Vesuvio visto da sud al tramonto. |
“Rischio Vesuvio e la
teoria del cigno nero” di MalKo
Come avevamo ipotizzato nell’articolo del 28 maggio 2013,
il comune di Boscoreale ha fatto ricorso al tribunale amministrativo regionale
(TAR), a proposito della difformità di trattamento scaturita dalla nuova rivisitazione
della zona rossa Vesuvio, dettata dall’introduzione della linea nera Gurioli. La sentenza dell’8 maggio 2014 non poteva avere
esito diverso, visto l’incredibile pastrocchio combinato dalla Regione Campania
con la delibera che varava i nuovi scenari che avrebbero a loro dire addirittura
allargato la zona rossa in favore di una maggiore tutela delle popolazioni
esposte al rischio Vesuvio. Il TAR, per farla breve, ha dovuto dare ragione al
comune vesuviano ricorrente…
Spaccato che evidenzia l'incongruenza dei settori a rischio |
Il territorio di pertinenza di Boscoreale, infatti,
insieme con altri 17 comuni, era storicamente inserito e per l’intero limite amministrativo nel perimetro
a maggior rischio vulcanico (zona rossa R).
Ora, con la nuova classificazione (R1
e R2) adottata dal Dipartimento della Protezione Civile, il
territorio di Boscoreale è stato sostanzialmente spaccato in due dalla Linea nera Gurioli, che segna un limite di massimo pericolo introdotto dalla commissione grandi rischi. Quindi, mentre da un lato la Regione Campania
e il Dipartimento della Protezione Civile hanno offerto ai nuovi comuni entrati
a far parte della nuova zona rossa, escamotage utili per suddividere i loro territori in R1 e R2, ai vecchi 18 comuni questa possibilità è stata negata, e i loro tenimenti
dovevano considerarsi per intero in R1, anche se in parte gravavano, come
nel caso di Boscoreale, a valle della linea Gurioli. A essere chiari, una vera
assurdità giuridica…
Questo modo di operare che non si capisce se è frutto di
dabbenaggine o malizia, ha creato un grosso pateracchio burocratico, perché era
logico aspettarsi un ricorso da parte dei comuni diversamente inquadrati
rispetto alla nuova zona rossa. Boscoreale ha aperto la strada: siamo sicuri
però, che anche altri comuni percorsi in senso secante dalla linea Gurioli ne
seguiranno le orme. La figura sottostante ci aiuta a individuarli…
I motivi del ricorso al TAR, instradato dal Comune di
Boscoreale, convergono e vertono tutti sul fatto che la zona
rossa 1 (R1) è soggetta ai limiti di
inedificabilità totale per scopi residenziali, sanciti dalla invisa legge regionale Campania n° 21 del 2003,
che individua nella zona a maggior rischio vulcanico il divieto di costruire
per scopi abitativi: tentativo ultimo per sperare di contenere il valore esposto (vita umana) al
pericolo eruttivo.
Veduta d'insieme della nuova classificazione della zona rossa Vesuvio |
La zona rossa 2 (R2)
invece, è esclusa da questa legge, e anzi consentirà pure ai proprietari degli
immobili già esistenti di realizzare ampliamenti e mansarde a spiovente, quale
strumento di difesa passiva degli edifici, a fronte del pericolo rappresentato dalla
ricaduta di cenere e lapillo. Da qui la corsa dei comuni di fresca nomina a
cavalcare la provvida possibilità offertagli dalla Regione Campania, per
estrapolare quanta più terra possibile dalla tenaglia edilizia dettata dalle
rigide norme vigenti nei settori R1. In questa folle corsa il primo classificato risulta essere il Comune di
Poggiomarino…
Molto probabilmente la stessa cittadina di Boscoreale e altre
municipalità che ne percorreranno le orme, utilizzeranno l’esito favorevole del
ricorso al TAR, per raggiungere pure il mai sottaciuto e ambitissimo obiettivo di un condono edilizio largheggiante da estendere nei settori R2. Un doppio risultato insomma… Come sempre però,
il business creerà malumori politici e bagarre in questi consigli comunali che,
probabilmente, sono già in una fase di fibrillazione.
