Vesuvio |
Nel
post precedente abbiamo sottolineato, in totale assenza di affiliazione e simpatia politica, l’importanza delle dichiarazioni del presidente regionale della
Campania, che ha avuto il merito di dire la verità sulla previsione del
pericolo vulcanico, nell’ambito della presentazione dell’esercitazione di
protezione civile EXE Flegrei 2019, tra l'altro alla presenza di esperti e rappresentanti istituzionali e del mondo scientifico di alto livello.
Come
oramai è noto, tutto il sistema dell’evacuazione cautelativa per mettersi al
sicuro dagli effetti di un’eruzione vulcanica è tarato su 72 ore: tanto nel Flegreo quanto nel Vesuviano. Dodici ore per dispiegare i
soccorritori. Quarantotto ore per
evacuare la popolazione e far retrocedere in coda i reparti intervenuti. Dodici ore per affrontare possibili
imprevisti.
Con
le 72 ore a disposizione, dicono che
si riuscirebbe ad evacuare il territorio flegreo con le modalità di trasporto
che hanno immaginato gli strateghi dell’aritmetica. Secondo il nostro punto di
vista invece, all’occorrenza l’evacuazione massiva della popolazione avverrebbe
attraverso l’utilizzo delle autovetture, alla stregua degli estenuanti esodi
estivi che avvenivano negli anni del benessere economico. Diversamente a piedi
come fecero nell’età del bronzo antico gli indigeni che dimoravano nella piana
vesuviana, per scampare alla più potente delle eruzioni del Vesuvio
che si ebbe nel 1850 a.C., come testimoniano le orme dei piedi lasciate dalla
popolazione in fuga dai villaggi, impresse nei primi strati di cenere vulcanica ancora calda.
Ebbene
il governatore della Campania ha detto con onestà che queste 72 ore potrebbero esserci ma potrebbero
anche non esserci… e quindi nella peggiore delle ipotesi tutto si evolverebbe direttamente
sul campo, secondo le decisioni del momento adottabili con immediatezza dalla
direzione di comando e controllo (Dicomac), se già insediata a San Marco
Evangelista (Caserta) o, in assenza dei tempi necessari per la logistica, da indicazioni
provenienti presumibilmente dalla sala operativa unificata (SOU) della regione Campania, con
una prevalenza di comando da parte dei Vigili del Fuoco che nell’immediatezza
delle catastrofi hanno il compito istituzionale di assicurare i soccorsi e il
coordinamento interforze deputate al salvataggio della popolazione...
Nella
malaugurata ipotesi che non dovessero esserci le 72 ore a disposizione per
scappare, si dovrebbero fronteggiare comportamenti del tutto imprevedibili e
irregolari e anche irrazionali, che cagionerebbero caos nel sistema di evacuazione che si
bloccherebbe inesorabilmente. In queste condizioni i deboli risulterebbero ancora più deboli, e i
forti reclamerebbero ancora più spazio in quella che si profilerebbe come una
vera corsa per la vita, tra l’altro carica dell’incertezza eruttiva fino all’ultimo secondo, e in un contesto indisciplinato e difficilmente mitigabile dalle forze dell'ordine.
Per
la maggior parte dei lettori l’affermazione del presidente De Luca dice poco; per
chi ha seguito sul nascere l’attività di pianificazione delle emergenze
vulcaniche invece, vuol dire tantissimo. Si pensi che nelle prime bozze di
piano Vesuvio che non risalgono alla preistoria, l’autorità scientifica stimò
in 20 giorni il tempo intercorrente tra
un’attendibile previsione dell’eruzione e l’eruzione stessa. Con questi intervalli
a disposizione, l’evacuazione poteva realizzarsi attraverso il sistema delle
prenotazioni, con la regia regionale alla consolle, alla stregua di una moderna
agenzia di viaggi. Da questa favorevole stima il disinteresse per i piani di evacuazione che ci sembra perduri...
