“Rischio Vesuvio: la soap opera del pericolo… “ di MalKo
La piega che stanno
prendendo gli avvenimenti che riguardano il rischio Vesuvio ancora non sembra
quella giusta. Il goffo tentativo di far quadrare il cerchio della sicurezza
con altri interessi meno nobili, sta esponendo un gran numero di persone a un evento
da cigno nero, in modo direttamente proporzionale e nella migliore delle
ipotesi al passare dei decenni. Alla base di tutto l’incapacità degli
amministratori nel gestire il territorio secondo semplici regole di prevenzione.
Giorno dopo giorno la sagra delle zone rosse ad andamento variabile e dei piani
d’emergenza a cucù, si arricchisce di nuovi colpi di scena, come la più seguita
delle soap opera televisive…
La vecchia zona
rossa (Fig.A) composta da 18 comuni, era criticata perché i confini dell’area a
maggior rischio seguivano quelli
amministrativi comunali. E’ stata così adottata
a cura della commissione grandi rischi,
una nuova perimetrazione basata su una soglia scientifica offerta dalla famosa
linea nera Gurioli. Un tracciato e non una barriera, che
circoscrive un perimetro vulcanico entro il quale bisogna annoverare la possibilità
che sia invaso e superato dai flussi piroclastici in caso di eruzione pliniana…
solo invaso se l’evento è sub pliniano.
Per tracciare
la linea Gurioli sono state eseguite indagini sul campo utili per marcare i punti
di massimo scorrimento raggiunti dalle colate piroclastiche staccatesi dal
cratere sommitale durante le eruzioni di una certa portata (VEI 4), ma non quelle
massime conosciute… I punti di fine corsa
sono stati poi uniti sulle mappe, così come si fa con alcuni passatempi enigmistici,per dare forma a una
linea e ancora a un’area di massima pericolosità chiamata zona rossa 1, che circoscrive il Vesuvio toccando o
tagliando ben 25 comuni della metropoli partenopea. La zona rossa 1 sarebbe quella vermiglio, la
più pericolosa, quella dove possono abbattersi i micidiali flussi piroclastici.
La linea Gurioli
sovrapponendosi alla vecchia zonazione rossa (fig.B) non ha coinciso ovviamente
con i confini amministrativi, creando delle sperequazioni territoriali che non
hanno migliorato di molto le discrepanze precedenti, e creandone addirittura altre di segno opposto…
Per cercare
di chiarire al meglio i concetti che riguardano questo guazzabuglio burocratico,
bisogna guardare il disegno in (fig. X) che riporta a mo’ d’esempio le aree di
due ipotetici comuni (A e B) di fresca nomina toccati o trapassati dalla linea nera Gurioli. La norma inizialmente prevedeva per tali
municipalità la classificazione immediata e totale di tutta la superficie in zona rossa 1, anche per la parte
eccedente la black line. Agli stessi comuni però, è stato poi consentito
entro il 31 marzo 2013, di modificare il confine della zona rossa 1 segnato dalla
linea nera Gurioli, in modo da evitare che passasse su luoghi anonimi e vaghi
preferendo piuttosto elementi noti come strade e canali e acquedotti, per
favorire una maggiore riconoscibilità dei limiti d’invasione dei flussi piroclastici.
Con tale arbitrio, si offriva ai comuni la possibilità di decidere quali parti
di territorio sacrificare alla zona rossa
1. L’unico vincolo per tale rivisitazione ovviamente, consisteva nel presupposto
che la linea Gurioli può dilatarsi e ampliarsi (assumendola concettualmente
come limite di pericolo e non di deposito) ma non restringersi verso il monte.
Sussiste una
differenza però: continuando con l’esempio, guardate la figura Y. I nostri due
ipotetici comuni (A) e (B) che potrebbero ad esempio essere Napoli (A) e
Poggiomarino (B), sono riusciti in qualche modo, “lucrando” sulla fascia di
rispetto, a far coincidere o quasi la zona rossa 1 con la linea nera Gurioli.
Al di là della zona rossa 1 però, il comune (A) vede il
proprio territorio in zona gialla e
quello del comune (B) in zona rossa 2.
Nello scenario
vesuviano tutto quello che è fuori dalla zona rossa o R1, vecchia o nuova che
sia, è automaticamente in zona gialla,
ad eccezione del settore circolare
che in figura definisce appunto l’area R2,
posta a est del Vesuvio e su cui dobbiamo concentrare tutta la nostra
attenzione.
Il settore circolare
R2 (colorato in marrone), identifica la zona che in caso di eruzione può essere
soggetta a una considerevole pioggia di cenere e lapilli che potrebbe raggiungere
intensità tali da rendere impossibile la permanenza dei cittadini in loco e già
nelle prime fasi dell’eruzione. Crollo dei tetti, amplificazione degli effetti
sismici dovuti all’innaturale peso sulle coperture e fastidi anche serissimi alla
respirazione e alla vista, non consentirebbero infatti di “imbastire”
un’evacuazione sul momento e in un contesto di panico diffuso. Già il panico:
quello che i pianificatori non trattano nelle loro dotte disquisizioni.
Quando il Vesuvio incomincerà a vibrare anche tra un secolo o due, ci sarà una
ressa infernale e le statistiche serviranno a poco, perché tutti vorranno
mettere quanta più distanza è possibile tra loro e l’incognita (VEI 3,4,5…?)
che sarà svelata solo a eruzione fatta.
