Translate

Visualizzazione post con etichetta carmine esposito. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta carmine esposito. Mostra tutti i post

martedì 28 maggio 2013

Rischio Vesuvio edizione straordinaria


"Rischio Vesuvio:edizione straordinaria" di MalKo
Il tema dei costi della politica pare abbia assorbito interamente la seduta del consiglio regionale della Campania del 26 settembre 2012, ed è stata quindi rimandata la discussione sul famoso decreto Taglialatela contenente “Norme in materia di tutela e valorizzazione del paesaggio in Campania”, che, di fatto, avrebbe consentito di rimettere mano al cemento nella zona rossa Vesuvio e in altre aree regionali paesaggisticamente parlando di notevole interesse naturale e culturale.
Al ministro Corrado Passera a leggere certe cose gli è venuta la pelle d’oca:<< è una follia edificare nella zona rossa>>. Pari perplessitàperil ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi, che ha preso le distanze dallo sconcertante piano paesaggistico campano attraverso una nota diffusa dal direttore regionale dei Beni Culturali Gregorio Angelini:<< è improprio affermare che il testo presentato in consiglio regionale sia stato condiviso con il ministero>>.
Per tutti quelli che speravano nell’approvazione di questo piano per rimettere mano alle betoniere con tutti i falsi distinguo che la propaganda sulla sicurezza recita, è stato un colpo durissimo. Il decreto regionale rappresentava il passepartout per ripristinare casali diroccati e ultimare quel cumulo di case congelate allo stato rustico su cui si erano accesi gli interessi degli assopiti palazzinari destati dalle trombe anastasine.
Molti sindaci del vesuviano non sono stati dei semplici spettatori in questa querelle legata al piano paesaggistico, ma dei veri promoter del primo cittadino di Sant’Anastasia Carmine Esposito, che è notoriamente contrario alla zona rossa, alla legge 21 del 2003 contenente disposti d’inedificabilità totale, e al rischio Vesuvio in genere che a suo dire non fa parte dei problemi di tutti i giorni. Almeno il major di Sant’Anastasia non pecca d’ipocrisia…
In una lettera indirizzata all’Espresso, l’assessore regionale all’urbanistica Marcello Taglialatela afferma: <<Per quanto concerne la “zona rossa” (ex l.r. n.21/2003), le modifiche proposte non hanno alcuna incidenza sul relativo regime di tutela e non consentiranno alcun aumento di volumetrie. Si tratta, infatti, di norme che limitano gli interventi edilizi agli adeguamenti funzionali sismici e a quelli finalizzati a eliminare il degrado degli immobili mediante interventi di riqualificazione e ristrutturazione edilizia. A ciò si aggiunga che il nuovo testo vieta ogni possibilità di frazionamento, proprio per evitare l’aumento dei carichi abitativi>>.
Per meglio capire i concetti intrinseci a questa lettera che non punta il nocciolo della questione, bisognerebbe chiedere all’assessore Taglialatela in modo netto e diretto: ma le case diroccate, i cosiddetti ruderi, inevitabilmente disabitati perché pericolanti, possono essere ristrutturati e riqualificati e adeguati alle norme antisimiche? Se sì, per quale motivo tanti cittadini dovrebbero spendere non pochi soldi per riqualificare un casolare cadente se non per abitarci, affittarlo o venderlo e rivenderlo? In tal caso la logica non lascia ritenere che il carico abitativo aumenterebbe nella zona rossa ?
Il passo successivo degli speculatori che già rumoreggiano, sarebbe quello di mettere mano (in nome della sicurezza) anche ai manufatti nuovi ma allo stato di pilastri e solai ancorché abusivi e pregni di sigilli. Grazie a qualche opinion leader, infatti, alla fine si arriverà all’ultimatum: o si abbatte o bisogna consentire di tompagnare e impermeabilizzare questi scheletri a tre e a quattro piani…
Dietro a questo piano paesaggistico c’è il tentativo non dimostrato di giungere furbescamente a un condono edilizio che sani tutti gli abusi almeno fino al ’94, senza escludere la possibilità che si condoni fino al 2003 come spera qualche sindaco appartenente alla cordata cementizia.
Non sappiamo come andrà a finire perché i voti fanno gola a destra e a sinistra. Forse le indagini della magistratura sul come sono spesi i soldi della politica nel grattacielo che ospita la regione Campania guidata da Caldoro potrebbero ritardare notevolmente l’approvazione della legge betoniera o viceversa accelerarla .
Ovviamente ci riproveranno con altre iniziative ed escamotage vari chiamando a raccolta il popolo degli imprenditori dell’abuso. Siamo sicuri che non demorderanno: la posta in gioco, credeteci, è molto alta.
La prossima eruzione del Vesuvio, commenta il Prof. Giuseppe Mastrolorenzo, vedrà gli abitanti scappare a piedi come fecero quattromila anni fa i nostri antenati lasciando le proprie orme sulla cenere ancora calda.
Concetto sostanzialmente inattaccabile, ma siamo convinti che oggi, in caso di emergenza, i fuggitivi le orme le lasceranno sulla schiena di quelli che soccomberanno alla massa, e che inevitabilmente saranno calpestati .
In caso di allarme, che sarà sostanzialmente diretto e percepito, le auto si riempiranno all’inverosimile di masserizie e partirà una corsa verso la salvezza che durerà qualche metro e non vedrà vincitori.
I soprusi si conteranno a migliaia, mentre gli elicotteri di tutte le armi gireranno a vuoto sulle cittadine impossibilitati ad atterrare per non essere presi d’assalto dalla folla inferocita. Intanto i media mondiali dal cielo invieranno cronaca e immagini della tragedia, in barba al divieto di sorvolo lanciato dalle autorità che diventeranno schizofreniche e incapaci di prendere decisioni, maledicendo il mondo scientifico che non è in grado di produrre alcuna previsione… Intanto si preparerà il comunicato stampa: <<un’eruzione assolutamente imprevedibile sta interessando il Vesuvio e i cittadini vesuviani in preda al panico hanno fatto saltare tutti gli schemi rendendo vane le procedure previste dal perfetto piano d’emergenza Vesuvio stilato da anni dalle autorità competenti per mettere in sicurezza i vesuviani attraverso rapide vie di fuga verso le regioni gemellate>>.
Nel frattempo i salotti televisivi si affolleranno e i conduttori incominceranno a produrre domande inutili in quello che sarà un vero festival dell’ipocrisia.
Ovviamente gli ultimi diciannove righi sono frutto dell’immaginazione dell’autore senza attinenza con fatti,persone e luoghi reali. XDXDXD

