Il Vesuvio visto da Terzigno |
“Rischio Vesuvio, Campi
Flegrei, commissioni e gruppi” di MalKo
La Regione Campania ha organizzato qualche giorno fa una
conferenza stampa per annunciare lo stanziamento di fondi europei da destinare
ai comuni e alle province, col fine di dare slancio alle pianificazioni
d’emergenza e alle attività informative connesse con i rischi naturali e
industriali, secondo linee programmatiche dettate dalla stessa Regione.
L’assessore regionale Edoardo Cosenza ha annunciato l’istituzione
di un ufficio di piano, dove dovranno confluire le più aggiornate
pianificazioni dei comuni per costituire un archivio. Gli elaborati in corso
d’opera invece, dovranno seguire un iter diverso ed essere convalidati dal
predetto ufficio.
I comuni che ricadono in zona rossa Vesuvio e Campi
Flegrei, avranno a disposizione un budget maggiore per l’indubbia e oggettiva
difficoltà nel pianificare piani di evacuazione e di protezione in zone
particolarmente difficili e complesse per pericolo e antropizzazione.
Soprattutto
per i
Campi Flegrei, Il Prefetto Franco Gabrielli ha posto l’accento sulle
difficili analisi scientifiche che sono state fatte e che si sono concentrate
sugli ultimi cinquemila anni di attività della caldera, ricordando che la
nascita del Monte Nuovo nel 1538 non può annoverarsi tra i fenomeni più intensi
del supervulcano.
Affermazione che suona come un monito a non sottovalutare il pericolo insito in
quell’area sulla falsa scorta di una plurisecolare quiescenza.
La nostra impressione è che la caldera flegrea al momento è
quella che suscita qualche inquietudine, probabilmente per lo stato di attenzione dichiarato dalla comunità scientifica in seguito ai recenti
fenomeni di bradisismo tuttora in corso.
Il Capo Dipartimento della Protezione Civile, nell’ambito
della conferenza ha ricordato il notevole lavoro della Commissione Grandi Rischi (CGR) e anche quello della Commissione Nazionale (CN) per
l’aggiornamento del piano d’emergenza Vesuvio e dei Campi Flegrei. Quest’ultimo
consesso forse è meno noto, anche se in primis è quello impegnato da qualche
tempo nella elaborazione degli scenari di pericolo in caso di ripresa dell’attività
eruttiva dei vulcani napoletani.
Come anamnesi giornalistica, la data del 7 maggio 2003 è quella che ri-costituisce
la commissione nazionale incaricata appunto di provvedere all’aggiornamento dei
piani d’emergenza. L’atto fu firmato dall’allora capo dipartimento Guido Bertolaso.
Questo documento ormai decennale, menziona molti partecipanti
e incomincia a essere in verità un po’ datato, perché fra costituzione e
ricostituzione sul groppone porta ben vent’anni di lavoro sicuramente alacre,
ma senza il parto di un piano di evacuazione.
Il documento istitutivo appena accennato (CN), prevede la
formazione di ben 4 gruppi di lavoro.
Il Gruppo A è quello incaricato di
provvedere alla definizione degli scenari e dei livelli di allerta per il
Vesuvio e per i Campi Flegrei. A capo
del Gruppo A non poteva che esserci l’Osservatorio
Vesuviano per le sue competenze che ne fanno un centro di riferimento per gli
aspetti scientifici del rischio. Altri partecipanti
di questo comitato ristretto, sono il Dipartimento della Protezione Civile, un
rappresentante della Regione Campania e tre esperti: due di essi ex direttori
dell’Osservatorio Vesuviano.
Il Gruppo A, nella relazione conclusiva consegnata
al Dipartimento il 13 aprile 2012 con doppia firma, stranamente non menziona il
lavoro scientifico “Pyroclastic flow hazard assessment at Somma-Vesuvius
based on the geological record” di Lucia Gurioli e altri.
Sarà la Commissione Grandi Rischi consultata dal DPC come previsto, ad assumere il 27 giugno 2012 tale compendio, che definisce su carta (linea nera), il limite terminale dei depositi piroclastici rilasciati in situ dal passaggio delle nubi ardenti formatesi in seno ad eruzioni a media e ad alta probabilità di accadimento. Questo lavoro campale di ricerca è servito da un punto di vista tecnico a stabilire un confine statico e statistico.
Sarà la Commissione Grandi Rischi consultata dal DPC come previsto, ad assumere il 27 giugno 2012 tale compendio, che definisce su carta (linea nera), il limite terminale dei depositi piroclastici rilasciati in situ dal passaggio delle nubi ardenti formatesi in seno ad eruzioni a media e ad alta probabilità di accadimento. Questo lavoro campale di ricerca è servito da un punto di vista tecnico a stabilire un confine statico e statistico.
La commissione Grandi Rischi ha utilizzato invece la linea nera come (hazard), utile per tracciare limiti di
pericolo legati a limiti comunque statistici ma accettati dal dipartimento
della protezione civile che fa capo a un organo politico.
La linea Gurioli ha dettato anche la rimodulazione geografica della zona
rossa che si è allargata inglobando altri sei comuni e un’enclave nel settore a
maggior rischio.
