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lunedì 15 gennaio 2018

Rischio Vesuvio e Campi Flegrei: livelli di allerta e fasi operative... di MalKo




Il Vesuvio


I livelli di allerta vulcanica servono a sintetizzare attraverso un colore o un termine, lo stato di “agitazione” del distretto vulcanico in esame. Il monitoraggio continuo dei valori geochimici e geofisici viene attuato da una struttura generalmente scientifica che ha anche le competenze specialistiche necessarie per vagliare, analizzare, valutare e infine esprimere un parere sullo stato di unrest del vulcano. E’ prassi nel nostro Paese, che la valutazione finale circa la pericolosità di un apparato spetti poi alla Commissione Grandi Rischi sezione rischio vulcanico, tra l’altro e di recente rinnovata. Il referente di questo settore è ora il prof.  Pierfrancesco Dellino, ordinario di   Geochimica e vulcanologia presso l’università di Bari.
Il livello di allerta base - verde - indica che non si denotano variazioni significative dei parametri geochimici e geofisici monitorati. Ciò non toglie che il rischio eruttivo anche al livello base non è mai totalmente assente ma solo basso.

Il livello di allerta attenzionegiallo - indica che uno o più parametri legati ai dinamismi del vulcano sono cambiati e, quindi, si richiede un potenziamento di tutte quelle attività tecnico scientifiche atte a meglio inquadrare i processi endogeni in corso.
Il livello di allerta pre allarme - arancione - indica che le variazioni geochimiche e geofisiche presentano incrementi preoccupanti che potrebbero richiedere il passaggio successivo al livello di massimo pericolo.

Il livello di allerta allarme - rosso - indica che tutti i parametri fino a quel momento monitorati, lasciano ritenere molto probabile un’eruzione.

Livelli di allerta vulcanica

Il dato rilevante ai fini della tutela delle popolazioni esposte al rischio eruttivo è che bisogna tenere in debito conto, è la progressione dei tempi di attesa tra un livello di allerta e un altro: purtroppo non c'è proporzionalità aritmetica. Questo significa che si potrebbe passare da un colore all’altro in tempi molto differenti tra loro, magari con estrema lentezza o con una rapidità tale, da rendere possibile addirittura il salto di un livello. Viceversa la regressione sarebbe generalmente piuttosto lenta…

D’altro canto ricordiamo pure che tutte le stime sul momento esatto dell'eruzione sono di taglio probabilistico, e anche se possono essere statisticamente molto alte, non potranno mai raggiungere la certezza deterministica del 100% che può essere data solo e tangibilmente dalla ripresa eruttiva.   

I piani di evacuazione prevedono che dall’atto della dichiarazione dello stato di allarme le operazioni di allontanamento rapido della popolazione debbano durare complessivamente al massimo tre giorni (72 ore). La Regione Campania ha così diviso questo tempo: 12 ore per organizzare la macchina evacuativa; 48 ore per evacuare tutti i cittadini dal vesuviano o dal flegreo e le ultime 12 ore rimanenti sono intese come grasso che cola, cioè un surplus di tempo disponibile per recuperare eventuali disfunzioni che dovessero manifestarsi durante le operazioni di allontanamento.

E’ interessante altresì segnalare che burocraticamente il passaggio allo stato di attenzione vulcanica viene sancito dal dipartimento della protezione civile sentito il presidente della regione interessata. I livelli di allerta di pre allarme e allarme invece, vengono dichiarati dalla presidenza del consiglio dei ministri previa consultazione col presidente della regione interessata.

livelli di allerta e fasi operative

Nella tabella appena proposta, si nota come ad ogni passaggio di livello deve, ovvero, dovrebbe corrispondere una fase operativa di pari importanza. Nessuna di queste 4 fasi in ogni caso può sopportare l’assenza di un piano di evacuazione.

Molto riassuntivamente ricordiamo che nella fase di attenzione bisogna rodare a cura del Comune, il piano di evacuazione messo a punto precedentemente, e verificare ed eliminare tutte le criticità eventualmente esistenti nella viabilità e nel sistema locale di protezione civile. La fase di attenzione inoltre, richiede e si caratterizza per l’informazione da dare ai cittadini, che dovrà essere chiara, puntuale e a cura del sindaco o degli organi dipartimentali. Anche l’Osservatorio Vesuviano ad esempio, stante lo stato di attenzione vigente tuttora ai Campi Flegrei, emana un bollettino informativo settimanale oltre a quello mensile. Non bisogna confondere però, il bollettino scientifico da quello tecnico e amministrativo emanato dal sindaco, che dovrà contenere notizie utili all’organizzazione sociale e operativa del territorio in emergenza.