Rischio Vesuvio:eutanasia della sicurezza


"Rischio Vesuvio:eutanasia della sicurezza" di MalKo
Il sindaco di San Giorgio a Cremano qualche giorno fa, durante una conferenza stampa, ha lanciato un appello affinché si rimetta mano al piano d’emergenza Vesuvio e al suo fantomatico aggiornamento, perché in caso di eruzione sarà il caos totale…  Nel frattempo il vice sindaco, nello stesso giorno e alla stessa ora, presenziava ad una riunione alla Regione Campania indetta dal primo cittadino di Sant’Anastasia, Carmine Esposito, per avere rassicurazioni dall’assessore regionale Taglialatela, che il cemento prestissimo ritornerà in auge nella zona rossa Vesuvio insieme ai condoni.
Il firmatario del piano paesaggistico (Taglialatela) che introduce il risanamento residenziale e forse amministrativo nel settore a rischio eruzione, ha assicurato che nella prima seduta consiliare regionale di settembre, si darà il giro di chiave alle betoniere …
Il comune di San Giorgio a Cremano con Giorgiano e Zinno, hanno mostrato come siano controverse le anime dei comuni vesuviani: Hyde e Jekyll. Bisogna dire però, che anche il commissario prefettizio di Boscoreale Michele Capomacchia non scherza: ha inviato nel gruppo pro cemento, il sub commissario Augusto Polito. Anche lo Stato evidentemente è interessato a sanare gli abusi che a Boscoreale si contano a moltissime cifre. Un modus operandi che è “fulgido esempio di elette virtù amministrative”, a proposito di come vanno le cose nel comprensorio vesuviano a rischio…
Ci sorge il dubbio che nessuna legge regionale o nazionale può rilasciare un condono edilizio in zona rossa vulcanica, visto che lo stesso Stato ha scritto e sancito che in caso di eruzione del Vesuvio la zona rossa verrà probabilmente distrutta. Condonare significa, secondo il principio giuridico noto come dolo eventuale e colpa cosciente, assumersi la responsabilità che la zona dichiarata a rischio vulcanico dall’autorità scientifica nazionale e internazionale, in realtà non sia così pericolosa e, quindi, non siano necessari atti di tutela particolari come ad esempio il divieto di favorire gli insediamenti abitativi in zona rossa. Condonare allora, potrebbe essere un’assunzione di responsabilità penale per le zone a rischio, per non parlare del principio giuridico di precauzione, che è letteralmente obliato in questa pratica annunciata di riattamento degli edifici “spenti” e inagibili e inabitati.
Cosa c’entri la zona rossa Vesuvio poi, con i piani paesaggistici non si capisce. Che c’entra Amalfi, i Monti Lattari e gli scavi di Velia con il rischio Vesuvio? La zona rossa non deve essere confusa con gli scempi al paesaggio e alle zone di particolare valenza paesistica che pure sono un delitto. La zona rossa è un’area dove potrebbero riversarsi colate piroclastiche dall’inaudita potenza distruttiva. E poi lava e bombe vulcaniche e cenere e lapillo in quantità tali da sprofondare i solai e seppellire le mura. Qui non è in gioco il panorama… ma la pelle.
Chi decide cosa si può fare nella zona rossa dovrà essere lo stesso che dovrà mettere su il piano d’emergenza Vesuvio. Ne siamo convinti. In modo che la mano destra sappia cosa fa la mano sinistra, senza alibi o scusanti.