Con siffatte e risibili strategie, stiamo facendo grossi
passi in avanti nella direzione di un disastro futuribile assimilabile per
portata alle famigerate teorie del cigno
nero. Un concetto evocato sulla base delle sottovalutazioni che si
fanno su eventi rari, anche vulcanici ad altissima energia, che potrebbero
flagellare nel nostro caso tutta l’area metropolitana di Napoli e anche oltre,
lasciando esterrefatti e impotenti gli abitanti e quanti ne hanno sancito,
senza dati incontrovertibili, l’invulnerabilità statistica del territorio. Gli scavi di Pompei prima di essere uno spaccato di storia, dovrebbero essere innanzitutto un monito...
Secondo alcuni esperti che hanno tirato in ballo
addirittura asteroidi e realpolitik, la possibilità che avvenga un’eruzione
pliniana è talmente bassa da non richiedere sacrifici per stilare un piano d'emergenza di vasta portata e per questo irrealizzabile. La
gravità di certe affermazioni risiede nella incapacità di chi le pronuncia, nel capire che le parole vengono esaltate o ignorate da terzi, a seconda della convenienza, per giustificare politiche di sopraffazione del territorio anche nelle aree cosiddette a rischio estremo.
Il latore della realpolitik,
avrebbe dovuto aggiungere:<<...utilizziamo tutti gli anni di clemenza geologica che abbiamo
ancora a disposizione, per operare soprattutto nel campo della prevenzione, in
un’area dove per rimettere ordine urbanistico, occorrono appunto i secoli >>.
Nell’immagine in basso si notano casette in rosso e in
verde. Quelle rosse indicano i comuni (vecchia zona rossa o in R1) dove il giro di vite all'edilizia prevede l'inedificabilità residenziale assoluta. Quelle verdi invece,
indicano i territori dove è ancora possibile edificare e adeguare e ampliare i
fabbricati esistenti con tecniche di difesa passiva consistenti soprattutto nella realizzazione di mansarde con tetti spioventi.
Il Vesuvio accerchiato dalla conurbazione. La zona d'inedificabilità assoluta potrebbe rimanere, in assenza d'interventi legislativi, la sola zona R1 |
Con la sentenza del TAR, le casette rosse a iniziare da
Boscoreale, potrebbero diventare tutte verdi. Tale decisione comporterebbe che il Vesuvio
sarà sempre più accerchiato da un edificato asfissiante, che si svilupperà
anche a distanza dal cratere secondo uno scalare che sarà dato dall’occupazione
metodica degli spazi liberi a iniziare dalla linea nera Gurioli. Ci si
allontanerà anche dalla bocca eruttiva, ma non tanto da potersi ritenere al
sicuro dagli effetti di un’eruzione pliniana, le cui colate piroclastiche
possono espandersi in una misura ben più dilagante di quelle rappresentata
dalla linea Gurioli che, lo ricordiamo, indica un limite campale dei depositi derivanti dai
flussi di eruzioni di portata inferiore.
Secondo le statistiche, fra 130 anni passeremo all’11% di
possibilità che avvenga un’eruzione pliniana. Questi anni dovremmo utilizzarli
per pianificare uno sviluppo sostenibile in area vulcanica, magari lanciando un
concorso mondiale fra gli architetti per il miglior progetto possibile di
riordino territoriale in linea con le esigenze di tutela di un’ignara
popolazione, che non sa di andare incontro magari in danno alle generazioni
future, ai grandi disastri dettati dalle logiche alla base delle teorie del cigno nero.
Bisognerebbe puntare il dito contro quelli che sono inchiodati immeritatamente sulle poltrone di comando o di gestione, mettendo a rischio con la loro miope mediocrità le generazioni future... personaggi che minano il futuro, in danno di alcuni milioni di persone che sono e saranno lasciate in balia di assurdi giochi di potere, favoriti dalle istituzioni troppo spesso girate dall'altra parte…
Il video collegato alle parole - condono edilizio- è stato inserito in data 18 maggio 2014.
RispondiElimina