La fase operativa di pre allarme, comporta l’evacuazione preventiva degli ospedali e delle case di cura e delle carceri, così come sarà necessario mettere in sicurezza i beni culturali trasportandoli altrove ove possibile, o comunque tentare di metterli al riparo. In questo contesto è anche possibile che, quella parte di popolazione che lo desidera e che ha una residenza alternativa in luogo sicuro, possa allontanarsi autonomamente dalla zona a rischio vulcanico, magari segnalando lo spostamento all’autorità locale. In questo caso è previsto per chi va via un contributo di autonoma assistenza.

La fase di allarme prevede la totale e obbligatoria evacuazione delle popolazioni dalla zona rossa secondo le modalità previste dai piani di evacuazione che in verità ancora non si ufficializzano e quindi non sono vigenti. L’uscita dalla zona dichiarata pericolosa è consentita attraverso percorsi prestabiliti e da punti prestabiliti (cancelli). L'allontanamento riguarda anche il personale di tutte le forze istituzionali e volontari intervenuti. 
Ovviamente l’evacuazione può avvenire con autovetture private o con mezzi collettivi (Bus), con esigenze di alloggio diversificate secondo le necessità previste dallo schema riassuntivo che vi segnaliamo in basso, che classifica in A, B e C, le varie condizioni delle famiglie e dei singoli.

Le tre classi di assistenza

Le pianificazioni d’emergenza ad oggetto il Vesuvio e i Campi Flegrei, sono di carattere nazionale perché coinvolgono non solo la regione Campania ma anche tutte le altre  deputate all’accoglienza degli sfollati.

La Regione Campania è stata individuata dal dipartimento come ente referente per alcuni piani di settore: il più importante è quello ad oggetto le procedure e i mezzi e quant’altro necessita per l’allontanamento della popolazione dalla zona rossa; ed ancora tutto ciò che richiede e investe la Sanità e le telecomunicazioni di emergenza.
La strategia del piano di emergenza ad oggetto il rischio Vesuvio ma similmente anche per i Campi Flegrei, prevede come detto che nella fase di allarme la popolazione lasci la zona rossa usando i percorsi predefiniti nei piani locali armonizzati con le municipalità limitrofe.  Coloro che sono appiedati devono recarsi nelle aree di attesa (comunali) secondo le modalità e i mezzi previsti dal piano comunale di protezione civile.

Dalle aree di attesa alle aree di incontro (fuori zona rossa), il trasporto è assicurato da un servizio autobus/navetta a cura della Regione Campania.
Dalle aree di incontro ai punti di prima accoglienza, il trasferimento è garantito dalla regione ospitante (individuabile nella carta dei gemellaggi), e fino alle strutture di accoglienza.
Strategia del piano di evacuazione a fronte del rischio Vesuvio

Le regioni italiane dovrebbero garantire trasporto intermedio e ospitalità alla comunità vesuviana o flegrea, secondo questo modello di gemellaggi Regioni/Comuni:
la mappa dei gemellaggi previsti per l'area vesuviana
Gemellaggi previsti per l'area flegrea


In conclusione dobbiamo ricordare che generalmente i livelli di allerta vulcanica, possono prevedere risposte operative molto diverse fra di loro, in ragione delle caratteristiche del vulcano da cui bisogna difendersi. Un apparato prevalentemente effusivo  potrebbe non richiedere un'evacuazione totale e preventiva della zona vulcanica, come invece è previsto e necessario quando il vulcano potrebbe caratterizzarsi per manifestazioni eruttive di tipo esplosivo, come ad esempio il Vesuvio o i Campi Flegrei.



 

