: continuando con l’esempio, guardate la figura Y. I nostri due ipotetici comuni (A) e (B) che potrebbero ad esempio essere Napoli (A) e Poggiomarino (B), sono riusciti in qualche modo, “lucrando” sulla fascia di rispetto, a far coincidere o quasi la zona rossa 1 con la linea nera Gurioli.
Al di là della zona rossa 1 però, il comune (A) vede il proprio territorio in zona gialla e quello del comune (B) in zona rossa 2.
Nello scenario vesuviano tutto quello che è fuori dalla zona rossa o R1, vecchia o nuova che sia, è automaticamente in zona gialla, ad eccezione del settore circolare che in figura definisce appunto l’area R2, posta a est del Vesuvio e su cui dobbiamo concentrare tutta la nostra attenzione.



Il settore circolare R2 (colorato in marrone), identifica la zona che in caso di eruzione può essere soggetta a una considerevole pioggia di cenere e lapilli che potrebbe raggiungere intensità tali da rendere impossibile la permanenza dei cittadini in loco e già nelle prime fasi dell’eruzione. Crollo dei tetti, amplificazione degli effetti sismici dovuti all’innaturale peso sulle coperture e fastidi anche serissimi alla respirazione e alla vista, non consentirebbero infatti di “imbastire” un’evacuazione sul momento e in un contesto di panico diffuso. Già il panico: quello che i pianificatori non trattano nelle loro dotte disquisizioni. Quando il Vesuvio incomincerà a vibrare anche tra un secolo o due, ci sarà una ressa infernale e le statistiche serviranno a poco, perché tutti vorranno mettere quanta più distanza è possibile tra loro e l’incognita (VEI 3,4,5…?) che sarà svelata solo a eruzione fatta.
Il settore circolare R2 è quello dove statisticamente il fenomeno della pioggia di prodotti piroclastici potrebbe abbattersi pericolosamente, in ragione dei venti stratosferici dominanti. Non è un caso, infatti, che nei primi anni ’90 il comune di Poggiomarino era già contemplato tra i comuni a rischio vulcanico da zona rossa: lo dicevano e lo dicono le spesse coltri di lapillo nelle campagne… Per quanto riguarda le sperequazioni territoriali, non è assurda  l’ipotesi che anche il  comune di Striano dovrebbe entrare in zona rossa 2 così come una parte di Sarno.
Le zone pericolose sono diventate due: la zona rossa 1 e la zona rossa 2. Questo spiega perché il piano d’evacuazione dovrà essere esteso ai 25 comuni della zona rossa totale, così come previsto dagli atti ufficiali. Quindi non già un'estensione della tradizionale zona rossa ma l'inserimento di un ulteriore settore a rischio.


Per capire meglio il bailamme delle zone e le varie furberie che accompagnano le scelte e le non scelte di una certa classe politica, è necessario ripartire dalla legge Regionale Campania N° 21 del 10/12/2003, che proibisce qualsiasi attività edile per uso residenziale nei territori a maggior rischio vulcanico.
Nella figura Y, si apprezza la zona rossa 1 (R1) che è quella come detto d’inedificabilità totale. La zona rossa 2 (R2) compresa nel settore circolare invece, è stata classificata meno pericolosa... Non tanto, però, da non sancirne l’evacuazione in caso di allarme vulcanico. Ovviamente tutto questo architettismo zonale è stato elucubrato per evitare la mannaia della legge sull’inedificabilità residenziale preventiva almeno nella zona Rossa 2, dove  si può allegramente continuare a fabbricare a ridosso della linea Gurioli, magari con lo spiovente, e con un'anta della finestra che all'apertura supera la linea nera...



Ciò che lascia veramente perplessi è la totale assenza di politiche di prevenzione. Se la comunità scientifica ha sancito che nel breve - medio termine eventuali flussi piroclastici statisticamente e non matematicamente non dovrebbero dilagare oltre la linea nera Gurioli, ciò non vale per gli anni a venire. Secondo alcune logiche commisurate ai tempi di quiescenza, la linea Gurioli che non è un limite di pericolo ma è stata utilizzata come tale, si sposterà in avanti col passare degli anni. E I decenni, si badi bene, non sono eternità…
Se da un lato discutiamo sulla perimetrazione della zona rossa 2, d’altra parte ci sono popolosi comuni come Portici, Ercolano o Torre del Greco che sono ubicati e per tutto il perimetro amministrativo in zona a totale invasione dei flussi piroclastici. Per loro l’unica chance di salvezza è un efficace piano d’evacuazione che al momento non c'è.
La recentissima sentenza del TAR che da ragione al comune di Boscoreale che vuole metà territorio in zona rossa 2, ha determinato un precedente che sarà seguito da altre municipalità portando a un restringimento della zona rossa. Ovviamente i giudici non sono esperti di vulcani e di emergenza e di pianificazione del territorio, e quindi non potevano sentenziare diversamente.
Pensate però, che mentre la zona Rossa 1 diventa micidiale con eruzioni di tipo VEI 4 e VEI 5 (indice di esplosività vulcanica), la zona Rossa 2 diventa pericolosa e,quindi, da evacuare già a un livello eruttivo minore (VEI 3). Un’intensità  ritenuta tra l’altro come la più probabile nel  medio termine…
 