Il piano d’emergenza Vesuvio è a cura dello Stato. Sia lo Stato allora a decidere se è possibile favorire nuovi insediamenti nella zona rossa. Se così non è, si rimandi alla Regione Campania la stesura del piano d’evacuazione, così vediamo come concilierà le due cose il presidente Stefano Caldoro e l’invisibile assessore alla protezione civile Prof. Edoardo Cosenza.
Gli abitanti insediati nella zona rossa all’ombra dello sterminator vesevo, sono numerosi quanto quelli che affollano la città di Genova. Lo sapevate? Un dato non da poco per chi doveva assicurare il diritto alla sicurezza a quei cittadini troppo spesso ciechi in loro danno sulle necessità di tutela, che utilizzano un sistema amministrativo, generalizzando, un tantino marcio, che si presta a soddisfare richieste eufemisticamente classificabili come irragionevoli.
Il piano d’emergenza Vesuvio è sempre stato una fonte di lavoro per moltissimi esperti o presunti tali che, asservendosi alle cosiddette istituzioni competenti, hanno ricavato qualche soldo senza per questo districare una matassa ingarbugliatissima relativa alla sicurezza di un comprensorio da seicentomila abitanti disseminati su di una superficie di circa 200 Km2, tutta vulcanica. La loro giustificazione che poi non giustifica un bel niente, è che l’humus in cui ci si muoveva, non riconosce il pericolo Vesuvio, la zona rossa e il piano d’emergenza ed è ostile alle istituzioni. Un piano per niente  richiesto dalle masse, che rifuggono dal concetto stesso di esposizione al rischio, al punto da evitare di chiamare il Vesuvio vulcano, bensì  montagna…
Come abbiamo più volte scritto, agli abitanti del vesuviano manca la percezione del pericolo vulcanico perché mancano segnali percepibili con uno dei cinque sensi. Sono i sensi che captano il pericolo. Il famoso pennacchio che si alzava dal cono era un segnale importante, simbolo di un fuoco vulcanico ancora ardente che lasciava temere quel monte carico di allume e bitume e ferro… come recita l’inutile epitaffio posto nella città di Portici, ad ammonimento, un anno dopo l’eruzione del Vesuvio nel 1631.
Il presidente dell Repubblica Giorgio Napolitano recentemente ha detto parole molto importanti sulla sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro. Ci aspettiamo parole ugualmente decise sulla sicurezza di un territorio a rischio vulcanico come quello vesuviano, la cui pericolosità il presidente l’ha raccolta direttamente dalle parole del Professor Annibale Mottana, all’adunanza di chiusura dell’anno accademico dei Lincei a Roma.
L’emerito Presidente concorderà con noi che un aumento degli abitanti nella zona rossa Vesuvio, comporterà automaticamente l’eutanasia di qualsiasi pratica di salvaguardia. Siamo ancora in tempo per fermare un processo altrimenti irreversibile.
Nell’area vesuviana sono tutti riqualificatori del territorio. Tutti progressisti ispirati e rimodellatori di una società in rapida evoluzione. Nessuno pensa al Vesuvio e alla necessità di dar corso alla politica degli spazi… neanche nei comuni di Portici e San Giorgio a Cremano che occupano rispettivamente il primo e il secondo posto nella classifica dei comuni italiani più densamente abitati. Un vero paradosso suicida…