Nel
2001 i tempi di attesa eruzione dalla proclamazione dello stato di allarme, erano
stimati in alcune settimane con la precisazione che lo spostamento della
popolazione si sarebbe dovuto effettuare comunque in 7 giorni. Ulteriore riduzione
dei tempi pre eruttivi sono stati indicati nell’attualità dal mondo tecnico presumibilmente
su suggerimento scientifico, che nelle varie ipotesi previsionistiche hanno
mostrato maggiore prudenza, indicando nell'attualità in appena 72
ore il tempo a disposizione per l’evacuazione. Settantadue ore che
potrebbero esserci e potrebbero non esserci dicevamo…
Si
è da poco conclusa l’esercitazione EXE flegrei 2019, passata inopinatamente, grazie a una forzatura
mediatica, come manifestazione nazionale. In realtà la
più grande esercitazione di livello nazionale mai fatta in Italia è stata
quella di Portici denominata Vesuvio
2001. Tale evento esercitativo non ebbe la prevalente regia mediatica
del Dipartimento, perché l’amministrazione di Portici col sindaco Leopoldo Spedaliere, pretese ed ebbe parte attiva diretta nelle decisioni e nell’operatività e nella
buona riuscita dell’intera operazione.
Per
dare un metro di misura ai cittadini flegrei, con Vesuvio 2001 si testarono
contemporaneamente le modalità evacuative con treno e poi stradale con
autovetture private e finanche con mezzo navale (Catamarano) della società Alilauro, procurato direttamente dal sindaco
perché il Dipartimento non prevedeva, esattamente come oggi, questa modalità di trasporto alternativo in emergenza.
Il
treno in quel periodo venne considerato la chiave di volta dell’evacuazione, perché
la strada ferrata attraversa ancora oggi e contiguamente al mare, tutta la zona rossa Vesuvio ad occidente, che è anche quella parte di territorio vulcanico maggiormente e più densamente popolato. Anche in quel caso, gli
strateghi come oggi esclusero la via marittima affermando che i fondali portuali potevano
gonfiarsi in una fase preeruttiva rendendo inutilizzabile il porto. Facemmo
notare che la strada ferrata che attraversa la zona rossa Vesuvio passa
praticamente a pochi metri dagli scogli e dal mare e soprattutto a Portici si
snoda quasi sulla banchina del porto. Una deformazione del fondo marino avrebbe
riguardato anche la linea ferroviaria, tra l’altro bloccabile pure
susseguentemente a terremoti con magnitudo maggiori di 4.
L’evacuazione
a mezzo treno nell’ambito esercitativo Vesuvio
2001, fu in tutti i casi assicurato da un convoglio che trasportò da
Portici a Bellaria Igea Marina (Rimini)
circa 650 porticesi con una durata del viaggio di circa 6 ore. Proprio in virtù dell'esercitazione si capì che la lunghezza della banchina della stazione d'arrivo non era adeguata alla lunghezza del treno.
Vesuvio 2001 - tracciato ferroviario da Portici a Bellaria Igea Marina (Rimini) |
L’evacuazione
stradale invece, richiese l’impegno di oltre 250 autovetture per un totale di circa
1000 cittadini che da Portici e con percorsi assistiti raggiunsero anch’essi Bellaria Igea Marina dopo un tragitto di circa 560 chilometri. Ogni autovettura era contraddistinta
dal logo esercitativo e monitorata ai check point.
Vesuvio 2001 - Tracciato stradale da Portici a Bellaria Igea Marina |
L’evacuazione
a mezzo naviglio fu il classico esperimento, anche per testare la manovrabilità in un porto dalle ridotte dimensioni: la nuova strategia impegnò un catamarano per il trasporto di oltre 350 porticesi
dal porto borbonico del Granatello fino allo scalo marittimo di Pozzuoli, dove all’approdo i
partecipanti furono accompagnati da bus e volontari in una visita guidata alla
Solfatara per fare gemellaggio vulcanico e contemporaneamente informazione sul rischio eruttivo a cura dell’Osservatorio Vesuviano.
L’esercitazione
durò quattro giorni (27,28,29 e 30 settembre 2001); in quel di Bellaria Igea
Marina, quale comune deputato al gemellaggio tra Emilia Romagna e Portici (oggi è il Piemonte), fu concentrata e assicurata l'accoglienza (29/09/2001), consistente nel censimento e la successiva collocazione dei
partecipanti nelle varie strutture ricettive per passare la notte e fino alla giornata successiva 30/09/2001, data del rientro pomeridiano del treno e delle autovetture e della nave.