Il Prefetto Gabrielli ha presentato in commissione ambiente al senato una buona relazione sullo stato dell’arte a proposito del rischio vulcanico in Campania e sui fondali tirrenici. Il capo dipartimento alla fine delle sue disquisizioni, sembra che abbia lasciato intendere con qualche misuratissima parola, che le amministrazioni locali forse non fanno per intero il loro dovere. Un modo per dire che le inefficienze non possono essere imputate solo allo Stato centrale. Il nostro pensiero è completamente diverso e riteniamo il Dipartimento della Protezione Civile responsabile della mancanza di sicurezza in area vesuviana e non da oggi.  Il ruolo di centralità che compete al noto dicastero nella stesura del piano di emergenza nazionale Vesuvio, che doveva comprendere anche quello di evacuazione, è difficilissimo scaricarlo  altrove. 

Nella commissione al senato il Prefetto Gabrielli avrebbe dovuto togliersi la scarpa e batterla sul tavolo, per dire che il primo anello della sicurezza è la prevenzione, e non può esserci gioco o indifferenza politica  in un contesto areale dove ogni malaccorta mossa può rivelarsi un azzardo per migliaia e migliaia di persone... 


mercoledì 5 marzo 2014

Rischio Vesuvio: la zona rossa, la zona gialla e la zona blu...di Malko

Il complesso Somma-Vesuvio visto da Sarno

“ Rischio Vesuvio : Zona Rossa, Zona Gialla e Zona Blu” di MalKo

I lettori che seguono le vicende del piano di emergenza Vesuvio, oramai hanno imparato a conoscere la classificazione delle varie zone a rischio che caratterizzano i territori intorno al vulcano quiescente. L’area vesuviana e con essa il comprensorio su cui possono abbattersi i fenomeni vulcanici è molto vasta: comprende più province con un’ampiezza ovviamente misurata e rapportata all’intensità di un’eruzione sub pliniana, che è quella campione proposta negli scenari di riferimento dall'Osservatorio Vesuviano (INGV-OV) quale centro di competenza. L'importante documento è stato poi vagliato e accettato dalla Commissione Grandi Rischi (CGR) che ha introdotto la linea Gurioli, e quindi  alla fine il compendio scientifico è stato adottato dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC).
L’attuale situazione prevede una zona rossa, composta da 25 comuni, i cui 700.000 abitanti, qualora dovessero innalzarsi i livelli di allerta vulcanica (oggi base), dovranno evacuare. Lo start lo darebbe il Dipartimento della Protezione Civile che, avvertito dall'ente di sorveglianza (Osservatorio Vesuviano) e sentito la Commissione Grandi Rischi e la Presidenza del Consiglio, diramerebbe l’allarme. 
Facciamo notare che i comuni di Napoli, Pomigliano d’Arco e Nola, hanno ceduto al perimetro scarlatto non tutto il territorio di pertinenza ma, rispettivamente, solo una parte dei tre quartieri orientali, un’enclave ricadente all’interno del tenimento di Sant’Anastasia e una misurata porzione del nolano racchiusa  tra la linea di confine con Ottaviano e la località Piazzolla di Nola.
I comuni di seguito elencati sono quelli che ricadono in Zona Rossa:
  
 

* BOSCOREALE 
* POMPEI
* BOSCOTRECASE
* PORTICI
* CERCOLA
* SAN GENNARO VESUVIANO
* ERCOLANO
* SAN GIORGIO A CREMANO
* MASSA DI SOMMA
* SAN GIUSEPPE VESUVIANO
* * NAPOLI -  BARRA
* SAN SEBASTIANO AL VESUVIO
* * NAPOLI - PONTICELLI
* SANT’ANASTASIA
* * NAPOLI - SAN GIOVANNI A TED.
* SCAFATI
* * NOLA                    
* SOMMA VESUVIANA
* OTTAVIANO
* TERZIGNO
* PALMA CAMPANIA       
* TORRE ANNUNZIATA
* POGGIOMARINO         
* TORRE DEL GRECO
* POLLENA TROCCHIA
* TRECASE
* *POMIGLIANO D’ARCO (ENCLAVE)