lunedì 27 maggio 2013

Rischio Vesuvio ipse dixit.


"Ipse dixit: il rischio Vesuvio non ha nulla a che vedere con la vita quotidiana" di MalKo
L’approvazione qualche giorno fa del piano paesaggistico regionale, varato dalla giunta Caldoro, porta la firma e la zampata dell’assessore all’urbanistica Marcello Taglialatela. Il piano sarà riproposto in consiglio regionale per essere approvato in via definitiva. La legge Taglialatela, ahinoi, attenuerà anche i rigidi vincoli all’edilizia previsti dalla legge regionale 21 del 2003 nella zona rossa vesuviana.
Il simpaticissimo sindaco Carmine Esposito di Sant’Anastasia, esulta per il grandissimo risultato “politico” che ha raggiunto per interposta persona col disposto regionale, perché così si ridanno toni e muscoli alle betoniere che rischiavano di arrugginirsi con la legge varata da quel “semplicista” di Marco Di Lello nel 2003.
Il sindaco degli anastasiani avvilisce il rischio Vesuvio ma è un grande sostenitore delle ristrutturazioni via abbattimento e rifacimento per contrastare il suo pericolo preferito: quello sismico. << Il rischio Vesuvio non ha nulla a che vedere con la vita quotidiana…>>. Così afferma con sapienza il Mayor Esposito. E’ opinione di molti invece, che forse tutta questa bagarre che di politica non ha niente, sia stata architettata per dare risposte alla viscerale voglia di condoni edilizi.
Chissà come saranno interpretate dalla nuova normativa le case bloccate allo stato di rustico, cioè pilastri e solai in bella mostra senza pareti. Abbattibili, condonabili o fatiscenti da recuperare? Oggi ci passa il vento in quei palazzi senza infissi e senza intonaco. Un venticello che scendendo dal monte reca con sé un penetrante odore di ginestre racimolato lungo il cammino da zefiro, di fiore in fiore, tra gli ammassi di cenere e lapillo che lambiscono e sovrastano le costruzioni disabitate ancora per poco…
I sostenitori di Carmine Esposito e degli altri 13 primi cittadini della zona rossa che si sono riuniti nel feudo del sindaco esultante, saranno contenti di un agire volto a dare un “solido” tetto ai propri figli e nipoti e parenti e amici, aggiungendo solo un po’ di gente alla gente già ammonticchiata sul vulcano dormiente.
Il rischio sismico comunque sarà domo, alla faccia dei Soloni e dei menagramo dell’eruzione! Per quanto riguarda l’incondonabile nube ardente a ottocento gradi di temperatura che potrebbe precipitare in caso di eruzione giù dai declivi sommesi e vesuviani spazzando tutto, ci sarà tempo per pensarci e si farà affidamento al calcestruzzo soprattutto quello armato da opporre inutilmente a mo’ di scudo alla coltre plumbea infuocata…
<< Il rischio legato alle abitazioni nell’area del Vesuvio è un problema di coscienza, non solo di tecnici e geologi… >>. Il Professore Annibale Mottana così ha concluso la sua relazione a Roma il 22 giugno 2012 al termine dell’anno accademico dei Lincei: presente anche il Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