La
sera del 29 fu fatta la festa dell'accoglienza a Bellaria, nel palasport locale con esibizione di artisti napoletani; spettacolo in favore tanto degli
evacuati porticesi quanto dei cittadini bellariesi in un contesto ordinato che vide la partecipazione attiva
di politici di entrambe i comuni.
Tutti
i percorsi evacuativi furono continuamente e completamente assistiti con l’impiego
di radioamatori locali che, basati al Centro Operastivo Misto di Portici, assicurarono ogni forma di collegamento radio
di livello provinciale, regionale e nazionale. Nell’ambito esercitativo fu per
la prima volta instaurata ex novo pure la funzione 15, secondo le logiche del metodo Augustus, per la tutela dei beni culturali, con attività pratiche di imballaggio sul campo, e a seguire il successivo trasporto con mezzi VVF dei preziosi reperti da Portici a Caserta, con la scorta
delle forze dell’ordine.
Furono
organizzati posti medici avanzati nei punti strategici, e sul treno fu
particolarmente efficace la collaborazione dei gruppi scout che intrattennero i
bambini durante il tragitto: una funzione molto utile in percorsi così lunghi. La Polizia ferroviaria seguì di stazione in
stazione il convoglio, offrendo notizie al Centro operativo porticese. Il
Dipartimento della Protezione Civile curò soprattutto i Check Point lungo il
tragitto stradale con i vari servizi assistenziali assicurati dai volontari.
Occorre
dire che per garantire la partecipazione dei cittadini fu necessario offrire agli evacuati trasportati dal treno in modalità assistita e a quelli arrivati autonomamente a Bellaria in auto, il vitto
e il pernottamento. D’altra parte il viaggio di andata e ritorno senza sosta intermedia
era impensabile anche per motivi di sicurezza legati alla stanchezza dei guidatori. Per coloro che
aderirono alla simulazione stradale, fu quindi necessaria l’erogazione di buoni carburante e fogli di transito gratuito ai caselli autostradali: anche in
questo caso era improponibile far accollare ai cittadini le spese di trasporto.
Ci fossero stati più fondi disponibili, le adesioni sarebbero state ancora più numerose.
Quell’esercitazione
ha prodotto molti insegnamenti, innanzitutto a proposito dell’informazione
e della pubblicità che si fa dell'evento, che in queste circostanze per la maggior parte è stata in capo al Dipartimento… Vesuvio 2001 per una serie di motivi è stata oggetto di dannatio
memoriae mediatica.
Il
secondo elemento riflessivo è questo: se si pensa di fare le esercitazioni con il
coinvolgimento della popolazione, è necessario munirsi di idee e di fondi per le spese e
avere un minimo di fantasia per incentivare la partecipazione dei cittadini senza aspettare la calata dei funzionari dipartimentali che non risolverebbero il problema. Dire
andate all’area di incontro e poi tornatevene a casa è a dir poco squallido…Oppure
salite sul treno freccia rossa, riscaldate il posto e poi scendete potrebbe
essere un non senso esercitativo… per non parlare dell'evacuazione da Pozzuoli alla stazione di piazza Garibaldi con servizio navetta. Pure dal punto di vista dei gemellaggi si è fatto pochissimo, atteso che in EXE flegreo
2019 è stata assicurata semplicemente la presenza di una delegazione della Lombardia che si è recata alla
stazione di Napoli a guardare l'immoto treno.
Il
terzo elemento di riflessione riguarda l'informazione: il momento meno ideale per fornire notizie sul rischio vulcanico è quello immediatamente esercitativo perché
si è presi da altro. Se si vuole la collaborazione dei cittadini bisogna
lavorare per anni in un contesto di concretezza sulla sicurezza che non può
incentrarsi continuamente e unicamente sull'emerito Osservatorio Vesuviano e solo sul rischio vulcanico. Da
anni questa struttura dell'INGV copre ruoli che non gli competono direttamente, come la sicurezza delle
zone rosse e l'evacuazione dalle stesse, che dovrebbero invece essere argomento di diretta competenza dell'amministrazione comunale e poi dei
rappresentanti politici nazionali e regionali deputati alla prevenzione e al soccorso
delle popolazioni.