Il settore circolare
R2 è quello dove statisticamente il fenomeno della pioggia di prodotti
piroclastici potrebbe abbattersi pericolosamente, in ragione dei venti
stratosferici dominanti. Non è un caso, infatti, che nei primi anni ’90 il comune
di Poggiomarino era già contemplato tra i comuni a rischio vulcanico da zona
rossa: lo dicevano e lo dicono le spesse coltri di lapillo nelle campagne… Per quanto
riguarda le sperequazioni territoriali, non è assurda l’ipotesi che anche
il comune di Striano dovrebbe entrare in
zona rossa 2 così come una parte di Sarno.
Le zone pericolose sono diventate due: la zona rossa
1 e la zona rossa 2. Questo
spiega perché il piano d’evacuazione dovrà essere esteso ai 25 comuni della zona
rossa totale, così come previsto dagli atti ufficiali. Quindi non già un'estensione della tradizionale zona rossa ma l'inserimento di un ulteriore settore a rischio.
Per capire meglio il
bailamme delle zone e le varie furberie che accompagnano le scelte e le non
scelte di una certa classe politica, è necessario ripartire dalla legge
Regionale Campania N° 21 del 10/12/2003,
che proibisce qualsiasi attività edile per uso residenziale nei territori a
maggior rischio vulcanico.
Nella figura
Y, si apprezza la zona rossa 1 (R1) che è quella come detto d’inedificabilità totale. La zona
rossa 2 (R2) compresa nel settore circolare invece, è stata classificata meno pericolosa...
Non tanto, però, da non sancirne l’evacuazione in caso di allarme vulcanico. Ovviamente
tutto questo architettismo zonale è stato elucubrato per evitare la mannaia della
legge sull’inedificabilità residenziale preventiva almeno nella zona Rossa
2, dove si può allegramente continuare a fabbricare a ridosso della linea Gurioli, magari con lo spiovente, e con un'anta della finestra che all'apertura supera la linea nera...
Ciò che lascia
veramente perplessi è la totale assenza di politiche di prevenzione. Se la comunità scientifica ha sancito che nel
breve - medio termine eventuali flussi piroclastici statisticamente e non
matematicamente non dovrebbero dilagare oltre la linea nera Gurioli, ciò non vale per gli
anni a venire. Secondo alcune logiche commisurate ai tempi di quiescenza, la
linea Gurioli che non è un limite di pericolo ma è stata utilizzata come tale,
si sposterà in avanti col passare degli anni. E I decenni, si badi bene, non
sono eternità…
Se da un lato
discutiamo sulla perimetrazione della zona rossa 2, d’altra parte ci sono
popolosi comuni come Portici, Ercolano o Torre del Greco che sono ubicati e per
tutto il perimetro amministrativo in zona a totale invasione dei flussi
piroclastici. Per loro l’unica chance di salvezza è un efficace piano d’evacuazione che al momento non c'è.
La recentissima sentenza
del TAR che da ragione al comune di Boscoreale che vuole metà territorio in
zona rossa 2, ha determinato un precedente che sarà seguito da altre
municipalità portando a un restringimento della zona rossa. Ovviamente i giudici non sono esperti di vulcani e di emergenza
e di pianificazione del territorio, e quindi non potevano sentenziare
diversamente.
Pensate però, che
mentre la zona Rossa 1 diventa micidiale con eruzioni di tipo VEI 4 e VEI 5
(indice di esplosività vulcanica), la zona Rossa 2 diventa pericolosa e,quindi,
da evacuare già a un livello eruttivo minore (VEI 3). Un’intensità ritenuta tra l’altro come la più probabile nel medio termine…
Il Prefetto Gabrielli ha presentato in commissione ambiente al senato una buona relazione sullo stato dell’arte a proposito del rischio vulcanico in Campania e sui fondali tirrenici. Il capo dipartimento alla fine delle sue disquisizioni, sembra che abbia lasciato intendere con qualche misuratissima parola, che le amministrazioni locali forse non fanno per intero il loro dovere. Un modo per dire che le inefficienze non possono essere imputate solo allo Stato centrale. Il nostro pensiero è completamente diverso e riteniamo il Dipartimento della Protezione Civile responsabile della mancanza di sicurezza in area vesuviana e non da oggi. Il ruolo di centralità che compete al noto dicastero nella stesura del piano di emergenza nazionale Vesuvio, che doveva comprendere anche quello di evacuazione, è difficilissimo scaricarlo altrove.
Nella commissione al senato il Prefetto Gabrielli avrebbe dovuto togliersi la scarpa e batterla sul tavolo, per dire che il primo anello della sicurezza è la prevenzione, e non può esserci gioco o indifferenza politica in un contesto areale dove ogni malaccorta mossa può rivelarsi un azzardo per migliaia e migliaia di persone...
Il Prefetto Gabrielli ha presentato in commissione ambiente al senato una buona relazione sullo stato dell’arte a proposito del rischio vulcanico in Campania e sui fondali tirrenici. Il capo dipartimento alla fine delle sue disquisizioni, sembra che abbia lasciato intendere con qualche misuratissima parola, che le amministrazioni locali forse non fanno per intero il loro dovere. Un modo per dire che le inefficienze non possono essere imputate solo allo Stato centrale. Il nostro pensiero è completamente diverso e riteniamo il Dipartimento della Protezione Civile responsabile della mancanza di sicurezza in area vesuviana e non da oggi. Il ruolo di centralità che compete al noto dicastero nella stesura del piano di emergenza nazionale Vesuvio, che doveva comprendere anche quello di evacuazione, è difficilissimo scaricarlo altrove.
Nella commissione al senato il Prefetto Gabrielli avrebbe dovuto togliersi la scarpa e batterla sul tavolo, per dire che il primo anello della sicurezza è la prevenzione, e non può esserci gioco o indifferenza politica in un contesto areale dove ogni malaccorta mossa può rivelarsi un azzardo per migliaia e migliaia di persone...
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