Vigili del Fuoco (SAF) in esercitazione |
“Il Dipartimento della Protezione Civile, i Piani d’emergenza Vesuvio e le attività di monitoraggio nel cratere” di MalKo
I piani di emergenza ancora in corso di elaborazione per la
plaga vesuviana, hanno visto fin qui all’opera pianificatori che hanno congegnato
tra l’altro un sistema di comando e controllo in verità già nelle premesse macchinoso
e pachidermico.
Purtroppo anche il piano d’emergenza Vesuvio, che non è il piano d’evacuazione, è stato figlio di un’epoca in cui la protezione civile non
disdegnava le operazioni mediatiche. Tra l’altro il leader indiscusso del
dipartimento era particolarmente intollerante verso i non allineati o i cretini seminatori di panico, e su tutti
gravava la spocchiosa minaccia di denuncia per procurato allarme…
Gli scienziati inviati all’Aquila dal mitico Guido Bertolaso, una settimana prima del
luttuoso terremoto del 6 aprile 2009, pare che avessero il compito di annichilire
il povero Giampaolo Giuliani e ridicolizzare
il suo poco accademico e profetico allarmismo.
Chi fosse Bertolaso e quale fosse il suo livello di serietà,
lo si evince non dalle cronache del salaria sport village, ma dal gala di
commiato dalla protezione civile, dove nel consesso conviviale con i suoi
adepti ridacchianti, si lasciò andare alla famosa battuta
che …un’eruzione del Vesuvio, da buon
leghista, non bisognava considerarla come una gran disgrazia…
La sconcia ironia si presterebbe facilmente a ogni tipo di
commento nefando. A ben rifletterci però, suona più fastidioso il ridacchiare
dei dipendenti che si sbellicavano con risate a crepapelle per compiacere il gran
capo. Se avessero fatto il loro dovere
da buoni impiegati dello Stato, o da buoni leghisti se vogliamo, avremmo avuto
un piano d’evacuazione e non la certezza della disgrazia in caso di eruzione
del Vesuvio, come con ilarità si alludeva. Bertolaso non ricordava con piacere
le falde vesuviane, perché in uno dei comuni della zona rossa, Terzigno, il suo lavoro di commissario
straordinario ai rifiuti fu ostacolato malamente dai cittadini locali
che si opposero fino allo stremo alla discarica che alla fine purtroppo e con
una organizzazione militare fu realizzata nel Parco Nazionale del Vesuvio,
proprio sulle colline care
a Bacco...
Al Dipartimento della Protezione Civile toccava, in
ragione di un rischio definito d’importanza nazionale, pungolare le
amministrazioni comunali affinché preparassero uno straccio di piano di tutela
per gli oltre seicentomila abitanti del vesuviano.
Certe storie che riguardano le emergenze o la prevenzione sono
piene di aneddoti che vanno dalle rassicurazioni fittizie, alle risate post terremoto
come all’Aquila; e poi ancora risatine beffarde parlando dello sterminator
Vesevo (Vesuvio); poi si spararono grosse sciocchezze come il colpo in canna all’isola
d’Ischia, intendendo un’eruzione bell’è pronta, o come la storia del meteorite
al centro di Roma, forzando un’analogia impossibile tra rischio vulcanico e
cosmico. Che dire…
Siamo sicuri che il processo a L’Aquila contro l’ex commissione grandi rischi si arricchirà di
nuovi capitoli soprattutto se gli imputati avranno il coraggio del riscatto
dicendo la verità. Le aule giudiziarie ci riserveranno ancora cronaca, né nera
né rosa, probabilmente solo umanamente indecente… con qualche medaglia che intanto
andrebbe rimossa da un petto spaccone e irridente.
Il Dipartimento della Protezione Civile qualche anno fa fu
oggetto di una proposta di privatizzazione (Protezione Civile servizi s.p.a.). I
protettori in quel periodo curavano le
emergenze, ma anche i grandi eventi sportivi, e poi le discariche campane con
qualche defaillance raccapricciante, e poi il G8 e ancora le beatificazioni e ancora
funerali solenni e poi ci siamo chiesti come mai avessero in forza una flotta
operativa di Canadair, quando in realtà gli uffici dipartimentali dovevano
essere solo una struttura di coordinamento operativo. Le miriadi di attività
oggi ridimensionate anche a suon di scandali, hanno fatto si che il personale
del dipartimento negli anni sia cresciuto numericamente. Forse anche troppo e, quindi,
venendo meno gli innaturali compiti, qualche procedura di mobilità per i
dipendenti in esubero dovrebbe essere nella naturalità delle cose in un momento
difficile per i revisori dei conti e per le altre istituzioni acutamente sotto
organico.
Alla Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco di Napoli,
braccio operativo del Ministero dell’Interno per il soccorso tecnico urgente, è
affidato il compito di trovare una soluzione d’emergenza al piano d’emergenza
deficitario. Un particolare utilizzo delle autostrade e una rimodulazione del
traffico sono l’unica scelta possibile a un’evacuazione a piedi. Per i paesi ricadenti
totalmente nell’area nera, cioè quelli posti in una posizione mediana tra mare
e monte, bisogna dare spazio alla mobilità marittima stilando piani che
consentano di sfruttare il naviglio leggero in servizio giornaliero nel Golfo
di Napoli per il collegamento con le isole.
Nella poco pubblicizzata esercitazione Vesuvio 2001, che si tenne a Portici
dodici anni fa, si testarono tutti i mezzi di locomozione: i traghetti veloci,
esclusi dal piano d’emergenza, guarda caso furono quelli più funzionali per
rapidità di manovra e spostamento.
Qualcosa
comunque non funziona negli apparati di prevenzione. Non ci siamo. L’Osservatorio Vesuviano ha diramato una nota
nel bollettino mensile (marzo 2013) di sorveglianza vulcanica campana con
questa postilla:<<… Le operazioni di
monitoraggio nel fondo del cratere del Vesuvio sono state sospese, in quanto
richiedono il supporto di una guida specializzata in grado di effettuare misure
e campionamenti in un sito non raggiungibile da personale non specializzato in
tecniche di alpinismo, non presente all'Osservatorio Vesuviano. Tale supporto,
assicurato nel passato con un contratto esterno di tipo professionale, non è
stato più rinnovato nel 2013 a causa del taglio dei fondi assegnati.
>>.
Avendo a cuore la prevenzione del rischio vulcanico
nell’area vesuviana e quella dei seicentomila esposti al pericolo di colate
piroclastiche, vogliamo appena ricordare al Direttore dell’Osservatorio
Vesuviano (INGV), Marcello Martini che,
alla stregua di quanto succede all’Etna dove la sede di vulcanologia dell’INGV si avvale della Guardia di Finanza e del Corpo
Forestale dello Stato per andare in cima, a Napoli è possibile scendere nel
cratere del Vesuvio anche con l’appoggio di personale specializzato del Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco. Bastava farne richiesta, magari già a ridosso
degli eventi sismici che destarono meno di un mese fa preoccupazione tra gli
abitanti per ricevere il prezioso supporto dal personale VVF (SAF), preposto appunto
agli interventi in ambiente ostile...
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