In una relazione non certo rassicurante, Mottana in qualità di geologo ha ricordato come il Vesuvio sarà inesorabilmente destinato a una nuova eruzione. Allora, ha detto: <<saremo di fronte ad un problema sociale immane e insolubile, una situazione impensabile in un Paese civile>>. Una situazione, rileva l’esperto, dove le autorità ”tacciono e lasciano correre, quando non deliberano addirittura deroghe alle norme di sicurezza o condoni.
Ai cittadini e alle associazioni che sentono forte il bisogno di sicurezza e di giustizia sociale e d’istituzioni che funzionano e di esempi da seguire, invitiamo a una maggiore partecipazione anche se fatta di sola consapevolezza. Bisogna rinascere ideologicamente: cambiare cioè, stile di vita.
Il consiglio regionale dovrà riunirsi per approvare definitivamente la legge Taglialatela che rimette,come detto, mano al cemento nella zona rossa Vesuvio. I voti come diceva Annibale Mottana, devono essere dettati in questo caso dalla coscienza. Seguiremo quindi con attenzione gli interventi, gli emendamenti proposti e il voto finale.
Intanto fotografate i famosi rustici presenti nelle vostre zone. Metteteci la data. Li rifotograferemo tra qualche tempo. Se sono rimasti nello stesso stato faremo ammenda pubblica per aver dubitato della buona politica. Viceversa, confezioneremo un album fotografico da inviare al Prof. Edoardo Cosenza, che forse c’è ancora alla Regione Campania, quale assessore ai lavori pubblici e capo del servizio prevenzione e previsione della protezione civile regionale. Esattamente quello che concordò il 18 febbraio del 2011 e senza mezzi termini col Prefetto Gabrielli capo dipartimento della protezione civile in visita a Napoli, che:<< il rischio si misura anche sull’antropizzazione dei territori…>>.
Già sul finire del 2010 si notavano i preamboli all’odierna notizia cementiera. Un emendamento alla legge regionale numero 1 del 2011 (piano casa) presentata da un consigliere regionale del Pdl di Somma Vesuviana, comportò nei disposti la possibilità per i residenti della zona rossa di dar corso a interventi di ristrutturazione edilizia anche mediante demolizione e ricostruzione in altro sito.
Il responsabile della protezione civile regionale, appunto il Prof. Edoardo Cosenza, dichiarò nel merito quanto segue:<< Lo prometto! Neanche un cittadino in più dovrà entrare nella zona rossa (“Corriere della Sera” 12/01/2011)>>.
Il sindaco Esposito intanto ha riferito che utilizzerà il satellite per braccare gli abusivi. Da oggi in poi però. Intanto vuole sapere dalla Regione se ci sono soldi per le vie di fuga (in realtà il terremoto non prevede vie di fuga ma l’individuazione di aree sicure).
Che dire. Quest’articolo proveremo a tradurlo in inglese in modo che all’estero si sappia cosa succede all’ombra del vulcano più famoso del mondo, che ascrive nella sua storia formidabili “terremoti” pliniani e sub pliniani avvenuti nel 79 dopo Cristo, nel 1631,nel 1906 e l’ultima scossa si ebbe nel 1944. Da allora non si avverte più niente. Qualcuno dice che il terremoto più intenso avvenne circa duemila anni prima di Cristo e si chiamò il terremoto pliniana di Avellino. Sulla polvere ancora i segni dei piedi dei fuggitivi… eruzioni? No!no! Terremoti, da quelli dobbiamo difenderci; parola di sindaco, abbattendo case fatiscenti da ricostruire sempre in loco con ferro zigrinato e zelo cementizio…