“Rischio Vesuvio, piano
di evacuazione, Trecase e lo strategico ponte sull’A3…” di MalKo
L’assessore
regionale alla protezione civile, Prof.
Edoardo Cosenza, il 13 gennaio 2014, come si evince dal sito dei lavori pubblici, ha tenuto una riunione di coordinamento operativo sul
ponte di via Vesuvio che sovrappassa l’autostrada (A3) collegando Torre
Annunziata a Trecase. Questa struttura in corso di ultimazione, si legge, è un’importante
via di fuga ritenuta molto strategica per i piani di evacuazione della zona
rossa Vesuvio. L’assessore Cosenza vista l’importanza dell’opera, tiene costantemente
informato sull’andamento dei lavori il capo dipartimento della protezione
civile, il Pref. Franco Gabrielli…
Questa
nota giornalistica è stata presentata molto bene ed ha dalla sua la particolarità di
offrire ai lettori una sensazione di rara e secca mobilitazione operativa da
parte della Regione Campania, deputata insieme al dipartimento della protezione
civile a elaborare un piano di evacuazione per la zona rossa Vesuvio. Dopo
venti anni di commissioni e sottocommissioni, il cittadino apprendendo la bellissima
notizia ha pensato che questa volta è stata imbroccata la strada giusta per
raggiungere il famoso traguardo dell’ultimazione del piano di evacuazione Vesuvio.
Bisognerà solo attendere un altro poco… dopodiché il postino busserà alla porta
e ci consegnerà il plico contenente il vademecum comunale recante le istruzioni
operative per evacuare la zona quando i prodromi indicheranno una dinamica pre
eruttiva con valori al rialzo.
D’altro
canto però, la stessa notizia cambiando semplicemente inquadratura, si presta bene per comprendere
come funziona il sistema mediatico delle favole. I giornali in questo caso accogliendo
lo spunto editoriale dall’ufficio regionale, accennano al ponte di via Vesuvio con
titoli da strategico manufatto che salta fuori come geniale operazione dell’ufficio
regionale, per assicurare ai trecasesi una risorsa stradale di fondamentale importanza
da utilizzare come sentiero per l’evacuazione in caso di emergenza.
La
realtà invece è ben diversa. Innanzitutto perché trattasi di un ponte sovra
stradale che ha sostituito semplicemente quello preesistente rimosso in seguito
ai lavori di ampliamento per la realizzazione della terza corsia
sull’autostrada A3 Napoli – Salerno. Il
Vesuvio e i piani di evacuazione quindi, non c’entrano proprio niente. C’entrano
invece i disagi per i cittadini costretti a impegnare lunghe deviazioni per
superare poche diecine di metri.
Nell’immagine
di copertina potete notare l’asfalto nuovo e la segnaletica orizzontale
regolamentare. A parte l’odore di fresco però, il breve tracciato non ha stravolto
il preesistente, e come tale adduce a una strada strettissima attraversata da
un passaggio a livello che, una volta superato, porta a un successivo e
classico e squadrato incrocio a quattro vie, particolarmente stretto nelle
dimensioni, al punto da richiedere cautela nella svolta a destra per non
invadere il marciapiede laterale. Un incrocio minimo nelle dimensioni, nevralgico
e tra l’altro trafficatissimo.
La
stradina su cui aggetta e ci s’immette dal ponte, la potete vedere nella figura
sottostante. E’ stretta al punto da rendere necessario una deviazione a destra all’altezza della segnaletica verticale costituita dal divieto di
accesso e dalla direzione obbligatoria. Questo sarebbe in caso di emergenza il
tracciato strategico evacuativo? Speriamo di no!
Quello
dei giornali che decidono cosa riferire e con quale enfasi comunicare la
notizia con il potere di indirizzare poi l’opinione pubblica, rassicuarandola o
agitandola o schierandola, è un problema vecchio ed evincibile nel campo della
protezione civile, già nella questione del terremoto dell’Aquila e della condanna subita dalla commissione grandi rischi (CGR). In quel caso la natura
sconfessò le rassicurazioni che diedero cinque giorni prima del micidiale sisma
gli esperti che sono stati tutti condannati dal Tribunale dell’Aquila a sei
anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici.
