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domenica 23 giugno 2013

Vesuvio: alcuni eventi sismici allarmano la popolazione.

Il Vesuvio da quota 1000
“Terremoto al Vesuvio” di MalKo

I recenti eventi sismici che hanno interessato l’area vesuviana hanno ridestato la paura atavica degli abitanti dell’omonima plaga su questi scuotimenti che qualche ansioso interpreta come sintomi premonitori di una possibile variazione dello stato di quiete del Vesuvio. In realtà anche i terremoti di origine vulcanica per essere considerati sintomi pre eruttivi necessitano generalmente di un incremento, cioè un incalzare del fenomeno sismico, accompagnato dalla variazione di altri parametri fisici e chimici che la geologia prende a riferimento come possibili indicatori di rischio vulcanico.
L’Osservatorio Vesuviano ma più ancora l’autorità scientifica, ha sancito in tempi non sospetti e alla stregua di quanto già è avvenuto per i Campi Flegrei, che per far spostare il livello di allerta vulcanica da base a quello di attenzione, sono necessarie variazioni significative dei parametri controllati (si noti il plurale). Cioè, più di uno dei valori base di riferimento dovrebbe cambiare e non unicamente il fattore sismico ancorché si presenti con scosse isolate o sequenze distanziate nel tempo.
I vesuviani devono avere la consapevolezza che, anche se dovessero cambiare questi famosi parametri base di riferimento per il Vesuvio, e si passasse quindi al livello di attenzione, ciò non significherebbe automaticamente una condizione di

allarme rosso con relativa e precipitosa fuga verso la salvezza.
Lo stato di attenzione è una sorta di attesa che è comunicata dal mondo scientifico alla popolazione (tramite Dipartimento Protezione Civile), per renderla consapevole che qualcosa è cambiato all’interno e nel sottosuolo del vulcano o della caldera, e che sono in corso approfondimenti per capire se i parametri misurati abbiano una tendenza verso livelli critici pre eruttivi o rappresentano semplicemente un’anomalia momentanea.
Ovviamente così com’è successo per il passato nella zona di Pozzuoli con il bradisismo, i parametri controllati potrebbero regredire e riportarsi nella normalità, e il livello di allerta vulcanica ritornerebbe allora su valori base.
Il livello di attenzione presenta purtroppo delle incertezze circa i tempi di attesa. A esser chiari, il “semaforo” giallo potrebbe permanere in questo stato per mesi o anni, così come nel giro di poco tempo la variazione dei parametri controllati potrebbe subire delle impennate in direzione del preallarme. Meno veloce sarebbe invece il ripristino della normalità (base).
Il sindaco di San Giorgio a Cremano preme perché si stabilisca un contatto diretto con la Protezione Civile, gestita dal Prefetto Gabrielli, per affrontare il problema dei piani di evacuazione che non esistono.  Il secondo problema da mettere in evidenza è come mai l’assenza di questo fondamentale strumento di tutela sia stato sottaciuto per anni.
I sindaci di altri comuni non hanno questa urgente necessità perché in capo alle loro attenzioni c’è il problema ben più grave dei condoni edilizi che mal si sposano con la necessità di tutela che, nel caso del rischio Vesuvio, dovrebbe incentrarsi sulla prevenzione.  Un problema nel problema quello dei condoni, che alla fine dovrà essere affrontato senza tentennamenti attraverso un tavolo di lavoro probabilmente sovra comunale.

Ai nostri lettori che risiedono nella zona rossa Vesuvio possiamo dire che il loro riferimento per quanto riguarda il diritto alla sicurezza non può che essere  il  sindaco. Per chi non lo sapesse la legge 225/92 individua proprio nel primo cittadino l’autorità locale di protezione civile. Cioè il soggetto giuridico su cui ricadono le responsabilità della prevenzione e del primo soccorso in caso di necessità. Anche della previsione se il dato dovesse rientrare nelle capacità di calcolo e di analisi del comune. Ovviamente i piani di emergenza e di evacuazione rispondono e rientrano nelle logiche della prevenzione delle catastrofi. Così come l’informazione corretta, puntuale e istituzionale, rientra nei compiti precipui del sindaco e non può essere delegata a terzi neanche se trattasi d’istituti o eminenze scientifiche (L'Aquila docet!).
Le responsabilità del mancato piano d'evacuazione sia per il Vesuvio che per i Campi Flegrei sarà una querelle fra dipartimento della protezione civile, trattandosi di una pianificazione di livello nazionale, e i comuni che hanno una gran coda di paglia.  
Se nei Campi Flegrei il livello di allerta dovesse passare da attenzione a pre allarme, cosa succederà in assenza di piani d'evacuazione? L'esodo in questa fase si ipotizza già spontaneo... come e verso dove? 

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