Il Comune è in ogni caso l’istituzione più vicina ai cittadini e le risposte in prima battuta devono arrivare da lì. I cittadini dei Campi Flegrei così come quelli del vesuviano, devono essere destinatari di messaggi innanzitutto veri e non edulcorati dal principio del non allarmare.
Il Comune è in ogni caso l’istituzione più vicina ai cittadini e le risposte in prima battuta devono arrivare da lì. I cittadini dei Campi Flegrei così come quelli del vesuviano, devono essere destinatari di messaggi innanzitutto veri e non edulcorati dal principio del non allarmare.
I
gruppi che sorgono su facebook per scambiarsi pareri e notizie, possono svolgere un ruolo molto importante
nell'informazione e nella formazione della coscienza civica di cittadini così
intimamente connessi con le realtà del territorio: in tutti i casi però, occorre sviluppare un senso critico sulle notizie da dare,a prescindere dalla provenienza, perchè anche le fonti più autorevoli a volte enunciano una verità assolutamente parziale, che fornisce alibi ma non soluzioni, in un contesto dove vige il principio non dichiarato, che anche sui rischi bisogna operare scelte dettate dal disumano calcolo dei costi benefici. Scenario eruttivo docet...
In altre democrazie l'attività di controllo sulla politica e sulle istituzioni è svolta dal giornalismo investigativo, ma molto possiamo fare anche noi riflettendo sui termini che si utilizzano ma soprattutto analizzando e comparando le notizie diffuse da tutte le fonti. Ad esempio, la citazione mediatica molto usata che il Vesuvio è tenuto sotto controllo è assolutamente irreale. Il controllo lo si esercita se si ha un interruttore fra le mani con on e off... Questa diapositiva sottostante è stata proposta a un seminario dell'ordine degli ingegneri di Napoli nel dicembre del 2016 :
Il Vesuvio logicamente non è un combustibile che si accende e si spegne ma non è in questa citazione il problema. L'Osservatorio Vesuviano esercita attività di monitoraggio consistente in rilevazioni continue dei parametri fisici e chimici del vulcano, ma non controlla affatto il magma e quindi le eruzioni, perchè il controllo prevede la capacità di governare qualcosa o disporre a piacimento di qualcosa. Nessuno poi, è in grado di prevedere un'eruzione con notevole anticipo, neanche se mettiamo tutti gli scienziati del mondo uno sull'altro impilati nel loro sapere, arriveremmo a una anticipazione deterministica dell'eruzione. A smentire la prevedibilità dell'evento vulcanico in controtendenza con la storica dialettica dei compartecipanti all'inaugurazione di exe 2019, ci ha pensato il presidente De Luca col suo pragmatismo: 72 ore per evacuare potrebbero esserci ma potrebbero anche non esserci... Ecco: proiettate questo!
In altre democrazie l'attività di controllo sulla politica e sulle istituzioni è svolta dal giornalismo investigativo, ma molto possiamo fare anche noi riflettendo sui termini che si utilizzano ma soprattutto analizzando e comparando le notizie diffuse da tutte le fonti. Ad esempio, la citazione mediatica molto usata che il Vesuvio è tenuto sotto controllo è assolutamente irreale. Il controllo lo si esercita se si ha un interruttore fra le mani con on e off... Questa diapositiva sottostante è stata proposta a un seminario dell'ordine degli ingegneri di Napoli nel dicembre del 2016 :
Il Vesuvio logicamente non è un combustibile che si accende e si spegne ma non è in questa citazione il problema. L'Osservatorio Vesuviano esercita attività di monitoraggio consistente in rilevazioni continue dei parametri fisici e chimici del vulcano, ma non controlla affatto il magma e quindi le eruzioni, perchè il controllo prevede la capacità di governare qualcosa o disporre a piacimento di qualcosa. Nessuno poi, è in grado di prevedere un'eruzione con notevole anticipo, neanche se mettiamo tutti gli scienziati del mondo uno sull'altro impilati nel loro sapere, arriveremmo a una anticipazione deterministica dell'eruzione. A smentire la prevedibilità dell'evento vulcanico in controtendenza con la storica dialettica dei compartecipanti all'inaugurazione di exe 2019, ci ha pensato il presidente De Luca col suo pragmatismo: 72 ore per evacuare potrebbero esserci ma potrebbero anche non esserci... Ecco: proiettate questo!
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