In
quell’occasione ci fu una buona parte della stampa che diede corpo a un fuoco difensivo
a titoli cubitali contro i giudici tacciati e ritenuti cacciatori di streghe,
per l’assurda sentenza di condanna della scienza e la sua impossibilità a
prevedere i terremoti. Addirittura l’ex
ministro Corrado Clini parlò di processo alla stregua di quello che subì l’eretico
Galileo Galilei… Dimenticando che il grande scienziato fu dimessa vittima del
potere, e non servile complice…
L’INGV
difese ovviamente a spada tratta gli scienziati “giustiziati”, preparando un
appello firmato da molti luminari che chiedevano un passo indietro della
magistratura e una revisione del processo.
La
sfortuna dei detrattori del giudice Marco Billi sono state le intercettazioni
telefoniche che hanno dimostrato che la riunione della commissione grandi
rischi del 31 marzo 2009, non fu altro che un’operazione mediatica organizzata
e gestita dal capo dipartimento della protezione civile, Guido Bertolaso, che
inviò sul posto anche il suo fido Bernardo De Bernardinis, per stroncare il
tecnico Giuliani e i suoi allarmismi al radon. Altro che valutare
scientificamente la situazione…
Che
la stampa, generalizzando, debba darsi una rivisitata lo apprendiamo anche
dalla notizia recente che circola a fatica sul web, e che riguarda la rivista Nature
e il suo ostracismo nel pubblicare una replica di un certo numero di scienziati
anche italiani come risposta alla lettera aperta di Enzo Boschi, ex componente della CGR, in cui ancora una volta
parla di incredibile processo alla scienza e di una condanna ingiusta.
Dalle
pagine del quotidiano britannico Guardian, il premio nobel Randy Sheckman, ha criticato
pesantemente le riviste scientifiche Nature e Science perché pubblicano
notizie in linea con il potere scientifico dominante del momento,
sostanzialmente denunciando che si pubblicano solo notizie gradite all’èlite o
alla massa, trascurando quel manipolo di oppositori che pure avrebbe tanto da
dire o da replicare.
Enzo Boschi è quello cui la sentenza di condanna indubbiamente
va particolarmente stretta. Si difende male però, perché continua ad affermare
che è stato condannato perché non ha previsto il terremoto e non perché consapevolmente
o inconsapevolmente è stato coinvolto in un gioco cinico, dettato da uno
stizzito potentucolo che ha organizzato una sceneggiata trasformatasi in
tragedia solo per stroncare un caparbio tecnico…
Le
notizie oramai se le pubblicano quelli che le confezionano attraverso un web
replicante. Dalle nostre note di testa si capisce che l’affaire Vesuvio
incomincia a scottare con tutte le inadempienze che lo accompagnano: c’è
bisogno di qualche risposta… ma non si risolve il problema con notizie edulcorate
utili solo ad anestetizzare l’opinione
pubblica. Il ponte di Trecase necessitava l’urgente riapertura per motivi di
disagio, e non perché è una strategica via di fuga, vista anche la striminzita larghezza delle corsie che sono un chiaro segno di un'opera realizzata al risparmio.
Dopo il Vesuvio la cronaca rilancia gli allarmi per il Marsili… Occorrerebbe monitorarlo dicono gli esperti, perché potrebbe eruttare. Il progetto dell’Eurobuiding prevede la perforazione del vulcano sommerso per uso geotermico. La sicurezza dell’operazione è affidata a un nutrito gruppo di scienziati dell’INGV che fanno parte del comitato di sicurezza. Chissà se faranno il pozzo pilota anche lì alla stregua di quello fatto ai Campi Flegrei (CFDDP). Abbiamo chiesto all’INGV che occupa ruoli di primo piano nel Marsili project, se la perforazione del vulcano sommerso potrebbe cagionare sollecitazioni pericolose per la formazione di frane portatrici di onde anomale. Attendiamo ancora una risposta, ma sono passati solo cinque mesi.
Dopo il Vesuvio la cronaca rilancia gli allarmi per il Marsili… Occorrerebbe monitorarlo dicono gli esperti, perché potrebbe eruttare. Il progetto dell’Eurobuiding prevede la perforazione del vulcano sommerso per uso geotermico. La sicurezza dell’operazione è affidata a un nutrito gruppo di scienziati dell’INGV che fanno parte del comitato di sicurezza. Chissà se faranno il pozzo pilota anche lì alla stregua di quello fatto ai Campi Flegrei (CFDDP). Abbiamo chiesto all’INGV che occupa ruoli di primo piano nel Marsili project, se la perforazione del vulcano sommerso potrebbe cagionare sollecitazioni pericolose per la formazione di frane portatrici di onde anomale. Attendiamo ancora una risposta, ma sono passati solo cinque mesi.
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