Nella tabella appena proposta si notano alcuni asterischi:
* quello rosso sott’intende che quel comune è in zona rossa o comunque e a prescindere dalla differenziazione R1 o R2 sancita dai nuovi scenari, deve evacuare in caso di allarme.
** Gli asterischi rosso e giallo affiancati sottintendono che quel comune ha una parte di territorio in zona rossa, e una parte in zona gialla. Ad ogni buon conto la cartina sottostante è quella redatta dagli organi competenti ed è visivamente esplicativa.
 
zona rossa
La zona gialla è una zona immediatamente a ridosso di quella rossa, dove si stima, confidando nelle statistiche, che non dovrebbe essere invasa dai micidiali flussi piroclastici i cui limiti sono stati circoscritti appunto dalla linea Gurioli. Nella zona gialla il fenomeno temuto è quello della massiccia pioggia di cenere e lapillo eruttati dal vulcano che, precipitando e ammassandosi sui tetti in piano e magari recintati, determinerebbe in molti casi lo sprofondamento dei solai di copertura con un probabile effetto domino su quelli sottostanti.
La pericolosità della zona gialla è dettata dall’orientamento dei venti stratosferici nel momento in cui dovesse verificarsi l'eruzione. Infatti, in rapporto alla direzione di provenienza e alla velocità dei refoli, si andrebbe a formare una sorta di ellisse dove il fuoco sopravvento coinciderebbe all'incirca con la sorgente craterica d’emissione.

La zona gialla  si allunga in ragione della direzione dei venti stratosferici. 

Questi i comuni della Zona Gialla:

NAPOLI
SALERNO
AVELLINO
BENEVENTO
Acerra
Angri
Aiello del Sabato
Pannarano
Brusciano
Baronissi
Atripalda

Camposano
Bracigliano
Avella

Carbonara di Nola
Calvanico
Avellino

Casamarciano
Castel San Giorgio
Baiano

Casola di Napoli
Cava dei Tirreni
Capriglia Irpina

Castellammare di Stabia
Corbara
Cervinara

Castello di Cisterna
Fisciano
Cesinali

Cicciano
Mercato San Severino
Contrada

Cimitile
Nocera Inferiore
Domicella

Comiziano
Nocera Superiore
Forino

Gragnano
Pagani
Grottolella

Lettere
Pellezzano
Lauro

Liveri
Roccapiemonte
Manocalzati

Mariglianella
San Marzano sul Sarno
Marzano di Nola

Marigliano
San Valentino Torio
Mercogliano

Napoli quart. Barra
Sant’Egidio del Monte Albino
Monteforte Irpino

Napoli quart. Ponticelli
Sarno
Montefredane

Napoli quart. S. Giovanni
a Teduccio
Scafati
Montoro Inferiore

Nola
Siano
Montoro Superiore

Palma Campania
Tramonti
Moschiano

Pimonte

Mugnano del Cardinale

Poggiomarino

Ospedaletto d'Alpinolo

Pomigliano
d'Arco

Pago del Vallo di Lauro

Roccarainola

Pietrastornina

San Gennaro Vesuviano

Quadrelle

San Paolo Belsito

Quindici

San Vitaliano

San Martino Valle Caudina

Santa Maria la Carità

San Michele di Serino

Sant'Antonio Abate

San Potito Ultra

Saviano

Santa Lucia di Serino

Scisciano

Sant'Angelo a Scala

Striano

Santo Stefano del Sole

Tufino

Serino

Visciano

 Sirignano

Volla

Sorbo Serpico



Solofra



Sperone



Summonte



Taurano


C’è poi la zona blu, sovraimpressa per così dire alla zona gialla, dove i due fenomeni solidi e liquidi si esaltano a vicenda. Nella zona blu infatti, sono possibili pericolosi fenomeni di allagamento e alluvionamento dovuti all’impermeabilizzazione dei suoli per la caduta di ceneri fini e all’abbondanza di pioggia che segue generalmente gli eventi eruttivi. Il picco depressivo dove potrebbero indirizzarsi e concentrarsi le acque meteoriche si trova nel territorio di Nola, in quella che normalmente viene definita la fossa nolana. Chiaramente anche i paesi limitrofi che fanno parte di questo "bacino depresso" sarebbero coinvolti dall'innalzamento delle acque, in una misura rapportata oltre che dai millimetri di pioggia anche dalla capacità di deflusso offerta dai canali di smaltimento.
Questi i comuni, della provincia di Napoli che ricadono in Zona Blu :

Acerra
Marigliano
Brusciano
Nola
Camposano
Pomigliano d’arco
Castello di Cisterna
San paolo belsito
Cicciano
San vitaliano
Cimitile
Saviano
Mariglianella
Scisciano

Nola e Pomigliano d’Arco hanno la caratteristica o se vogliamo il primato di avere il loro territorio contemporaneamente in zona rossa,gialla e blu. 
Continua...


In questa cartina sono evidenti le tre zone che caratterizzano i territori a rischio del vesuviano