domenica 26 maggio 2013

Rischio Vesuvio e Protezione Civile



"Rischio Vesuvio e Protezione Civile" di MalKo
Una certa bufera si è abbattuta sul dipartimento della protezione civile e sul suo capo Guido Bertolaso, a proposito di poteri straordinari, grandi eventi, appalti, ecc… Nulla di nuovo sotto il cielo della corruzione dilagante, squarciato ogni tanto da indagini giudiziarie che mettono in luce reati o quantomeno un diffuso malcostume.
C’è un aspetto che riguarda la protezione civile però, che non ci convince e non già da adesso. Abbiamo l’impressione che sul rischio più grande che abbiamo in Italia, quello vulcanico afferente all’arcinoto Vesuvio, si mantenga una qualche sostanziale omissione sulla famigerata pianificazione d’emergenza e vi spieghiamo il perché.
Il piano d’emergenza nazionale Vesuvio intanto porta quest’aggiunta nazionale perché una possibile ripresa eruttiva verrebbe identificata come un evento di tipo (C ), classificazione evincibile all’art.2 della L.225/1992 che istituisce il servizio nazionale della protezione civile. Cioè, …eventi che, per intensità ed estensionedebbano essere fronteggiati con l’impiego di mezzi e poteri straordinari. Appare del tutto evidente quindi, che, questo famoso elaborato rientri a pieno titolo nelle strette competenze e, oseremmo aggiungere, responsabilità, del dipartimento della protezione civile.
Il motivo di questa gestione centralistica è da ricercarsi non solo nell’elevato rischio in esame che coinvolgerebbe immediatamente 600.000 mila persone, ma nel fatto tutt’altro secondario che, in caso di emergenza, sarebbero implicate direttamente e indirettamente, molte regioni e strutture e mezzi e organizzazioni statali e no. Un ambito così vasto insomma,  da richiedere un coordinamento di livello nazionale.
Il piano d’emergenza Vesuvio quindi, a ragione è possibile inquadrarlo come un immediato strumento di prevenzione.  Proprio quella famosa prevenzione di cui parla con enfasi  Bertolaso, quando rimprovera e bacchetta taluni comuni inadempienti su altri rischi come quello idrogeologico
Il piano d’emergenza nazionale Vesuvio, nella sostanza dovrebbe contenere il piano d’evacuazione, cioè l’atto di prevenzione ultima (fuga), da adottare per porsi in salvo da un pericolo non arginabile come un’eruzione  esplosiva. Possiamo quindi affermare che la pianificazione e l’attuazione di un piano d’evacuazione, da un certo punto di vista rappresenta il fallimento di tutte le tecniche di prevenzione che, nel nostro caso, potevano consistere unicamente nell’assicurare un’adeguata distanza fra popolazione (Valore esposto) e vulcano (Pericolo). Una distanza che inevitabilmente e all’occorrenza, dovrà rendersi concreta nel giro di alcuni giorni attraverso una titanica operazione di trasferimento della popolazione. Il piano d’emergenza allora, ha un’importanza non certo residuale ma addirittura maledettamente vitale.
Il dramma di questa straordinaria pianificazione “invidiataci” da tutto il mondo, è che non esiste.  Nella bozza depositata abbiamo le disquisizioni geologiche, la suddivisione delle zone, i quattro livelli di allerta, ma nessuna pagina contiene alcunché di istruzioni utili  per andarsene dall’area a rischio in caso di necessità, in modo ordinato o quantomeno con una logica direzionale condivisa.
Il dipartimento, pensiamo, ripeterà che il loro compito è di tracciare le linee guida… è che quindi la colpa è dei comuni che sono inadempienti. I comuni diranno che aspettano l’aggiornamento del piano e così via…. Nel frattempo entrambi si dedicano ad altro… Deontologicamente parlando riteniamo ingiusto spacciare per piano d’evacuazione delle semplici linee guida. Così come ci sembra naturale che, chi ha la responsabilità di una pianificazione d’emergenza, abbia anche il diritto dovere di assicurarsi che tutti gli attori coinvolti si impegnino nei tempi previsti.
Vorremmo appena ricordare che se si destituiscono sindaci perché non effettuano la raccolta differenziata, a giusta ragione potrebbero commissariarsi comuni se inadempienti sui grandi temi della sicurezza.
Di questo piano avremo, così dicono, l’aggiornamento a breve. Le novità contemplerebbero tempi d’evacuazione misurati in tre giorni e un uso massiccio di autovetture private per allontanarsi dall’area vulcanica, rinunciando a treni e bus indicati genericamente in un primo momento.
Il comune di Portici nella bozza di piano d’emergenza comunale, redatto a fronte del rischio Vesuvio nel 1999, scrisse a pagina 15 :
… impossibilitati a trasportare masserizie o altri beni ingombranti, molto probabilmente i cittadini che dovranno sfollare tenteranno nella maggior parte dei casi di sfruttare l’unica unità mobile da carico a loro disposizione : l’autovettura.
L’autovettura ha una serie di funzioni molto importanti; innanzitutto è il primo modulo abitativo che consente di permanere all’asciutto e in strada per un tempo anche prossimo alle 48 ore; l’autoveicolo inoltre, garantisce una sufficiente ed autonoma mobilità pure in un momento successivo all’emergenza e fuori dal perimetro a rischio.
Non è assurdo ipotizzare che la maggior parte delle famiglie utilizzerà questo vettore per spostarsi dall’area vesuviana in caso di emergenza,molto verosimilmente alla stregua di quanto avviene in occasione degli esodi estivi.
Ed ancora a pagina 20 del testo porticese leggiamo : analizzando quello che potrebbe essere il comportamento della popolazione in seno ad una emergenza vulcanica, possiamo ritenere probabile un esodo :
1) prevalentemente a mezzo autovettura privata;
2) minimo a mezzo treno o traghetto veloce;
3) presumibilmente in maniera continuativa 24 ore su 24 dal momento in cui scatta la fase di allarme;
4) spontaneo già durante le fasi I e II se dovessero incalzare gli eventi sismici;
5) mediamente massivo a mezzo treni o traghetti in caso di perdurante e totale blocco del traffico.
L’aggiornamento come detto al piano nazionale ancora non è stato pubblicizzato o pubblicato.  Possiamo solo desumere, quindi, e dalle anticipazioni, che il dipartimento e chi con esso, forse è arrivato alle stesse conclusioni di Portici ma con qualche anno di ritardo… al momento undici. Diciassette in totale … e non è ancora finita.