L’importante assise di esperti (CGR), per la parte rischio vulcanico
oggi si avvale della collaborazione del Prof. Alessandro Aiuppa, Università di Palermo, e del Prof. Raffaello Cioni dell’Università di Pisa.
Per quanto riguarda la Regione Campania, vorremmo consigliare
all’assessore alla protezione civile, Prof. Edoardo Cosenza, che sarebbe
necessario che gli euri stanziati dall’Europa fossero utilizzati in un modo proficuo,
magari elaborando studi e progetti finalizzati alla realizzazione di strutture
e infrastrutture da destinare in concreto alle attività di protezione civile
nelle aree a maggior rischio. Ad esempio, è sconcertante che ogni comune
flegreo o vesuviano non abbia almeno un’area di atterraggio elicotteri con annesso
cartello di località a lettura verticale.
Per i comuni in area vulcanica di fascia costiera, pianificare
opere di dragaggio dei porti, soprattutto quello di Torre del Greco particolarmente
strategico per la posizione mediana che occupa nella zona nera, ci sembra fondamentale.
Lo stesso dicasi per la progettazione e la realizzazione di banchine ad attracco rapido, utili per sfruttare al
massimo le potenzialità della flotta di catamarani e monocarene, quali navi a
basso pescaggio, che ogni giorno percorrono in lungo e in largo il Golfo di
Napoli costituendo una vera risorsa operativa...
La spianata di Bagnoli, sede del deep drilling project, capiamo che è
particolarmente appetibile per spazi e ubicazione geografica. Quest’area però, si
offre egregiamente quale area strategica e polifunzionale di protezione civile,
perché ricade in punti nodali per i trasporti aerei, ferroviari e stradali e navali. Bisognerebbe
solo bonificarla davvero…
Progettare attraversamenti pedonali sopraelevati e
protetti agli incroci stradali complessi per traffico e velocità, non
guasterebbe già in tempi normali. Lo stesso dicasi per una verifica e un
potenziamento della copertura radio in tutta la zona rossa del Vesuvio e dei
Campi Flegrei, a iniziare dalla rete delle radio telecomunicazioni dei Vigili
del Fuoco, che saranno i primi a ritrovarsi in trincea all’occorrenza.
Il Gruppo B
della commissione nazionale incaricata dell’aggiornamento dei piani
d’emergenza, ha come referente il dipartimento della protezione civile e un
affollatissimo seguito. Il Gruppo B è quello che dovrebbe mettere su le linee
guida e la strategia per i piani di evacuazione. Ovviamente e come sapete,
siamo all’anno zero.
Una particolare utilizzazione delle autostrade per l’evacuazione,
anche in questo caso rapida di emergenza, dovrebbe essere nel campo delle
attenzione, e forse lo è, della Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco Campania.
Il Gruppo C ,
informazione ed educazione, ha come referente istituzionale la Regione Campania.
Il Gruppo D, sotto
l’egida della Provincia di Napoli, dovrebbe trattare i piani d’emergenza e
d’evacuazione comunali o intercomunali, che vanno tarati in accordo con le strategie del piano nazionale. All’atto della stesura del documento di ri-costituzione
della commissione nazionale, fu sancito che il Gruppo D si sarebbe potuto costituire solo dopo che gli altri tre
gruppi fossero giunti a delle conclusioni scientifiche e operative. Probabilmente
tale Gruppo D non si è mai riunito, salvo smentite graditissime…
I giornali stamani riportano la notizia di un evento
sismico al Vesuvio di magnitudo 2,3 che potrebbe non essere una notizia se
avessimo strumenti di tutela. Lascia veramente perplessi la dichiarazione del
Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, che in un’intervista al Mattino di
Napoli facendosi carico di problemi non scientifici, parla di piani
di sicurezza della protezione civile pronti da molti anni…
Rinnoviamo ancora una volta l’invito alla classe
politica ma anche scientifica, ovviamente in entrambi i casi generalizzando,
acchè non profetizzino che la previsioni delle eruzioni è possibile mesi o anni prima dell’evento. Omettano poi, di dire sciocchezze sui piani d’evacuazione che ancora non esistono.
Non ricalchiamo gli errori commessi all’Aquila: sarebbe una grossa imprudenza. Innanzitutto e purtroppo perché il dato della previsione eruttiva che si conta a mesi non è comprovato matematicamente. E poi, intuirete, se così fosse, più che piani di evacuazione sarebbero sufficienti piani di mobilità extraurbana, risolvibili con la consegna ad ogni cittadino vesuviano o flegreo di un biglietto Unico Campania, magari di fascia U3 o E3 da obliterare alla partenza, cioè al livello 4 di allerta vulcanica…
Non ricalchiamo gli errori commessi all’Aquila: sarebbe una grossa imprudenza. Innanzitutto e purtroppo perché il dato della previsione eruttiva che si conta a mesi non è comprovato matematicamente. E poi, intuirete, se così fosse, più che piani di evacuazione sarebbero sufficienti piani di mobilità extraurbana, risolvibili con la consegna ad ogni cittadino vesuviano o flegreo di un biglietto Unico Campania, magari di fascia U3 o E3 da obliterare alla partenza, cioè al livello 4 di allerta vulcanica…
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